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City lights

Misty




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4. Craig

Protetto dal buio, Craig Rockingham scivola silenziosamente sotto le finestre
illuminate dell’appartamento sul retro del Pokèmon Center. Doveva aspettarsi
che quella puttana di Vivian fosse ancora sveglia… beh, non sarà certo un
problema. Non lo sentirà e anche se dovesse farlo, sa bene come convincerla a
stare zitta e collaborare…

Raggiunge l’entrata di servizio e, calandosi il cappello sulla fronte, sfila un
cacciavite dalla cintura. Ne infila l’estremità di metallo nella serratura. Non
è un problema aprire quella porta, l’avrà già fatto almeno un migliaio di
volte.

La serratura scatta dopo meno di un istante. Pulito e senza segni di scasso.
Craig spinge la porta verso l’interno, prestando attenzione a non farla
cigolare.

Sogghigna. È passato un bel pezzo dall’ultima volta che si è introdotto lì in
questo modo; basti pensare che quella volta l’ha fatto per fare una sorpresina
a Vivian quando lei era ancora del tutto accondiscendente. Prima, cioè, che
decidesse di uscire dalla banda e di guadagnarsi da vivere onestamente in quel
fottuto Pokèmon Center. E prima che chiamasse la polizia per costringerli a
sloggiare.

Accosta la porta alle proprie spalle. Se per qualsiasi motivo Vivian dovesse
lasciare l’appartamento per tornare nel centro, probabilmente penserebbe di
aver dimenticato di dare i giri con la chiave.

Cara Vivian… se non avesse un altro obiettivo, probabilmente non resisterebbe
alla tentazione di andare a farle una visita. Può essere una puttana
traditrice, ma è comunque una puttana eccitante. Il fatto che abbia deciso di
stare dalla parte dei buoni non gli impedirebbe affatto di spassarsela un po’
con lei… e anche se lei non dovesse starci, non sarebbe troppo difficile
convincerla.

Ma se si scopasse Vivian stanotte, potrebbe dire addio a tutto il resto del
divertimento. D’accordo, non è certo il crimine del secolo quello che sta per
fare; ha fatto cose ben peggiori che fregare lo zainetto di un moccioso che
forse non ha nemmeno quattordici anni… ma è quello che verrà dopo che sarà
estremamente spassoso.

Se quel fottuto moccioso chiederà a Vivian dove può riprendersi il suo zaino, e
quasi sicuramente lo farà poiché probabilmente esso contiene tutti i suoi
averi, Vivian certamente lo indirizzerà verso di lui e la sua banda. Lo farà,
perché sa che a Mean City nessuno meglio di loro sa dove finisce la merce
rubata. Ovvero, principalmente sui banchi e sui teli del mercato illegale della
periferia.

Non sarà quella, comunque, la fine che farà la sua roba. Oppure, adesso che ci
pensa bene, forse sì. Tanto, non è indispensabile averla: naturalmente, lo
zaino è soltanto un blando pretesto per attirare quei tre idioti nel suo covo.
E per farla pagare a quella testa di cazzo che avrebbe dovuto togliersi dalle
palle al suo passaggio.

Sono le regole di Mean City. Ci sono squali e pesciolini, e i pesciolini devono
stare alla larga dagli squali, se hanno cara la pelle.

Senza fare il minimo rumore, Craig percorre il corridoio che porta alle camere.
Uno scherzo per uno abituato a ben altro tipo di furti.

Una volta arrivato dove voleva, estrae la torcia dalla tasca dei jeans e la
accende, dirigendone il raggio di luce giallastra sulle pareti che lo
circondano. Per poco non scoppia in una risata aspra: non è cambiato un bel
niente da quando è stato lì l’ultima volta. Il grande armadio di legno nel
quale gli ospiti del Pokèmon Center lasciano i loro bagagli, che dovrebbe
garantire loro un minimo di sicurezza, è sempre lo stesso. Forzarne la
serratura e svuotarlo è talmente facile che non c’è alcun gusto. Come rubare le
caramelle a un bambino.

Avvicinandosi, però, vede che qualcosa è cambiato. Il lucchetto non è più lo
stesso di un tempo, talmente arrugginito che l’anello di ferro poteva essere
scardinato con uno stuzzicadenti. Questo qua è nuovo, di metallo lucente e
apparentemente resistente.

«Cazzo, Vivian.» mormora Craig fra i denti, avvicinandosi «Non sei cambiata
affatto, sei sempre la solita puttana senza cervello. Credi di farmela così?»

Afferra il cacciavite e dopo pochi secondi il lucchetto pende spezzato ed
inutile dal suo supporto.

«Ti sei dimenticata con chi hai a che fare, dolcezza.»

Spalanca l’armadio, dirigendovi all’interno il raggio della torcia. Quella che
illumina, nell’angolo, è la borsetta della rossa. Sogghigna. Un bel bocconcino
anche lei, anche se non quanto la sua Vivian. Ma non gli dispiacerebbe affatto
riuscire a metterle le mani addosso.

Accanto c’è quello che voleva. Lo zaino del moccioso. Lo afferra, resistendo
alla tentazione di guardarvi dentro: dopo, lui e la sua banda si divideranno
qualsiasi cosa contenga, ma non è questo lo scopo principale. Per adesso, basta
che lo prenda e se ne vada.

Si allontana nel corridoio, senza preoccuparsi di richiudere l’armadio. Una
volta fuori dal Pokèmon Center, non può fare a meno di rivolgere un’occhiata
alle finestre dell’appartamento di Vivian, adesso con la luce spenta.

Se le cose andranno come spera, e Vivian spedirà davvero i tre mocciosi da lui
e dalla sua banda, poi gli dovrà un favore. Ed ha già un’idea fin troppo chiara
di come farglielo saldare.

Scoppia a ridere allontanandosi nella notte, e la sua risata folle riecheggia
nel buio.


 

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