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City lights

Misty




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22. Addio, Craig

Tesa, Viv si dirige verso il carcere di Mean City, rabbrividendo nell’aria
fredda mattutina. Una volta giunta di fronte al disadorno edificio la cui forma
ricorda un enorme cubo grigio, ha la tentazione di voltarsi ed andarsene.

Probabilmente è stata soltanto una colossale stupidaggine decidere di venire a
parlare con Craig. Sarebbe dovuta rimanere con Broke e Misty. Ovviamente, Craig
non sarà affatto felice di vederla… non dopo che lei l’ha denunciato alla
polizia per ben due volte nella stessa giornata.

Rabbrividisce ripensando allo sguardo di odio che lui le ha lanciato la sera
precedente, mentre un poliziotto lo scortava ammanettato verso la volante blu.

Sospira. Broke si era offerto di accompagnarla al carcere, ma lei ha
gentilmente rifiutato. Vuole vedere Craig da sola. E poi, molto probabilmente
in realtà Broke preferiva restare con Misty.

Adesso, però, rimpiange di aver insistito per andare da sola.

Entra, mordendosi le labbra. «Vorrei vedere un detenuto.» dice al poliziotto
seduto dietro il vetro antiproiettile della portineria.

«Nome?» chiede lui con voce atona.

Viv deglutisce. «Craig Rockingham.»

Il poliziotto annuisce. Scrive qualcosa su un modulo. «E il suo nome?»

«Vivian McIver.» risponde lei.

Annuendo di nuovo, il poliziotto lo scrive sul modulo e poi su di un piccolo
cartoncino plastificato, che fa scivolare sotto il vetro. «Questo è il suo
tesserino di riconoscimento.» afferma, mentre Viv se lo appunta alla camicetta
«Vada in quella stanza e aspetti.»

Viv segue con lo sguardo la direzione indicata dall’agente. C’è una sola porta,
grigia come tutto il resto. «Non devo fare altro?» si informa.

Il poliziotto scuote la testa.

«Okay.» mormora la bionda. Raggiunge la porta ed entra in un’angusta stanzetta
illuminata da spietate lampade al neon.

Si siede su di una sedia grigia. La somiglianza con quella su cui ha passato
un’ora la sera precedente, nella sala d’attesa dell’ospedale, la fa
rabbrividire.

Rimane seduta lì per almeno una quindicina di minuti. Poi improvvisamente Craig
compare sulla soglia, scortato da un agente in uniforme che lo obbliga a
prendere posto di fronte a Viv. La sedia è di metallo, fissata al pavimento, e
il poliziotto vi ammanetta Craig prima di andarsene.

Viv lo guarda, stentando quasi a riconoscerlo. Ha un’aria terribile con indosso
la divisa sformata del carcere.

«Che cazzo ci fai qui?» chiede con rabbia, non appena il poliziotto esce dalla
stanza.

La bionda lo fulmina con lo sguardo, riducendo gli occhi a due fessure. «Una
visita di cortesia.» sibila, ripetendo le parole usate da lui la sera prima.

«Molto divertente.» ringhia Craig «Adesso dimmi che vuoi.»

«Capire che cazzo ti è preso.» afferma Viv «Non avevi mai fatto una stronzata
simile prima d’ora, Craig. Non sei quel genere di persona.»

Craig la guarda. «Sarebbe?»

«Il genere che se ne va in giro ad ammazzare la gente.» taglia corto Viv
«Allora?»

«Che vuoi che ti dica.» Craig si stringe nelle spalle «Non mi piace chi si
impiccia di quello che non lo riguarda.»

Viv gli lancia un’altra occhiata di fuoco. «Quindi adesso sei soddisfatto?»
sibila «Oltre ad essere dentro per stupro ci sei anche per tentato omicidio.»

«Solo tentato?» chiede lui, quasi con delusione «Pensavo di averlo fatto
fuori.»

«Ash è vivo.» afferma Viv a denti stretti «È vivo e starà bene.»

Craig alza le sopracciglia. «Allora di che ti lamenti, Vivian?»

«Di che mi lamento?!» la bionda deve trattenersi per non mollargli un ceffone
«Vuoi sapere di che mi lamento, Craig? Beh, sappi che per colpa della tua
bravata ho passato quasi due ore nella sala d’attesa di un fottutissimo
ospedale a temere per la vita di un amico!»

«Ma sta bene, no?» Craig alza un sopracciglio «L’hai detto tu. Quindi piantala
di rompere con questa storia.»

Viv stringe i denti. «Sei sempre il solito figlio di puttana, Craig.»

«Perché, tu no?» chiede lui guardandola di sbieco.

«Vorrei proprio sapere perché cazzo perdo tempo con te.» sibila Viv «Avrei
dovuto denunciarti molto prima. Avrei dovuto farlo dopo essere stata violentata
da te e dalla tua banda.»

Lui la guarda con odio. «Sei stata solo fortunata Vivian, lo sai?» ringhia
«Avrei potuto ammazzarti subito. Avrei potuto ammazzarti dietro al Richie’s
Place e scoparmi il tuo cadavere.»

«Allora perché non l’hai fatto?» lo provoca lei.

Craig stringe i pugni. «Sai cosa ti farei se non avessi queste?» sibila,
alludendo alle manette che lo bloccano alla sedia.

Viv incrocia le braccia, per nulla impressionata. «Mi violenteresti di nuovo
forse?»

«Te lo chiedo per l’ultima volta.» sbuffa Craig «Che diavolo ci fai qui?»

La bionda lo fulmina con lo sguardo. «Mi pareva di avertelo già detto. Voglio
solo capire che diavolo ti è passato per la testa per farti agire in quel
modo.»

«E a me pareva di averti già risposto.» sospira lui «Non mi piace chi ficca il
naso negli affari degli altri, Vivian.»

«Non chiamarmi Vivian.» sibila bruscamente lei «Insomma, Craig. Ti conosco, so
che sei un figlio di puttana, ma non fino a questo punto! Che diavolo ti è
preso?»

«Vivian…» ripete lui, ovviamente con la palese intenzione di provocarla «Quello
che è successo dietro al Richie’s Place riguarda solo te e me. Quel moccioso
doveva semplicemente farsi gli affari suoi.»

Viv si morde le labbra. «Come facevi ad essere certo che fosse stato lui a
denunciarti alla polizia?»

«Tu non l’avresti mai fatto.» taglia corto lui «Non ho ragione?»

La bionda abbassa lo sguardo. «Sai una cosa, Craig?» mormora dopo qualche
istante, senza alzare il viso verso di lui.

Craig sospira. «Cosa?»

Viv lo guarda. «Sai, forse hai ragione tu.» sibila «Forse non sono cambiata,
forse sono sempre la stessa puttana di un tempo…»

«Proprio così.» conferma Craig, sogghignando.

«Forse io non sono cambiata.» continua lei, azzittendolo «Ma non posso dire la
stessa cosa di te, Craig. Tu sei cambiato e sai una cosa? Preferivo cento volte
quello che eri prima. Eri una testa di cazzo anche due anni fa, ma almeno non
ammazzavi la gente!»

«Cresci, Vivian.» sbuffa lui.

Guardandolo con occhi di ghiaccio, Viv si alza in piedi. «Sai una cosa? Mi
dispiace soltanto che la legge sia diversa, perché se fosse per me ti lascerei
marcire qua dentro.» sibila freddamente «Non credo di avere più voglia di
parlare con te.»

Si dirige verso la porta, intenzionata ad andarsene.

«Mi sbagliavo lo sai?» le grida dietro Craig «Sei cambiata. Una volta eri una
con cui ci si poteva divertire, Vivian. Adesso sei soltanto una ragazzina.»

La bionda si ferma. «Sai, Craig…» mormora senza voltarsi «Preferisco di gran
lunga essere una ragazzina piuttosto che essere come te.»

Craig non replica.

«Pensavo di aver bisogno di te.» prosegue Viv. La sua voce trema appena.
«Pensavo che senza di te non sarei stata niente. Credevo che non sarei mai
capace di cavarmela da sola. Beh, mi sbagliavo.»

Si volta. I suoi occhi azzurri non sono mai stati così freddi.

«Addio, Craig.» sibila. Poi se ne va, sbattendosi la porta alle spalle.

E stavolta, intuisce Craig, per sempre.


 

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