FANFIC

City lights

Misty




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10. Il Richie's Place

«Sarebbe questo?» chiede Misty, alzando lo sguardo verso la piccola insegna al
neon sospesa meno di un metro sopra le loro teste «È questo il pub?»

Viv alza un sopracciglio. La luce azzurrina dell’insegna le illumina il volto,
facendola assomigliare al personaggio di un videogame: Jill Valentine, la bella
cacciatrice di zombie in una città fantasma, per esempio.

«Sai leggere, no?» ironizza, facendo un cenno con la testa in direzione delle
luminose lettere arricciolate che compongono la scritta Richie’s Place.

Misty fa una smorfia nervosa. «Sì, okay.» mormora, mordendosi le labbra «Era
una domanda stupida.»

«Lo era.» conferma Viv «Entriamo?»

Misty annuisce. Quando Viv si dirige a passo svelto verso l’entrata del locale,
la ragazza si affretta a seguirla, terrorizzata all’idea di restare da sola.

Viv entra con l’aria di sentirsi perfettamente a suo agio, scostando con la
mano le frange di una vecchia tenda stile anni sessanta.

L’atmosfera all’interno del pub è greve e fumosa. Misty costringe se stessa a
fare respiri meno profondi possibili, per evitare un imbarazzante attacco di
tosse.

«Ehi, Viv.» una voce si leva da uno dei tavoli alla loro sinistra «Ti sei
portata un’amica stasera?»

Misty si volta verso la direzione da cui la voce proveniva, sentendosi le
guance in fiamme. Quattro o cinque ubriaconi, sui diciotto o diciannove anni,
le fissano con lo sguardo che qualcuno che non tocca cibo da una settimana
potrebbe rivolgere ad un banchetto natalizio.

Uno degli ubriaconi sogghigna, tendendo verso di loro la mano con cui stringe
il manico di una pinta di birra. «Perché non ce la presenti?»

Viv gli mostra senza tanti complimenti il dito medio. «Fottiti, Zach.» sibila
«Non è roba per te.»

Zach si porta una mano al petto, mimando ironicamente un dolore fisico. «Oh,
dolcezza, così mi spezzi il cuore…»

«Chiamami di nuovo dolcezza e ti becchi un calcio nelle palle.» ribatte Viv con
tono di voce assolutamente naturale «Lasciala stare.»

«Perché non chiediamo a lei che cosa ne pensa?» Zach guarda Misty «Che ne dici,
ti va di divertirti un po’, zuccherino?»

Il ragazzo seduto alla sua destra, non meno ubriaco di lui e con una cresta di
capelli azzurri ritti sulla testa, gli sferra una gomitata. «Dai, lascia
perdere, Zach.» sghignazza «Non vedi che è soltanto una bambina?»

Misty lo guarda con rabbia. «Io ho quattordici anni, pezzo di idiota!» esclama,
accennando un passo nella sua direzione «Non sono una bambina!»

Viv la afferra per un braccio. «Ehi, ehi.» la rabbonisce «Meglio che non ti
scaldi troppo.»

Zach sogghigna. Si alza in piedi, dirigendosi verso di loro a passo barcollante
per i troppi litri di birra nello stomaco. «Siamo un tantino nervosi, eh?»
sibila a Misty. La puzza di alcol nel suo alito la investe, costringendola a
voltare la testa.

Zach alza le sopracciglia. «Gesù.» biascica «Avevi ragione Francis, è soltanto
una bambina.»

Senza troppi problemi, afferra Misty per una spalla e la spinge di lato, quanto
basta per aprirsi la strada verso Viv.

«Allora Viv, vecchia mia.» esordisce, con un tono di voce talmente viscido da
essere addirittura rivoltante «Che mi dici? È questo il modo di trattare gli
amici?»

«Amici?» Viv inarca le sopracciglia, incrociando le braccia «Siamo diventati
amici adesso? Per caso è successo mentre ero distratta o cosa?»

«Sua Altezza Frigida.» commenta Zach «Eppure un tempo non mi pare che la mia
compagnia ti dispiacesse… o mi sbaglio?»

«Ti sbagli.» sibila Viv.

«Andiamo, Viv…» Zach le fa scivolare le braccia attorno al corpo, cercando
palesemente di toccarle il sedere sensualmente fasciato dalla minigonna di
lucida pelle nera «Andiamo, dolcezza…»

Meno di un secondo dopo si ritrova piegato in due, con le mani tra le gambe e
il volto contratto in una smorfia di sofferenza.

«Ma sei diventata matta?!» sbraita in direzione di Viv «Cos’è, ti ha dato di
volta il cervello, per caso?»

Viv alza le sopracciglia. «Ti avevo avvertito, amico.» si limita ad affermare.

Afferra Misty per un braccio e la trascina verso il bancone. «Dai, lascia
perdere quel deficiente.» taglia corto, notando la sua espressione sconvolta
«Prendiamo qualcosa da bere, piuttosto.»

«Tu stavi con quello là?!» chiede Misty, guardandola con gli occhi spalancati
«Con quel… quella specie di verme?»

Viv si stringe nelle spalle. «Non è che proprio stessi con lui. Ci sono solo
andata a letto un paio di volte, tutto qui.»

Misty preferisce non fare commenti.

La bionda appoggia le braccia incrociate al piano di mogano scuro del bancone,
come una puttana in un film vietato ai minori. «Una birra.» ordina in tono
neutro «E, uhmm, una Coca per lei.»

Misty aggrotta le sopracciglia. «Non devi essere maggiorenne per ordinare
alcolici?»

«Chi se ne frega.» taglia corto Viv, con un’altra alzata di spalle «Te l’ho
detto, qua a nessuno importa niente dell’età che hai.»

Con un grugnito, il barista deposita una birra sul bancone davanti a Viv, poi
si china per afferrare da sotto il bancone una lattina di Coca Cola che porge a
Misty.

Si volta di nuovo verso Viv. «I soldi ce li hai stavolta? Mi devi otto birre,
Viv.»

La bionda sfarfalla le ciglia. «Non proprio.» cinguetta «Dai, Richard! Appena
mi danno il prossimo stipendio al Pokèmon Center ti pago, lo sai!»

Il barista, presumibilmente il Richie nel nome del locale, sospira. «E va bene.
Ma se sparisci come l’ultima volta, stavolta me la paghi, biondina.»

Lei spalanca gli occhioni azzurri. «Ehi.» si lagna, con una vocetta da bambina
«Da quando non ti fidi più di me, Richie?»

«Forse da quando sei diventata un’approfittatrice, Viv.» sospira il barista. Ma
poi le lascia in pace, voltandosi per servire un altro cliente.

«Viv!» esclama Misty, appena il barista Richie volta loro le spalle.

Viv la guarda, sorseggiando lentamente la sua birra. «Cosa?»

Misty spalanca gli occhi. «Come, cosa? Viv, ma ti sembra giusto quello che hai
fatto?»

«Beh, che c’è?» chiede la bionda, con l’aria più innocente del mondo «Ho
soltanto trovato il modo per guadagnarmi la serata.»

Si siede su uno degli alti sgabelli davanti al bancone, accavallando le lunghe
gambe avvolte dai collant neri.

«Sì ma…» Misty giocherella nervosamente con la lattina di Coca Cola. Adesso non
ha più tanta voglia di berla. «…un modo disonesto.»

Viv sogghigna. «Cresci, ragazzina.»

Misty stringe i pugni. «Sai una cosa?» mormora seccamente, abbandonando la
lattina sul bancone «Te la puoi bere tu. Io me ne vado.»

«Eh?» Viv la guarda «Come, te ne vai?»

«Me ne vado.» ripete Misty, incrociando le braccia «Torno al Pokèmon Center.»

«E mi pianti qui?» Viv alza un sopracciglio «Credevo avessi paura di farti
ammazzare andandotene in giro da sola.»

«Sempre meglio che starmene in questo posto da schifo a farmi sbavare addosso
da un branco di ubriachi.» sbotta Misty «Divertiti, Viv.»

Si volta, intenzionata a dirigersi verso la porta, ma la bionda la blocca
afferrandola per un braccio. «Ehi! Che diavolo vuoi fare?»

Misty la fissa come se avesse a che fare con una ritardata mentale. «Te l’ho
detto, me ne vado.»

«Ma non puoi farlo!» esclama Viv. Sembra sinceramente preoccupata. «Non è
sicuro che tu te ne vada in giro da sola.»

Misty la guarda con astio. «Non sono una ragazzina, Viv.»

Lei sospira. «Oh, Gesù! Non volevo dire…»

«Dovevi pensarci prima, a quello che volevi dire.» taglia corto Misty «E adesso
scusami, Vivian, ma voglio andare via.»

Si libera della sua stretta e si dirige a passo deciso verso la porta.

«Sei una bambina!» le grida dietro Viv «Non sai niente della vita!»

Misty la fulmina con lo sguardo, voltandosi a guardarla un attimo prima di
varcare la soglia. «Preferisco essere una bambina piuttosto che essere come
te.» sibila.

Poi se ne va.

Viv rimane ad osservare per qualche istante le frange della tenda che oscillano
dopo il passaggio di Misty. Poi scuote la testa.

«Come ti pare.» mormora, tornando al bancone e alla sua birra.

 

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