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Dietro un velo di ghiaccio

Francesca Akira89




CAPITOLI



-Capitolo 7-


- Ehi! Sbaglio, o noi due ci siamo già visti?

Andrew fissò il ragazzo dalla chioma color lavanda, che aveva appena chiuso il
suo libro per scrutarlo incuriosito.

- Ah, sì… Ora mi ricordo!- continuò quello, allegro, scendendo dalla scala con
un salto e facendo qualche passo verso di lui- E’ stato quando sono andato a
parlare con il signor Vorkoff alla villa degli Hiwatari, no?

L’ inglese lo fissò stranamente interdetto, poi si schiarì la voce e raddrizzò
le spalle, recuperando almeno un po’ di decoro. Annuì.

Il ragazzo russo sorrise per qualche secondo e poi si lasciò cadere dolcemente
su una sedia, tornando con gli occhi al suo fascicolo, che in quell’ istante
Andrew riconobbe essere non un libro, ma una cartelletta gialla un po’
consumata, del genere che si usano per raccogliere foto e documenti.
Dopo un paio di secondi, in cui Andrew credette che l’ altro si fosse
dimenticato della sua presenza, il russo parlò di nuovo:

- Io mi chiamo Boris Hustenov. Il tuo nome qual’ è?

- Andrew. Andrew Mac Gregor!- precisò, drizzando la testa, piuttosto
indispettito da quell’ atteggiamento sfacciato.

- Ah…- disse Boris- Sì.. Rei mi aveva detto qualcosa in proposito di te.. e di
Ra… - s’interruppe e alzò gli occhi, pensieroso- Ra.. Ra.. Rayan?- chiese.

- Ralph!- sbottò Andrew, furioso. Ma chi si credeva di essere quel tipo?- Com’
è che conosci Rei?

Non aveva intenzione di dirlo. Le parole gli erano venute fuori senza che la
sua mente le avesse prima elaborate.
Un vero e proprio lampo di divertimento passò per gli occhi del ragazzo russo:

- Oh…- sussurrò- Il gattino ha fatto conquiste, vedo… E bravo Rei!

Andrew avvampò, ma riprese il controllo quasi subito. Prima che potesse
mandarlo dove si meritava, però, Boris scoppiò a ridere:

- Io e Rei ci siamo conosciuti anni fa, quando lui aveva dieci anni e io
dodici…- spiegò, con non-chalance - Mi sono occupato di lui per il periodo che
ha passato alla Borg…

- La Borg?- chiese lui, perplesso- Che cos’ è?

Boris gli gettò un’ occhiata strana e si alzò in piedi di colpo, facendolo
sobbalzare suo malgrado. Con un tale malcelato divertimento da risultargli
disgustoso, allargò le braccia e ruotò su se stesso, indicando lo spazio
circostante:

- Questo..!- spiegò, fermandosi e riavviandosi i capelli- Questo posto dove
siamo è la sede principale dell’ organizzazione chiamata Borg…!

La mente di Andrew sembrò incassare una sorta di shock accresciuta dalla
confusione:

- Rei è stato in un posto del genere?- domandò, incredulo.

- Ah-ah!- annuì Boris- Mi sembra ieri che arrivò qui! Io e gli altri ragazzi ci
eravamo nascosti nello spogliatoio collegato al dormitorio, per guardare le
guardie che tornavano… E io vidi lui, una cosina praticamente minuscola,
pallidissimo, infagottato in quei suoi strani abiti bianchi ancora sporchi di
sangue e terra…

Andrew lo ascoltò sbalordito, ma dopo pochi secondi recuperò subito l’
autocontrollo:

- Che fai, mi prendi in giro?- sbottò, aggressivo- Che cosa significa?

- Beh… Non so i particolari della storia…- il moscovita fece spallucce- So solo
che lo portarono nel nostro dormitorio e lo affibbiarono a me, che ero il più
grande nel settore dei piccoli, perché gli dessi un’ occhiata e lo aiutassi a
cambiarsi e a mangiare… Non parlava ancora giapponese, e figuriamoci russo,
quindi non è che potesse darmi molte spiegazioni su chi fosse e che ci facesse
lì… A dire il vero i primi giorni non parlò proprio…- si lisciò una ciocca di
capelli tra le dita con fare noncurante, mentre lui lo fissava bevendosi ogni
parola, anche se a giudicare dal suo cipiglio, non erano affatto di suo gusto-
Tranne che nel sonno… Mi faceva impazzire!- roteò gli occhi esasperato per dare
l’ idea, in maniera molto buffa, ma Andrew non sorrise. Il russo da parte sua
ghignò tranquillo, con l’ aria di uno che conosce i suoi polli, e continuò, in
maniera più scorrevole- Comunque, ti stavo dicendo di Rei… In ogni modo lui non
capiva me, e come ti ho già detto quasi non apriva bocca, e io non capivo lui,
tranne per qualche parola a istinto… Nel frattempo, comunque, ho avuto modo di
approfondire le mie conoscenze, così come Rei ha imparato la lingua di qui e
quella della sua famiglia adottiva…

Andrew strabuzzò gli occhi, sebbene alla fine di tutta quella litania avrebbe
dovuto aspettarselo:

- Che.. stai dicendo..?- balbettò, deciso ad andare fino in fondo a quella
faccenda.

- A proposito di che? Della lingua o…

- Hai detto “famiglia adottiva”.- precisò Andrew, stringendo gli occhi, furioso
per quell’ atteggiamento così superficiale.

- Certo.- disse Boris, che da parte sua aveva aggrottato le sopracciglia, come
se fosse sinceramente stupito dalla manifesta ottusaggine del suo
interlocutore- Gli Hiwatari.

Il londinese non disse nulla, e la sua espressione mentre lo guardava prese una
posa fissa.
Apparentemente imbarazzato, il moscovita distolse gli occhi e riprese a
parlare:

- Un gesto insolitamente generoso, per il presidente della Hito…- qui gli
lampeggiò sul viso l’ abituale ghigno- Ci sorprendemmo tutti, per quella sua
mossa… A quel che ho capito, cioè molto poco, Rei doveva aver perso i genitori,
e fin qui nulla di strano… Ma dovevano essere scomparsi in maniera piuttosto
insolita… E Rei doveva avere qualcosa di particolare, perché tutto il periodo
che passò qui fu un continuo girare per i laboratori di analisi… Non che ci sia
rimasto molto, del resto..- incrociò le braccia e alzò le spalle, sbuffando-
Tempo un paio di settimane e scomparve, con un nuovo cognome e una nuova
nazionalità… Da quando se n’ è andato lo vedo piuttosto di rado…- intrecciò le
dita dietro la testa e ridacchiò- Fine della trasmissione! Arrivederci e
buonasera!

Prima che Andrew, piuttosto stordito da tutto quelle rivelazioni, buttategli in
faccia con semplicità, riuscisse a trovare la forza di ribattere qualcosa, una
voce chiamò Boris da fuori la stanza.

- Arrivo, Yuri!- esclamò il moscovita. Raccolse la cartelletta gialla che stava
consultando prima dell’ arrivo del londinese, e si allontanò piantandolo lì
senza altre parole.

Ancora disorientato, Andrew non si mosse finché non avvertì la pressione di una
mano sulla spalla:

- Si può sapere dove ti eri cacciato?!- sibilò Ralph, piazzandoglisi davanti un
secondo dopo- Non fare quella faccia! I nostri genitori e Hito hanno quasi
finito di discutere! Dobbiamo andare!

Troppo scombussolato per replicare, Andrew si lasciò trascinare docilmente via
dall’ amico, con ancora la mente che vagliava la conversazione appena avuta.

*****

Risalì le scale appoggiandosi stancamente al corrimano.
Le chiacchiere ciarliere e superficiali di quel Boris l’ avevano stremato.
Si sentiva stanco e confuso, ma soprattutto arrabbiato. Anzi, non arrabbiato…
Nervoso.
L’ unico suo desiderio era buttarsi sul letto e aspettate che il sonno gli
riordinasse le idee…
Forse era solo un vigliacco. Forse avrebbe dovuto semplicemente andare da Rei e
farsi spiegare come effettivamente stavano le cose.
Ma poi, a lui che gliene importava?
Se Rei era veramente stato adottato – se veramente, come diceva Boris, aveva
“qualcosa di strano” – alla fin fine non erano affari suoi. Non lo riguardavano
affatto.
…Oppure sì?
Non era ancora riuscito a togliersi di testa quelle immagini fuggevoli, quelle
sensazioni improvvise e rapide che aveva avvertito il giorno che lui e Rei
erano nella stanza del caminetto.
Dalla faccia che aveva fatto il cinese, era sicuro che sapesse perfettamente
cosa aveva visto in quell’ occasione.
Eppure non gli aveva detto niente, e lui a sua volta non gliel’ aveva chiesto.
Attraversò il corridoio, deciso ad andare dritto filato nella sua stanza e
fiondarsi a letto, quando il nervoso discutere di due voci lo fece fermare.
Si voltò verso la stanza da cui provenivano, e si avvicinò: la porta era
socchiusa, quel tanto che bastava a permettergli di vedere parte della schiena
di Kei.

- Dove sei stato questa mattina?- la sua voce irritata suonava abbastanza
bassa, era chiaro che stava cercando di mantenere un tono normale, con scarso
risultato.

- Fuori…- il cuore di Andrew diede un piccolo balzo, nel riconoscere la voce di
Rei.

- E che cosa sei andato a fare “fuori” ?! Sono stufo delle tue sparizioni! Odi
così tanto questo posto da preferire la compagnia del vento, a noi?

Il londinese aggrottò le sopracciglia: per qualche motivo, sentiva che quella
battuta sarcastica non era stata buttata lì a caso.

- Ero convinto che non ti piacesse avermi fra i piedi…- un lieve accento
ironico accompagnò le parole del moro.

Andrew vide Kei scattare in avanti, e giudicare dal secco e smorzato
“Lasciami!” che udì provenire da Rei, il giapponese doveva aver afferrato l’
altro per il bavero:

- Era tutto tranquillo, nella mia vita, prima che arrivassi tu!- sentì sibilare
furiosamente da Kei- E’ da quando sei entrato in questa casa che..

- Basta così!- la voce profonda e perentoria di Hito Hiwatari irruppe nella
stanza.

Andrew posò due dita sullo stipite, accostandosi per guardare meglio. (certo
che quella di spiare sta diventando decisamente una tua abitudine, Andy! -.-
nda)
La conversazione si era fatta troppo interessante per perdersene un pezzetto,
ma purtroppo i tre Hiwatari si erano spostati, e il piccolo spiraglio da cui
guardava gli permetteva di vedere solo parte delle gambe di Hito, un pezzetto
del fianco di Kei e niente di Rei.

- Lascialo andare!- ordinò il vecchio.

Kei non si mosse.

- Ti ho detto di lasciare andare tuo fratello!- ripeté Hito, scandendo bene le
parole e calcando sulle ultime due.

- Lui non è mio fratello!- sibilò Kei, mollando la presa.

- Non ricominciare a dire sciocchezze! Quanto a te…- disse, severo,
probabilmente rivolgendosi a Rei- Sai bene che non devi allontanarti da casa
senza permesso! Ora va in camera tua e restaci!

Non udì la risposta di Rei, ma più che probabilmente non rispose affatto. Sentì
i passi del moro muoversi per la stanza e svanire.
Non appena uscito Rei, Hito si rivolse nuovamente a Kei:

- Quante volte ti ho detto che non voglio sentirvi litigare? D’ ora in avanti
non voglio più assistere a scene del genere, e tu devi smetterla con queste
sciocche affermazioni…

- Tu gliele dai tutte vinte, ma te ne importa davvero qualcosa di lui?!- sbottò
il nipote.

- Certo, naturalmente…- rispose lui, asciutto- Sai bene che quel ragazzo…

- Sì, conosco la storia!- lo interruppe Kei, sarcastico e apparentemente
furioso- Posso anche capire che tu abbia un debito nei suoi confronti, ma
questo non fa di lui mio fratello…- scandì bene.

- Basta così! Non voglio sentire una parola di più su questo argomento!

All’ urlo infuriato di Hito, Andrew si allontanò dalla porta.
Non voleva sentire altro…

*****

Quale sarebbe stata la cosa più logica da fare, adesso?..
Rinchiudersi in camera a pensarci su, come aveva deciso precedentemente?
Mettere Ralph a parte dei suoi dubbi e probabilmente sentirsi dire di farsi gli
affari propri, oppure, forse, fare con lui ipotesi e alternative che non li
avrebbero portati da nessuna parte?
Lavarsi le mani di tutta la faccenda, e aspettare che quel soggiorno a Mosca
finisse?
Stava ancora vagliando le possibili alternative, quando i suoi piedi, quasi
seguendo una via propria, lo portarono a fermarsi davanti alla porta di una
stanza, che riconobbe essere quella di Rei.


NOTA DELL’ AUTRICE

Qualcuno non ci potrà credere, vedendo questo capitolo! ^^ Se vi consola quasi
non ci posso credere nemmeno io!
Mi scuso per l’ abnorme ritardo (veramente abnorme) ma purtroppo fino a poche
settimane fa stavo tirando su quattro ff insieme, e tutt’ ora sono ancora tre
(tra l’ altro, ho una fic in un’ altra sezione che non porto avanti da più di
un anno.. O.O°)… é.è
Ho qualche problemino d’organizzazione, mi sa…
Bè, che dire… Vi è piaciuto questo capitolo? ^^ Dopo un incerto avvio le idee
hanno cominciato a volare! Avrei dovuto continuare e concludere con Rei e
Andrew che “finivano” di parlare, ma arrivata a questo punto ho pensato che era
più carino lasciarvi sulle spine…
^^ Ciao!


 

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