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Dietro un velo di ghiaccio

Francesca Akira89




CAPITOLI



-Capitolo 2-


All’ inizio, la luce rifulgente di tutti i lampadari, e i vasi tirati a lucido,
gli specchi lungo le pareti e le colonne dorate (e che è questa villa? O.O Il
palazzo dei Romanov? Ndlettori) che la riflettevano all’ infinito, lo
abbagliarono così tanto da costringerlo a tenere gli occhi chiusi per qualche
secondo.
Ralph lo pizzicò su un braccio per spingerlo tacitamente a resistere, e lui
riaprì a fatica gli occhi.
La prima cosa che lo colpì, fu il lampante spreco di lusso (si potrà dire così?
?__? Nda); l’ intera villa gli appariva come un pacchetto natalizio, luccicante
e sfaccettato: i pavimenti erano totalmente ricoperti di tappeti più o meno
grandi, e il restante era occupato da una moquette rosso cupo impeccabilmente
linda e spazzolata.
Anche le pareti erano invisibili, in parte ricoperte da una tappezzeria molto
ricercata, e per il resto da quadri dalle cornici d’ oro, specchi e piante in
vasi di cristallo, ben disposti in ordine strategico.
Sua madre lo avrebbe definito “pretenzioso”, e anche “di cattivo gusto”, un
tale sfarzo da parte di una famiglia plebea, arricchita solo grazie ai “volgari
affari” di un “vecchio nipponico”.
Non che loro fossero diventati ricchi grazie al loro titolo nobiliare, però…
Un maggiordomo, impeccabile nella sua divisa di una casa signorile, venne verso
di loro per accoglierli.
Pronunciò qualche parola di benvenuto, che Andrew non udì. Era troppo impegnato
a tenere le spalle e la testa diritta, cercando di mantenere la sua abituale
aurea di dignità e snobismo, sebbene quel posto gli facesse scivolare uno
strano disagio nello stomaco.
Il segretario di suo padre e quello del signor Jurges annuirono, e un attimo
dopo loro e tutta la squadra di avvocati si misero in cammino lungo il
corridoio.
Arrivati a una imponente porta di noce massiccia, si fermarono.
Il maggiordomo la aprì, disse due parole all’ interno della stanza, e poi
indietreggiò rispettosamente per farli entrare.
Andrew seguì Ralph dentro, in coda ai due genitori e con gli avvocati e i
segretari dietro.
I suoi occhi vagarono per la stanza luminosa, e si fermarono con un sussulto
sull’ uomo seduto su una immensa poltrona rossa, davanti a loro. Era
indubbiamente Hito Hiwatari, il presidente della Hito Enterprise, nonché motivo
per cui erano giunti fino in Russia. Non si aspettava un tipo così massiccio,
alto, dalla carnagione troppo chiara per quella di un giapponese, e che non
aveva nemmeno gli occhi così a mandorla. I capelli grigi e lunghi, spruzzati di
bianco, gli ricadevano sulle spalle, e sul suo viso brillava un sorriso che
aveva un che di feroce.
O forse era solo un’ impressione.
Si alzò in piedi con un forza sorprendente, considerata la sua età. Per qualche
ragione, aveva sempre paragonato la vecchiaia a qualcosa di fragile e indifeso;
quell’ uomo però, per quanto vecchio, era aitante e forte come un toro. E forse
altrettanto pericoloso.
- Benvenuti, Jurges… McGregor… Sono onorato di accogliervi nella mia umile
dimora…- disse.
Umile?!...
Si trattenne a stento dallo scoppiare a ridere. Gettò un’ occhiata a Ralph,
sperando di scambiare con lui una strizzata d’ occhio, ma il tedesco aveva un’
aria dignitosamente seria, ragion per cui tentò a sua volta di ricomporsi
mentalmente.
- Avete fatto un buon viaggio, spero… Vi piace il paesaggio della Russia?..
Ignorando le voci degli adulti, sicuro di non riuscire a trattenersi di fronte
a quella serie di ridicoli convenevoli, Andrew concentrò la sua attenzione
prima sull’ arredamento della stanza (non troppo diverso, in effetti, da quello
delle altre), poi sull’ uomo in piedi accanto alla poltrona rossa da cui Hito
si era alzato. Probabilmente il suo segretario, o un avvocato.
Aveva la carnagione chiara e gli occhi pallidi, tipici della Russia. Sul suo
viso si snodava una ragnatela di rughe d’ espressione, rese ancora più marcate
dalla linea severa della bocca dell’ uomo, che se ne stava rigido e immobile
senza accennare alcun sentimento né coi gesti, né con le parole.
I capelli erano corti, di un’ insolita sfumatura violetto. (perché insolita?
Anche Ralph ce li ha dello stesso colore! -.- nda) (sta zitta tu! >_<*
ndAndrew)
La sua attenzione ritornò al padrone di casa solo quando il signor Jurges
disse:
- I nostri figli…
Andrew si voltò, mentre il suo amico Ralph veniva leggermente sospinto avanti
dalla forte mano del padre.
Era terrorizzato all’ idea che suo padre facesse lo stesso, ma per fortuna lui
se ne guardò bene.
- Due bei giovanotti..- stava dicendo Hiwatari- Continueranno la tradizione di
famiglia, vero? Forse saranno loro, tra qualche anno, a trattare affari con la
mia azienda… Largo ai giovani!- scoppio di risa fragoroso.
I due uomini lo guardarono lievemente sorpresi:
- Hai anche tu dei ragazzi in casa, Hito? Non ce lo avevi detto!
- Oh, è vero che stupido!- replicò lui, giovialmente- Non posso credere di non
avervi ancora fatto presentare i miei nipoti..- gettò un’ occhiata eloquente al
maggiordomo in piedi accanto alla porta, in quale fece un cenno cerimonioso con
il capo e uscì dalla stanza. (nipoti ??? O o” ndlettori_confusi) (occhio al
botto!.. ^^ nda)
- Dovrebbero avere più o meno l’ età dei vostri figli, credo…- disse il
giapponese, tornando a rivolgersi ai due colleghi.
- E’ una buona notizia…- osservò il signor Jurges, indirizzando un sorriso al
figlio- Sono certo che legheranno subito…
Andrew voleva dire che lui non faceva amicizia a comando, ma Ralph disse:
- Certamente, papà!
E così si accontentò di sbuffare.
Pochi penosi secondi dopo, la porta si aprì e ne entrarono il maggiordomo, una
donna vestita di chiffon e due ragazzi.
Andrew li fissò distrattamente, per poi spalancare gli occhi con un sussulto di
cui nessuno si accorse (tranne loro, probabilmente. Gli davano tutti le spalle,
rivolti verso la porta).
Il più alto dei due aveva degli stranissimi capelli biondo argentato, con delle
ciocche più scure sulla nuca, la cui frangetta ricadeva sugli occhi scuri dai
riflessi di rubino, e un’ espressione strafottente che non prometteva nulla di
buono.
L’ altro, che si teneva stretto al suo fianco, senza però toccarlo in alcun
modo, aveva capelli neri e lucenti e occhi d’ oro chini sulle scarpe eleganti,
chiaramente a disagio.
Riconoscendolo, Andrew rimase senza fiato per qualche secondo.
L’ aveva già visto in giardino, in un’ atmosfera tale che, qualche secondo dopo
la sua scomparsa, aveva creduto di avere le allucinazioni. Ma adesso che lo
rivedeva lì, con indosso non più quella strana casacca bianca ma uno di quei
vestiti scuri tipici delle occasioni “importanti”, era chiaro che era vero e
reale.
- I miei nipoti, Kei e Rei- disse Hito Hiwatari, con fare piuttosto noncurante,
riscuotendolo dalla sua contemplazione- Lei invece è la signorina Swarosky, una
collaboratrice veramente utile… A volte mi chiedo come farei senza di lei…
Parlava della donna in chiffon, che sorrise cerimoniosamente e si fece avanti
per stringere la mano ai due uomini d’ affari.
I due fratelli nel frattempo se ne stavano immobili in piedi (Ma erano
fratelli? Non si assomigliavano affatto!). Kei osservava il nonno e i suoi
colleghi con uno sguardo truce che diceva chiaramente che, fosse stato per lui,
non sarebbe mai entrato in quella stanza.
Rei evidentemente la pensava come lui, anche se con sentimenti differenti.
I due erano vestiti uguali, ma non avrebbero potuto apparire più diversi;
avrebbe giurato che non fossero neanche connazionali, ma Hito li aveva
presentati come suoi nipoti… Come si spiegava?..
- Non statevene lì impalati, avanti…- sussurrò la signorina Swarosky, spingendo
gentilmente Rei (Kei le aveva gettato uno sguardo da
“prova-a-toccarmi-e-te-ne-pentirai”) verso i due europei.
I due asiatici avanzarono verso di loro, piuttosto reticenti, e così fecero
anche loro.
- Rei.. Hiwatari.- mormorò il moro, tendendo una mano verso di loro- Molto
piacere.



NOTA DELL’ AUTRICE

Ta-dà! ^^ Non pensavo avrei scritto il secondo capitolo, o almeno non così in
fretta! ^^”
1000 grazie a Riyu, che è stata la prima a commentare, e spero non sarà l’
ultima… V__V
(Piaciuta la sorpresina?.. -.^)
Ciao!


 

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