FANFIC Dietro un velo di ghiaccio CAPITOLI
-Capitolo 2- All’ inizio, la luce rifulgente di tutti i lampadari, e i vasi tirati a lucido, gli specchi lungo le pareti e le colonne dorate (e che è questa villa? O.O Il palazzo dei Romanov? Ndlettori) che la riflettevano all’ infinito, lo abbagliarono così tanto da costringerlo a tenere gli occhi chiusi per qualche secondo. Ralph lo pizzicò su un braccio per spingerlo tacitamente a resistere, e lui riaprì a fatica gli occhi. La prima cosa che lo colpì, fu il lampante spreco di lusso (si potrà dire così? ?__? Nda); l’ intera villa gli appariva come un pacchetto natalizio, luccicante e sfaccettato: i pavimenti erano totalmente ricoperti di tappeti più o meno grandi, e il restante era occupato da una moquette rosso cupo impeccabilmente linda e spazzolata. Anche le pareti erano invisibili, in parte ricoperte da una tappezzeria molto ricercata, e per il resto da quadri dalle cornici d’ oro, specchi e piante in vasi di cristallo, ben disposti in ordine strategico. Sua madre lo avrebbe definito “pretenzioso”, e anche “di cattivo gusto”, un tale sfarzo da parte di una famiglia plebea, arricchita solo grazie ai “volgari affari” di un “vecchio nipponico”. Non che loro fossero diventati ricchi grazie al loro titolo nobiliare, però… Un maggiordomo, impeccabile nella sua divisa di una casa signorile, venne verso di loro per accoglierli. Pronunciò qualche parola di benvenuto, che Andrew non udì. Era troppo impegnato a tenere le spalle e la testa diritta, cercando di mantenere la sua abituale aurea di dignità e snobismo, sebbene quel posto gli facesse scivolare uno strano disagio nello stomaco. Il segretario di suo padre e quello del signor Jurges annuirono, e un attimo dopo loro e tutta la squadra di avvocati si misero in cammino lungo il corridoio. Arrivati a una imponente porta di noce massiccia, si fermarono. Il maggiordomo la aprì, disse due parole all’ interno della stanza, e poi indietreggiò rispettosamente per farli entrare. Andrew seguì Ralph dentro, in coda ai due genitori e con gli avvocati e i segretari dietro. I suoi occhi vagarono per la stanza luminosa, e si fermarono con un sussulto sull’ uomo seduto su una immensa poltrona rossa, davanti a loro. Era indubbiamente Hito Hiwatari, il presidente della Hito Enterprise, nonché motivo per cui erano giunti fino in Russia. Non si aspettava un tipo così massiccio, alto, dalla carnagione troppo chiara per quella di un giapponese, e che non aveva nemmeno gli occhi così a mandorla. I capelli grigi e lunghi, spruzzati di bianco, gli ricadevano sulle spalle, e sul suo viso brillava un sorriso che aveva un che di feroce. O forse era solo un’ impressione. Si alzò in piedi con un forza sorprendente, considerata la sua età. Per qualche ragione, aveva sempre paragonato la vecchiaia a qualcosa di fragile e indifeso; quell’ uomo però, per quanto vecchio, era aitante e forte come un toro. E forse altrettanto pericoloso. - Benvenuti, Jurges… McGregor… Sono onorato di accogliervi nella mia umile dimora…- disse. Umile?!... Si trattenne a stento dallo scoppiare a ridere. Gettò un’ occhiata a Ralph, sperando di scambiare con lui una strizzata d’ occhio, ma il tedesco aveva un’ aria dignitosamente seria, ragion per cui tentò a sua volta di ricomporsi mentalmente. - Avete fatto un buon viaggio, spero… Vi piace il paesaggio della Russia?.. Ignorando le voci degli adulti, sicuro di non riuscire a trattenersi di fronte a quella serie di ridicoli convenevoli, Andrew concentrò la sua attenzione prima sull’ arredamento della stanza (non troppo diverso, in effetti, da quello delle altre), poi sull’ uomo in piedi accanto alla poltrona rossa da cui Hito si era alzato. Probabilmente il suo segretario, o un avvocato. Aveva la carnagione chiara e gli occhi pallidi, tipici della Russia. Sul suo viso si snodava una ragnatela di rughe d’ espressione, rese ancora più marcate dalla linea severa della bocca dell’ uomo, che se ne stava rigido e immobile senza accennare alcun sentimento né coi gesti, né con le parole. I capelli erano corti, di un’ insolita sfumatura violetto. (perché insolita? Anche Ralph ce li ha dello stesso colore! -.- nda) (sta zitta tu! >_<* ndAndrew) La sua attenzione ritornò al padrone di casa solo quando il signor Jurges disse: - I nostri figli… Andrew si voltò, mentre il suo amico Ralph veniva leggermente sospinto avanti dalla forte mano del padre. Era terrorizzato all’ idea che suo padre facesse lo stesso, ma per fortuna lui se ne guardò bene. - Due bei giovanotti..- stava dicendo Hiwatari- Continueranno la tradizione di famiglia, vero? Forse saranno loro, tra qualche anno, a trattare affari con la mia azienda… Largo ai giovani!- scoppio di risa fragoroso. I due uomini lo guardarono lievemente sorpresi: - Hai anche tu dei ragazzi in casa, Hito? Non ce lo avevi detto! - Oh, è vero che stupido!- replicò lui, giovialmente- Non posso credere di non avervi ancora fatto presentare i miei nipoti..- gettò un’ occhiata eloquente al maggiordomo in piedi accanto alla porta, in quale fece un cenno cerimonioso con il capo e uscì dalla stanza. (nipoti ??? O o” ndlettori_confusi) (occhio al botto!.. ^^ nda) - Dovrebbero avere più o meno l’ età dei vostri figli, credo…- disse il giapponese, tornando a rivolgersi ai due colleghi. - E’ una buona notizia…- osservò il signor Jurges, indirizzando un sorriso al figlio- Sono certo che legheranno subito… Andrew voleva dire che lui non faceva amicizia a comando, ma Ralph disse: - Certamente, papà! E così si accontentò di sbuffare. Pochi penosi secondi dopo, la porta si aprì e ne entrarono il maggiordomo, una donna vestita di chiffon e due ragazzi. Andrew li fissò distrattamente, per poi spalancare gli occhi con un sussulto di cui nessuno si accorse (tranne loro, probabilmente. Gli davano tutti le spalle, rivolti verso la porta). Il più alto dei due aveva degli stranissimi capelli biondo argentato, con delle ciocche più scure sulla nuca, la cui frangetta ricadeva sugli occhi scuri dai riflessi di rubino, e un’ espressione strafottente che non prometteva nulla di buono. L’ altro, che si teneva stretto al suo fianco, senza però toccarlo in alcun modo, aveva capelli neri e lucenti e occhi d’ oro chini sulle scarpe eleganti, chiaramente a disagio. Riconoscendolo, Andrew rimase senza fiato per qualche secondo. L’ aveva già visto in giardino, in un’ atmosfera tale che, qualche secondo dopo la sua scomparsa, aveva creduto di avere le allucinazioni. Ma adesso che lo rivedeva lì, con indosso non più quella strana casacca bianca ma uno di quei vestiti scuri tipici delle occasioni “importanti”, era chiaro che era vero e reale. - I miei nipoti, Kei e Rei- disse Hito Hiwatari, con fare piuttosto noncurante, riscuotendolo dalla sua contemplazione- Lei invece è la signorina Swarosky, una collaboratrice veramente utile… A volte mi chiedo come farei senza di lei… Parlava della donna in chiffon, che sorrise cerimoniosamente e si fece avanti per stringere la mano ai due uomini d’ affari. I due fratelli nel frattempo se ne stavano immobili in piedi (Ma erano fratelli? Non si assomigliavano affatto!). Kei osservava il nonno e i suoi colleghi con uno sguardo truce che diceva chiaramente che, fosse stato per lui, non sarebbe mai entrato in quella stanza. Rei evidentemente la pensava come lui, anche se con sentimenti differenti. I due erano vestiti uguali, ma non avrebbero potuto apparire più diversi; avrebbe giurato che non fossero neanche connazionali, ma Hito li aveva presentati come suoi nipoti… Come si spiegava?.. - Non statevene lì impalati, avanti…- sussurrò la signorina Swarosky, spingendo gentilmente Rei (Kei le aveva gettato uno sguardo da “prova-a-toccarmi-e-te-ne-pentirai”) verso i due europei. I due asiatici avanzarono verso di loro, piuttosto reticenti, e così fecero anche loro. - Rei.. Hiwatari.- mormorò il moro, tendendo una mano verso di loro- Molto piacere. NOTA DELL’ AUTRICE Ta-dà! ^^ Non pensavo avrei scritto il secondo capitolo, o almeno non così in fretta! ^^” 1000 grazie a Riyu, che è stata la prima a commentare, e spero non sarà l’ ultima… V__V (Piaciuta la sorpresina?.. -.^) Ciao! |
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