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Dietro un velo di ghiaccio

Francesca Akira89




CAPITOLI



-Capitolo 13-


Un’ombra scura continuava ad andare su e giù per la stanza, con un sommesso
rumore di passi.
Alla fine si fermò, dando le spalle alla porta e posizionando la sua attenzione
fuori dall’ ampia vetrata della finestra, protetta da un reticolato di rombi
intrecciati: la neve di cui erano ricoperti la ghiaia del selciato e le cime
degli alberi risplendevano spruzzate dell’ oro del sole, e due fringuelli
stavano tranquillamente amoreggiando sul davanzale della finestra, anch’ esso
ricoperto di neve.
Di solito lui non era un uomo che mostrava particolare interesse per la natura,
ma in quegli ultimi giorni nulla era più come prima.
Per qualche strana ragione lo preoccupava lasciare quel posto, e sinceramente
non capiva il perché… Non era la prima volta che lo faceva, e non era mai
accaduto nulla di terribile.
Appena finito di formulare quel pensiero, udì un sommesso bussare e pochi
secondi dopo il rumore della pesante porta del suo ufficio che si apriva.
Non si voltò.

Il ragazzo rimase sulla soglia, indeciso sul da farsi, poi entrò:

- Mi avete… Mi avete fatto chiamare, signore..?- chiese, titubante.

Hito finalmente si volse a guardarlo:

- Sì, Rei…- disse, serio. Gli fece cenno di avvicinarsi, e lui obbedì, dopo un
istante di esitazione.

L’ anziano uomo si sedette dietro la scrivania, fissandolo assorto, poi disse:

- Cosa sta succedendo fra te e Kei?

Rei deglutì a vuoto. In un certo senso, si aspettava la domanda. Ora che
avrebbe dovuto dire?

- Non capisco a cosa si stia riferendo…- manco a dirlo, mentì.

- Non tentare di raggirarmi, Rei…- ribatté Hito, con voce pericolosa- Tu sai
perché adesso ti trovi in questa casa, non è vero?

Il ragazzo sbatté le palpebre e scostò lo sguardo su un interessante
soprammobile di giada a forma di rana sulla scrivania:

- Non è niente d’ importante… Solo una.. diciamo.. divergenza di opinioni…-
mormorò dopo qualche minuto, a voce bassa.

Hito si raddrizzò, appoggiando le braccia sui sostegni della poltrona. Per
qualche secondo, scrutò silenzioso quel ragazzo che se ne stava a testa bassa
di fronte a lui:

- Sto per partire…- annunciò poi- Starò via solo un paio di giorni, insieme a
Jurges e McGregor (qui intende i “senior” nda) per alcune cose che riguardano
l’ affare… I loro figli resteranno qui fino al nostro ritorno, poi partiranno
tutti insieme per andarsene da Mosca… Quindi spetterà a voi due controllare che
tutto vada per il meglio… (espressione da non prendere troppo alla lettera…
Ovviamente resteranno sempre fior di domestici e l’ istitutrice Swarosky V.V
Solo per precisare.. nda)

Rei non disse nulla, limitandosi a fissarlo di sottecchi.

- Parliamoci chiaro…- disse, con un tono che fece immediatamente capire che la
conversazione non sarebbe affatto stata piacevole- Kei è il mio nipote
legittimo, il mio erede, e in quanto tale deve essere trattato di conseguenza…
Non ha importanza se lo odi o meno, chiaro?

- Io non lo odio…- mormorò Rei, col medesimo tono di poco prima.

L’ uomo gli gettò un’ occhiata poco convinta:

- Meglio così…

Il ragazzo s’ inchinò lievemente e fece per andarsene, ma l’ altro lo fermò:

- Un’ altra cosa… Non so cosa tu stia combinando con quei due ragazzi europei,
e nemmeno m’importa, l’ unica cosa che conta è che tu non mandi a monte il mio
affare, ci siamo spiegati?

Rei strinse lievemente i pugni e non rispose.
Trasalì, quando sentì la mano di Hito posarsi pesantemente sulla sua spalla.
Quando si era avvicinato..?

- Tu e Kei siete ancora giovani per capire quant’ è importante il benessere
della società… Un giorno o l’ altro capirai…- di nuovo scrutò il viso del
cinese, ma ciò che vi vide gli fece distogliere lo sguardo- Puoi andare,
adesso…

La porta gli si richiuse alle spalle, e Rei non trattenne un sospiro di
sollievo.
La persona che aveva discretamente origliato (notarsi il paradosso.. ^^” nda)
appoggiò le spalle alla parete, incrociando le braccia:

- Non ha aspettato neanche il “Sissignore!”…!- commentò, sprezzante, mentre i
suoi occhi scuri s’incontravano con quelli dorati di Rei.

Quest’ ultimo sorrise lievemente, con aria stanca:

- Non lo fa mai…

*****

Ci aveva provato.
Aveva sempre fatto finta di niente, aveva tentato con tutte le sue forze di non
pensarci troppo. L’ unico vero problema era che non c’era mai riuscito.
Più si sforzava di dimenticare, più quel pensiero gli tornava in mente.
Lui avrebbe potuto liberarsene, certo. Avrebbe potuto tagliare il problema alla
radice, e forse quella cosa sarebbe sparita da sola.
Ma non poteva.
Non avrebbe più potuto guardarsi allo specchio, se l’ avesse fatto.
Quando era da solo gli sembrava la decisione più logica da mettere in atto, ma
bastava che il suo sguardo si posasse su di lui per sapere che non ne sarebbe
mai stato capace.
Li legavano troppe cose.
Ed una di queste era proprio quella.
Quella che forse glielo avrebbe anche portato via…


Nota dell’ autrice:

Ciao!
Chiedo scusa per il capitolo così corto. X farmi perdonare cercherò di postarne
uno stesso oggi! ^^
Si accettano scommesse: chi era a “parlare” nell’ ultimo pezzo?
E chi era colui che ha origliato la conversazione tra Hito e Rei? Non era il
‘solito’, eh! -.^
Ciao ciao…
Nuova politica presa in prestito da Chy, cioè:
No commy, no cappy! *V.V*
Ciao! ^.^


 

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