FANFIC Like a fairy tale CAPITOLI
7. Una telefonata «Ash?» Nessuna risposta. Misty cerca a tentoni l’interruttore della luce, rendendosi conto solo adesso di non aver visto l’auto di Ash posteggiata fuori. La luce bianca della lampada le mostra la stanza completamente vuota. «Ash?» ripete, dirigendosi verso la camera da letto «Ash… sei in casa?» Silenzio. Anche la camera è completamente vuota, e così la stanza di Ashley. Misty si guarda intorno senza capire. Torna in cucina. Sul tavolo c’è una bottiglia di birra, non l’aveva notata prima. La prende in mano, è vuota. «Che cosa hai fatto?» mormora scuotendo la testa, senza sapere se si stia rivolgendo ad Ash, dovunque sia, o piuttosto a se stessa. Rimane per qualche istante a fissare il vetro scuro della bottiglia con sguardo assente, poi la posa di nuovo sul tavolo, esattamente nel punto in cui Ash l’aveva lasciata. Senza espressione, raggiunge il divano e vi si lascia cadere pesantemente. Aspetta. Le lancette dell’orologio sulla parete opposta passano dalle undici e mezza a mezzanotte, e poi da mezzanotte all’una. Misty stringe le ginocchia al petto, e si tira addosso il plaid ammassato su un angolo del divano. Le due. «Ma dove diavolo sei?» Finisce per addormentarsi, con la testa reclinata su una spalla. Sono gli squilli del telefono, acuti e laceranti, a svegliarla di soprassalto. Spalanca gli occhi, guarda l’orologio. Sono le cinque del mattino. Chi mai potrebbe chiamarla a quest’ora? Ashley è il suo primo pensiero, mentre si alza. Poi, mentre si dirige verso il telefono, pensa ad Ash, e poi di nuovo ad Ashley mentre afferra il ricevitore. Lo porta all’orecchio. «Pronto?» Una piccola pausa all’altro capo del filo. «La signora Ketchum?» chiede poi una voce neutra e distaccata. «Sono io.» risponde Misty «Chi parla?» «Ospedale di Cerulean City.» afferma la voce «Signora, dovrebbe venire qui. Si tratta di suo marito.» Misty impiega qualche istante per realizzare ciò che la voce intende dire. «Mio marito?» ripete, confusa «Che cosa vuol dire?» Un’altra pausa. «Signora… credo che dovrebbe venire.» «Che cosa gli è successo?» insiste Misty. Di nuovo silenzio. Per un istante di troppo. «Che cosa gli è successo?!» ripete Misty, adesso quasi urlando «Me lo dica!» «Vede, signora…» la voce senza corpo assume un tono piuttosto nervoso «Suo marito ha avuto un incidente d’auto. Si è messo al volante dopo aver bevuto ed è uscito di strada.» «Oh mio Dio.» Misty per poco non lascia cadere il ricevitore «E… come sta?» Silenzio. «Signora…» «Mi dica come sta!» esclama Misty con rabbia, con voce così acuta da essere del tutto irriconoscibile «La smetta di dirmi le cose a metà!» Ancora un istante di silenzio. «Suo marito ha un grave trauma cranico.» afferma poi la voce, in tono distaccato «Purtroppo è in coma. Non possiamo dire quando si sveglierà.» Misty rimane immobile a fissare il vuoto per almeno dieci secondi. Un’improvvisa vertigine la fa quasi piombare a terra. «Signora…?» la voce sembra preoccupata «Signora, si sente bene?» Misty annuisce lentamente, aggrappandosi al bordo del mobile di legno scuro per rimanere in piedi. «Io… sì…» mormora, ancora con lo sguardo perso nel vuoto «Sì… sto bene… io… io sarò lì il prima possibile, soltanto… soltanto il tempo di fare una telefonata…» «Certo.» afferma la voce. «Grazie.» mormora meccanicamente Misty. Poi riappende. Con spasmodica lentezza, porta una mano al volto. Scuote la testa. «No…» mormora «Dio… no…» Passano molti secondi prima che riesca a riprendere un minimo di autocontrollo. Afferra nuovamente il ricevitore, e compone il numero di Violet. Solo mentre ascolta il segnale di libero, contando automaticamente gli squilli, si rende conto che sono solo le cinque del mattino, e che sicuramente Violet e Anne stanno dormendo. Il ricevitore viene sollevato. «Pronto…?» «Violet?» riesce a mormorare Misty, con un filo di voce «Violet, sono Misty… io… lo so che sono solo le cinque del mattino ma… ho bisogno di un favore…» «Misty…» mormora la voce assonnata di Violet «Misty, che cosa succede?» Misty rimane in silenzio per qualche istante. «Ash…» è tutto quello che riesce a sussurrare «Lui… è in ospedale…» «In ospedale?» ripete Violet, agitata «Che cos’è successo?» «Io… non lo so…» Misty scuote la testa, stringendo disperatamente il ricevitore fra le dita. Una lacrima le cade sulla guancia. «Sono tornata a casa e lui non c’era… ho… ho trovato una bottiglia di birra vuota sul tavolo… p-poi mi sono addormentata e mi ha svegliata la telefonata… d-dall’ospedale…» «Calmati, Misty.» mormora Violet «Che cosa è successo ad Ash?» Un singhiozzo scuote le spalle di Misty. «Lui ha… ha f-fatto un incidente con la macchina… io… credo che fosse ubriaco… hanno d-detto che ha un trauma cranico, e che… è in coma…» «Santo cielo.» sussurra Violet dopo un istante di silenzio «È terribile… Misty…» Misty scuote la testa. «Violet per favore…» sussurra «I-io devo andare da Ash… voi potete… potete occuparvi di Ashley? Io… devo andare da lui… devo…» «Sì, certo, Misty, stai tranquilla.» risponde prontamente Violet. «Grazie…» sussurra lei, senza sapere che cos’altro dire. Un sospiro lieve all’altro capo del filo. «Misty, se vuoi posso venire con te.» si offre gentilmente Violet «Ashley può stare con Anne. Vuoi che venga?» «No…» Misty fa nuovamente cenno di no con il capo, tormentando senza rendersene conto il filo del telefono «No i-io ti ringrazio… ma preferisco andare da sola…» «Sei sicura?» chiede Violet «Se vuoi posso…» «No.» ripete Misty «Tu resta pure con Anne… scusami ma voglio andare da sola. Io… non me la sento di vedere qualcuno adesso.» Una piccola pausa. «D’accordo.» concede infine Violet «Ma chiamami non appena sai qualcosa, okay?» «Va bene.» sussurra Misty «Grazie per… occuparvi di Ashley…» «Di nulla.» taglia corto Violet «Misty… se vuoi andare va’ pure, non voglio trattenerti.» Misty tira su col naso, e cerca di asciugare le lacrime. «Okay.» mormora «Grazie.» «Sono sicura che andrà tutto bene, sorellina.» afferma Violet con dolcezza «Conosco abbastanza Ash per sapere che non è uno che si arrende facilmente. Sono certa che se la caverà.» «Grazie.» ripete ancora una volta Misty «Io… ti chiamo dopo.» «Va bene.» sussurra Violet. Misty riappende lentamente il ricevitore. Senza più riuscire a trattenersi, scoppia in singhiozzi, appoggiandosi contro la parete. I capelli le spiovono scompostamente sulla faccia. Si morde le labbra. Obbligando se stessa a reagire, si dirige verso il lavello della cucina e apre il rubinetto. Si passa l’acqua fredda sul viso, rimanendo poi per diversi secondi a fissare le proprie mani. Scuote la testa con foga. Afferra la giacca e le chiavi della macchina, poi esce dall’appartamento. |
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