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Like a fairy tale

Misty




CAPITOLI



4. Qualcosa da festeggiare

«Ehi!»

Ash si volta. Lindsay, la ragazza che ha conosciuto un paio di giorni prima, è
in piedi dietro di lui con un sorriso smagliante dipinto sul volto. Con indosso
abiti non troppo formali, una semplice gonna blu e una camicetta bianca, e con
i capelli raccolti in una coda di cavallo, sembra molto più giovane della prima
volta che l’ha vista. Quasi una ragazzina.

«Indovina?» esclama la biondina, eccitata «Mi hanno assunta!»

«Bene.» Ash le sorride, rivolgendole un cenno di approvazione «Benvenuta nella
squadra, allora.»

Lindsay annuisce. «Non riesco a crederci, è il mio primo lavoro…»

«Andrai benissimo, non preoccuparti.» la rassicura «Soltanto un consiglio… sta’
alla larga da Robert Harris.»

La bionda fa una smorfia. «Già, quello non c’era bisogno che me lo dicessi.
Quando ti ha spedito a consegnare quelle schede, mi aspettavo che da un momento
all’altro si mettesse a sbavarmi addosso. Non vorrei mai essere al posto della
sua ragazza.»

«Oh…» Ash inarca le sopracciglia «Non credo che abbia una ragazza, sai.»

Lindsay sembra dubbiosa.

Ash si stringe nelle spalle. «Nessuna donna sana di mente potrebbe voler stare
con quella serpe, a meno che non sia completamente masochista.»

«Credo che tu abbia ragione.» sospira la bionda.

Ash lancia una rapida occhiata all’orologio. «Senti… visto che sei stata
assunta, se ti va possiamo festeggiare con uno dei terribili caffè di questo
posto, oppure, visto che devo solo finire di sistemare questa roba e poi potrò
andarmene da qui, possiamo prendere qualcosa al bar qui all’angolo. Che ne
dici?»

«Ci sto.» afferma lei con un sorriso «La seconda, voglio dire.»

«Ottima scelta.» commenta Ash. Afferra un fascio di carte dalla scrivania ed
inizia a suddividerle in diverse cartelle, secondo un criterio probabilmente
comprensibile soltanto a lui.

Lindsay resta ad attendere che finisca, appoggiandosi con la schiena allo
stipite della porta. «Avevi ragione tu, lo sai?»

Ash continua a riordinare i dattiloscritti. «Riguardo a cosa?»

«Al signor Davis.» afferma la bionda, guardandosi attorno con sguardo vagamente
assente «Scommetto che assumerebbe anche un serial killer, se gli dicesse che
ha bisogno di lavoro.»

«Che ti avevo detto?» mormora Ash. Richiude l’ultima cartella e la deposita
sopra le altre, poi si volta verso la bionda. «Io ho finito. Tu sei già
libera?»

Lei annuisce. «Sì. Lo sono già da almeno mezz’ora, ero passata soltanto per
farti sapere che mi avevano presa.»

Ash sorride. «Allora andiamo.»

La precede nel corridoio. Lindsay lo segue, ma restando un passo dietro di lui.
Molto probabilmente, non vuole che qualcuno vedendoli si faccia opinioni
sbagliate… e in questo, Ash non può che darle ragione. Quella specie di
manicomio camuffato da casa editrice è un covo di vipere.

Non ci vorrebbe molto perché qualcuno pensasse che fra il giovane assistente
sposato a sedici anni perché ha messo incinta la sua ragazza e la bella
neoassunta segretaria single ci sia qualcosa di più di una semplice amicizia.

E se una storia simile arrivasse a Misty, beh, non c’è bisogno di avere un
quoziente di intelligenza superiore alla media per capire che non riuscirebbe
mai a convincerla che si tratta di pura fantasia.

«Allora? Dov’è questo bar?» chiede Lindsay, una volta fuori dall’edificio.

Ash fa un cenno con la testa in direzione dell’angolo della strada. «È vicino.
Basta svoltare l’angolo e ci siamo.»

Lindsay sorride. «Ehi… grazie.»

«Di nulla.» taglia corto lui, con un’alzata di spalle.

Il bar è un locale davvero minuscolo, con un’atmosfera molto anni sessanta.
Lindsay si guarda intorno inarcando le sopracciglia, ma evita di fare commenti,
limitandosi a seguire Ash verso il bancone di legno scuro.

Ash fa un cenno per richiamare l’attenzione del barista. «Una birra.» ordina
distrattamente.

Lindsay gli lancia un’occhiata strana.

«Che c’è?» chiede Ash, voltandosi verso di lei.

La bionda si morde le labbra, imbarazzata. «Niente. Solo… non devi guidare,
dopo?»

«Solo per poche centinaia di metri.» taglia corto Ash, stringendosi nelle
spalle «E poi, l’alcol lo reggo bene. Tu che cosa prendi? Offro io.»

«Io… credo che prenderò solo un caffè, grazie.» afferma la ragazza.

«Come vuoi.» Ash afferra il boccale colmo che il barista ha depositato davanti
a lui sul bancone, portandolo alle labbra. Lindsay nota nuovamente la sua fede
nuziale.

Sorride. «Così giovane e già sposato?» scherza «Non ti sembra di aver fatto le
cose troppo in fretta?»

Ash alza le sopracciglia. «Quanti anni credi che abbia?»

La biondina lo osserva in silenzio per qualche istante. «Non so… diciannove?»

«Venti.» la corregge lui «E no, non credo di aver fatto le cose troppo in
fretta.»

«Davvero?» Lindsay lo guarda con curiosità «Nessun rimpianto?»

«Nessun rimpianto.» risponde prontamente Ash, scuotendo la testa «Se potessi
tornare indietro… credo che agirei esattamente nello stesso modo.»

Il barista deposita sul bancone davanti a Lindsay una tazza di caffè. Lei
ringrazia con un cenno, poi torna a rivolgersi ad Ash. «Tua moglie che tipo è?»
chiede, cercando di fare in modo che sembri una domanda del tutto casuale.

«È una donna eccezionale.» afferma lui, bevendo un lungo sorso di birra «Sono
fortunato a stare con lei.»

«State insieme da molto?» chiede Lindsay.

«Siamo sposati da più di quattro anni.» afferma Ash «Ma la conosco da molto più
tempo.»

Lindsay spalanca gli occhi. «Quattro anni? Accidenti.»

«Già, parecchio, eh?» mormora lui con un sorriso «Non vorrei lasciarla per
niente al mondo. Amo lei e amo mia figlia come non ho mai amato nessuno in vita
mia.»

Lindsay per poco non si strozza con il caffè. «Figlia?!»

«Sì, abbiamo una bambina.» afferma Ash, con un altro sorriso «Si chiama
Ashley.»

«E quanti…» Lindsay finisce di bere il caffè e abbandona la tazza sul bancone
«Quanti anni ha?»

Ash svuota metà del boccale in un unico sorso. «Ne ha compiuti quattro il mese
scorso.»

«Oh…» mormora la bionda, senza sapere cosa altro dire «E tua moglie? Hai detto
che la conosci da molto tempo. Come vi siete conosciuti?»

«È una lunga storia.» taglia corto Ash «Avevamo solo dieci anni allora.»

Lindsay sorride. «Ed è stato amore a prima vista?» chiede scherzosamente.

Ash finisce la birra. «Non direi… anzi, più che altro è stato l’esatto opposto.
All’inizio non ci sopportavamo nemmeno… voglio dire, lei era questa ragazzina
insopportabile e isterica, c’è voluto un po’ perché iniziassi a considerarla
un’amica. Ma poi…»

«Poi?» lo esorta la bionda.

«Lascia perdere.» taglia corto lui, facendo un gesto vago con la mano «E tu?
Sei sola o stai con qualcuno?»

Lindsay fa una smorfia. «Sola.» afferma «Ho avuto una storia, un po’ di tempo
fa. È durata quasi un anno, ma adesso è finita.»

«Mi dispiace.» mormora Ash.

«Non dispiacerti.» Lindsay scuote la testa «Il tizio con cui stavo era un
perfetto idiota. Sono stato io a mollarlo… dopo aver scoperto che da più di sei
mesi se la faceva con una quindicenne.»

Ash non sa cosa dire.

«Una quindicenne, ti rendi conto?» continua Lindsay con foga «Quel figlio di
puttana mi tradiva con una bambina.»

Rimane in silenzio per qualche istante, poi fa un gesto secco. «Lasciamo stare.
Spero che fra te e tua moglie le cose continuino ad andare bene.»

«Già.» mormora Ash. Il suo sguardo si perde nel vuoto. «Lo spero anch’io. Se
Misty mi lasciasse… non so che cosa farei. Non credo che potrei andare avanti
senza vedere il suo sorriso ogni mattina, o… senza vederla ogni sera quando
torno dal lavoro…»

Lindsay sorride. «Devi amarla davvero moltissimo.»

«Più della mia stessa vita.» afferma Ash con convinzione.

«Allora dovresti tornare da lei, invece che restare qui a parlare con me…»
scherza la biondina «A quest’ora ti avrà già dato per disperso.»

Ash lancia una rapida occhiata all’orologio sulla parete. Si stringe nelle
spalle. «Sono soltanto le otto. A volte esco dal lavoro anche più tardi.»

«Insisto.» Lindsay scuote la testa «Non voglio trattenerti.»

«Non lo stai facendo.» afferma Ash «Posso restare… ancora un po’.»


 

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