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Like a fairy tale

Misty




CAPITOLI



5. L'equilibrio si spezza

Misty è in piedi di fronte alla porta, con le braccia incrociate. L’espressione
sul suo volto trasfigura immediatamente da preoccupazione a rabbia non appena
Ash apre la porta.

«Ma lo sai che ore sono?!» lo aggredisce, prima ancora che abbia il tempo di
entrare.

Ash scuote la testa. Senza che se ne rendesse conto, il suo “ancora un po’” si
è trasformato in molto più di un po’. Non aveva la minima idea di che ora fosse
quando ha salutato Lindsay.

Misty lo fissa incredula. «Come, no?» esclama con voce più acuta del normale
«Sono quasi le dieci, razza di idiota! Ero preoccupatissima!»

«Non è così tardi…» tenta di giustificarsi Ash.

Lei spalanca gli occhi. «Non è così tardi?» ripete «Cos’è, sei uscito
completamente di testa per caso? Dove accidenti eri?»

«Stavo…» inizia Ash, ma lei lo interrompe.

Lo fissa gelida. «Sei ubriaco?»

Ash scuote la testa. «No, ho solo…»

«Non dire stronzate.» lo interrompe nuovamente Misty, con rabbia «Credi che sia
un’idiota? Sento la puzza di alcol.»

«Smettila!» esclama Ash «Ho solo bevuto un po’, non sono ubriaco!»

Tende una mano verso di lei per toccarla, ma Misty si ritrae. «Dove diavolo
eri?»

«Okay.» Ash trae un respiro profondo, imponendosi di mantenere la calma «Misty,
per favore, lasciami spiegare.»

«Perché dovrei?» sibila lei.

Ash sospira. «Per favore, Misty.»

Misty rimane in silenzio per qualche istante. «E va bene.» concede alla fine
«Ma se non hai una ragione più che valida per essere rientrato a quest’ora
giuro che io…»

«Misty…» Ash le posa una mano sulla spalla «Ascolta. Ricordi quella ragazza di
cui ti avevo parlato, Lindsay? È venuta a dirmi che è stata presa e allora le
ho proposto di andare a prendere qualcosa al bar per…»

«Cioè tu sei stato fino ad ora al bar?!» lo interrompe lei, per l’ennesima
volta «Fammi capire. Mentre io stavo qui a preoccuparmi per te e a immaginare
almeno un milione di cose terribili che potevano esserti successe, tu stavi al
bar a spassartela con una troia che non conosci neppure?!»

Lui sospira di nuovo. «Lindsay è soltanto un’amica. Volevo soltanto essere
gentile, tutto qui! Perché devi fare un tragedia per ogni sciocchezza?»

«E pensi anche di aver ragione?» esclama Misty «Potevi almeno chiamarmi!
Potevi… ma già, giusto, eri troppo occupato con quella Linda o come diavolo si
chiama per preoccupartene… sei già stanco di me?»

«Non dire assurdità.» afferma Ash «Come fai a pensare una stronzata simile? Ti
ho detto che Lindsay è soltanto un’amica.»

Misty scuote la testa. I suoi occhi verdi sono freddi come il ghiaccio. «Già,
dicono tutti così, eh?»

«Vuoi finirla con questa storia?» Ash la afferra per le spalle «Va bene, hai
ragione tu, avrei almeno dovuto chiamarti… ma non mi puoi accusare di tradirti!
Sai che non lo farei mai! Lo sai!»

«Non mi toccare!» sibila Misty, liberandosi «Io non so un bel niente. Non più.
Non dopo che mi hai piantata in asso così senza nemmeno avvertirmi per andare
ad ubriacarti in un bar con una puttana qualunque! Tu non hai idea di quando
fossi preoccupata, Ash!»

«Lo so.» afferma lui, serio «Mi dispiace.»

Lei fa nuovamente cenno di no con il capo. «Doveva dispiacerti prima. Adesso è
tardi.»

«Misty, per favore, piantala.» Ash sospira ancora una volta. Si guarda intorno.
«Ashley dov’è?»

Misty spalanca gli occhi, sconcertata. «È a dormire, dove vuoi che sia? Ma ti
rendi conto di che ore sono?»

Ash cerca un’altra volta di posarle una mano sulla spalla. «Misty, per favore.
Non voglio litigare…»

«Lo stiamo già facendo!» esclama lei, ritraendosi «Non te ne sei accorto?»

Lui la guarda con aria supplice. «Misty…»

«No!» esclama lei «Non ho intenzione di ascoltarti, Ash! Non più! Io mi fidavo
di te, come diavolo hai potuto…»

«Finiscila!» la interrompe Ash, quasi urlando «Va bene, sono stato un idiota a
stare fuori fino a tardi senza chiamarti, ma smettila di pensare che fra me e
Lindsay ci sia qualcosa! Non è la verità! Andiamo, Misty!»

Misty si morde le labbra. «Come faccio ad esserne sicura?»

«Perché ti amo.» afferma lui.

«Non lo so più.» mormora lei, scuotendo la testa. Ha gli occhi lucidi.

Ash la guarda sbalordito. «Eh?»

«Se tu mi amassi ti saresti almeno preoccupato di chiamarmi per farmi sapere
che andava tutto bene, e che non eri in quel preciso momento in fin di vita
nella sala operatoria di uno schifoso ospedale!» esclama lei, di nuovo urlando
«Possibile che tu non ti renda conto?! Stavi a divertirti in un bar mentre io
stavo qui a morire di paura senza nemmeno immaginare che tu ti stavi divertendo
così tanto da non pensare a me nemmeno per cinque minuti! Nemmeno il tempo di
fare una telefonata!»

Ash abbassa gli occhi e resta in silenzio, incassando il colpo.

Neppure Misty ha nient’altro da dire. Distoglie lo sguardo, trovandosi a
fissare senza espressione il pavimento della stanza.

«Mamma?»

Spalancando gli occhi, Misty si volta di scatto. Ashley è in piedi sulla soglia
della stanza. Stringe al petto la sua bambola, fissando entrambi con occhi
pieni di paura.

Misty trae un lungo respiro, obbligandosi a fingersi calma. Raggiunge la bimba
e si inginocchia davanti a lei sul pavimento. «Va tutto bene piccola,
tranquilla.» sussurra, prendendole il visetto fra le mani «Mamma non è
arrabbiata con te. Mi dispiace se ti abbiamo svegliato.»

Il mento di Ashley trema, la bimba è sul punto di scoppiare a piangere.
«Papà…?»

Ash accenna un passo in quella direzione, ma Misty lo fulmina con lo sguardo.
«Non avvicinarti.» sibila. Poi torna a rivolgersi ad Ashley. «Va tutto bene,
tesoro. Io e papà stavamo soltanto… avendo una piccola discussione.»

La piccola non sembra affatto convinta di quella spiegazione.

Misty si volta verso Ash. Continua a parlare con Ashley, ma mentre lo fa il suo
sguardo rimane fisso su di lui, freddo come il ghiaccio. «Una discussione che
non credo si risolverà molto facilmente.» afferma, gelida «Quindi, forse è
meglio se adesso lasciamo papà a riflettere su quello che ha fatto.»

Sempre tenendo gli occhi fissi su Ash, prende in braccio la bambina e si alza
in piedi, dirigendosi verso la porta. Prende il cappotto della piccola
dall’appendiabiti.

Ash le afferra un polso. «Che diavolo vuoi fare?»

Lei lo fissa in silenzio per un lungo istante, poi si libera della sua stretta
con un gesto brusco. «Vado da Violet.» sibila «E porto Ashley con me. E tu non
provare a fermarmi.»

Colpito, Ash rimane immobile a fissarla per un lungo istante. Poi scuote
lentamente la testa. «No.» mormora «Misty, no. Ti prego. Possiamo parlarne.
Possiamo…»

«Mi sembra che ne abbiamo già parlato abbastanza.» taglia corto lei. Deposita
Ashley a terra e le infila il cappotto, allacciandone i bottoni con attenzione.

Ash rimane in silenzio, continuando a scuotere la testa con lo sguardo perso.

La piccola Ashley sceglie proprio quel momento per scoppiare a piangere. Non
solo qualche lacrima, bensì strilli acuti e interrotti soltanto da brevi
intervalli durante i quali riprende fiato, per ricominciare poi a strillare.

Misty la abbraccia. «Shh, tesoro. Shh. Non piangere. Andiamo a trovare zia
Violet, eh? Su, piccola.»

Ashley smette di strillare, ma non di piangere. Tira su col naso, due lacrimoni
le rigano le guance rotonde. Misty afferra la propria giacca e la indossa,
raccoglie le chiavi della propria macchina dal tavolo, poi prende nuovamente in
braccio la bimba. Apre la porta.

Ash la afferra per un braccio. «Misty, ti prego…»

Lei scuote la testa. Si libera della sua stretta e, con Ashley in braccio,
scende le scale e si dirige verso la macchina. Ash la segue.

«Misty, per favore, Misty…»

Senza guardarlo, Misty sistema Ashley sul seggiolino di sicurezza. Poi apre lo
sportello del guidatore e sale in macchina. Ash afferra lo sportello,
impedendole di richiuderlo.

«Misty, per favore.» implora «Parliamone. Non andartene via così.»

Misty fa nuovamente cenno di no con il capo. Continua a tenere lo sguardo fisso
a terra. «Non credo di aver voglia di parlare con te, Ash. Non ancora.»

La sua voce trema. Quando alza lo sguardo verso di lui, Ash si rende conto che
ha gli occhi pieni di lacrime. Lascia lo sportello.

Misty lo sbatte con rabbia. Mette in moto, e non si volta indietro a guardare
Ash che ancora la implora di restare. Forse non si volta per non dargli la
soddisfazione di vederla piangere.


 

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