FANFIC Like a fairy tale CAPITOLI
2. Un colloquio di lavoro «Signorina Jones… quali sarebbero le sue qualità principali?» La ragazza bionda tormenta nervosamente un lembo della gonna blu. «Io… credo di avere una certa sensibilità con le persone, signor Davis.» L’uomo la guarda dall’alto della sua scrivania di mogano. «Capisco. Questo sarebbe il suo primo impiego?» La ragazza annuisce. «Bene…» il signor Davis lancia una rapida occhiata al mazzetto di fogli posati sulla scrivania «Uhm… e cosa mi dice della sua vita personale? Mi pare di aver letto che è orfana di madre…» «Sì.» le dita della ragazza si serrano con forza attorno al tessuto blu della gonna «Mia madre è morta quando avevo diciassette anni, signore.» Un altro sguardo ai fogli. «È fidanzata, Miss Jones?» La bionda spalanca gli occhi. Che accidenti di domanda è, in un colloquio di lavoro? «No, signor Davis.» si affretta a rispondere. «Ho letto che ha lasciato gli studi.» continua il signor Davis «Quindi ha soltanto il diploma di liceo, giusto?» Lei fa un altro cenno di assenso con il capo. «Ma vorrei riprendere… sa, per corrispondenza. In questo modo lo studio non interferirebbe con il mio lavoro.» «D’accordo.» il signor Davis annuisce «Sarà nostra cura farle sapere qualcosa.» «Grazie.» sorride lei, rialzandosi, prima di uscire dall’ufficio. Ha la sensazione che il colloquio sia andato abbastanza bene. Si chiede che impressione possa aver fatto al signor Davis: si è vestita con cura, tailleur blu e camicia bianca, semplice ma di classe. E ha tirato su i capelli, in un tentativo di apparire più ordinata… o semplicemente più matura, forse. Beh, adesso ha finito. È inutile che continui a pensare all’impressione che può aver fatto. Tormentando una ciocca di capelli sfuggita allo chignon, si dirige verso l’uscita. Diciannove anni compiuti appena da un mese, solo un diploma di liceo. Non che possa aspirare a chissà quale elevato impiego. Ma spera che almeno questo, un lavoro come segretaria in una piccola casa editrice, sia alla sua portata. Persa nei suoi pensieri, non si accorge del ragazzo che percorre il corridoio in direzione opposta alla sua, concentrato nella lettura della prima di una pila di schede che tiene fra le mani. O meglio, si accorge di lui solo quando gli va a sbattere addosso. «Ehi!» Le schede che lui teneva in mano si sparpagliano sul pavimento di marmo. Una discreta sfumatura di rosso colora le guance della biondina, che si china immediatamente per raccoglierle. «Scusami…» «Lascia, faccio io.» afferma lui, afferrando da terra un mazzetto di fogli. La ragazza scuote la testa. «Lascia che ti aiuti. È colpa mia, ero soprappensiero.» Lui finisce di raccogliere le schede, prende quelle che la bionda gli porge, poi si rialza in piedi. È un ragazzo bruno, alto, sui vent’anni al massimo. Le sorride. «Non preoccuparti, nemmeno io stavo facendo attenzione. Sei nuova?» «Forse.» afferma lei «Ho appena fatto un colloquio di lavoro, forse farò la segretaria qui. Sono Lindsay Jones, e tu?» Tenendo il mazzo di fogli con un solo braccio, lui le porge la mano. «Ash Ketchum.» Lindsay nota con stupore la fede che lui porta all’anulare. Così giovane e già sposato? «Lavori qui?» chiede, stringendogli la mano. Lui fa cenno di sì con il capo. «Sono assistente.» «Oh…» la bionda sente di stare arrossendo di nuovo «Quindi forse saremo colleghi.» «Così pare.» afferma Ash «Non lasciarti spaventare dal signor Davis. Ha il cuore tenero, è praticamente incapace di dire di no a qualcuno.» Lindsay lo guarda stupita. «Davvero?» «Non è l’impressione che dà, vero?» sorride lui «Tutta apparenza. È un buono.» «Lavori qui da molto?» chiede la ragazza, stupita della familiarità con cui quest’affascinante sconosciuto parla di un suo superiore. Ash si stringe nelle spalle, vago. «Quasi da due anni ormai.» «E com’è?» si informa Lindsay, interessata «Come posto, intendo.» «Non è male.» afferma lui, con un’altra alzata di spalle. Lei si dà improvvisamente una pacca sulla fronte. «Dio, che stupida che sono! Sto qui a farti perdere tempo quando tu magari hai un sacco di lavoro da fare e…» «Non preoccuparti.» la interrompe Ash, con un sorriso «Questo è uno dei rarissimi momenti di calma di questo posto.» Lindsay risponde al suo sorriso, nervosamente. «Ti sei fatto un’amica, Ketchum?» si intromette una voce antipatica alle sue spalle. Si volta. Il ragazzo in piedi dietro di lei sembra avere la stessa età di Ash, forse qualche anno di più; ma anche solo il suo aspetto lascia intendere che è molto diverso da lui. Ash si rabbuia improvvisamente, ma non dice nulla. L’altro sogghigna. C’è qualcosa di incredibilmente subdolo nel suo sguardo. «Tua moglie è d’accordo?» ironizza. Poi, senza attendere la sua risposta, si volta verso Lindsay e la osserva da capo a piedi, soffermandosi qualche istante di troppo sulle sue gambe nude dal ginocchio in giù. Torna a rivolgersi ad Ash. «Non mi presenti la signorina?» «Lascia che si presenti da sola.» sibila lui, con lo sguardo fisso verso il pavimento. Il nuovo arrivato spalanca gli occhi, ghignando. «Al tuo posto cercherei di essere meno insolente, Ketchum. Forse devo ricordarti che tu sei il mio assistente?» Ash stringe i pugni. Robert Harris, il suo superiore diretto, è l’uomo più spregevole che gli sia mai capitato di incontrare. Se potesse, non esiterebbe a fargli ingoiare i denti con un pugno. Ma non c’è bisogno di essere dei geni per capire che un simile gesto gli costerebbe il lavoro. «Sono Lindsay Roberts.» si intromette lei timidamente, cercando di salvare la situazione. Harris sembra dimenticare completamente Ash, concentrando adesso tutta la sua attenzione sulla bionda. «Robert Harris.» si presenta viscidamente, baciandole la mano come un gentiluomo d’altri tempi «Ma se vuole può chiamarmi Rob, Miss.» Lindsay non sa cosa rispondere. Ash alza gli occhi al cielo. «Dacci un taglio, Robert.» Robert Harris gli lancia un’occhiata di fuoco. Nota le schede che Ash tiene in mano, e alza le sopracciglia. «Se non mi sbaglio, Ketchum, ti avevo chiesto di portare quella roba ad Albert. Che ci fai ancora qui?» «Vado.» sibila lui, con un tono di voce che esprime al tempo stesso rabbia e rassegnazione. Lindsay gli rivolge un sorrisetto complice. Con un sospiro, Ash si dirige verso l’ufficio di Albert Crew. Ma non vede l’ora di essere a casa, con Misty e con Ashley. |
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