Nel
pomeriggio andai in biblioteca a trovare papino e lo vidi intento a studiare
magia nera.
-
Brutto vizio- l' interruppi
Alzò
gli occhi, ma non mi rispose.
Volevo
essere sicura che non rompesse le scatole.
Era
pomeriggio, qualcuno avrebbe potuto vedermi, ma non me ne importava (ero anche
incappucciata). Peggio per lui; in ogni caso non avrebbe fatto tempo a riferirlo
a nessuno.
Dopo
la mia scappatella sarei andata in biblioteca a studiare la mia magia: formule
complesse, che bisognava tradurre, trasformare e riassumere in poche parole, per
avere il risultato stabilito.
Mi
piaceva moltissimo questo lavoro, ogni volta era una sfida e dopo, quando
provavo la magia esatta con la giusta intonazione e metrica, ero molto
soddisfatta.
Pensai
a ciò, mentre attraversavo i prati e gli orti, per giungere alla mia meta,
nella foresta.
Arrivai
al fiume; visto che non era passata ancora una settimana credevo che non si
sarebbe presentato nessuno. Poco dopo, invece, sentii uno scalpiccio e un
centauro bianco, molto carino si fece largo tra la boscaglia.
-
Sei tu la Signora?- mi chiese
-
Sì, allora dove è il libro? -
Aspettavo
che mi dicesse che non l' avevano trovato, o cose simili,
invece ...
-
Bene, seguimi. Alexander ti aspetta all' albero dove pensiamo sia nascosto il
libro. E' una grandissima quercia,
molto vecchia. Sulla corteccia sono incisi degli strani simboli magici, che la
proteggono. Non riusciamo a capirli, ma pensiamo che possano riferirsi al
libro.-
-
Fantastico - fu l' unico commento che riuscii a pronunciare.
Però,
ne mettono molto di impegno a fare le cose, i centauri, quando lo dicono le
stelle. In meno di una settimana avevano trovato un libro, in un' estesa e
intricata foresta!
Gli
montai in groppa e lui partì al trotto verso il cuore del nero bosco, dove la
luce non passava tra gli alberi.
Dopo
una mezz' oretta arrivammo a un fiume, dove scorsi due centauri, uno dei quali
era il marroncino (scoprii che si chiamava Alexander) con cui avevo parlato la
prima volta.
La
quercia era lì, e i simboli rilucevano un poco alla pallida luce del sole che
tentava di violare quell' oscurità totale.
-
Bene arrivata - mi dissero.
-
Sì, sì. Fate spazio che devo vedere - dissi impazientemente. E spinsi da parte
i due mezzi cavalli.
Le
rune non erano chiare, ma mischiate ad altre parole della lingua maga.
Riflettei
un po', poi mi giunse come un fulmine un' idea: erano due lingue diverse, se
lette insieme non avevano senso, ma separatamente, segno per segno....
Provai,
e ciò che risultò nella parte delle rune fu:" L' Erede arriverà e l'
albero aprirà", mentre le altre lettere dicevano:" confidando nella
sua lingua lui potrà".
Cosa?
Che senso aveva?! La mia lingua ... ah il Serpentese, ma certo, avevo capito,
che facile!
Mi
allontanai un po' e pronunciai:- L' Erede ti ordina di svelarti -, dalla mia
bocca uscirono sinistri sibili e alla base dell' albero le radici cominciarono a
districarsi, fino a mostrare una cavità.
Ero
eccitatissima, a differenza dei centauri attorno me.
Mi
inchinai ed estrassi il vecchio volume, con la copertina nera e rilegatura
dorata, avvolto in un logoro panno di antichissimo velluto marrone.
Mio!
Mi
girai verso gli altri.
-
Avete fatto il volere delle stelle, bene per voi ... e per me. Addio -
Mi
incamminai in direzione del castello, ma alle mie spalle sentii "non addio,
arrivederci".
Cosa
voleva dire? Al momento non me ne diedi la pena di capirlo, avevo il libro e
solo ciò mi importava.
Si
diceva che il bosco fosse stato infestato da vampiri e mostri di ogni tipo, ma
io non ne vidi uno.
Sapevano
che ero più pericolosa di loro…
Arrivai
al castello all' ora di cena.
Il
tempo, sotto quegli intricati alberi, era volato, senza che me ne accorgessi.
Non
avrei potuto studiare; solo dopo cena, forse. Uffa!
Ficcai
i libri sotto il letto e mi precipitai giù.
Avevo
qualche fogliolina nei capelli, nonostante avessi indossato il
cappuccio, ma nessuno se ne accorse.
Quando
ebbi finito di mangiare "Aleç"
mi accompagnò in biblioteca e qui, con mia enorme disperazione, mi fece fare
tutti i compiti per il giorno seguente. Tutti!
Non
servì nemmeno la scusante del libro.
Finii
verso le dieci e stanchissima mi trascinai in camera. Mi addormentai appena mi
sdraiai sul letto.
Le
giornate passavano tranquille e dicembre si avvicinava sempre più. Il castello
era immerso nel tipico gelo di quei periodi, che si poteva facilmente rimediare
con un fuoco fatuo, in cortile. Leggevo il libro trovato dai centauri poco per
volta, data la sua enorme difficoltà e la stanchezza che mi sopraffaceva dopo.
Io
e la mia compagnia ( Draco, Aleç, Tiger, Goyle e altri compagni di corso di
Malfoy) ci divertivamo da morire a prendere in giro gli altri, soprattutto
mezzosangue e alcune volte si sfiorava la rissa, soprattutto con i Weasley.
I
miei voti a scuola erano ottimi, anche perché mi aiutavo con la magia che
conoscevo meglio e arrivai anche a superare Hermione Granger, (amica di Potter e
Ron), la più brava in tutto.
Ciò
che odiavo era l' artimanzia: numeri, tabelle, ... da decifrare
e risolvere e mi facevo aiutare anche da mio padre, che in questo era
veramente bravo.
Qualche
volta aiutavo Draco a finire i compiti, in fretta, per poi andare a divertirci
con gli altri.
La
professoressa che più detestavo era la Mc Grannit, che non mi apprezzava come
gli altri, nonostante fossi migliore perfino della Granger.
Un
giorno, da dietro una colonna, la sentii dire al preside:- Albus, la Pendragon e
i suoi compari non fanno altro che seminare zizzania per l' edificio,
soprattutto con quel Malfoy. Molti ragazzi mezzosangue sono stanchi di essere
presi in giro, ma ... non so ... hanno paura di parlare di quei Serpeverde, con
i professori. Anche Aleç è diverso, più ... non so... crudele, bo, sarà una
mia impressione, ma è cambiato.-
-
Non preoccuparti Minerva, parlerò con quei ragazzi, ma mi sembra che abbiano
tutti buoni voti, anche Malfoy è migliorato parecchio. Comunque ci penserò
io.-
Che
noiosa; adesso il preside sarebbe venuto a farci una romanzina. E così fu; ci
chiamò nel suo studio e ci fece un bel discorsetto sulla dignità delle persone
e sul rispetto reciproco. Noi ci difendemmo bene e alla fine riuscimmo a
scampare dalle sue grinfie.
Per
vendicarci estendemmo le nostre torture, finché , un giorno, ce la prendemmo
con Neville Paciock, un ciccione senza cervello!
Gli
facemmo l' incantesimo delle Pastoie e ci deliziammo nel vederlo saltare fino
alla torre dei Grifondoro, con le gambe avvinghiate dalla magia.
Avevo
sentito dire che Draco era stato schiaffeggiato l' anno precedente dalla
Granger, per non so cosa e scoppiai
a ridere quando lei, Potter, Ron e Paciock si pararono davanti al nostro tavolo,
con aria di chi è pronto a picchiarti da un momento all' altro.
La
prima a parlare fu Hermione:- Allora, vi divertite così tanto a tormentare
questo poveretto? -
-
Non fateci la romanzina vi prego, ci ha già pensato Silente. Il rispetto
reciproco è un valore fondamentale!-
Draco
lo scimmiottò alla perfezione e, insieme a noi, salirono un coro di risa da un
gruppetto di camerati del 6° anno, poco lontani.
Weasley,
fece per lanciarsi contro di noi, ma Potter lo trattenne per la tunica.
Aleç
spuntò da una caterba di libri e appena vide Harry i suoi occhi si ridussero a
una fessura; avevo paura che gli saltasse addosso e lo strozzasse con le sue
mani, visto che non poteva farlo con la magia. Colse la mia occhiata e si limitò
a dire:- In biblioteca non si fa rumore. Andatevene!-
-
Avete capito? Sparite, sciò! - rincarò un altro ragazzo
Hermione
si fece avanti e ci lanciò un incantesimo che avrebbe dovuto farci vomitare
lumache per i giorni successivi, ma con una formula fermai l' incantesimo e lo
diressi su Neville, che fu troppo lento a sfuggirgli e se lo prese in pieno
petto. Con un sonoro rutto cominciò a vomitare lumache. Eravamo paralizzati dal
ridere.
La
bibliotecaria, madama Pince accorse appena in tempo per vedere la luce che
usciva dalla bacchetta di Hermione e colpiva il ciccione.
-
Ehi, voi, insomma, fuori dalla biblioteca!-
Cacciò
il gruppetto dei Grifondoro fuori, ma prima fece pulire loro dove Neville aveva
rimesso i disgustosi animaletti. Che spasso vederli lavorare, sotto i nostri
occhi. Ogni tanto alzavano lo
sguardo dalla bava per lanciarci occhiate cariche di rancore. Draco
li incitava : - Forza inetti, lavorate e pulite bene la bava, mi
raccomando, qui attorno ci sono libri di inestimabile valore.-
Purtroppo
per loro, allo stesso modo la pensava la Pince.
Quando
ebbero finito sibilai loro:- Vi conviene non farvi vedere più qui attorno o
passerete guai peggiori. La prossima volta non sarò così buona -
Uscirono
furiosi dalla biblioteca.
Voldemort
si avvicinò e indicando la Pince mi chiese:- Chi è quella?-
-
La bibliotecaria, Madama Elizabeth Pince. Perché?-
-
No, niente.- Aveva una faccia strana e ogni tanto le lanciava sguardi fugaci.
I
primi giorni di dicembre finii di leggere il libro tanto agognato, molto bene!
La
mia missione si stava avvicinando sempre più.
Era
il 15 dicembre, non potevo più
aspettare e a mezzanotte del 14, andai
in cucina e avvelenai il cibo della tavolata dei professori, non mi importava di
chi fossero i piatti, li avvelenai tutti, volevo
essere sicura.
Il
giorno dopo non mi presentai alle lezioni, perché ero intenta a ripassare tutte
le formule necessarie per l' operazione, ma seppi che già dopo la colazione
alcuni insegnanti si erano sentiti male. Colpa del porridge, dicevano loro ...
meglio così.
Oh,
che paura avevo! Me lo ricordo anche adesso mentre scrivo, ero veramente in
preda al panico. Sussultavo a ogni rumore, ma alla fine, verso sera, decisi di
entrare in azione e cosa vidi?!
Una
cosa che mi riempì di puro terrore: il preside Silente passeggiare tranquillo
per i corridoi, come se non avesse in corpo tre dosi di veleno soporifero!
Orrore!
Per tre pasti aveva mangiato quantità industriali di sonnifero ed era ancora in
piedi!
Ricorsi
allora alle maniere brute: con la magia feci cadere uno scudo appeso al soffitto
proprio in testa alla mia vittima, attutendone con un' altra formula l'
assordante rumore.
Silente,
che non si accorse in tempo del pericolo, stramazzò a terra con un rivolo di
sangue che gli colava da una ciglia.
"
Spero di non averlo ammazzato" pensai, ma ben presto non me ne occupai più.
Lo
portai nella Camera, ma dovetti fare due volte l' incantesimo perché una sfera
d' argento cominciasse a fluttuare nell' aria sopra di lui e un' ultima
invocazione per mantenerla su questo piano assiale.
Finito
diedi un' altra botta in testa al poveretto e lo riportai al corridoio dove era
prima. Non dovetti nemmeno fargli il potente incantesimo di memoria che avevo
previsto, infatti avrebbe visto lo scudo a terra e fatto le debite
considerazioni.
Piano
intelligente! Con un ghigno che mi andava da un orecchio all' altro mi
precipitai in biblioteca e dopo aver ben controllato che non vi fosse nessuno
aprii la minuscola statuetta, incisa sulla colonna e vi misi la sfera. Era
bellissima, d'argento, con le sfumature delle stelle.
Inforcai
la scopa e nonostante fosse notte e fossi stanca andai a fare un giro per il
cielo stellato, a festeggiare.
Ce
l' avevo fatta, non mi pareva vero!
Il giorno dopo Silente fu trovato ancora svenuto (forse avevo esagerato un po')
e vicino a lui lo scudo, tutti fecero le adeguate supposizioni, nessuno osò
collegarmi all' accaduto. Io ero stata a volare tutta la notte e il giorno
seguente; così, quando rientrai
erano quasi le sei di sera, ma nessuno mi notò.
Mio
padre, dopo avermi agguantato mi chiese se mi ero bevuta il cervello ad
aggredire a quella maniera il Preside, ma io gli sorrisi e con suo enorme
stupore lo abbracciai e .... svenni.
Non
mi ero riposata nemmeno un minuto e dopo non so quante ore di volo e di
incantesimi potenti, ero sfinita.
In
una semi coscienza vidi Voldemort che strabuzzava gli occhi, mi caricava sulle
spalle e mi portava di corsa in infermeria. Giunta lì svenni del tutto.
Mi
svegliai il giorno seguente, deve essere stato di pomeriggio perché vicino al
mio lettino, in infermeria, c'era Draco e i suoi due compari.
-
Alleluia. Credevo che fossi morta! Mi hai fatto prendere un colpo!-
-
Dove è Aleç?- sussurrai
-
Bo, in giro -
Mi
alzai piano e, dopo aver avuto il permesso da Madama Chips, ritornai in camera
mia, aggrappata al braccio del mio amico e a quello di Tiger.
Giunta
lì mi cambiai e feci una calda e lunga doccia, mentre Draco aspettava nel
piccolo soggiorno che fungeva da anticamera.
Quando
mi fui messa a posto gli chiesi se
voleva fare una passeggiata con me.
Quando
fummo soli, lungo i sentierini del parco gli domandai:- Allora, che notizie
nuove?-
-
Te ne volevo proprio parlare. Tu sai mica niente di un preside colpito in testa
da uno scudo, vero?-
-
No perché? E' morto?-
-
No, no. Dai dimmi cosa sai. Sono sicura che c'entri tu qui, è il tuo stile-
-
Ah e da quando conosci il mio stile?-
Cercai
una panchina perché ero ancora debole e mi stava già girando la testa.
Io
morivo dalla voglia di dirgli la verità, di come avevo fregato il grande
Silente, e alla fine, dopo molte pressioni gli raccontai tutto, o quasi.
-
Sei un demonio tu, altro che! Ti lascio sola un giorno, assalisci il preside e gli freghi quasi l' anima.-
Sfoderai
un largo sorriso vittorioso.
Il
sole era sceso da poco e potevamo sentire il vociare di chi cenava in sala
grande e allora ci avviammo a piccoli passi verso la confusione.
Entrai
di nascosto per non farmi vedere dagli insegnanti, ma presto sentii qualcuno
dire:- Ciao Sasha!-
Tutti
si girarono e subito il professor Piton e la prof.ssa Mc Grannit si alzarono, mi
acchiapparono per un braccio e mi portarono nel loro studio.
-
Allora, ti diverti tanto a saltare le lezioni per poi svenire addosso alla
gente?-
-
Suvvia Minerva, non la tratti così. Non è colpa sua se sviene- replicò Piton.
Severus
Piton era il rappresentante di Serpeverde e aiutava sempre i ragazzi del suo
dormitorio, mentre agli altri toglieva più punti che poteva; soprattutto a
Harry Potter e ai grifondoro.
A
Draco stava simpatico, io lo odiavo lo stesso.
La
furia riprese con più calma:- Sappiamo che hai una salute molto cagionevole,
tuo nonno ci ha informato-
-
Non svengo spesso, solo che stavo male e non ho mangiato e allora sono diventata
debole-
-
Devi mangiare di più, sei troppo magra.-
-
Si, sì, va bene. Comunque adesso sto benissimo-
-
Un' altra cosa- riprese la vecchia racchia- hai fatto troppe assenze
ultimamente, stai attenta perché possiamo non ammetterti agli esami finali.
Domani ti interrogherò su tutto ciò che abbiamo fatto nei giorni precedenti,
per vedere se questo pomeriggio hai recuperato -
-
Va bene, cercherò di ridurre il numero di assenze, mi interroghi pure-
Non
sapevo niente. Dannazione a lei!
Quando
ritornai a cena erano già al secondo, mi ficcai di fianco a Draco e qualcuno mi
chiese come stavo.
Risposi
con un grugnito.
-
Cosa succede adesso, serpentello velenoso?-
-
Smettila Malfoy! Domani ho un' interrogazione e devo ancora aprire il libro. -
-
Ti do una mano? -
-
No, tutto quello di cui ho bisogno è riposo -
Mangiai
in silenzio, mentre gli altri parlavano dell' incidente a Silente.
Mi
alzai e andai con la compagnia in dormitorio, mentre Goyle e Tiger restavano a
fare il tris di dolce.
-
Ti accompagno in camera-
-
Non ho bisogno del baby sitter, come qualcuno, io!- ribattei.
-
Voglio solo evitare che tu svenga, almeno cadrai sul morbido-
-
Vieni dentro, dai!- lo invitai, quando arrivammo. Non si fece pregare due volte.
-
Per Natale dove andrai tu?- dissi.
-
- Bo, a casa, penso. Non ne ho voglia, però. Non che
questo posto mi piaccia, ... Tu? -
-
Che ne pensi di venire a casa dei miei nonni, saranno felici di accoglierti,
visto che sei un bravo ragazzo!-
-
Wow, va bene, se ai miei garba-
-
Certo, perché non dovrebbe a loro garbare? Ma dai come ti esprimi! Adesso devo
dormire, sennò domani faccio schifo all' interrogazione.-
-
Tanto farai schifo lo stesso, perché non hai studiato-
-
Zitto. C' è il trucco. Notte!-
-
Notte- .
Il
giorno seguente mi alzai di buon' ora, e ripassai un po' di cosucce sui libri,
giusto per non essere completamente impreparata.
Avevo
una fifa di quelle che metà basta, infatti non avevo mai fatto perdere un punto
al mio dormitorio, per non aver studiato e non volevo cominciare ora e,
soprattutto, non avevo mai preso un' insufficienza.
Non
riuscii a fare colazione, tanto ero tesa e quando la campanella suonò mi
trovavo già in classe, cosa straordinaria, perché a scuola o arrivavo sempre
in ritardo o la saltavo proprio.
La
prima lezione fu quella di pozioni ( io vi auguro di non avere mai pozioni alla
prima ora), per me fu una cosa impossibile e il mio rospo pieno di vesciche e
bruciature alla fine scappò e si rifugiò sulla cattedra del professore, che,
vedendolo scoppiò in una sonora risata.
-
Ah, Sasha, va bé. Visto che oggi sei preoccupata per la lezione di
trasfigurazione, e non riesci a fare altro che brodaglie acide,
ti lascerò le due ore per una lezione teorica -
Alcuni
Grifondoro, tra cui Weasley, provarono a protestare, ma furono subito zittiti da
un occhiata gelida del docente.
-
Grazie professore, - e detto ciò tirai fuori i miei libri di trasfigurazione e
mi misi a ripassare.
Suonò
la campanella e ci trasferimmo nell' aula dove la professoressa Mc Grannit
teneva le sue lezioni.
Non
ebbi tempo di posare la cartella che mi chiamò alla cattedra.
Andai
lì con aria svogliata e le feci vedere il mio quaderno sul quale non c' era
scritto niente delle lezioni precedenti.
-
Cominciamo bene, Pendragon! Non hai nemmeno scritto le formule e ...-
-
Prof, sa che per me queste cose sono inutili. Guardi.-
E
feci il corrispondente di tutti gli incantesimi che aveva insegnato.
Io
lo chiamo così, il corrispondente; dovete sapere che ogni magia bianca ha il
suo corrispondente in nera, solo che quest' ultima è molto più potente.
Senza
pronunciare ad alta voce la formula magica e senza bacchetta riuscii a compiere
la trasformazione di un topo in una tazzina, successivamente in un piatto e in
una forchetta e per finire ancora in un topo e tutto alla perfezione, sotto gli
occhi sbalorditi dei miei compagni.
Speravo
che la Mc Grannit non mi chiedesse le parole, altrimenti dal linguaggio avrebbe
capito tutto; avrei dovuto pensarci un momento, ma non volevo prendere un'
insufficienza e far perdere punti alla casa.
Non
mi chiese nulla, disse soltanto:- Benissimo, molto bene, ottimo. Pendragon, vedo
che il talento non ti manca, anzi ne hai da vendere. Nonostante tu sia stata
male hai fatto un' ottima
interrogazione, addirittura senza bacchetta. Spero che tu possa farlo solo perché
la tua famiglia è molto antica, vero? Non si vedevano queste cose, si dice, dai
tempi di Tom Riddle.- Dicendo così mi guardò sottecchi, ma io restai
impassibile.
-
Chi?- fu il mio unico commento
Mio
padre, aveva frequentato questa stessa scuola e, prima di cambiare il nome in
Voldemort, si chiamava Tom Riddle, un nome da babbano.
A
Potter cadde la matita di mano e Hermione spalancò la bocca, in modo che
potesse passaci una rana. Solo pochi sapevano di questo nome.
-
Bene Sasha, ti meriti undici punti per Serpeverde-
-
Cosa!?-
-
Non ti bastano?-
-
Almeno dodici!-
-
Ti ho dato un dieci e lode. Cosa vuoi, la doppia lode?-
-
Minimo!... Almeno ..., be, ero anche senza bacchetta!-
-
E va bene, e va bene. Dodici punti. E adesso fila al posto.-
-
Grazie prof!-
E,
giratami, sfoderai un enorme
sorriso, ricambiata dai miei compagni di corso. Da 50 anni, nessuno prendeva
dodici punti, ovvero da quando mio padre aveva finito la scuola.
Forse
avevo esagerato, non usando la bacchetta. Mi ero spinta troppo in là.
Non
me ne preoccupai, al momento.
Suonò
la campanella del pranzo e si precipitarono tutti giù a mangiare come maiali
all' ingrasso, che schifo!
Nel
pomeriggio feci un po' di compiti e cominciai a studiare
la mezza formula per aprire la camera, che c' era nel secondo libro di
Serpeverde, quando Aleç piombò in biblioteca, sbattendo le porte e rispondendo
all' occhiata di fuoco che fece Madama Pince la bibliotecaria, a tutto quel
chiasso.
(
Ero sicura che Voldemort non odiasse la Pince, almeno non come tutti gli altri).
Cominciai
ad avere paura, ero sicura che era lì per me; quella mattina avrei dovuto usare
la bacchetta.
Chiese
ad alcuni miei compagni se mi avevano visto, ma per fortuna gli dissero di no e
così ebbi un margine di vantaggio nello scappargli, un piccolo margine.
Quando
lo sentii entrare lanciai a Draco un' occhiata atterrita; sarebbe stato capace
anche di strangolarmi sul posto, se mi avesse trovato.
-
Scappa - mi sussurrò
La
cosa che ne seguì fu davvero imbarazzante, molto.
Cominciai
a fuggire alla cieca, tra i corridoi della biblioteca, confidando nelle mie
conoscenze per non perdermi tra quelle decine di migliaia di libri.
Riuscii
ad arrivare al reparto di narrativa, che era proprio di fianco all' atrio
centrale e ... all' uscita!
Pochi
metri ancora, solo un corridoio e mi misi a correre, solo che ... da un cunicolo
laterale sbucò una forma grigiastra e io, non riuscendo a frenare le finii
dritta sopra. Mi appesi al vestito dell' essere in questione, davanti a me, ma
caddi e me lo tirai addosso.
Tutti
e due scivolammo a lungo, perché quel pavimento era terribilmente infido.
Quando
la nostra caduta fu finita ci trovammo in mezzo all' atrio centrale, io sotto e
la figura sopra, che mi stava a cavalcioni, ed era nientemeno che Harry Potter!
-
Oh scusa - sussurrò quando si rese conto che mi stava soffocando.
Tra
le risate generali, non ebbe il tempo di tendere la mano per aiutarmi a
rialzarmi che già stavo correndo disperatamente fuori dalla biblioteca lontano
da tutta quella gente e, soprattutto, lontano da Voldemort.
Un
secondo dopo Potter si vide sfrecciare accanto
Aleç, che si girò e gli lanciò uno sguardo che ... aveva già visto
...e non era di Aleç.
"
Che assurdità stai pensando!" si riprese, "chi vuoi che sia " e
ridendo tornò dai suoi amici.
Io
correvo verso la mia camera, ma al valico delle scale lo trovai ad aspettarmi.
-
Cosa credi? Volevi scapparmi!? Io conosco tutti i passaggi segreti di questo
dannato castello e ora brutta inetta pagherai per aver quasi svelato il tuo
segreto e ... quando avrò finito dovrai portare il cappuccio per molto tempo e
non potrai farti più vedere dal tuo Drachino - Era talmente arrabbiato che la
voce di Aleç stava sparendo sotto quella vera di Voldemort e gli occhi stavano
tornando come i miei.
Mi
ricordai di una cosa e, ridacchiando, gli ordinai:- Fatti da parte. Mi ero
dimenticata che non sei più forte come un tempo e io non sono più piccola e
ingenua, come quando ero con te-
Non
aspettai la risposta, ma agii. Mi concentrai e lo scagliai da parte, giù per le
scale, così brutalmente che gli incrinai qualche costola.
E
mentre rotolava e ululava di dolore e rabbia mi trovai a chiedermi perché
dovevo avere paura di qualcuno, ora che ero così forte. Mi ripromisi che non
sarei più scappata, di fronte a nessuno.
Quello
che stava succedendo in biblioteca, intanto, lo seppi solo dopo.
-
Sapete cosa mi sono trovato a pensare, prima?- disse Harry.
-
Cosa? - fece George scherzosamente- A quanto è bella l' arpia Pendragon e che
vorresti fare un' altra caduta con lei?-
-
Harry, Harry, è già occupata, non fare il rovina famiglie !- commentò George
-
Con chi?-
-
Be, dimmi che non lo sai! L' Arpia Pendragon e la Faccia Da Topo Malfoy sono
insieme. Qualcuno li ha visti sbaciucchiarsi al parco.-
-
Lei non sarebbe nemmeno male se non fosse così antipatica e beffarda.-
-
Bleah!-
-
Be ci stanno proprio bene quei due serpenti, insieme- fu il sonoro commento di
Hermione.
Nella
famiglia Weasley, Ginny era la più piccola e faceva il terzo corso, poi veniva
Ron, che come Potter e la Granger facevano il 5° corso e i gemelli George e
Fred, che frequentavano il sesto corso ; Percy era all' ultimo anno di scuola.
Per finire v' erano Charlie e Bill che lavoravano rispettivamente al ministero e
alla Gringott (banca dei maghi). Poco dopo i gemelli si allontanarono e al
tavolo restò solo il trio.
-
Ho trovato !- esclamò Hermione - Guardate qua! Avevo ragione, maledizione. Ve
l' avevo detto!-
Tutti
sbirciarono sul libro ed Hermione lesse ad alta voce:- Manae magus, così si
chiama il potere che ha Sasha di fare a meno di servirsi della bacchetta.
Generalmente coloro che sono capaci di fare ciò sono molto potenti, signori
oscuri, ma anche angeli bianchi e neri, maghi, streghe di nobile e antichissima
famiglia, che conservano ancora il potere degli antichi antenati, sono gli unici
ad avere questa possibilità. -
-
Non penso che Sasha sia un angelo, ne tantomeno un signore oscuro.-
commentò Ron
-
Qualcuno sa chi sono i suoi genitori?- chiese Harry
-
Sono morti, lei vive con i suoi nonni. Potrà farlo perché discende da
famiglie antiche.-
-
Appunto, dobbiamo indagare. Potrebbe essere lei quella che abbiamo visto nella
Camera e se discende da Serpeverde,
saremo davvero nei guai. Potrebbe servire Tu Sai Chi, potrebbe addirittura
essere, che ne so, la figlia o la sorella minore. Potrebbe avere centinaia
d'anni!-
-
Calma, Hermione. Quello che hai detto è assai improbabile!- l' interruppe
Harry.
-
C' è un modo per appurare la verità, - riprese Hermione, contrariata dall'
interruzione - Vi ricordate il secondo anno, con l' affare della Camera dei
Segreti? Usammo una pozione ...-
-
Non se ne parla!- l' interruppe Harry - Non ti ricordi? Tu poi sei rimasta un
gatto!-
-
Se mi lasciassi finire -
-
Scusa -
-
Come stavo dicendo, usammo una pozione e non fu una buona idea. Io ho trovato,
nel reparto di trasformazione, un libro, con su una formula che permette di
trasformarsi per qualche tempo in una certa persona. Quest' ultima assume il
corpo di colui che ha utilizzato l' incantesimo, comportandosi come fosse
realmente il padrone del corpo in questione.
-
-
Eh ? - fu il coro che ne seguì
-
Uff - sbuffò la giovane - Ve lo spiegherò in modo più semplice. A fa il
sortilegio a B e ne assume le fattezze senza cambiare personalità e mentalità.
B assume le fattezze di A e si comporta come fosse realmente lui-
-
Ma è magia nera!-
-
Ma no, l' ho trovato su un tavolo nel reparto di trasfigurazione, non può
essere magia nera!-
-
Ma ... -
-
Hai un' idea migliore?-
-
E va bene. Tenteremo . In chi ci trasformiamo? Cosa serve?-
-
Bé, io pensavo di trasformarsi in Malfoy, Tiger e Goyle, oppure in Tiger, Goyle
e la compagna di stanza di Sasha. Non c' è bisogno di niente, solo il nome
della persona -
-
Io opto per la seconda possibilità. - fece
Harry, con il caloroso consenso di Ron.
-
OK , spero di chiarirci qualcosa, ... ma forse è meglio di no. ... Lasceremo
fare tutto ai prof, ...non va bene lo stesso?-
-
Hermione stai scherzando, vero? Ascolta non so se ti sei resa conto che c' era
qualcuno nella Camera e quindi sa parlare il serpentese e se serve Voldemort o
qualche altro stregone stavolta siamo davvero morti!- bisbigliò concitatamente
Harry.
-
E se diremo qualcosa ai professori, resteremo in
punizione per il resto della vita, per aver messo il naso dove non
dovevamo - finì Ron
- OK, OK . Proveremo -
-
La prossima settimana!-
-
La prossima settimana- assentì non troppo entusiasta, la ragazza, pentendosi di
aver proposto quella bislacca idea .
Ritornarono
al tavolo Fred e George, con alcuni loro compagni.
-
Tutto ok qua? ... avete una faccia stravolta-
-
Tutto ok, tutto ok -
-
Harry è quasi svenuto a vedere in faccia Sasha, da vicino - scherzò
Lee Jordan.
Harry
pensò ancora ad Aleç ... al suo sguardo carico d' odio e rancore ... l 'aveva
già visto quello scintillio nei suoi occhi .... da qualche parte .... se lo
sarebbe ricordato per sempre dove, ma era impossibile ...
Restai
in camera per il resto del giorno a riflettere e alla fine decisi di rileggere
il libro di Serpeverde.
Lo
presi dalla parte storta, lo aprii e ... lessi lo stesso!
Il
libro se decifrato da una parte svelava un pezzo della formula per accedere alla
Camera, mentre se venivano letti gli spazi bianchi tra le lettere, all'
incontrario, rivelava cosa?
Potenti
incantesimi, mortali, di difesa ... cosa?
Non
aspettai un secondo e al settimo cielo per la mia scoperta incominciai a
leggere.
Dopo
qualche minuto sentii sbattere e imprecare davanti alla porta della stanza;
mentre entravano, Millicent e Parkinson, fecero di tutto per tenere fuori
l' indemoniato " Aleç", che cercava di sfondare il solido
portale.
-
E' andato fuori di testa, quello? E' perché hai preso 12?- fece una delle due
-
Sì, è da un po' che non è più lui -
-
Io chiamerei i professori -
Dopo
un ora se ne andò e non mi parlò per il resto della settimana, che trascorse
velocemente, tra i libri.
A
lezione di veggenza, Potter e il suo amico Lenticchia si scambiavano
bigliettini, ma non ci feci caso, ... male!
"
Allora agiamo oggi. Biblioteca, dopo cena."
E
così accadde: dopo cena i miei tre " amici" si rintanarono in una
antro sperduto della libreria, Hermione era già lì che aspettava.
Quando
arrivarono porse loro il libro, rilegato in oro e nero.
-
Ma sei pazza! Io quel libro l' ho visto nel reparto proibito! E' magia nera!-
sibilò Ron
-
Ci assomiglia, ma è un libro del reparto trasfigurazioni, non preoccupatevi-
cercò di rassicurarli, ma non ne era sicura nemmeno lei.
-
E se ci beccano i Serpe? -
-
Non preoccuparti, Harry. Se ci smascherano loro non avremo tempo per pensarci,
ci uccideranno prima. Tanto per tirarti su il morale, avanti con le
trasfigurazioni nere!- scherzò Ron
-
Smettila Ron! Questa formula è difficile, l' ho studiata tutta la settimana e
l' ho imparata a fatica.- lo sgridò la ragazza. Cominciò a recitare:
Arty
morty, hocus pocus
dall'
oblius et votus
trasfigurian
corpus
e mentes
du victimas
not magus trasfiguriante
sapienta e sagiezza
a
stregonibus
Arty
morty hocus pocus
momente cambius in
Tiger, Goyle, Bulstrode
remunctio animae loro
Finita
la formula una nube azzurrina li avvolse e quando svanì a tutti e tre scappò
un urlo di gioia.
Si
trovavano nella quasi deserta sala grande, al tavolo dei Serpeverde; davanti a
loro c' era un piatto con dei
rimasugli di dolce. Ce l' avevano fatta: Ron era diventato Tiger, Harry ,Goyle
ed Hermione, Millicent Bulstrode.
-
Ti confesso che non mi piace riavere questo corpo ... e per
due settimane! - commentò Ron
-
Oh Dio ! Le vacanze! E se questi qua tornano a casa?- squittì Hermione
-
Non preoccuparti, ho sentito Malfoy che si lamentava, che rimarranno tutti qui,
compreso i due piccioncini-
-
Bene, andiamo a mischiarci agli elementi della nostra nuova casa!- E vennero da
noi.
Era
vero quello che avevano detto sulle vacanze, infatti avevo scritto a mio nonno
se potevo tornare a casa e portare un amico, ma la sua era stata tutt' altro che
una risposta affermativa e, nonostante tutti i miei tentativi non riuscii a
fargli cambiare idea, anzi, dopo si era talmente arrabbiato che mi aveva
proibito di andare a casa di altri; così Malfoy era voluto rimanere per farmi
compagnia.
Quando
vidi questi tre arrivare ero distesa su un divanetto in sala comune, attorniata
dai miei compagni che cercavano di consolarmi e non ero di certo del miglior
umore.
-
Ciao Sasha, ciao Draco!- fece Tiger
-
Oh, Tiger, sei riuscito a fare un discorso di 4 parole! Dove siete stati fino
adesso? A rimpinzarvi di dolci in sala grande? - li rimproverò Malfoy.
Quella
sera ero depressa, inoltre il
calore del fuoco che ardeva nel caminetto mi aveva fatto sprofondare in un
piacevole torpore.
Non
feci caso a quanto fossero loquaci, anzi,
a come fossero strani e dopo essermi congedata me ne andai in camera a leggere
gli spazi bianchi del mio libro; anzi, avrei voluto farlo, ma mi addormentai
ancor prima che la mia testa avesse toccato il cuscino.
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