Il
vecchio mi iscrisse subito ad Hogwarts, ove ad Albus Silente, il vecchio preside
Babbanofilo, gli venne un colpo, sapendo
che non mi era arrivata la lettera, in fondo nemmeno lui sapeva che io esistevo,
anche se avrebbe dovuto essere al corrente di tutti i ragazzi
"strani" di 15 anni. (Compio gli anni il 5 agosto)
Il primo settembre andai a frequentare questa noiosissima scuola, dove
appena apri un libro nero hai 100.000 occhi puntati addosso.
Durante
la cerimonia in cui i ragazzi venivano assegnati ai vari dormitori da un capello
logoro e sgualcito, fece molto scalpore la mia storia.
Entrai
con i ragazzi del primo corso, nell’enorme sala da pranzo e mi sentii un po’
persa, confusa da tutti quei visi che ci fissavano. Molti
sapevano che ero la nipote del ministro ed era facile distinguermi tra
tutti quei pischelli tremanti, tutti mocciosi di dieci anni, ma, comunque
pochissimi erano al corrente della mia parentela con Voi Sapete Chi.
Fui la prima ad essere chiamata, nonostante il mio cognome cominciasse
con la P.
Mi
avvicinai al capello, e quando la professoressa me lo mise in testa sentii una
vocina sussurrarmi nella testa “bene, bene, anche tu sei
qui. Avrai la stessa fama di tuo padre? Io devo compiere il mio lavoro,
ma penso sarebbe meglio che tu fossi rimasta lontano da questo posto, figlia di
Voldemort.” Ciò mi mise un po’ in allarme, il cappello sapeva, perché
aveva conosciuto mio padre, ma gli altri no, ne ero sicura.
Mentre
il cappello urlava a squarciagola " Serpeverde ", notai che il preside
mi squadrava con uno sguardo che portava poco di buono e si lisciava la lunga
barba bianca.
Andai
al tavolo della mia nuova casata ove venni accolta da mille domande: da dove
venivo, perché mi ero trasferita, ....
Finito
il lussuoso banchetto, a cui io partecipai con scarso interesse un ragazzo dai
capelli rossi urlò: " Potter passami il pollo! "
Potter?
Potter???
Era
il bambino che aveva decretato la sconfitta di Voldemort?!
Vidi
un ragazzo della mia età, dai cespugliosi capelli neri e con gli occhiali
tirare qualcosa al rosso.
Dovevo
appurare se era veramente lui ...
I
compagni impiccioni, che mi avevano assillato con le loro sciocche questioni,
ora, erano intenti a ingozzarsi di una serie di cibi altamente innominabili,
stomachevoli.
Annoiata,
mi alzai e tra molti sguardi
interrogativi andai al tavolo di Grifondoro, dal presunto Potter e gli chiesi: -
Scusa, sei tu Harry Potter? -
Il
ragazzino si girò.- Sì, e tu devi essere la nipote del Ministro, vero? Lieto
di conoscerti.-
Ecco
cosa ero per loro, la nipote del ministro!
-
Mi chiamo Sasha, non la nipote del ministro!-
Intanto
lo fissavo interessata, possibile che fosse vero, che Voldemort fosse stato
sconfitto da un nanerottolo di un anno.
-
Sì hai ragione, scusa...-
-
Quella cicatrice, te l’ha fatta lui? Sei tu quello che ha sconfitto Voldemort?-
I
commensali attorno, azzittirono... chi osava chiamare l'Oscuro Signore per nome,
oltre allo stesso Potter e a Silente??!!
-
Sì, sono io, ma ...-
Mi
girai e me ne andai furiosa, un lattante!
Poi
mi ricordai che c' erano delle scusanti per mio padre.
Mentre
mi allontanavo sentii qualcuno che sibilava:- I ricchi sono tutti strampalati.-
Ritornai
alla mia tavola e i Serpeverde mi chiesero perché ero andata lì.
-
Volevo fare un po' di conoscenza-
Notai
che Potter e il suo amico rosso mi stavano guardando e feci loro un bieco
sorriso.
Poco
dopo andammo in dormitorio.
Io
ero esausta e non feci caso alle mie due compagne di camera, mi buttai sul letto
ancora vestita e mi addormentai.
Il
giorno dopo seppi una cosa che mi rallegrò assai. Un ragazzo di nome Aleç,
dell' ultimo corso mi riconobbe.
Visto
che era un neo seguace di Voldemort e siccome gli piacevano molto le arti
oscure, in cambio di qualche incantesimo,
mi raccontò della Camera dei Segreti; ma ciò che mi disse era solo una parte
della storia, che sapevo già.
Nei
doposcuola io, lui e altri due suoi fidati amici prefetti, ci rintanavamo in
biblioteca e, finiti i disgustosi compiti che ci assegnavano i professori, ci
applicavamo diligentemente alle nostre arti segrete, senza occhi che ci
scrutassero.
Tra
i nostri camerati, particolarmente noioso era Draco Malfoy, che ci girava sempre
intorno, cercando di capire cosa facevamo in quell' antro.
Da
quando mi avevano prelevato da casa mia, avevo rotto del tutto i contatti con
mio padre, ma per il mio quindicesimo compleanno ( io facevo il 5° corso, anche
se arrivavo da fuori, visto che ero abbastanza brava) mi era arrivato un suo
pacco, che conteneva un libro, un bellissimo libro, sul passato e sui segreti
dalla famiglia da cui discendevo, ovvero la famiglia di Serpeverde.
Parlava
della storia del mago, e soprattutto su ciò di cui mi occupavo maggiormente,
ultimamente: la Camera dei Segreti.
Diceva
che l' erede avrebbe aperto la camera e acquisito enormi poteri, ma doveva
lottare contro i suoi antenati che fino ad allora lo avevano preceduto. Se non
fosse riuscito nel suo intento la sua anima sarebbe finita nella Camera, assieme
ai parenti vari, dannata per sempre. Questa cosa metteva i brividi!!!
Nella
stanza c' era un mostro, il basilisco, ma seppi che era stato ucciso tre anni
prima dal famoso Potter, che aveva riimpedito l' ascesa al potere di Voldemort,
sotto forma di ricordo ( attraverso un libretto aveva incantato una ragazza e
preso la sua vita), ma come ben so, quel tipo di mostri, uccisi con morte
violenta, possono ritornare in vita, sotto forma di spirito, se il corpo viene
brucato e invece di pietrificare le persone, come facevano precedentemente , le
salificavano.
Questa
magia era molto difficile da attuare e anche in casi ottimali poteva essere
curata solo parzialmente, con alcune strane piante, chiamate Mandragole, ma i
risultati erano terrificanti.
Era
meglio morire.
La
camera era stata aperta già 50 anni fa, da mio padre, ma non aveva potuto fare
molto, per via dei più severi controlli, ora però toccava a me; quello che mi
insospettì di più, fu perché non avesse ereditato lui i poteri, forse, tutto
era davvero solo una leggenda.
Quella stessa
notte andai dove diceva il libro, parlai in Serpentese e la porta si aprì; dopo
il lungo tunnel c' era un cunicolo, in parte crollato, che misi subito a posto,
per evitare altri cedimenti e, arrivata alla camera, sciolsi con un
"apriti" i serpenti che bloccavano l' accesso ed entrai.
Era
una stanza molto lunga e debolmente illuminata, con lunghe colonne che
raffiguravano serpenti attorcigliati.
Con
il libro in mano arrivai a quel che restava della carcassa del basilisco e con
un semplice incantesimo feci un fuoco fatuo.
C'era
una puzza orrenda di cadavere in decomposizione e per poco non rimasi stecchita
anch' io.
Il
fuoco è' una magia molto semplice, con qualche parola si può appiccare
un incendio a una cosa e non si sviluppa nemmeno cenere o fumo.
Andai
via, sicura di ritornare il giorno seguente, ma non fu così.
Malfoy
mi perseguitava, ovunque andassi, finché tiratolo in parte gli ringhiai di
starmi alla larga, se voleva vivere. Lui mi rispose che suo padre era una
persona molto influente e che avrebbe potuto abbassarmi la cresta, quando
volesse.
Insieme
a lui c' erano due suoi amici, Goyle e Tiger, di grossa stazza, che gli
servivano per lo più da guardie del corpo.
Non
lo badai nemmeno e mi allontanai velocemente.
Quella
notte ritornai alla Camera e quando vi fui dentro aprii la porta da dove si
diceva avesse dovuto uscire il mostro; quando si spalancò, una folata di vento
gelido mi investì e qualcosa dai contorni indefiniti uscì dalla enorme bocca
della statua di Serpeverde, alta una decina di metri.
Comandai
all' enorme serpente di uccidere qualche animale dei mezzosangue e poi
ritornarsene da dove era venuto.
Quel
che mi incuriosiva di più era da dove usciva il serpente, cosa c'era dopo la
bocca, un cunicolo, o un' altra Camera?
E,
visto che avevo aperto la Camera, perché non avevo avuto tutti i poteri a me
raccontati?
La
risposta giunse leggendo attentamente il libro che mi aveva regalato Voldemort.
Diceva
che la Camera poteva essere violata solo dall' erede, e che conteneva tesori
inestimabili, ma per aprirla il prescelto dovrà trovare le 5 pietre che insieme
formeranno la chiave, nascoste nei sapienti di Hogwarts e le parti di libro che
formavano la formula d' ingresso, perciò quella era solo una specie di
anticamera.
Ecco
perché mio padre aveva potuto solo giocherellare un po' con il basilisco, lui
non era il vero erede.
Tornai
ai piani superiori senza farmi sentire, altrimenti avrei beccato di sicuro una
punizione, ma tutti dormivano, ignari dei terribili fatti che stavano accadendo
in quella scuola.
La
mattina dopo fece grande scalpore che alcuni gufi per la posta dei Grifondoro (
uno dei quattro dormitori, che erano: Serpeverde, Tassorosso, Pecoranera e
Grifondoro) fossero stati salificati e molti pensavano a qualche burla, ma i
ragazzi più grandi erano preoccupati, soprattutto Potter aveva una faccia
stravolta.
Quella
mattina andò tutto come al solito, tranne durante la lezione di difesa contro
le arti oscure, in cui bisognava imparare nuovi incantesimi neri, per potersi
conseguentemente difendere, ma finora erano solo magie deboli e innocue, che
avevo imparato il quinto anno a Eton.
Durante
questa lezione ci fu un' interruzione, in cui la prof ci spiegò che esistono
degli incantesimi potentissimi e letali, che vengono cantati o salmodiati e ci
indicò le funzioni di quelli attuati da Serpeverde, che ne aveva inventati ben
5 e uno di questi serviva a togliere l' anima o le cose preziose custodite nelle
persone. Come era saltato fuori quel discorso? Dannazione, non ero stata
attenta, e se aveva detto qualcos' altro di utile? Mi raddrizzai tutto d' un
colpo e andò a finire che mi rovesciai, con sedia, zaino e banco. Un bel
casino!
La
classe era paralizzata dal ridere; ora avevano altro su cui malignare, oltre che
la mia provenienza e i miei nonni ricconi.
Quel
pomeriggio, nella biblioteca, dopo ore di frenetica ricerca trovai quel potente
incantesimo che ci aveva detto la prof, sia musica che testo, una vera fortuna.
Non
potevo portare il libro fuori , perché era un libro del reparto Proibito, dove
erano racchiusi i libri di magia nera e così dovetti aumentare il mio numero di
ore di studio, stavo alzata anche di notte, contro regolamento, per imparare
quella arcana melodia e vi riuscii in breve tempo, stranamente.
Eravamo
agli inizi di ottobre e io dalla prima volta non ero più entrata nella camera,
ma quella notte ritornai lì, liberai il mostro e questa volta gli dissi com
maligna gioia di uccidere un mezzosangue, poi cominciai a rileggere il libro;
non riuscivo a capire chi erano i Sapienti di Hogwarts.
Nella
sala grande, la mattina seguente, ove facevamo colazione veleggiava una certa
tensione: tutta la scuola parlava
dell' attentato al mezzosangue della casa Serpeverde e correvano voci maligne
sul nostro dormitorio.
Io
ero di pessimo umore e quando vidi Malfoy che mi aspettava al varco delle scale
feci di tutto per evitarlo, ma
davanti a me si parò Goyle, con le sue due tonnellate.
Draco
si piazzò a due centimetri da me, con il suo solito e odioso ghigno, che non si
toglieva mai dalla faccia e con la sua solita voce strascicata
mi chiese dove ero andata la scorsa notte e che mi aveva visto e se non
gli dicevo tutto andava a spifferare la mia fuga ai prof.
Io
che già ero sull' orlo di una crisi di nervi, per via dell' insonnia
procuratami dallo studio, alzai la bacchetta per fargli un maleficio, ma per sua
fortuna Aleç mi fermò, tappandomi
la bocca con una mano e mi tirò via da lì, mentre mi dibattevo e la mia
vittima sfoderava un sorriso vittorioso.
Non
sopportavo più quel petulante rompiscatole, finché il suo salvatore mi spiegò
che era figlio di Lucius Malfoy, il provveditore generale alla giustizia al
Ministero; ciò non mi impressionò, ... be, mio nonno era Ministro.
Seppi
poi che i suoi genitori conoscevano mio padre ed erano fedeli seguaci e sapevano
dove era; probabilmente avevano conosciuto mia madre. Da allora mi addolcii un
po' con lui e cercai in tutti i modi di farmi conoscere da suo padre.
Volevo
trovare Voldemort e vendicarmi del suo abbandono l' estate precedente.
Ancora
di malumore per avere tutti i mezzi per prendere le pietre, ma non sapendo chi
le aveva un giorno mi capitò uno strano incidente: stavo in biblio, da sola e a
un tratto una ragazzina dai capelli rossi entrò, mi guardò come se avesse
visto un fantasma e uscì.
Poi
seppi che quella era una dei figli dei Weasley, una famiglia povera in canna,
con più figli di quanti potevano permettersene, a cui apparteneva anche il
ragazzo rosso che aveva chiamato Potter al banchetto.
Draco
si divertiva a prenderli in giro, anche perché erano tutti grandi amici di
Potter e dopo un po' provai anch' io un certo gusto a farli arrabbiare, finché
una volta all' intervallo la nostra "compagnia" stava bell' è seduta
su una panchina, quando arrivarono i nostri "amici"
e noi, per svagarci un po'
commentavamo con delle frecciate velenose, finché Ron ( l' Amico Del Cuore di
Potter) se la prese particolarmente
si alzò in piedi e mi sfidò.
Da
giorni ormai stavo tentando di attaccare rissa con qualcuno, e non me lo feci
ripetere due volte, ma astutamente dissi: - Ah Weasley, cosa hai visto, una
monetina volante che sei scattato in piedi così prontamente? Forse dovresti
prenderla e portarla dai tuoi. Te ne saranno grati.-
I
Serpeverde che mi stavano ad ascoltare scoppiarono a ridere, ma Ron mi saltò
addosso incominciarono a volare pugni e incantesimi. Intanto la rissa si era
allargata anche agli spettatori e in poco tempo il dormitorio Serpeverde e
Grifondoro si stavano azzuffando.
Ci
volle molto tempo prima che io e il caro Ronny smettessimo di darci pugni, la
finimmo solo quando i rispettivi capodormitorio ci presero per la collottola e
ci separarono, per portarci dal Preside.
Ron
aveva un occhio nero, il labbro rotto, la bocca piena di lucertole e le gambe
gelatinose.
Io
ero conciata un po' meglio, ma Potter e i suoi amici non la smettevano di
fissarmi, non capivo perché, cosa credevano, che non reagissi?
Qualcuno
commentò:- I Serpeverde ricconi sono la peggior specie di tutti!-
Mi
girai e lanciai uno Schiantesimo al ragazzo che l'aveva detto, la mia pazienza
era giunta al limite e avevo voglia di fare un bel Adavra Kedavra o Cruciatus o
Alakantara a tutti loro, ma ricordandomi di Azkaban mi trattenni.
Come
punizione ci misero a lucidare tutte le armature del castello e senza bacchetta
magica.
Che
disonore.
Mi
dimenticai del tutto dei Saggi di Hogwarts, finché Aleç non li nominò, una
sera davanti al fuoco in sala comune, io al culmine dell' entusiasmo gli chiesi
spiegazioni e lui, con mio grande disappunto mi disse che erano semplicemente i
professori, rappresentanti dei vari dormitori. Maledizione! Ce li avevo avuti
sotto gli occhi per tutto il tempo!
Il
progetto fu semplice, geniale e sottile: a cena mettevo qualche goccia di un
potente soporifero nel cibo di un prof prima che venisse servito, quando quest'
ultimo accusava sonnolenza e se ne andava a dormire, lo portavo nella mia
Camera, che, come avevo scoperto, Camera non era e compivo il mio
terribile incantesimo.
Le
prime volte fu davvero difficile, alla fine degli incantesimi ero stanchissima e
riuscivo a trascinarmi a stento nel mio letto.
Il
giorno dopo era ancora peggio! Mi sentivo tutte le ossa rotte, Aleç si accorse
di ciò e mi chiese spiegazioni, io non gli raccontai la verità, ma dissi che
ero stata alzata la notte a studiare.
Le
pietre erano 5, ma, anche se avessi preso l' ultima, me ne mancava sempre una,
(ne avevo 3) dove poteva essere, visto che i dormitori ( e quindi i
rappresentanti) erano solo quattro?
Decisi
di attuare il mio solito piano con la Mc Grannit (rappresentante di Grifondoro),
ma per precauzione versai una dose doppia di veleno nella sua cena e, dopo
averla portata giù alla Camera e, in modo stranamente troppo facile, avergli
preso la pietra e tolto i ricordi, gli comandai di ritornare su e coricarsi.
Lei,
sotto effetto della pozione, mi ubbidì, come un cagnolino!
Io
restai giù a rileggere le iscrizioni del libro, per accertarmi dove fosse l'
ultima pietra di Serpeverde.
Non
so perché, forse avevano incontrato la professoressa per il castello, quando
era non troppo sveglia, o forse perché già sospettavano di me,
Potter e i suoi compari decisero di fare una capatina giù alla Camera,
dove io stavo cercando di risolvere il mio problema.
Solo
chi sapeva parlare il Serpentese poteva entrare e, per mia sfortuna, mio padre,
la notte in cui tentò di uccidere Harry, gli trasmise alcuni suoi poteri, (non
intenzionalmente) , tra cui questo.
Arrivarono
giù per il condotto, ma io non li sentii, troppo ero impegnata in quello che
facevo, me ne accorsi solo quando la porta della stanza si aprì.
Mi
nascosi in preda al panico dietro una colonna, pensando a cosa avrebbe potuto
accadermi se mi avessero scoperto.
Avanzai
piano piano, nell' ombra, al buio delle colonne e, quando ero arrivata a circa 3
m dall' entrata feci la cosa più stupida di questa terra.
Mi
misi a correre, più veloce che potevo e dietro di me sentii gridare :-
Expelliarmus!-, non seppi cosa accadde, solo che mi trovai spiaccicata contro il
muro con un braccio dolorante e solo per qualche secondo riuscii a scappare alle
loro grinfie.
L'
indomani a scuola tutti parlavano dell' accaduto.
Nel
refettorio il terrore era palpabile nell' aria.
Quando
entrai con un braccio fasciato, Malfoy mi fissò in un modo strano e nella sala
grande calò il silenzio, ma per
mia grandissima fortuna Aleç corse verso di me e disse: - che volo, ieri a Quidditch, ma hai fatto una grande parata-
La
squadra, dispersa al nostro tavolo, annuì e così l' atmosfera si rilassò un
poco, ma tutti erano impauriti a pensare a un ritorno di Voldemort , infatti
Potter aveva raccontato a tutti, compreso a Silente, l' accaduto. Non aveva
ricevuto nemmeno una punizione per aver violato le regole della scuola(non si
poteva uscire dal dormitorio di notte), anzi, ora tutti gli chiedevano di
ripetere sempre ciò che aveva visto e lo stavano tutti a sentire, rapiti!
Ditemi voi se questa non è un' ingiustizia.
Io,
in verità, facevo parte della squadra di Quidditch come riserva, (ero la prima
ragazza dopo 300 anni), ma il giorno precedente non avevo fatto allenamento.
Quando
stavo per uscire dalla mensa sentì Ron bisbigliare a Harry ed Hermione:- Volo a
Quidditch? Per me è solo una balla!-
-
Che strano, arriva qualcuno che non ha paura a nominare Tu Sai Chi e
ricominciano le aggressioni-
Infuriata
tornai nel refettorio.
-
Ascoltate lenticchia e Potterini, se avete qualcosa da dire su di me, ditemelo
in faccia. -
Tutti
ammutolirono, io girai i tacchi e me andai.
Dovevo
essere più prudente.
All'
allenamento, quel pomeriggio, i compagni di squadra mi chiesero cosa mi ero
fatta e, dopo averli ringraziati della copertura, con il tono più naturale
possibile dissi:- Magie non troppo
bianche-.
Loro,
che sapevano di questa mia passione ci cascarono, tranne Draco che mi squadrava
in una strana maniera.
Capitoli: 1   2   3   4   5   6   7   8   9   10