FINAL FANTASY
by Luciano Riddle



I  L  P R A N Z O

A scuola, se ci pescavano fuori senza autorizzazione, ci potevano anche espellere.

Mio nonno, che doveva concludere degli affari mi invitò a pranzo, una domenica, ma, odiando quel genere di pranzi, gli risposi di no.

Cambiai subito idea, quando seppi che erano  presenti anche la famiglia Malfoy e i Weasley, con i quali intratteneva rapporti di lavoro. Avrei avuto una scusa per conoscere il padre di Draco.

Visto che avevo cambiato idea, decise di invitare anche i rispettivi figli delle due famiglie, ovvero il mio nuovo e petulante "amico",  e i numerosi fratelli Weasley: Ginny, Ron e i due gemelli Fred e George. Che noia.

I genitori di Draco erano venuti a prenderlo, ma io sfortunatamente ero a "servizio sociale", reduce dagli omicidi degli auror, commessi in passato ( avrei preferito andare in prigione, piuttosto che tra i Babbani) e così dovetti prendere la polvere volante, una cosa odiosa, almeno per me, infatti bisognava gettarne un po' sul fuoco e dopo essercisi buttati dentro gridare  la destinazione, ma con tutto quel fumo era impossibile!

 

Compii tutto alla perfezione e dopo pochi secondi uscii, ruzzolando dal camino a casa di mio nonno, tutta sporca di fuliggine e vestita da Babbano, davanti agli occhi esterrefatti dei presenti (ovvero tutti). Il sig. Malfoy appena mi vide, si portò la mano alla bocca ed emise un verso strozzato (ero così orrenda?), mentre gli altri cominciarono a ridacchiare garbatamente.

Mio nonno era furioso, anche se si manteneva distintamente freddo e dopo avermi accalappiato per la collottola mi trascinò in una stanza a parte e, dopo avermi dato vestiti puliti, mi disse che ero la disgrazia della famiglia, un parassita e altre cose affettuose e mentre malediceva il remoto giorno in cui ero nata gli chiesi perché aveva invitato anche gli altri ragazzi.

Lui mi spiegò con fare sprezzante che non bisognava essere degli associali, come i miei genitori, ma fare amicizie, conoscere gli altri, socializzare.

Lo odio ..., li odio tutti.

Mentre aveva ripreso a maledire mia mà e mio padre entrammo nel grande salone.

Rivoltante!

Mi sedetti vicino a mio nonno, ma notai che il sig. Malfoy continuava a guardarmi, come un fantasma, io ero stufa e volevo chiedergli che cavolo aveva da scrutarmi, ma mi trattenni, visto che mio nonno si era dato la pena di presentarmi.

Draco assomigliava moltissimo a suo padre: stessi occhi freddi e grigi, stesso viso appuntito e pallido, stesso comportamento strafottente, con ghigno malevolo e beffardo e stessa voce strascicata.

Mi stava simpatico, avrei visto poi se era come tutti gli altri.

Mangiai in silenzio e, appena finito il dolce chiesi di allontanarmi, ma mio nonno molto "dolcemente"  mi intimò di restare a deliziarli con la mia presenza.

Arrivava il momento che odiavo di più: il padre dei Weasley cominciò con le domande: in che dormitorio stavo, come andavo a scuola, cosa mi piaceva,... che noioso!

Io dopo avere gloriosamente sostenuto le convinzioni del mio onorevole dormitorio mi beccai i commenti sarcastici di mio nonno, che mi fece sbellicare da silenziose risate.

Infatti con voce solenne affermò che Serpeverde era una fogna e che non si aspettava proprio che io andassi lì, ma con la madre che mi ero trovata era una vana speranza.

E, come prevedevo arrivarono le domande sui miei genitori, mi trattenni più che potei, ma a un commento velenoso di mia nonna non ce la feci più e balzai in piedi e guardando con odio i componenti di quella tavolata me ne andai, macinando tra i denti terribili maledizioni.

Mio nonno, come se fosse la cosa più naturale del mondo mi fece capire che dovevo accollarmi Draco e gli altri, e non  rompere.

Mentre uscivo sentii una risatina di Malfoy e il suo commento: - caratterino, quella ragazzina!-

Nonostante avessi sperato in qualcosa di meglio nel padre del mio conoscente,  dovevo assolutamente parlargli di mia madre e Voldemort, di sicuro li conosceva, se era vero quello che mi era stato detto.

Uscii, sbattendo le porte e me ne andai diritta in camera mia, seguita a ruota da Draco, quando davanti a me si parò una informe e marroncina.

Era Sìmon, l' elfo domestico, avvolto in bende.

Gli elfi domestici dovevano servire una sola famiglia, per tutta la vita e si presentavano solo nei grandi castelli; noi ne avevamo una decina.

Io trattavo gli elfi, come se lo meritavano, con durezza, per la loro misera condizione, ma i miei nonni no, loro li adoravano, poveri piccoli,..., ma Sìmon sapeva che se si fosse lamentato sarebbe andato a finire male, perciò anche quel giorno mi salutò con terrore servile e inchinandosi si fece da parte.

Mi venne un colpo quando alle mie spalle sentii la voce di Ron piena di stupore:- E' tuo quell' elfo domestico?-

-Certo, cosa credevi?- risposi, visibilmente seccata dalla loro presenza. - Cosa fate qui?-

-Tuo nonno ci ha detto di raggiungerti e fare amicizia un po' con te- riprese  la piccola Ginny

- Mandatelo al diavolo- fu la mia breve e dura risposta, mentre Draco sghignazzava.

Da allora non aprirono più bocca.

Gli feci vedere la mia bella cameretta e le mie stanze, infatti avevo una biblioteca personale, piena di libri di magia nera, ma tanto non me ne preoccupavo, ero la sola ad avere le chiavi, mio nonno non poteva entrare e quegli ignoranti dei Weasley non sapevano di certo leggere l' antica lingua dei maghi.

Mi sedetti su una comoda poltrona e, preso un libro cominciai a sfogliarlo, distrattamente, non potevo far certo vedere la mia "Camera segreta", piena di preziose sostanze per le Arti Oscure,  al mio compare, con tutta quella plebaglia attorno.

Malfoy si era seduto stranamente troppo appiccicato a me e ciò mi dava fastidio, e così lo allontanai un po', ma lui posò la testa sulla mia spalla e cominciò a leggere ad alta voce il libro.

- Zitto, ebete!- e dopo avergli tappato la bocca con una mano quest'ultimo, per vendicarsi, mi buttò sulla poltrona e cominciò a farmi il solletico!

Ron, intanto si era avvicinato furtivamente al libro e aveva cercato di leggerlo, ma mi chiese, non capendoci niente, che cosa era.

- Non sono affari tuoi- risposi con tono freddo e tagliente.

- Acida, come al solito-

La voce di mio nonno, alle mie spalle, mi fece sobbalzare.

Chiusi il libro con un sonoro botto, e avanzai verso la porta, avvolta nella mia nera tunica, bordata con rune     d'argento, che mi faceva sembrare ancora più magra di quello che ero.

Il mio vecchio, Lucius Malfoy, e il sig. Weasley erano rimasti in piedi all' entrata della biblioteca, il primo impassibile, con uno sguardo colmo d' ira, gli altri  guardavano attorno con fare curioso.

- Il sig. Malfoy ti vuole parlare-

- Prego- risposi in falsetto .

A Draco e a me scappò un ghigno che a nessuno mancò di notare.

- Sangue cattivo, ecco cos' è- fu il sonoro commento del mio affezionato parente, mentre richiamava fuori dalla stanza i ragazzi e squadrava Draco con occhio astuto e calcolatore.

Dopo aver chiuso il portale e aver fatto accomodare Malfoy, con un secco " siediti", quest' ultimo, con mia grande sorpresa disse :- So dove è tuo padre e tutta la tua storia. Ti ho riconosciuto appena ti ho visto, hai i suoi stessi lineamenti e anche i suoi occhi, ehm ... insoliti-

Lo fissavo, attonita.

Lui continuò:- Non è prudente andare in giro così, qualcuno potrebbe riconoscerti.-

Io infatti avevo degli occhi molto strani, che io definivo orrendi, ma gli altri dicevano che erano belli, azzurro scuro, con sfumature oro.

- Ascolta - riprese - il signore si è nascosto a casa nostra, dopo la tua cattura e lì è rimasto per questi ultimi mesi.

Probabilmente riuscirai ad aprire la Camera, ma lascia Draco fuori da questa faccenda. Lui non deve sapere.

- Infatti non sa niente. Figurarsi se vado a fidarmi di quello!

 Visto che è così, qualche volta verrò a casa vostra a trovare il mio caro babbo.- Poi ripresi più lentamente, prima che Malfoy potesse intervenire a difesa del figlio:   - Lei ha conosciuto ... mia madre, per caso?-

Lucius diventò di un colorito più pallido del solito e rispose pacatamente:- L' ho solo vista quando era con tuo padre. Non ti assomiglia molto. Non pensare a lei, non è importante.

Mi alzai e uscii dalla stanza; fuori mi aspettava mio nonno, che stava chiedendo a Draco troppe cose sul mio conto.

- Ti ha dato una bella lavata di capo, eh?- esclamò interrompendosi e fissandomi.

- Sì, sì.- E mi allontanai.

Draco aveva capito c' era qualcosa di nuovo e mi seguì.

Girato l' angolo mi bloccò al muro e mi disse:- Cosa ti ha detto mio padre? Riguarda la Camera, vero?

- Che Camera?- e con uno sguardo che non ammetteva repliche andai a prendere la polvere volante, per tornare al castello.

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