FANFIC WHERE ARE YOU? CAPITOLI CAPITOLO 8. Le parole dell’ira. Andarono avanti così per un paio di settimane, scrivendosi a volte messaggi e a volte vere e proprie lettere ogni giorno. La vita per Yuri non si dimostrò affatto facile: come sacerdotessa del giglio doveva assistere a tutte le preghiere, le cerimonie, le meditazioni (e chi più ne ha più ne metta), in pratica per tutto il santo giorno, ma sempre nella stessa, identica, odiata e soprattutto scomodissima posizione Seiza, che consisteva nel sedersi sui talloni e mantenere il busto perfettamente eretto. Doveva nutrirsi di semi di grano, becchime e cose del genere, perché secondo i suoi superiori serviva a depurare lo spirito (in poche parole o mangiava quello o restava digiuna). Era dimagrita notevolmente, ma almeno aveva sviluppato un udito e un concentrazione che immaginava le sarebbero stati utili prima o poi. Tuttavia non aveva ancora trovato un passaggio segreto o qualsiasi cosa che le permettesse di evadere; Fobos era sempre dalla sua parte, ma continuava a rifiutarsi di rivelarle un via di fuga. Un giorno, Yuri aveva finito di assistere alle solite cerimonie e per gli uomini del cielo era tempo di dedicarsi alla meditazione, dove, fortunatamente per Yuri, non era necessaria la sua presenza, e di conseguenza poteva dedicarsi a qualcosa d’altro. L’unica cosa che in quel momento le andò di fare fu rispondere alla lettera che aveva ricevuto in mattinata, del resto non aveva molte altre distrazioni. Si ritirò alla svelta nella sua camera, scortata come sempre da due guardie, e la porta venne chiusa a chiave come di consueto. Lei sospirò. Chissà se sarebbe mai riuscita a fuggire. Era tenuta sotto strettissima vigilanza, non la lasciavano andare da sola da nessuna parte. E ciò era snervante. Si sedette allo scrittoio e cominciò a rispondere all’ultima lettera che aveva ricevuto, quando sentì delle dita gelide posarsi sulle sue spalle. Poi una voce melliflua dietro di lei che le chiese: - Che cosa stai facendo… mio piccolo giglio…?- Yuri si voltò di scatto; era Deinos, che le sorrideva diabolicamente. Sentì il terrore e l’angoscia entrarle nell’animo, perché ormai era stata scoperta. Si alzò con furore: - Non mi tocchi con quelle mani macchiate di sangue!- sibilò. Deinos si guardò le mani, continuando a sorridere ironicamente. – Sangue? E dove lo vedi, per curiosità? Via, mia cara, è che sei stressata, vedi cose che non esistono e ti comporti anche in modo strano. Piuttosto, che cosa stavi facendo allo scrittoio?- - Non sono affari suoi! Questa è la mia camera, e pretendo di essere lasciata in pace almeno qua dentro!! Mi ha capito?! Esca subito di qui!- - Quanta fretta, non mi fai dare un’occhiata a quello che scrivevi? È il tuo diario segreto, immagino…- e allungò la mano afferrando il pezzo di carta, rovesciando il calamaio. Gocce di inchiostro nero caddero sul pavimento immacolato. Una grossa macchia si sparse per tutto lo scrittoio. - NO!- gridò Yuri al colmo dell’ira e della paura. Deinos lesse la lettera senza battere ciglio, e Yuri tentò di strappargliela in ogni modo, senza successo. Quando ebbe finito la lettura fece un sorriso sprezzante. - Oh, ma a quanto vedo il tuo papà ti vuole molto bene se ti scrive tutte queste cose… evidentemente è ricambiato… senti, sono dolente di dirtelo così su due piedi, ma questo per me è pari ad un tradimento. E io, lo sai, sono la legge divina qua dentro. – - Per lei questo è un tradimento, ma io la penso diversamente!! Non ho fatto nulla di male, e non ho niente da rimproverarmi! Sono prigioniera ingiustamente e cerco di evadere, mi sembra più che normale, no?!- - Dimentica il mondo di sotto, e forse farò un eccezione e dimenticherò la cosa. – - Che cosa vuole dire?- Deinos cinse con un braccio la ragazza, e avvicinò spaventosamente le labbra al suo volto, come se volesse baciarla. La fece cadere sdraiata sul letto, continuando ad abbracciarla, senza permetterle di muoversi. - Concediti a me… sarai molto di più di quello che sei ora! Ti renderò felice, e non dovrai più soffrire per quei miseri umani che tanto ami…- mormorò Deinos al suo orecchio. Yuri si sentiva come paralizzata, come se la sua testa fosse vuota e non riuscisse a connettere con la realtà; avrebbe voluto trovarsi ovunque meno che lì, tutto era così orribile, squallido, le sembrava di trovarsi in un incubo assurdo. Il suo persecutore le accarezzava con una dolcezza crudele la schiena, poi le spalle… non voleva che finisse in quel modo terribile, no, assolutamente, lo avrebbe impedito, anche a costo di non poter più rivedere la luce del giorno… la sua dignità c’era ancora, come il suo orgoglio; aveva molta paura e tremava, ma cercò di non farlo troppo vedere, in quel momento doveva mostrarsi forte. Prese tutto il fiato che poteva, e cercando di vincere l’angoscia che le impediva di parlare, quando Deinos le si avvicinò con le labbra alla bocca per baciarla veramente, lei gli sputò in faccia d’impulso. Deinos si alzò di scatto, imprecando, e si asciugò il viso nella sua tunica bianca. Yuri ansimava ancora, si accorse di essere sudata e scossa da fremiti di paura; inoltre aveva quasi tutto il kimono slacciato. Lo sistemò in fretta, con le mani che le tremavano. Quando ebbe ripreso fiato urlò: - Maiale!! Ma con che coraggio mi fa delle proposte del genere, non ha un briciolo di umanità! Anzi, non ha più senso che ti dia del “lei”, non sei certo un tipo rispettabile…! Preferisco morire, piuttosto che essere una tua vittima, schifoso essere! Non azzardarti mai più a mettermi le mani addosso!- Lo sguardo di Deinos diventò tagliente e minaccioso. – Come osi provocarmi?! Lo sai qual è la pena per tradimento di Kieros? Lo sai?! Io credo di no, ma te lo dirò lo stesso, non preoccuparti: chi non crede in Kieros diventa un suo sacrificio. E tu verrai sacrificata a lui, per la tua scarsa fede…! – - Meglio la morte… che continuare a vivere così…!- Deinos la guardò con disprezzo. – Tale e quale a tua madre…- commentò. E uscì, lasciando Yuri al centro della stanza, con una miriade di pensieri in testa, che giravano vorticosamente senza alcuna tregua. Di lì a poco sarebbe morta. Davanti a questa prospettiva cadde in preda allo sconforto, e si accasciò a terra. Non aveva più la forza neanche per disperarsi; ora chi l’avrebbe salvata? Avrebbe voluto tanto rivedere i suoi amici, prima della loro partenza, almeno una volta. Aveva anche tanti sogni e tante speranze, ma ora non contavano più nulla. L’unica cosa che le era rimasta era la sua dignità, almeno si era comportata come sua madre, e ciò la consolava, anche se non più di quel tanto. Nella sua mente c’era il caos più completo. Doveva parlare con qualcuno. Prima di andarsene per sempre qualcuno avrebbe pur dovuto ascoltarla. E l’unica persona che poteva farlo era solo Fobos. Lo chiamò ad alta voce, nella speranza che accorresse al più presto. Ed agli arrivò, anche se mogio, e quando entrò le lanciò un’occhiata come di rimprovero. - Qual è la grazia che volete prima di morire?- chiese, asciutto. - Io… io vorrei solo parlarti di quanto è successo veramente. Avrei bisogno di confidarmi, almeno un’ultima volta…- - So già tutto, che altro mi volete raccontare?! E io che vi credevo una ragazza dolce e pura…- - Perché, che cosa ti fa pensare il contrario?!- - Il sommo Deinos mi ha raccontato tutto; di come abbiate cercato di sedurlo al solo scopo di ottenere la libertà, di come egli si sia rifiutato e di come abbia deciso di mettervi a morte per il vostro tradimento verso Kieros…- - CHE COSA?!?! Che razza di storia è questa?! Solo Deinos poteva raccontarti una cosa simile! In realtà è successo ben altro, credimi!- - Non mentite! So che voi avreste fatto di tutto per ritornare sulla terra ferma…- - Ma non una cosa del genere, quello mai, ti assicuro!! Non ti dimenticare che Deinos ha riservato lo stesso trattamento a mia madre, e dopo il suo rifiuto categorico l’ ha uccisa!- - Non ha le prove certe di quello che dice, è solo rancore verso un uomo giusto che è rimasto sconvolto dalla vostra malignità. E ora, se non vi dispiace, devo somministrarvi la pozione calmante per il sacrificio. – - Fobos, non puoi farmi questo, fai almeno riposare la mia anima in pace!- - Avreste dovuto pensare prima alle conseguenze delle vostre azioni. E ora bevete questo. - A quel punto, Fobos porse a Yuri un bicchiere di cristallo pieno di un liquido rosso brillante, molto somigliante al vino, e mentre glielo porgeva, le fece un segnale strano: indicò il fondo del bicchiere con l’indice, dopodiché si mise un dito davanti alla bocca in segno di silenzio. Indicò con gli occhi la porta, e Yuri capì che Deinos li stava osservando. Sorrise dentro di sé, dal sollievo: quindi Fobos credeva alla sua versione dei fatti e le era rimasto fedele! Tuttavia pensò che non valeva la pena di rovinare tutto proprio ora, così prese il bicchiere e disse freddamente: - Dunque se non mi credi neppure tu devo proprio rassegnarmi! Quando ci sarà il sacrificio?- - Tra un’ora esatta, quindi sbrigatevi. – - Lasciatemi sola ancora per un po’, voglio meditare in pace!- Fobos si inchinò facendole l’occhiolino, poi sentì i suoi cassettini nervosi che si allontanavano in compagnia di qualcun altro (senza dubbio Deinos). Non toccò la bevanda, ma prese, dal fondo del bicchiere, un pezzo di carta tutto piegato ed ingiallito: lo lesse. Era stato evidentemente strappato da un libro, e parlava del tempio sopra le nuvole (il posto dove si trovava). “ …è probabile che si tratti di una banale leggenda, come del resto quella della prodigiosa pianta, che grazie ad una formula “magica”, sia capace di portare colui che la pronuncia in questo posto misterioso. La formula tramandata è questa: - Albero cresci, finché riesci, portami su, tra le nuvole blu-. Sembra una normale filastrocca, ma secondo la leggenda è proprio questo l’unico mezzo per raggiungere il mistico tempio del cielo .” C’era scritto questo. Yuri prese la penna e scrisse nel retro del foglio “ È la fine! Verrò sacrificata tra un’ora… aiutatemi!”, poi chiamò Evelyn, la quale si presentò prima del solito. Yuri le legò alla zampina il foglio e la fece volare via. Continuava a tormentarsi le mani, lo faceva sempre quando era nervosa; sarebbe riuscita a scampare l’ennesimo pericolo? Cercò di scacciare dalla sua testa i pensieri nefasti e negativi; doveva avere fiducia. Prese in mano il bicchiere di cristallo e decise di berne il liquido, per non insospettire i suoi aguzzini. Prima, però, osservò a lungo il colore della bevanda; assomigliava incredibilmente a quel vino così pregiato che Sanji aveva servito il giorno in cui lei e Zoro si erano fatti quella famosa promessa. Che giorno indimenticabile: dopo tanto tempo aveva potuto ridere di gusto, in compagnia delle persone che più l’avevano aiutata nella sua vita. Avvertì un nodo alla gola, e quasi senza che se ne accorgesse i suoi occhi si riempirono di lacrime al ricordo di tutti quei momenti. “ Vi prego… dovete aiutarmi, non può finire così…!” * Evelyn irruppe dalla finestra, attirando insolitamente l’attenzione dei presenti. Il cielo cominciava a farsi nuvoloso. Shanks accorse, e si precipitò verso la colomba, sottraendole il foglio legato alla zampina. Lesse velocemente, e gridò allarmato: - Ragazzi!! Yuri sta per morire, dobbiamo subito andare a salvarla!!!- - Che cosa?- - Come sarebbe a dire…?- - Ma che è successo?!- - Dove la possiamo trovare?- - Qui sopra c’è scritto tutto, ha trovato un modo per essere raggiunta… anche se tra poco potrebbero sacrificarla a quel dio strampalato…!- - Se le hanno torto un capello li massacro!- urlò Sanji. - Non c’è tempo per l’eroismo! Dove dobbiamo andare?- chiese Zoro. - Alla scogliera, direi. Almeno, il posto dovrebbe trovarsi là sopra… - - Quanto tempo abbiamo?!- - Un’ora scarsa, temo…- - SBRIGHIAMOCI!! Abbiamo solo un quarto d’ora per raggiungere la scogliera!!- gridò Bibi. Zoro schizzò fuori di corsa con una velocità impressionante, tanto che il resto del gruppo faticava a stargli dietro. Il cuore gli pulsava nelle orecchie, guardava solo avanti a lui, correva, correva, correva. Non gli importava più niente di niente, voleva soltanto che quell’incubo finisse, che Yuri potesse tornare alla sua vita di sempre e che qui cani pagassero per tutto quello che avevano combinato. Si ritrovò nel posto prestabilito quasi senza accorgersene. Si fermò ansimando; la fatica della corsa gli arrivò tutta d’un colpo, prima non aveva sentito nulla. Poco dopo gli altri arrivarono, sudati e ansanti, senza il fiato necessario per parlare. Shanks era il più sfinito di tutti, nonostante questo prese fiato e lesse la pagina del libro. - Questo… questo è l’unico modo per raggiungere quei tizi lassù. Il problema è che non sappiamo bene quanto tempo ci voglia per eseguire tutto nel modo completo, forse un’ora non ci basta…- - Me ne infischio del tempo che ci vuole!, gridò Zoro prendendo il pezzo di carta in mano,- Qui c’è in gioco la vita di una persona, non lo capite?! È del tutto infruttuoso stare qui a dire “non abbiamo abbastanza tempo, non ce la potremmo mai fare…” non ci abbiamo ancora provato! Stiamo solo perdendo secondi preziosi, mentre Yuri si sente più vicina alla morte ogni minuto che passa!! Lo trovo ingiusto, ecco. Se dobbiamo far crescere una pianta lo faremo, se è questo che serve. Proviamo a dire questa formula demenziale tutti ad alta voce, e vediamo che succede!- Tutti avevano ascoltato le parole di Zoro senza battere ciglio, e quando ebbe terminato, tutti annuirono, perché era la cosa più giusta da fare. - Albero cresci, finché riesci, portateci su, tra le nuvole blu!- recitarono a una voce. All’improvviso un fremito violento scosse il terreno, e dal suolo spuntò un enorme, gigantesco, maestoso, imponente albero, Quasi interamente coperto di terra, che iniziò a crescere, crescere, crescere, lentamente, fino a confondersi tra le nuvole, diventando come un minuscolo puntino nel cielo. Poi, finalmente terminata la crescita, alcuni rami posizionati sul tronco della pianta, si mossero come per incanto, simili a sottili serpenti, e si aggrovigliarono attorno alla vita di coloro che avevano pronunciato la formula. - Ehi, che sta succedendo?!- chiese Usop, in preda al panico. - Bleah, che schifo, mi sta sporcando di terriccio la maglietta!- esclamò Nami disgustata. - Toh, vuoi vedere che la formula ha funzionato…?- - Rufy, non credo che questo giovane virgulto sia cresciuto così tutto d’un colpo a seconda del vento che tirava!!- - Tu credi…?- - …a volte mi chiedo se lo fai apposta…- - Karl, resta qui, e aspetta il nostro ritorno! Non ti muovere, mi raccomando!!- gridò Bibi ormai dall’alto. - QUEEEK!- I rami si alzarono verso le nuvole, trasportando con loro i nuovi passeggeri. * “Che insana idea bere quella strana pozione, mi è venuto un sonno pazzesco, e non manca neanche un quarto d’ora alla mia condanna… me la segnerò come punto castroneria, insieme a quella di essere uscita con due cappotti e accessori invernali vari in una stupenda giornata estiva… ” pensò Yuri mezza addormentata sul suo letto. Era ancora sveglia, ma sapeva benissimo che non la sarebbe stata ancora per molto. Tuttavia lottava disperatamente per restare sveglia, doveva resistere ancora un po’ almeno. Dopo qualche minuto la sua porta si spalancò e apparve Deinos, con un’espressione grave. Aveva addosso uno strano abito nero, che verso il basso sfumava verso il rosso sangue. Yuri cominciò ad avere la vista appannata. - D… Deinos…- mormorò. - Sì, sono io, maledetta meretrice. Presto ti pentirai della tua decisione, ma dimmi… cosa si prova ad essere ad un passo dalla morte…?- chiese con voce sadica. - Oh, una meraviglia… non dovresti avere un po’ più di riguardo per i condannati, sant’uomo?- - Può darsi, ma volevo vedere la tua faccia… cosa c’è, fatichi a tenere gli occhi aperti, sacerdotessa?- - Mio Dio, quest’uomo ha una capacità deduttiva considerevole…!- - Ah, ah, ah… davvero divertente, peccato che il tuo senso dell’umorismo non ti salverà questa volta! Alzati, è giunta la tua ora… presto tutte le tue preoccupazioni e i tuoi doveri non graveranno più sulla tua inesperta coscienza. – Yuri si alzò, con fatica, con la testa che le girava. Le legarono le mani, la fecero camminare fino ad una camera che profumava fortemente d’incenso, e la fecero sdraiare sopra ad un altare di marmo. Lei avrebbe voluto opporre resistenza, ma si sentiva la testa completamente vuota, e i sensi intorpiditi. Rabbrividì: doveva rassegnarsi, ora l’avrebbero sacrificata. Ascoltò con la poche forze che aveva il discorso del sommo sacerdote, ma ne capì a mala pena metà. - … E quindi io sacrifico l’anima di questa infame creatura, per far sì che Kieros perdoni noi tutti per aver scelto una simile sacerdotessa, ma soprattutto nella speranza che lo spirito di questa donna possa essere purificato e rinascere in una prossima vita. – Seguì un momento di silenzio, nel quale Deinos si allontanò, e si andò a sedere su una specie di trono, poc’anzi, e lasciò spazio ad una figura incappucciata; poi Yuri udì un suono metallico. Guardò in alto, e vide con terrore che l’incappucciato brandiva un lungo pugnale argenteo. - Ed ecco la punizione per la tua infedeltà!- disse Deinos. Il carnefice stava per trafiggerle il cuore quando si sentì un boato spaventoso: una figura scura, simile ad una pianta aveva squarciato il pavimento della stanza. “Che cosa sta succedendo…?” pensò Yuri che ormai vedeva tutto appannato e sentiva i suoni distanti da lei. - Scusate, abbiamo disturbato la cerimonia?- chiese una voce a lei familiare. “Questa mi sembra… la voce di Zoro… ma potrei sbagliarmi… non può aver raggiunto il tempio…” - Chi sarebbe la creatura infame, razza di pennuto?! Se ti riferivi alla dolce Yuri ti cucino alla brace!!- fece un’altra. “Sanji? Qui? Ma non è possibile!” - Ma non fate caso a noi, continuate pure… intanto però vengo a prendere mia figlia, è ora che torni a casa, se permettete…!- - PAPÀ!! – tentò di gridare Yuri con le ultime forze che le rimanevano, ottenendo solamente un debole mormorio. Ormai non aveva più dubbi, erano venuti a prenderla e a portarla via da quel luogo terribile. - Permesso, guardie, dovremmo passare, se non vi dispiace troppo…- ringhiò la voce di Zoro; poi sentì il sibilo di una sciabolata potente, corpi pesanti che cadevano a terra, dei passi frettolosi che si avvicinavano a lei, e infine qualcuno che le sollevava la testa delicatamente. - Yuri! Yuri! Rispondimi, ti prego, dimmi che non sei morta, apri gli occhi, ti supplico!! Prima mi è sembrato i sentire la tua voce, dimmi che non me lo sono sognato, parla!!- la voce apprensiva di suo padre in quel momento le sembrò la cosa più dolce del mondo. - Uh… quante cose vuoi che ti dica… papà…? Mi hanno somministrato un… qualcosa… tipo sonnifero… ma sto… bene… - - Meno male… sei ferita…?- - No… come avete fatto a…- - La pagina… abbiamo usato quello che ci hai mandato, e ce l’abbiamo fatta. L’importante è che tu sia salva, ora. Mi sei mancata, mammina premurosa!- - Così… impari…- - Maledetti sabotatori! Come avete fatto raggiungere il tempio del cielo?! Ah, questo non ha importanza, non vi permetterò di portare via la mia vittima sacrificale!!- sbraitò Deinos alzandosi dal suo trono. - Ma stia un po’ zitto, amico, non vede che sta rovinando l’atmosfera?!- gli rispose Sanji inviperito. Zoro si avvicinò all’altare, e si chinò su Yuri. - Ciao…- le disse un po’ in imbarazzo. – Come ti senti…?- - Zoro… sei tu…?- - Sì, sono io… mi hai fatto preoccupare, lo sai?- - Grazie… per essere venuto…- - Poi mi racconti, ok? Nel frattempo vado a sistemare quel deficiente là…- Si voltò con aria grave verso Deinos. - Ah, sei tu, lo spadaccino di qualche tempo fa… sei un avversario simpatico, ma ora non ho proprio tempo di giocare con te!- disse questi in tono di scherno. A quel punto Zoro perse il lume della ragione; furono le gocce che fecero traboccare il vaso. Tutta la frustrazione provata negli ultimi giorni, tutta la tensione e i sensi di colpa si unirono, divennero un’unica cosa: rabbia. Rabbia nei confronti di chi aveva ferito psicologicamente e fisicamente tutti i suoi compagni, Yuri compresa. - Ti farò passare la voglia di sfottere!!- urlò, correndo verso di lui. – Come hai potuto fare tutto questo a me e a Kuina?!- Nella confusione generale (guardie e sacerdoti contro pirati), nessuno fece caso alle parole di Zoro. Quelle parole dettate dalla furia, dalla rabbia e anche dalla disperazione. Yuri però le udì, proprio nell’attimo prima di addormentarsi ed essere portata via da suo padre e da Bibi. “Io… non sono… Kuina…” Si ricordò di quel nome: era la donna di cui Zoro le aveva parlato qualche sera fa: il suo primo e forse unico amore. Una persona molto importante per lui. Poi diventò tutto buio, e non sentì più nulla. |
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