FANFIC

WHERE ARE YOU?

UmiRyuzaki




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CAPITOLO 7. Nuvole e portali.



Quando Zoro riaprì gli occhi, si trovò faccia a faccia con Rufy, il quale gli stava a soli pochi millimetri dalla faccia, e così chinato su di lui, gli dava dei col pettini sulla guancia, per farlo tornare in sé: - Ehi, Zoro, come stai? E la ferita? Te l’abbiamo medicata per bene… per fortuna Shanks si è portato prudentemente dietro un antiveleno, lui sì che è previdente …ehi, guarda che c’è un problema molto grave! Sveglia!-

Lui si alzò, si chiese se quello che gli sembrava di ricordare fosse solo frutto di un sogno. Yuri ferita gravemente, l’uomo mezzo pennuto che chiedeva di Hotaru, e che poi, così su due piedi, sollevava la ragazza e volava via senza che lui riuscisse a fare o a capire qualcosa.

- Non dirmi che ho sognato tutto? Sì, dimmi che Yuri in realtà sta bene e sta chiacchierando con Bibi o Nami, o magari tutte e due!-

- Ma se Yuri è stata portata via dal pappagallo bianco…-

- Oh, no, allora non era un sogno! Porca miseria… si sa ancora niente?-

- No, purtroppo. E quel che è peggio è che Shanks è distrutto. Poverino. È molto preoccupato per sua figlia… chissà che cosa starà facendo e come starà in questo momento…-

- Bella domanda. Se devo essere sincero anch’io sono in pensiero. Ma ora dove sono? Voglio dire, dove sono volati? -

- Nel cielo, in alto. Nessuno di noi è riuscito a seguirli, neanche io. È così distante che non ci arrivo neppure allungandomi. Sarà un bel problema raggiungerli. –

- Diciamo che sarà quasi impossibile… -

Rufy sembrò arrabbiarsi infinitamente. – No, Zoro, questo non è da te!-

- Cosa ho fatto, scusa…?-

- Dobbiamo assolutamente trovare un modo, non capisci?! Sono sicuro che tu vorrai più di ogni altra cosa ritrovare la nostra volpina …-

Zoro si morse il labbro. – Certo che lo voglio…-

- Lo so. Anche io, per quello. Ma soprattutto voglio dare una lezione a quello schifoso pappagallo, per tutto quello che ha fatto a te, alla mia volpina, a Shanks e a Nami!-

- A Nami? Che c’entra Nami, scusa?-

- Perché lui all’inizio non aveva precisato chi voleva, voleva una donna. E poteva essere anche Nami. E mi ha fatto preoccupare. Lo odio. – Rufy sembrava veramente furioso. I suoi occhi si erano contratti per la rabbia repressa, i suoi pugni stretti. Zoro lo osservò in silenzio. Non aveva voglia di fare battutine maliziose su questo suo improvviso atteggiamento nei confronti di Nami, gli sembrava oltremodo fuori luogo.

- Anche io gliela voglio fare pagare. – disse semplicemente, con voce dura.

Poi si alzò in piedi, senza badare al dolore delle ferite, e si diresse verso Shanks. Sembrava invecchiato di almeno cinque anni, aveva lo sguardo vuoto e distante e pareva che non pensasse a nulla.

Nami e Bibi cercavano di dirgli parole di conforto, Usop e Sanji scrutavano ancora il cielo nella speranza di riuscire a vedere qualcosa.

- Almeno Zoro ora sta meglio. – disse Rufy rivolto agli altri.

A quelle parole, Sanji smise di guardare in aria e si accese una nuova sigaretta. Dopo avere aspirato un po’ di fumo si voltò verso Zoro: - Complimenti, amico, gesti davvero molto eroici i tuoi. Le mie lezioni di galateo devono averti giovato… avrò un degno avversario con cui contendere la mia Yuri, presto…-

- Oh, piantala, Sanji!- sbottò il ragazzo arrossendo lievemente – dobbiamo pensare ad un modo per liberare Yuri… almeno per comunicare con lei! –

- Già, peccato che tu ti stia dimenticando del fatto che ora potrebbe trovarsi sopra ad un mucchio di nuvole, ad una notevole altezza e distanza…- constatò Nami.

- Guarda che non l’ ho dimenticato. Se sapessi con maggior precisione dove si trovi non credo che saremmo tutti ancora qui!- rispose Zoro con tono leggermente aggressivo.

- Comunicare… ma certo!- esclamò Shanks con il voto che gli si illuminava. Pareva che si fosse risvegliato da un lungo sonno. – Noi possiamo comunicare con Yuri, perché lei ha il fischietto di richiamo per la sua colomba! Indossava gli stessi pantaloni di ieri, quindi, visto che non dovrebbe averlo estratto dalla tasca, avrà senz’altro la possibilità di scriverci un messaggio! E se per caso non potesse, saremo noi a farlo, visto che Evelyn si trova a casa nostra, per essere più precisi in camera sua!-

- Questo è senz’altro un grande passo avanti. - disse Bibi.

- Facciamo così: se entro quarantotto ore lei non si fa viva, allora le scriviamo noi. Adesso sarebbe meglio se noi ritornassimo verso casa, se la colomba ricevesse ordine da Yuri di portarci una lettera è chiaro che non verrebbe qui. – concluse Nami.

E così si avviarono, tutti con passo pesante, senza dire una parola.



*

Yuri avvertì il soffio caldo delle coperte. Non aveva voglia di aprire gli occhi, però. Si sentiva indolenzita dappertutto, e soprattutto molto assonnata. Molto probabilmente aveva solo fatto un sogno molto strano. Ma certo, di lì a poco avrebbe socchiuso gli occhi, avrebbe riconosciuto la sua camera, la sua casa, sarebbe scesa in cucina, dove avrebbe incontrato Sanji, che le avrebbe rivolto un sorriso smagliante e tanti complimenti. Avrebbe apparecchiato la tavola, Rufy le avrebbe detto che si era svegliato affamato come sempre e che avrebbe fatto senz’altro una doppia razione, quella paperotta buffa si sarebbe raggomitolata nel suo posto preferito aspettando qualche cosa da bere. Insomma, la sua solita giornata che aveva vissuto in quegli ultimi giorni, in compagnia di suo padre e di tutta la banda di Rufy.

Decise che quel mattino se la sarebbe presa calma, in genere non si permetteva mai un lusso del genere, infatti si destava quotidianamente alle cinque in punto.

E così si appisolò nuovamente. Che strano, di solito non aveva mai tutta questa sonnolenza.

Poco dopo, però, qualcuno le sollevò leggermente la testa e le portò alle labbra una bottiglia di vetro. Il liquido le entrò nella bocca e lo deglutì; aveva un sapore orribile e amaro, e inoltre bruciava in una maniera atroce. Si portò le mani alla gola e cominciò a tossire violentemente. Qualcuno prima le stava somministrando qualcosa, era liquore se non errava… sì, doveva essere stato suo padre per farla rinvenire. Cominciava a ricordare quello che era successo poco fa. Non si era trattato di un sogno. Si era buttata in mezzo per salvare Zoro. Ma ora si sentiva decisamente meglio, era solo un po’ indolenzita, e disse, continuando a tossicchiare: - No, papà…, smettila con quell’affare, ora sto… coff… meglio… -

- Ah, eravate già sveglia, signora sacerdotessa…! – esclamò una voce a lei sconosciuta.

Yuri si guardò attorno con maggiore attenzione, e si accorse che non si trovava più in un luogo da lei conosciuto. Stava dormendo su un enorme letto a baldacchino bianco immacolato, e dello stesso colore era il pavimento, che sembrava vaporoso come una nuvola, i muri, le sedie, i mobili. Era immersa in quel colore. I suoi vestiti erano appoggiati su una sedia lì vicino, ancora macchiati di sangue, mentre lei indossava uno strano pigiama anch’esso bianco latte, piuttosto aderente.

Si voltò verso colui che aveva parlato, e si trovò faccia a faccia con un omino dall’aria inquieta, di bassa statura e molto simile ad un passero.

Piuttosto sorpresa della compagnia si decise a domandare: - E tu chi sei? Dove sono in questo momento?-

- M… mi chiamo Fobos, e sono il vostro custode, signora.–

Yuri si indispettì, o meglio si infuriò. – Signora a chi, pennuto?! Do forse l’impressione che sia una donna sposata, circondata perennemente da prole?!?!-

- No… no, signorina! – Balbettò Fobos imbarazzato e intimorito dalla reazione di Yuri. - È che voi … insomma, voi siete la sacerdotessa del giglio, devo avere grande rispetto per voi, e così… mi dispiace di avervi fatta inquietare, calmatevi…!-

- Sacerdotessa? Oh, no, devo essere stata scelta da quei pazzi di prima. Uffa, che seccatura. Senti, Fobos, grazie per tutto quello che hai fatto per me e per quel… diciamo liquido che mi hai propinato quando stavo dormendo, ma ora devo ritornare a casa al più presto, ho un sacco di faccende da sbrigare, per non parlare di mio padre… potrebbe anche essere in preda ad un attacco di panico a causa della mia assenza. È un tipo apprensivo, non lo voglio far preoccupare. Quindi, se tu potessi essere così gentile da indicarmi una strada un po’ breve per raggiungere Ailan Village te ne sarei grat…-

Fobos mise un dito (o una piuma, Yuri non ci fece caso) sulla bocca di Yuri, guardandosi furtivamente intorno. Disse poi, parlando a bassa voce e con tono spaventato: - No, no, no, no, no, ma che cosa sta dicendo, signorina sacerdotessa?! Assumere una carica del genere è un onore, non una seccatura! Preghi Kieros che nessuno dei miei superiori, a parte me, l’abbia udita pronunciare una simile bestemmia… e poi voi non potete assolutamente, e sottolineo, assolutamente tornare nel mondo di Sotto. –

- Nel mondo di Sotto?! Che stai dicendo, Fobos?-

- Ma come, non lo sapete? Forse i miei superiori non hanno avuto occasione di avvisarvi, ma noi siamo molti metri più in su del vostro villaggio. In sostanza… -

- No… no, non dirmi che siamo su… sulle NUVOLE?!-

- Infatti è proprio così, ma non urlate, trattenetevi, vi prego. –

- Oh, fa presto a parlare, lui! Del resto è normalissimo ritrovarsi sulle nuvole di tanto in tanto, è salutare, tutti i medici lo consigliano ai propri pazienti! -

- Suvvia, voi avete avuto l’onore di diventare la sacerdotessa di Kieros, detto il giglio. -

- Non metto in dubbio che sia un onore, ma non si può forzare una persona a credere a Kieros e a tutte quelle panzane! Io non credo in questa “religione”, per cui, preferirei fare a meno di questa carica ufficiale, semplicemente perché non ci credo. Ma voi potete fare tutto quello che volete, basta che non coinvolgiate anche quelli che dovrebbero starne fuori. -

- Ma signorina…! Panzane, voi dite? Non deve permettersi di offendere il grande Kieros, provi a pensare se fosse passato il sommo sacerdote Deinos, lo immagini!-

- Con permesso, dovrei tornare sui miei passi. - fece per alzarsi dal suo giaciglio, ma sentì un dolore lancinante: la ferita. Se ne era completamente dimenticata.

Fobos la soccorse, e l’aiutò a stendersi nuovamente.

- Non dovete compiere ancora sforzi simili. Prima vi stavo cercando di somministrare una pozione guaritrice. Noi uomini del cielo siamo celebri per quest’arte, prepariamo pozioni di ogni tipo e di ogni esemplare, di tutti i generi. Tra breve, se berrete la giusta dose con una certa frequenza, la ferita si rimarginerà del tutto, e voi starete meglio. Quindi, finite di berla, poi andate a dormire. Ne trarrete senz’altro beneficio, e quando vi sveglierete, potrete alzarvi in piedi senza soffrire fisicamente, così potrete parlare con Deinos e conoscere il nostro tempio. Ecco la vostra bottiglia. Bevete tutto d’un fiato. –

Yuri guardò la bottiglia con una certa diffidenza e disgusto.

- Scusa, Fobos, ma quella roba mi fa leggermente schifo…-

- Suvvia, dovete berla, o quella ferita non guarirà presto come potrebbe. Approfittatene. Rimanendo nel mondo di sotto, voi non avreste mai potuto usufruire di questa prodigiosa bevanda, e con una ferita del genere non vi sareste potuta muovere per un mese almeno. Infatti il grande Deinos è un abilissimo spadaccino, i suoi colpi sono quasi sempre mortali per chi li riceve. –

- Ehi, aspetta un attimo, quindi è stato il sommo sacerdote a colpirmi! Certo, è stato quel maledetto vigliacco che ha osato colpire Zoro alle spalle…! E con un pugnale avvelenato per giunta!! Che vigliacco, se lo becco…-

- Sssssshhhhhhh!! Non parlate così, per carità! È stato per causa di forza maggiore, è stato per causa di forza maggiore. E poi, comunque sia, a quanto mi è stato detto, voi vi siete messa in mezzo per salvare la vita di quell’immonda creatura! Quindi la responsabilità è solo vostra!-

Yuri si mise seduta di scatto sul letto, con il volto in fiamme per l’indignazione.

- Sì, è vero, è stata colpa mia e me lo sono andata a cercare, ma mi dà fastidio che il lecca- piedi di un assassino venga qui a dirmi qual’ è il giusto e qual’ è lo sbaglio, mi sono spiegata?! E poi, Zoro non è un’immonda creatura, non ti permetto di parlare di uno dei miei migliori amici! Ricordati che anche se non sono un mezzo volatile, devi avere rispetto di me!-

- Vi prego, contegno, signorina!- esclamò Fobos, anch’egli indignato.

Yuri si calmò. Non avrebbe dovuto prendersela in quel modo. In fondo Fobos con lei era stato buono, non era giusto aggredirlo così. Quando c’era Zoro di mezzo lei non rispondeva più del suo carattere, aveva degli atteggiamenti strani, se la prendeva anche per cose che non la riguardavano direttamente. Senza contare che per Zoro aveva versato le sue prime lacrime. Che cosa diavolo le stava accadendo? Non era certo quello il momento per rifletterci sopra.

- Fobos, ti chiedo scusa. Non era mia intenzione ferirti così. Ti ho trattato come un servo, ed io non voglio fare la parte del despota. Ti sono grata per avermi soccorsa, e ti prego di perdonarmi. –

Fobos assunse un’espressione scandalizzata. – Oh, no, oh, no, non c’è bisogno di chiedere scusa,è solo colpa mia, IO devo chiedere venia. D’altronde è vero, vi devo profondo rispetto, e ho commesso una grave colpa parlandovi con tale arroganza!! E poi non dimentichi che sono un vostro servo…-

- Consideriamo la questione chiusa del tutto, d’accordo? E dammi del tu, visto che non ho che diciotto anni…-

- No, no, no, vi prego, non mi permetterei mai! Lasciatemi l’onore di darvi del voi, non mi abituerei mai dandovi confidenza…!-

Yuri sorrise. – Va bene, chiamami come vuoi. Io posso darti del tu, vero? Ho iniziato a farlo senza neanche chiederti se ti andava…-

- Ma certamente. Non si faccia simili scrupoli per me. Allora, adesso potete bere la vostra medicina. –

- Tutta?!-

- Beh, è la dose consigliata! Non è molta, sarà circa la capienza di un bicchiere…-

- Ma non sarà velenoso…? –

- No, assolutamente… ha solo un aroma un po’ particolare. –

- L’espressione “un aroma un po’ particolare” preceduta da “solo” mi inquieta a dir poco…-

- Avanti, non fate la bambina, trangugiatela tutta d’un fiato; non farete in tempo a sentirne il sapore che vi addormenterete profondamente!-

Yuri prese la bottiglia di vetro guardandola con circospezione e sospetto; poi se la portò alle labbra e ne bevve lunghe sorsate.

Avvertiva un pungente bruciore alla gola, ma cercava di sopportarlo come poteva. Quando l’ebbe bevuta fino all’ultima goccia, sentì che le palpebre erano diventate pesanti, e gli occhi le imploravano di essere chiusi. Così li ascoltò, e piombò in un sonno senza sogni.

*

- Signorina, svegliatevi, svegliatevi, è tardi!- esclamò Fobos entrando di colpo nella stanza dove Yuri dormiva.

Lei si destò con fatica, senza riuscire a capire per quanto tempo aveva riposato.

- Fobos… che ore sono? Che succede…?-borbottò ancora mezza addormentata.

- Come immaginavo… stamattina vi sentite meglio! Dovete vestirvi al più presto per conoscere il sommo sacerdote Deinos. –

- Ah… quello… sì, va bene, dove sono i miei abiti?- chiese.

- Ve li ho appoggiati sulla sedia, ma non vi serviranno. –

- Non mi serviranno?! Non è che adesso dovrò fare la danzatrice nuda, vero, brutti pervertiti?!-

- No, no, no, no, no, no, no, no!! Avete frainteso tutto, signorina sacerdotessa! Volevo dire che non dovrete mettere quelli, ma i costumi adatti al vostro ruolo…- disse Fobos arrossendo con un’espressione scandalizzata.

-Ah, ecco, volevo ben dire... –

Fobos le porse un fagotto bianco, e uscì dalla stanza perché Yuri si potesse cambiare.

Lei scartò il fagotto: si trattava di un semplicissimo Kimono vecchio stile, solo che era bianchissimo, brillante, quasi lucente. Yuri se lo indossò; era proprio della sua esatta misura, non le stava neanche male. Si avvicinò alla porta e provò ad girare la maniglia, ma non ci riuscì. Era chiusa a chiave dall’esterno. Si rassegnò, e chiamò Fobos, dicendogli che era pronta e che poteva essere condotta da Deinos.

L’omino aprì la porta con cautela, prese Yuri per mano e le legò i polsi con una corda, per evitare che scappasse.

Fobos marciava con passo incerto ed irregolare, e così Yuri aveva l’occasione per guardarsi intorno; si trovava all’interno di uno strano edificio, piuttosto grande e soprattutto alto. I muri, i pavimenti, i soffitti, erano formati da nuvole candide, che sembravano insolitamente solide e resistenti, ma allo stesso tempo leggere ed impalpabili. Yuri avrebbe tanto voluto provare a toccarle; ma in quel momento la cosa che più desiderava era trovarsi a casa sua, con i suoi amici e suo padre. Per quanto il suo arredamento casalingo fosse semplice e rustico, per quanto la sua casa necessitasse di riparazioni, non avrebbe mai potuto paragonarla a quello strano posto. Lì era tutto molto più bello e suntuoso, nei corridoi c’erano statue marmoree di squisita fattura, ma tutte le volte in cui lei osservava quegli ambienti, le sembrava che fossero privi di calore umano e anche materiale; mancava quel piacevole tepore che tutte le volte avvertiva quando chiacchierava con le persone a cui teneva… no, quel luogo era assolutamente improponibile per lei, doveva trovare un modo per evadere, o sarebbe impazzita sul serio.

Ad un tratto Fobos si fermò davanti ad un enorme portale, sempre fatto di nuvole, dall’aria terribilmente minacciosa; due teste di leone erano attaccate sopra alla superficie del portale, con un artiglio stringevano un anello d’oro e ruggivano con uno sguardo feroce ed inquietante.

Yuri rabbrividì: era dunque quella la dimora del terribile Deinos?

Fobos afferrò uno degli anelli d’oro che i leoni sorreggevano e tirò verso di sé.

Il portale si aprì, lasciando intravedere una stanza scura e cupa.

- Che cosa state aspettando?!- domandò Fobos con voce stizzita.

- Perché, che dovrei fare esattamente?-

- Entrare, no? Ora vi posso lasciare andare, e non provate a fuggire, perché sarebbe peggio per voi. -

- Non mi passa neanche per l’anticamera del cervello!-

Non era quello il momento per fuggire, sarebbe stata un’azione troppo avventata: non sapeva ancora molto sul posto in cui si trovava, addentrarsi all’interno delle varie stanze sarebbe stato rischioso, per non dire imprudente, inoltre voleva vederci chiaro nella faccenda che la riguardava: se avevano scelto lei per fare la sacerdotessa, doveva esserci un motivo valido, che però lei continuava ad ignorare.

Deglutì, e cominciò ad avanzare a tentoni in quella camera così cupa.

Dopo poco si fermò, e disse con voce chiara:- Deinos, si mostri. Ho molte cose da chiederle, e finché brancolerò nel buio nessuno di noi due concluderà molto. –

Una voce profonda e malvagia, la stessa che apparteneva al sommo sacerdote che aveva incontrato sulla scogliera, le rispose:- Io non amo molto la luce. Preferisco il buio, in tutta franchezza, mio giovane virgulto. –

- Non la biasimo certo per questo. Tuttavia non posso nascondere il mio disappunto nel non vedere il voto di chi mi rivolge la parola. -

- Hai ragione, provvedo subito. Nota bene che lo farò solo perché sei tu. –

Yuri non vide molto bene che cosa stesse facendo Deinos, ma pensò che stesse frugando in un cassetto alla ricerca di qualcosa. Quando questo “qualcosa” venne trovato, notò la fiamma di un accendino che illuminava una candela, e così rivide ancora una volta il viso aguzzo di Deinos, anche se, forse per effetto della luce della candela, o forse per effetto del suo sorriso maligno, le sembrava ancora più sinistro di prima. Era seduto su una specie di sedia piuttosto imponente, ma Yuri la intravide appena. Aveva entrambi i gomiti appoggiati ad una scrivania di legno, sopra la quale era posta anche la candela.

- Perché ha voluto vedermi?- chiese Yuri freddamente.

- Volevo parlarti a quattr’occhi. Tu sai perché sei qui? Perché sei diventata la sacerdotessa di Kieros?-

- Io non sono diventata un bel niente. Potete chiamarmi come vi pare, ma non crederò mai in questa pagliacciata. Devo ricordarvi di quello che avete ordinato di fare al mio amico, lo spadaccino vostro avversario? Gli uomini di religione non fanno così, o almeno non dovrebbero, da che mondo e mondo. –

- Quel giovanotto saputello… senti, non ti ho convocato per parlare di lui. Parliamo di te, della tua famiglia. -

- Perché dovrei? In fondo questi sono affari miei. –

- D’accordo, allora farò uscire dalle tue labbra color ciliegio le parole che occorrono a me. Mi basta solo un nome, e so che con quello otterrò molte risposte. E ne otterrai anche tu. –

- Ah, meraviglioso… e quale nome sarebbe?-

- Ma come, non lo immagini? E va bene, te lo dico io: Hotaru. –

Yuri sentì il suo cuore fare un balzo: come poteva essere a conoscenza del nome di sua madre? Aveva capito di essere sempre più vicino alla soluzione del mistero, ma non aveva idea di quello che ci fosse stato veramente dietro…

Fece un respiro profondo per controllare la sua forte emozione. – Lei… lei conosceva mia madre, Hotaru…?-

Deinos si alzò in piedi, e si avvicinò a Yuri.

- Siediti. -

La ragazza obbedì, prese posto in una sedia imbottita molto comoda, anche se rischiò di sprofondare nel soffice cuscino.

Deinos prese il mento di Yuri con le sue dita gelide e sottili, e con l’altra mano afferrò la candela e la mise il più vicino possibile al volto della ragazza.

- Ma certo che la conoscevo… e mi sembra di rivederla quando ti guardo… la stessa pelle candida e liscia come i petali di un giglio…- così dicendo le sfiorò dolcemente la guancia destra, esitando. Poi proseguì. - Gli stessi occhi profondi, verdissimi e soprattutto caparbi… e la stessa struttura fisica. Ma il colore dei tuoi capelli è diverso... Devi aver preso da tuo padre. Non sono affatto belli come quelli di Hotaru, in un certo senso quell’essere umano ti ha rovinato… anche la forma degli occhi non è quella di tua madre. –

Yuri cominciava ad essere infastidita da quell’atteggiamento, e si liberò dalla presa di Deinos.

- Il mio aspetto fisico non c’entra! Dov’è mia madre?!-

- Credevo che ormai ti fossi rassegnata…dovresti essere a conoscenza del fatto che lei è morta. -

Pronunciò queste parole con voce dura e sprezzante, e Yuri ebbe l’impressione che per un attimo il suo cuore si fosse fermato. Lottò per non piangere di nuovo, non voleva, non davanti a Deinos. Cercò di proseguire con un tono disinvolto, ma si rese conto che i risultati erano piuttosto scarsi. Era troppo sconvolta.

- N… non è possibile… Papà mi aveva detto che se n’era andata… se n’era andata da casa… è così, lui diceva la verità, non mi avrebbe mai potuto mentire u una cosa del genere!-

- Ma infatti lui non ha mentito, Hotaru è stata… diciamo costretta ad andarsene, anche se sapeva benissimo che le sarebbe costato la vita, e che soprattutto era perfettamente inutile. -

- Inutile…? Io continuo a non capire che cosa c’entri mia madre in tutta questa storia!!-

- Il racconto che ti sto per narrare ha dell’inverosimile, ma corrisponde a verità. Devi sapere che Hotaru, sin da quando i suoi genitori morirono, aveva sempre avuto molta, moltissima paura della morte. –

- In questo non ci vedo nulla di strano, tutti hanno paura di morire…-

- Già, è così, gli esseri umani sono spesso consapevoli della propria fragilità, ma sanno rassegnarsi ad essa. Invece Hotaru no . Non voleva ammettere la sua mortalità, ed era fermamente convinta che in qualche modo potesse diventare immortale, o comunque vivere almeno una grande quantità di tempo, per poter finalmente trionfare sulla sua fobia.

Quando conobbe tuo padre( a questo punto Yuri sentì una nota di amarezza e di disprezzo nella voce di Deinos) decise che era giunto il momento di coronare la sua ambizione; avrebbe dovuto vivere tantissimo per dedicarsi all’uomo che… amava. Aveva sentito parlare della nostra abilità nel preparare pozioni e filtri, e riuscì a trovarci. Ci implorò di somministrarle il filtro della vita, e in cambio avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche la più folle. Visto che avevamo bisogno di una nuova sacerdotessa del giglio, le chiedemmo in pegno la sua primogenita femmina. Lei acconsentì, forse divorata dal desiderio di bere quell’ampolla fonte di guai.

Ma quando tu nascesti, si dimenticò del suo patto, da tanto era felice per la tua venuta, e quando ci facemmo vivi per riscuotere ciò che ci spettava… lei decise di fuggire dal luogo in cui viveva con il compagno, approfittando del fatto che noi non lo conoscevamo ancora. Cercò di non farsi trovare, ma noi la scoprimmo subito. La minacciammo più volte, la tenemmo prigioniera nelle nostre celle per farla confessare dove eri nascosta, ma lei non disse una parola. Voleva rimediare ai suoi errori… per quanto possa suonare come tenero ha fatto la sciocchezza più grande della sua vita, perché dopo due mesi la togliemmo di mezzo. Circa quindici anni dopo riuscimmo a risalire alla casa dove abitava la presunta figlia di Hotaru, era così isolata che la trovammo con ingente ritardo, ma comunque il resto lo sai. –

Yuri deglutì nuovamente, agghiacciata per quanto aveva appena sentito.

Poi fu come un flash nella sua mente, un ricordo fulmineo. Si rammentò di colpo di una scena lontana, quando era piccola, quel giorno in cui Hotaru abbandonò la sua casa. Le vennero di nuovo in mente i suoi occhi verdi, lucidi di lacrime, i suoi capelli dorati e morbidi che si divertiva ad accarezzare, e di una frase che pronunciò quando Shanks non c’era: “Sappi, piccolina mia che non sto facendo quello che sembra… forse un giorno verrai a sapere quello che è accaduto realmente… purtroppo chiunque, prima o poi, paga per i suoi errori, e i prezzi sono alti.” Poi l’aveva abbracciata con foga, senza ascoltare l’ingenuo “Perché, mamma?” che aveva pronunciato istintivamente, angosciata senza saperne il motivo. Finalmente capiva quelle parole di cui si era dimenticata. Ogni tassello quadrava, dando origine ad un mostruoso quadro. Era inorridita. Le sue labbra stavano tremando.

- Dunque è per questo… che mi avete sottratto alla mia vita… per quel vecchio patto, è così? -

- Certo, mi sembra chiaro. Io avevo proposto a tua madre un compromesso che avrebbe anche potuto concludere la faccenda, ma ha rifiutato…-

Yuri si alzò in piedi, tremante di furore. – Voglio uscire da questa stanza. Voglio andarmene subito da qui. O credo che potrei soffocare. -

- D’accordo, Yuri. –

- Non mi chiami mai più per nome. Il suo unico scopo era quello di approfittarsi di una giovane inesperta e rovinarle per sempre l’esistenza, a lei e al suo unico vero amore…!– sibilò lei con gli occhi simili a due fessure, fuori di sé dall’ira.

- Ah, ah, ah… come preferisci…! – rise malignamente Deinos. Poi batté tre volte le mani.

Pochi minuti dopo arrivò Fobos, tutto ansante per la corsa. Si inchinò con fare servile. Yuri non lo sopportò, voltò la testa.

- Mio signore…-

- Fobos, scorta la Sacerdotessa del giglio fino alla sua stanza, per favore. –

- Certamente, sommo Sacerdote. –

Legò nuovamente i polsi della ragazza, e la trascinò fino alla sua prigione. Yuri camminava a testa china, senza curarsi delle inimmaginabili sculture e ricchezze che la circondavano. Sentiva la sua mente come vuota, e all’interno di essa turbinavano vorticosamente le parole di Deinos: Hotaru – morte – pozione – figlia – frase non compresa al momento opportuno- fuga – tortura. E tutto questo era successo solo per colpa sua!

Le lacrime rotolavano silenziose dalle sue guance. Da tantissimo tempo avrebbe voluto piangere e sfogarsi, ma non c’era mai riuscita. In quelle ultime ore aveva pianto per ben due volte, e questo era davvero incredibile.

- Siamo arrivati, signorina, volete entrare…?- Fobos si bloccò nel vedere la giovane con il viso coperto dai capelli. – Che cosa vi è successo, non vi sentite bene? Vi duole la ferita?-

- Fobos… mi terresti compagnia per un po’ di tempo nella mia stanza?-

- Compagnia? Nessuno mi ha mai richiesto una cosa del genere prima d’ora… d’altro canto sono solo il custode…-

- Ti supplico! Sei l’unico che qui dentro mi abbia ascoltato! Ho bisogno di parlare con qualcuno…mi sento terribilmente sola… e persa… in quest’immenso posto…-

- Ma voi state piangendo! Questo non è bene, entrate nella vostra camera, presto, così mi spiegherete che cosa vi è accaduto. La nostra Sacerdotessa deve essere felice…-

Yuri si asciugò gli occhi con il dorso della mano, e si ripromise che non avrebbe più pianto, almeno per un po’. Ora più che mai doveva essere forte, e non lasciarsi prendere dallo sconforto. Si sedette sul suo letto, e Fobos le porse un fazzoletto di lino, anch’esso bianco latte.

- Mi chiedo se quando uscirò da qui ricorderò ancora come sono i colori… qui è tutto maledettamente dipinto di bianco…- borbottò dopo essersi ricomposta.

- Ma voi dovrete rimanere nel tempio! Siete la Sacerdotessa!-

-. Lo credi tu. Non ho intenzione di vivere qua per il resto della mia vita. Non con un assassino come Deinos vicino, almeno!-

- Oh, misericordia di Kieros, ma che cosa dice del nostro sommo sacerdote?!- esclamò Fobos agitando le braccia corte verso l’alto e volgendo gli occhi al cielo.

- Quell’essere ha ucciso mia madre! Non ti sembra sufficiente?!-

- Che cosa?-

Yuri raccontò a sua volta la storia che Deinos le aveva narrato. Fobos ascoltava con occhi sbarrati, senza che commentasse o dicesse una sola parola.

Quando il racconto fu terminato disse: - Non sapevo che Hotaru avesse perso la vita in questo modo…-

- Che cosa?! Conoscevi mia madre?-

- Ma certo, ero anche a conoscenza del suo patto con Deinos, preparai io stesso la pozione di lunga vita per lei. Ma non seppi altro. Non potevo immaginare che cosa fosse accaduto poi, davvero. –

- Ora mi auguro che Deinos non sia più il tuo idolo… ti sarai reso conto che è solo un criminale, opportunista, che spreme le sue vittime come un limone fino all’ultimissima goccia… -

- Non parlate così, resta pur sempre il sommo sacerdote!-

- Sommo sacerdote o no, io devo a tutti i costi tornare a casa. O di questo passo mi suiciderò!-

- Cielo…! Non ditelo neanche per scherzo…!- sussultò Fobos, coprendosi la bocca con le mani.

- Ti scongiuro, dimmi un modo per fuggire da qui, tu lo saprai senz’altro!-

La creatura rimase un momento in silenzio, riflettendo. Assunse un’aria grave; forse ormai non sapeva neppure lui cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato.

- No, mi dispiace, non posso. Non ora,almeno. Io mi limiterò a coprirvi nel caso vi trovaste in difficoltà con i miei simili, ma al resto dovrete provvedere voi. Mi permetterei di consigliarvi di mettervi però in contatto con i vostri cari. Detto ciò, io mi ritiro. Se avete bisogno…-

Uscì dalla porta e la chiuse a chiave a doppia mandata.

Yuri sospirò, e si guardò intorno. Notò una finestra dalla quale trapassava un po’ di luce, e la osservò a lungo. No, era troppo piccola, non ci sarebbe mai passata, neanche se avesse perso cinque chili. E poi cosa avrebbe mai potuto fare una volta uscita da lì? Di certo niente, se non precipitare nel vuoto. Si alzò in piedi, cominciò a camminare avanti e indietro, soprappensiero. Guardò distrattamente la sedia dove erano appoggiati i suoi vestiti, e li prese in mano. Li accarezzò delicatamente: quanto le mancava la sua casa! Shanks, Zoro, tutti gli altri… anche la sua colomba addestrata, Evelyn.

Improvvisamente si illuminò.

- Evelyn! Ma certo! Che stupida, ma come ho fatto a non pensarci prima?!- esclamò Yuri ricordandosi tutto ad un tratto che poteva comunicare quando voleva con suo padre. Frugò convulsamente nelle sue tasche, e trovò il fischietto di richiamo per le colombe.

“Speriamo che Evelyn mi senta…” pensò Yuri con il cuore stretto dall’ansia.

E soffiò con tutta l’aria che aveva nei polmoni. Poi riprese fiato, e soffiò ancora. E poi ancora, ancora e ancora. Quando la testa cominciò a girarle smise. Si sdraiò sul letto, un po’ ansante. Si stava rilassando un momento, ma qualcuno bussò brutalmente alla porta, e la fece sobbalzare. Con il cuore che batteva all’impazzata, Yuri si nascose il fischietto all’ interno del Kimono che indossava e chiese, fingendo di essere sorpresa: - Che cosa succede, qua fuori?!-

Una voce corpulenta le urlò: - Mi faccia subito entrare! Che cosa sta combinando?!-

- Come faccio a farla entrare, intelligentone…? Sono chiusa qua dentro dall’esterno, per sua informazione…-

- Ah… si, ora che me lo fa notare la chiave è appesa qua fuori…-

“Ma guarda con che tipi devo avere a che fare…! Comunque ottima informazione, la chiave è appesa lì fuori. Non so se mi sarà utile, ma non si sa mai…” pensò Yuri.

Un incrocio tra un uomo e un uccello aprì violentemente la porta; assomigliava ad un avvoltoio, aveva la corporatura grossa e tozza, sembrava molto forte, anche se aveva un aria piuttosto ottusa.

Si guardò intorno, come se stesse cercando qualcosa di sospetto, poi si voltò verso Yuri:

- Ho sentito un richiamo strano, e sono accorso subito. Che cosa sta combinando?!-

“Oh, porca miseria, avevo dimenticato che questi qui sono mezzi volatili, saranno ipersensibili ai richiami per uccelli! Oddio…” pensò Yuri impallidendo. Poi cercò di non perdere il sangue freddo; aveva davanti una creatura dall’intelligenza limitata, non avrebbe mai osato perquisirla. Fece un sorriso provocatorio, cercando di mantenere un atteggiamento disinvolto. – Signora guardia, si guardi intorno e ragioni, se non chiedo troppo; vede forse qualche flauto, o fischietto che possa aver prodotto quel rumore? A me non sembra. E poi, perché dovrei essere stata proprio io? Non potrebbe essere stato un sacerdote voglioso di suonare un motivetto strano? Cerchi pure, ma non credo troverà quello che cerca. – sfoderò un’aria innocente.

La guardia la guardò, confusa, poi si grattò la testa con un’espressione veramente poco intelligente.

- Può darsi che le sue ipotesi siano fondate, ad ogni modo sono costretto a perquisire la stanza. –

- Se proprio non ha niente di meglio da fare…-

Setacciò ovunque: guardò nel letto, tra le lenzuola, nei cassetti, vicino alla finestra, in mezzo ai vecchi vestiti di Yuri, nel guardaroba. Chiaramente fu tutto vano. La sentinella borbottò qualche scusa, e uscì. Dopodiché Yuri sperò ardentemente che si dimenticasse di chiudere la porta, ma così non fu.

Si sdraiò nuovamente sul letto a riflettere con gli occhi chiusi; poco dopo sentì un battito d’ali, e si alzò di colpo: era arrivata Evelyn.

La ragazza la prese i mano affettuosamente, le sembrava che fossero passati secoli e secoli dall’ultima volta che aveva visto un volto familiare. – Sei stata bravissima, Evelyn! E hai avuto un perfetto tempismo, davvero!- mormorò Yuri accarezzando le soffici piume del grazioso animaletto. – Ora scriverò un messaggio, per fortuna in questa prigione c’è una scrivania con tanto di penna e calamaio… mi raccomando, portalo il più presto possibile da papà. Hai capito?-

La colomba piegò la testolina, continuando ad osservare con i suoi occhietti scuri e lucenti che cosa faceva la sua padrona.

Yuri si sedette su una sedia vicino allo scrittoio e prese in mano la penna; la intinse di inchiostro e scarabocchiò in fretta un messaggio. Arrotolò il pezzo di carta e con del filo che aveva con sé lo legò alla zampetta destra dell’uccellino. – Bene. Ora vai, e fa attenzione a non perdere il mio messaggio! In bocca al lupo…!-

La colomba spiccò il volo con grazia, e sparì tra le nuvole.



*

Tutti erano nella sala, riuniti, ma nessuno diceva una parola. La finestra era spalancata, e si spandeva nella stanza un dolce profumo estivo che faceva frusciare le tendine, ma nessuno ci dava peso. Shanks camminava avanti e indietro nervosamente, con aria assente e tormentata. Zoro era sdraiato sul divano, ma stranamente non dormiva, e anch’egli aveva lo sguardo distante. Rufy e Usop restavano seduti sulle sedie, osservando quello che facevano gli altri; Sanji aspirava lunghe boccate di fumo dalla sua sigaretta, e poi espirava tante piccole nuvolette, con il fare di qualcuno che sta cercando un’idea adatta all’occasione, che riuscisse ad alleggerire almeno un po’ la tensione. Nami leggeva, nella speranza di poter trovare un libro che parlasse dei sacerdoti di Kieros, anche se invano, e Bibi accarezzava distrattamente Karl.

Ad un tratto Shanks interruppe la sua nervosa camminata.

- Basta, non resisto più, ora vado di sopra e scrivo il messaggio io! – sbottò. Tutti si voltarono verso di lui, e Rufy si avvicinò all’amico, mettendogli una mano sulla spalla: - Shanks, è tutto inutile; sarà lei a fare il primo passo, devi avere pazienza e aspettare. Sono sicuro che manderà presto sue notizie. –

- Già, ma quando?! E se le fosse capitato qualcosa di brutto? Non me lo potrei mai perdonare, mai!-

- Sono sicuro che è viva. Me lo sento. Abbi fiducia. –

- Spero davvero che non le abbiano fatto nulla. Sai come sono quei tipi, chissà, magari le staranno facendo chissà quali torture, poverina!!-

A queste parole Zoro rabbrividì.

- Freddo? Devo chiudere la finestra o sono solo sensi di colpa?- chiese Sanji che aveva notato la sua reazione.

- Lasciami stare, non sono proprio in vena di litigare. –

- Non era mia intenzione farlo. Sappi solo che non è stata colpa tua. E poi sono certo che lei sta bene. Rufy ha ragione. Non è un tipo che demorde facilmente… Presto arriverà anche quel piccione così atteso. –

- Non era una colomba…?-

- Sì, è la stessa cosa…-

- Non direi…-

- Pazienza. –

Zoro guardò Sanji, sentendosi sollevato.

- Senti, cuoco…-

- Sì?-

- Grazie. –

Sanji gli sorrise.

- Dovere, rubacuori. -

Ad un certo punto, Evelyn planò sulla finestra, e tutti si precipitarono verso di lei.

- Hai un messaggio?! Fammelo vedere!-

- Da dove viene, da un posto molto lontano?-

- L’ hai vista? Come sta?-

- Rufy, non credo che ti possa rispondere, è un animale in fondo, per quanto possa essere intelligente…-

- Non fate casino, sto cercando di capire che cosa ha scritto!-

- Non avrei mai immaginato che scrivesse così male…-

- Cretini, la state leggendo al contrario…!-

Alla fine, Shank riuscì ad impossessarsi del messaggio, e lesse la scrittura ordinata e precisa di Yuri ad alta voce: -“ Sono ancora viva, sto bene (papà, non preoccuparti). Sono a metri e metri sopra al suolo terrestre, in altre parole, sulle nuvole, non so come andarmene…! Per ora sono prigioniera, ma posso comunicare grazie ad Evelyn, finché non mi scoprono. Rispondete! Baci a tutti Yuri.”( - Avete sentito?! La mia adorata mi manda un bacio!!- esclamò Sanji euforico, emettendo cuoricini di fumo dalla sigaretta.) Che cosa, si trova in cielo?! E allora come caspita facciamo a raggiungerla!?-

- Guardiamo il lato positivo, propose Nami, è viva e sta bene. Inoltre possiamo comunicare, quindi tanto male non va…!-

Mentre Shanks scriveva in fretta e furia il biglietto di risposta, emise un lungo sospiro di sollievo.


 

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