FANFIC Ghost CAPITOLI
DUE Con la mano che trema, Misty porta all’orecchio il ricevitore del telefono pubblico dell’ospedale. Compone lentamente un numero. Conta sei squilli prima che qualcuno risponda. «Pronto?» dice la voce calma di Broke, all’altro capo del filo. «B-Broke?» sussurra Misty, sforzandosi di controllare il tremito nella voce. Lui resta in silenzio per qualche istante. «Misty?» chiede infine «Misty, sei tu? È successo qualcosa?» «Ash…» inizia la ragazza, ma non riesce a continuare «P-per favore Broke, devi venire…» «Venire dove?» chiede Broke, preoccupato «Misty, dove sei?» Misty si morde le labbra. «I-in ospedale.» riesce a dire, dopo una manciata di secondi. «In ospedale?» ripete Broke «Dio, Misty, ma che cosa è successo? Stai bene?» «Sì, i-io sì…» risponde lei, stringendo il ricevitore a tal punto che le nocche della sua mano diventano bianche. «Allora…?» Broke si interrompe di colpo «È successo qualcosa ad Ash?» Misty annuisce, ricordando solo dopo che Broke non può vederla, trovandosi all’altro capo del filo. Scuote la testa. «Per favore Broke, vieni e basta… n-non…» «Misty!» esclama Broke, quasi con rabbia «Dimmi che cos’è successo.» Misty non risponde. Non ci riesce. Lo sente sospirare. «Va bene.» concede dopo qualche istante «Misty… qualunque cosa sia successa, tu cerca di restare calma. Fra un minuto sono lì.» «G-grazie.» sussurra Misty. Senza attendere un’eventuale risposta di Broke, riappende il ricevitore, poi si lascia cadere seduta su una delle scomode sedie verdoline della sala d’attesa, prendendosi il capo fra le mani. Non è vero. Non può essere vero. È un sogno assurdo. Fra un minuto si sveglierà, e lo racconterà ad Ash. Ash… Chiude gli occhi. Ma nel buio delle sue palpebre serrate risente l’urlo di Ash, e lo stridio dei freni. Deve scuotere la testa con forza per non rivedere Ash a terra, immobile. Broke le ha detto di restare calma. Ma come fa a restare calma, quando la persona a cui tiene di più al mondo è da qualche parte in fondo ad un corridoio e forse sta morendo…? Ma no che non sta morendo. Ash è la persona più viva che conosca. Si rimetterà completamente, e parleranno di quello che è successo rabbrividendo. E lei lo abbraccerà e dirà “Pensavo che stessi davvero per morire, Ash”, e lui farà una faccia buffa da morto e inventerà qualche storia sulle sue esperienze fuori dal corpo per farla sorridere, e dirà… sì, dirà che ha camminato sul soffitto dell’ospedale e sbirciato tutte le operazioni chirurgiche senza mascherina, e che poi ha svolazzato per i corridoi fino a che non l’ha vista piangere e ha capito che non diceva sul serio quando ha detto che lo detesta, e allora le ha sorriso e le ha accarezzato i capelli e poi è tornato nel suo corpo, per poter restare con lei… C’è un’infermiera. Misty si alza in piedi di scatto. «Come sta?» chiede, tremando. L’infermiera sospira. «Tesoro, non possiamo ancora dirlo. Dobbiamo aspettare quello che diranno i dottori.» Misty scuote la testa, cercando di impedire alle lacrime di caderle sulle guance. «Ma starà bene vero?» implora «Non aveva ferite né segni… non aveva neanche un graffio… non morirà, vero?» Vorrebbe che l’infermiera le dicesse che è pazza, che Ash si riprenderà completamente, e che starà di nuovo bene. Ma lei sospira di nuovo. «Purtroppo temo che possa avere qualche brutta lesione interna.» afferma dopo qualche istante, senza guardare Misty. Una lacrima cade sulla guancia di Misty. «Posso stare con lui?» «Mi dispiace tesoro, non puoi.» l’infermiera scuote la testa «Ci sono i dottori con lui adesso.» «Non darò nessun fastidio, giuro.» mormora Misty, con la voce che trema «Voglio soltanto tenergli la mano, come in ambulanza.» «Mi dispiace.» ripete l’infermiera «Non puoi vederlo adesso. E comunque non puoi fare nulla per lui, stiamo già facendo tutto il possibile.» La ragazza non risponde. Abbassa lo sguardo verso il pavimento, altre lacrime le cadono sulle guance. L’infermiera le posa una mano sulla spalla. «C’è qualcuno che puoi chiamare?» «L’ho già fatto.» sussurra Misty «La prego, voglio stare con Ash. Voglio stargli vicina.» «Non puoi.» afferma di nuovo l’infermiera «Adesso io devo andare. Appena sapremo qualcosa di certo te lo faremo sapere.» Misty continua a tenere lo sguardo fisso a terra. «Grazie.» sussurra. L’infermiera annuisce incerta. Resta immobile per un istante, come se non sapesse cosa fare, poi ritira la mano e si allontana nel corridoio. Misty torna a sedersi, senza più fare alcuno sforzo per trattenere le lacrime. È certa che se solo potesse stare vicina ad Ash e tenergli la mano come ha fatto per tutto il tragitto in ambulanza, se solo potesse parlargli, allora lui aprirebbe improvvisamente gli occhi e le stringerebbe la mano, di nuovo Ash… «Misty!» Alza gli occhi. C’è Broke, che si precipita verso di lei. «Misty, santo cielo che cos’è successo?» esclama, raggiungendola. Respira affannosamente, deve aver fatto di corsa tutta la strada fino all’ospedale. «Stai bene? Dov’è Ash?» La ragazza si morde le labbra. «A-Ash è…» inizia, per interrompersi subito dopo senza riuscire a continuare «Lui… è…» Broke la guarda, in attesa. Misty trae un lungo respiro. «È stato investito da una macchina.» mormora tutto d’un fiato, senza interrompersi solo per non trovarsi di nuovo a non sapere come andare avanti. «Cosa? Oh mio Dio.» Broke si siede di fianco a lei «E come sta? Sai qualcosa?» La ragazza scuote la testa, sconsolata. «L’infermiera ha… ha d-detto che non si sa ancora nulla… ha…» Broke la abbraccia. «Dio.» mormora «Misty, stai tranquilla. Sono sicuro che Ash non ha nulla di grave. Vedrai che si riprenderà.» Misty non risponde. Broke la libera dall’abbraccio e la afferra per le spalle, guardandola. «Tu stai bene?» chiede, serio «La macchina non ha preso anche te?» Lei scuote la testa. «No… s-solo Ash. Io ero ancora sul marciapiede… noi… noi stavamo litigando e poi… e-e poi lui ha attraversato la strada e una macchina… la macchina…» «Shh.» Broke la abbraccia di nuovo «Andrà tutto bene. Ne sono sicuro.» «È… è stato tutto così veloce.» singhiozza Misty, con il volto nascosto contro la spalla di Broke «Un attimo prima stavamo parlando e poi… e poi lui…» Broke continua a tenerla stretta, senza parlare. «Sono andata con lui in ambulanza.» continua la ragazza, con voce appena udibile «Gli ho tenuto la mano e… pensavo che da un momento all’altro potesse… p-potesse svegliarsi… n-non aveva nemmeno un graffio… ma l’infermiera ha d-detto che potrebbe avere qualche lesione interna, o… o qualcosa del genere…» «Andrà tutto bene.» ripete Broke, cercando di mostrarsi sicuro. Misty si libera del suo abbraccio e stringe le ginocchia al petto, chiudendo gli occhi. Li riapre solo dopo una manciata di secondi. «Sai qual è stata l’ultima cosa che gli ho detto?» sussurra, voltandosi verso Broke. Lui la guarda. «Cosa?» Le lacrime cadono sulle guance della ragazza. «È stata “ti detesto”.» Broke resta in silenzio per qualche istante. Poi si sforza di rivolgerle un sorriso. «Ash si riprenderà.» afferma «E potrai chiedergli scusa. Ne sono certo.» Misty scuote la testa, abbassando lo sguardo verso il pavimento grigio. Arriva qualcuno. È di nuovo l’infermiera, stavolta con lei c’è un medico in camice bianco. La ragazza si alza in piedi tremando. «A-allora?» «Mi dispiace.» mormora il medico scuotendo la testa, con un’espressione di circostanza dipinta sul volto. Misty ha l’impressione che il suo cuore smetta di battere. «Che cosa vuol dire?» Sa benissimo che cosa vuol dire. Certo che lo sa. Ma non può permettere che significhi quello. «Purtroppo il vostro amico non ce l’ha fatta.» dice piano il medico. Misty scuote la testa. «No.» sussurra. L’infermiera cerca di posarle una mano sulla spalla. «Lo so che è difficile da accettare… ma è vero.» «No.» ripete Misty «No, no…» «Abbiamo fatto tutto il possibile.» sta dicendo il medico «Purtroppo però aveva dei traumi interni molto gravi.» Misty scuote di nuovo la testa. «N-non può essere morto.» mormora, con lo sguardo perso nel vuoto «Avete fatto uno sbaglio.» «Tesoro, abbiamo fatto tutti gli esami.» dice l’infermiera «Mi dispiace molto, ma non c’è nessuno sbaglio.» «Perché non lo attaccate ad una macchina?» sussurra Misty «O gli fate quella cosa con l’elettricità e lo risvegliate?» Il medico sospira. «Abbiamo fatto di tutto, davvero, perché vivesse. Ma le lesioni interne erano troppo gravi, e poi ha avuto una crisi cardiaca… nessuno avrebbe potuto salvarlo.» «Lo voglio vedere.» mormora Misty. Ci sarà lei, con Ash, quando lui aprirà gli occhi e tutti quei dottori capiranno di aver fatto un errore. Ash non può essere morto. «Temo che non sia possibile, tesoro.» l’infermiera scuote la testa «Non sei una parente.» Misty si morde le labbra. «È il mio migliore amico.» «Lo so, lo so.» l’infermiera annuisce comprensiva «Mi dispiace, tesoro…» «La smetta di chiamarmi tesoro!» esplode Misty. Le lacrime le cadono inarrestabili sulle guance. «Lei non sa niente! Non sa quello che c’è fra me e Ash! Nessuno lo sa, soltanto lui…» «Misty…» Misty si volta. Broke è in piedi dietro di lei; non l’ha mai visto così pallido. La prende fra le braccia e la stringe forte. Misty scoppia in singhiozzi sulla sua spalla. «Ash n-non può essere morto!» esclama, con voce così acuta da essere del tutto irriconoscibile «Non è possibile, non è giusto…» «Lo so.» sussurra Broke «Lo so…» Misty si divincola con rabbia dal suo abbraccio e corre via, lasciandosi alle spalle Broke e il medico e l’infermiera. Le suole di gomma delle sue scarpe cigolano sul pavimento lucido. Fanno un suono confuso, come se qualcuno la seguisse. Se solo fosse Ash… |
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