FANFIC

Under the snow

Misty




CAPITOLI



SETTE
Misty piega il fazzoletto bagnato nella neve, e lo posa sulla fronte di Ash.
Lui geme voltando la testa di lato, senza aprire gli occhi; solleva debolmente
una mano per strapparlo via.

«No Ash, per favore.» implora Misty, afferrandogli il polso.

Ash mormora qualcosa di incomprensibile. Un istante dopo piomba di nuovo in un
sonno profondo, scandito soltanto dal suo respiro.

Misty lo osserva in silenzio. Ha voglia di piangere, una voglia disperata, ma
obbliga se stessa a non farlo. Deve mantenere il controllo, mantenersi forte.
Ma sta iniziando a vacillare e non può fare nulla per evitarlo.

Si chiede se Ash non le stia attaccando la febbre. Ma no, deve essere soltanto
stanchezza. Saranno come minimo le due, le tre di notte ormai. Vorrebbe dormire
anche lei, chiudere gli occhi, solo per un istante…

Solo per un istante…

Stringe i pugni, fin quasi ad affondare le unghie nella carne. Non può dormire,
non adesso. Non con Ash che sta così male.

Ma perché nessuno arriva a cercarli? Nei film, quando qualcuno si perde,
finisce sempre che un elicottero della squadra di soccorso, o qualsiasi cosa,
arriva a portarlo in salvo.

Ash tossisce debolmente, riportandola alla realtà. Si volta nel sonno, il
fazzoletto cade dalla sua fronte. Misty lo raccoglie e lo passa delicatamente
sul suo volto, asciugando il sudore che gli imperla la fronte e il labbro
superiore.

«Misty…» bisbiglia Ash, con voce appena percettibile, impastata.

Lei gli prende la mano. «Sono qui.» sussurra.

Ash non dà segno di averla sentita. «Misty…» ripete, voltandosi verso di lei.
Apre gli occhi per un istante, la guarda senza vederla; poi li chiude di nuovo.

Nonostante Misty cerchi in ogni modo di trattenersi, alcuni singhiozzi le
sfuggono dalle labbra serrate. Una lacrima le cade dall’angolo di un occhio.
Sapendo fin troppo bene che non riuscirà a resistere ancora, si dirige correndo
verso la porta e la spalanca, sbloccandola con un solo colpo secco senza
preoccuparsi del rumore.

Tanto, Ash non la sentirà comunque.

Corre fuori, si lascia cadere in ginocchio. Scoppia in singhiozzi, gridando di
rabbia e di disperazione, affondando i pugni nella neve. Le lacrime le scorrono
inarrestabili sulle guance, sfuggendole dalle palpebre serrate.

Rimane così per un tempo che le pare infinito. Solo quando riesce finalmente a
calmarsi, a smettere di piangere riprendendo un minimo di controllo sulle
proprie azioni, si obbliga ad alzarsi e a tornare da Ash.

Chiude la porta. Lui sta ancora dormendo. Continua a voltarsi sul vecchio
materasso, forse sta sognando. Parla nel sonno, mormorando parole e frasi
sconnesse che Misty non riesce a capire. Si avvicina. Sì, qualcosa riesce a
capirlo.

Il suo nome. Più e più volte.

Misty sente di nuovo le lacrime salirle agli occhi. Ma stavolta riesce a
ricacciarle indietro. Si inginocchia sul pavimento.

«Sono qui Ash.» sussurra, riprendendo ad accarezzargli i capelli, sapendo che
probabilmente lui non l’ha affatto sentita «Sono qui. Va tutto bene. È tutto a
posto, davvero.»

Ash sembra calmarsi, almeno per il momento. Misty raccoglie il fazzoletto
bagnato e riprende a passarlo con delicatezza sul suo volto, sperando che possa
farlo stare almeno un po’ meglio.

Rimane al suo fianco ancora per un tempo che non sembra finire mai. La neve
continua a sfiorare i vetri dell’unica finestra, senza accennare a diradarsi. E
Ash non sembra stare meglio.

Non sa che ore siano quando, esausta, posa la testa contro le braccia conserte,
concedendosi finalmente di chiudere gli occhi.

È un rumore lontano, indistinto, a svegliarla. Si tira su a sedere,
strofinandosi le mani sugli occhi. Quanto ha dormito? Impiega qualche istante a
ricordare dove si trovi, che cosa sia successo.

Ash.

Improvvisamente in preda al panico, volge lo sguardo verso di lui. E ha
l’impressione che l’invisibile peso che le opprimeva il petto si sciolga di
colpo, scomparendo senza lasciare traccia. Sorride.

Ash dorme rannicchiato su un fianco, il rossore della febbre è scomparso dal
suo volto. Il suo respiro è sereno, regolare. Misty gli tocca la fronte. È
ancora calda, ma molto meno di prima.

Il rumore che poco prima l’ha svegliata sembra avvicinarsi. Una specie di
rombo, cupo, ininterrotto.

Misty spalanca gli occhi. Possibile che sia…

«Un elicottero!» esclama incredula, indecisa se ridere oppure mettersi a
piangere per la gioia «Ci hanno trovati!»

Senza preoccuparsi di prendere la giacca, spalanca la porta e corre fuori,
affondando nella neve fin quasi alle ginocchia. È veramente un elicottero,
adesso ne scorge la forma scura contro le nubi grigie.

«EHI!» urla con tutto il fiato che ha in corpo, rovesciando la testa
all’indietro e agitando le braccia verso il cielo «EHIII! SIAMO QUI!»

Rimane a guardare l’elicottero che si avvicina. Solo allora nota che ha quasi
smesso di nevicare: solo qualche fiocco bianco volteggia ancora nell’aria
descrivendo movimenti che ricordano una danza, prima di posarsi a terra.

Qualche pallido raggio di sole splende fra le nubi. È mattina.

Misty scuote la testa, ha voglia di scoppiare a ridere. È finita, pensa.
Finalmente è finita.

Sono salvi.

Un fiocco di neve le cade su una guancia. Misty lo spazza via con un sorriso.

Ha smesso da tempo di credere che ci sia veramente qualcuno che ascolta le
preghiere della gente, da tutte le volte che ha pregato per far sparire nel
nulla le sue sorelle… adesso, però, si ritrova a chiedersi se non sia vero il
contrario.

«Grazie.» sussurra scuotendo la testa. Poi, mentre l’elicottero si prepara ad
atterrare, si volta e torna dentro il vecchio capanno.

Ash sta ancora dormendo. Misty si dirige lentamente verso di lui, si accovaccia
al suo fianco. Lo osserva per un istante, poi posa una mano sulla sua spalla e
lo scuote con dolcezza.

«Ehi.» sussurra «Sveglia.»

Il ragazzo reagisce con un mormorio di protesta. Poi apre gli occhi, sbatte le
palpebre un paio di volte. Si guarda intorno con aria confusa, smarrita.

«Misty?» mormora «Che succede?»

Lei gli sorride. «Succede che siamo salvi.»


 

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