FANFIC Under the snow CAPITOLI QUATTRO Ash si lascia cadere su un vecchio tronco d’albero caduto, sconsolato. La neve gli bagna i jeans. Una folata di vento gli soffia in faccia aria gelida, riprende a tossire. Misty si siede di fianco a lui, gli posa una mano sulla spalla. «Tutto bene?» Il ragazzo annuisce, senza guardarla. Lei continua a tenere la mano sulla sua spalla. «Usciremo da qui.» afferma, cercando di mostrarsi sicura «Rimandiamo… tutto quanto… a quando saremo fuori, d’accordo?» «D’accordo.» sospira Ash «Come se non fosse mai accaduto niente.» «Bene.» afferma Misty. Stringe le braccia attorno al corpo, rabbrividendo. «Peccato che non abbiamo la minima idea di come tornare all’albergo…» Ash sospira di nuovo. «Mi dispiace, Misty.» Lei lo guarda. «Per cosa?» «Per averti portata qui… era da idioti.» afferma Ash «Avrei dovuto pensare che c’era il rischio di perderci tutti e due.» «Non dire stupidaggini, non è colpa tua.» taglia corto Misty, scuotendo la testa «Ora pensiamo soltanto a quello che possiamo fare, d’accordo? In fondo non è la prima volta che ci perdiamo.» «No… ma non ci siamo mai persi in un bosco di notte e in mezzo ad una tempesta di neve.» mormora mestamente Ash, abbassando lo sguardo. Misty si morde le labbra; poi scrolla le spalle, decisa a non mostrare che è veramente come Ash le ha fatto notare. «Fa lo stesso.» afferma «In un modo o nell’altro ce la caveremo, ne sono sicura.» Ash si sforza di rivolgerle un sorriso. Lei annuisce incoraggiante; poi si alza in piedi sul tronco caduto, mantenendosi in equilibrio a fatica fra le intense raffiche di vento, con la neve che le vortica attorno. «Vedi qualcosa?» chiede Ash. La ragazza scuote la testa. «No, c’è troppa neve. È solo…» Una folata di vento, più forte delle altre, le fa perdere l’equilibrio. Cerca di aggrapparsi al ramo di un piccolo albero, ma il legno secco si spezza fra le sue dita con uno schiocco simile ad un colpo di pistola. «Ehi, attenta!» esclama Ash, alzandosi in piedi appena in tempo. Misty piomba fra le sue braccia. La aiuta a rimettersi in piedi sulla neve. «Ti sei fatta male?» Misty scuote la testa. Fa ancora più freddo adesso, nevica più forte. «Che cosa facciamo?» chiede Ash, urlando per sovrastare la furia del vento. «Non lo so!» risponde la ragazza, urlando a sua volta «Ma non credo che dovremmo restare qui! Moriremo assiderati se non facciamo nulla!» Ash rimane in silenzio per un attimo. «Hai ragione.» afferma alla fine «Muoviamoci.» Le prende la mano. Le loro tracce nello spesso strato bianco scompaiono quasi del tutto in pochi secondi, cancellate da nuovi fiocchi di neve. Anche se volessero, non potrebbero più tornare sui propri passi. «Credi che… arriveremo da qualche parte?» mormora Misty, con un filo di voce. Il ragazzo si volta. «Cosa?» «Credi che arriveremo da qualche parte?!» ripete lei, a voce molto più alta. «Non lo so!» esclama Ash. Un altro attacco di tosse lo costringe a fermarsi. Misty lo guarda preoccupata per un istante, incerta se chiedergli di nuovo se stia bene. Poi i suoi occhi sono attratti da qualcosa. «Guarda!» esclama, afferrandolo per un braccio. Ash si volta. «Che cosa c’è?» «Laggiù… lì il terreno è più alto.» afferma Misty, sforzandosi di vedere attraverso i fiocchi di neve, che adesso formano quasi una barriera compatta «C’è una specie di collina… se arrivassimo lassù forse potremmo vedere qualcosa…» «Buona idea.» afferma Ash, dirigendosi immediatamente in quella direzione. Misty lo segue. Ash la precede sulla collina, affondando i piedi nella neve per avere un appiglio solido sulla terra sottostante, e aggrappandosi ai tronchi dei bassi arbusti che affiorano dalla coltre bianca. La ragazza cerca di imitarlo, ma le sue scarpe da ginnastica scivolano inesorabilmente sulla neve, facendola scivolare ogni volta di nuovo sul terreno pianeggiante. «Ehi, Ash, aspetta!» esclama. Lui si volta indietro, in precario equilibrio. «Che cosa c’è?» «Non riesco a salire… sto scivolando!» Ash le tende una mano. «Aggrappati, ti aiuto io!» Misty protende la mano dolorante per il freddo verso la sua, riuscendo ad afferrarla; ma non appena cerca di aggrapparvisi per risalire la collina, scivolano giù entrambi. La ragazza scuote la testa. «È inutile, non ci riesco.» Ash si morde le labbra, riflettendo per qualche istante. «E va bene, tu resta qui.» dice infine, posandole una mano sulla spalla «Vado io.» «Va bene.» mormora lei, incerta «Ma fa’ in fretta, per favore.» «Ci posso provare.» afferma Ash, sforzandosi di rivolgerle un sorriso «Andrà tutto bene. Tu non muoverti da qui, d’accordo?» «Ti giuro che era l’ultimo dei miei pensieri.» assicura Misty, con una smorfia. Il ragazzo la guarda ancora per un istante, poi le sorride di nuovo e si volta verso la collina. Arrampicarsi è difficile, deve procedere lentamente per non scivolare, fare attenzione ad aggrapparsi soltanto a rami e sterpi che non possano strapparsi o sradicarsi. Il gelo gli ferisce le mani. Impiega molti minuti per raggiungere la cima. «Mi dispiace, Misty.» mormora, fermandosi a riprendere fiato «Cercherò di fare più in fretta dopo.» Si alza in piedi, si guarda intorno con gli occhi ridotti a due fessure, cercando di vedere attraverso i fiocchi di neve che adesso formano quasi una parete compatta attorno a lui. È perfettamente inutile. Solo neve, solo bianco, da ogni parte. Fa fatica persino a vedere i propri piedi, come ha potuto illudersi di riuscire a vedere l’albergo da lì? Si volta per tornare giù. Solo che… non ricorda più da che parte abbia risalito la collina. La punta di incertezza da qualche parte in fondo alla sua mente si fa improvvisamente così grande da spazzare via per un attimo ogni suo pensiero. Sforzandosi di ricacciarla via, si avvicina al punto più vicino della pendenza verso il basso del terreno, e si sforza di guardare giù. Non riesce a vedere Misty. Nessuna meraviglia, dato che tutto ciò che riesce a vedere è qualche ombra scura dove dovrebbero trovarsi gli alberi più vicini. «Misty?» prova a chiamare, avanzando di qualche passo «Misty, mi senti?» Nessuna risposta. «MISTY!» Rimane in ascolto per qualche istante, per udire un eventuale grido di risposta. Ma l’unica cosa che gli giunge alle orecchie è l’ululato del vento. Si lascia scivolare giù lungo il fianco della collina, cercando di rimanere in piedi. Le sue scarpe tracciano due profondi solchi nella neve, simili alle tracce di una slitta. Riesce a mantenere l’equilibrio fino a che il terreno non si fa pianeggiante; poi cade a faccia in giù, affondando nella neve. Si rialza, guardandosi intorno. Niente, solo neve. «MISTY!» chiama di nuovo, cercando inutilmente di spazzarsi via la neve dal volto e dai capelli «MISTYYY!» Prende fiato per chiamarla di nuovo, i suoi polmoni si riempiono di aria gelida. Un altro attacco di tosse, più violento dei precedenti, lo costringe a piegarsi in due, le mani strette attorno al ruvido tronco di un abete. «Al diavolo.» mormora, non appena riesce a smettere di tossire «MISTY!» Il vento gli strappa via le parole di bocca quasi prima che riesca a sentirle lui stesso. È inutile, non la troverà mai così. Deve cercarla. Tenendo una mano contro il fianco della collina, cerca di seguirne il perimetro. Solo quando è troppo tardi si rende conto di averlo perso. Si volta indietro. Non ha alcuna speranza di ritrovare la collina. Né quindi di ritrovare Misty. Cerca di pensare rapidamente a qualcosa da fare, prima che il panico abbia la meglio su di lui. Infine decide che può continuare ad andare avanti. Con un po’ di fortuna riuscirà a trovare qualcosa… una casa, l’albergo. Un qualsiasi segno di presenza umana. Un posto qualsiasi dove ci sia un telefono, per poter avvertire qualcuno della scomparsa di Misty. Perché qualcuno, qualcuno migliore di lui, qualcuno che non fa promesse che sa che non sarà in grado di mantenere come lui, la trovi e la porti in salvo. Se solo smettesse di nevicare. Avanza a fatica nella neve, facendosi schermo con un braccio davanti al viso per cercare di vedere qualcosa. Va avanti così per un tempo che gli pare infinito, intervallato soltanto da violenti attacchi di tosse, prima di fermarsi. Cos’è quella sagoma squadrata a diversi metri da lui? Una casa? Si avvicina. No, non una casa. Poco più che un capanno di legno. Ma comunque un riparo. E forse dentro ci sarà un telefono… l’immagine diventa così vivida che Ash finisce per convincersi della sua veridicità, mentre si avvicina per sbirciare da una delle finestre. Non riesce a vedere niente all’interno. Raggiunge la porta. È chiusa, ma riesce a spalancarla con una spallata. La richiude velocemente, appoggiandovi contro le spalle, per impedire al vento freddo di penetrare nel capanno. Dentro è buio pesto. Riesce a malapena a scorgere le sagome di una stufa a legna, un materasso gettato in un angolo. E sì, c’è un telefono. Un apparecchio antiquato, di quelli con la rotella per i numeri. Si dirige verso di esso, ma appena lascia andare la porta quella si spalanca sotto la spinta del vento. Avrebbe dovuto essere meno avventato nel rompere la serratura con una spallata. C’è una catasta di legna in un angolo. Tenendo una mano sulla porta per impedirle di aprirsi di nuovo, riesce ad afferrare un ramo abbastanza lungo, e ad incastrarlo contro la maniglia. La porta rimane chiusa. Cautamente, quasi si aspettasse di vederlo scomparire come un miraggio, Ash si dirige verso il telefono. Solo quando stringe le dita ghiacciate attorno al ricevitore si convince che sia davvero lì. Le sue speranze, comunque, si infrangono di colpo non appena porta il ricevitore all’orecchio. Non c’è il segnale di libero. Compone qualche numero, ma l’apparecchio rimane ostinatamente muto. Frustrato, il ragazzo sbatte il ricevitore al suo posto. Sta congelando. Tremando, si dirige verso la stufa. La osserva per qualche istante, poi si dirige verso la catasta di legna e afferra tutta quella che riesce a portare. Ha un accendino, ma ci vuole parecchio perché il fuoco resti acceso. Quando infine il calore inizia a sprigionarsi dalla stufa, Ash posa le mani sul metallo, senza toglierle fino a che non diventa tanto caldo da rischiare di ustionarlo. Poi si alza in piedi. Misty. Che sia ancora ai piedi della collina ad attenderlo? Le aveva promesso che sarebbe andato tutto bene. Misty… Guarda la stufa. Vorrebbe rimanere lì, non dover tornare in mezzo a quel gelo. Ma non può, non adesso. Deve andare a cercarla. |
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