FANFIC Under the snow CAPITOLI TRE È sera quando qualcuno bussa alla porta di Misty. Nevica appena, i fiocchi color latte sfiorano senza rumore i vetri della finestra, ammonticchiandosi sul davanzale. Misty va ad aprire. È Ash. Sembra a disagio, terribilmente a disagio. Evita di incrociare il suo sguardo, tiene le mani affondate nelle tasche della giacca. Solo dopo una manciata di secondi Misty si domanda come mai la indossi. «Ash?» chiede, confusa «Cosa…?» «Devo… devo dirti una cosa.» la interrompe lui, alzando finalmente gli occhi per guardarla «Davvero stavolta.» La ragazza inarca le sopracciglia. «Dimmi.» Ash si guarda intorno nervosamente, come se si aspettasse di vedere qualcuno da un momento all’altro. «Prendi la tua giacca e vieni con me.» dice alla fine. «Cosa?» Misty spalanca gli occhi «E dove?» «Fallo e basta Misty, per favore.» la implora lui. «Oh… va bene.» concede lei, anche se non ancora del tutto convinta. Afferra la giacca a vento rosa scuro dall’appendiabiti e la indossa. «Allora? Dove andiamo?» Il ragazzo non risponde. La prende per mano. Misty sussulta leggermente al contatto delle sue dita con le proprie. Lui si volta per un attimo a guardarla, le rivolge un sorriso. «Seguimi.» dice solamente. La guida fin fuori dall’albergo. I loro piedi sprofondano dolcemente nel sottile strato di neve ad ogni passo. «Dove mi stai portando?» insiste Misty. Ash non si volta. «Da qualche parte dove non ci sia nessuno.» afferma. Il cuore della ragazza accelera i battiti. Possibile che Ash voglia veramente dirle quella frase, quelle due parole che così tanto tempo attende e spera di sentirsi dire? Si stanno avvicinando al bosco. È buio, ma non completamente. Misty alza lo sguardo verso il cielo: la luna è piena, perfettamente visibile attraverso uno squarcio fra le nubi grigie che ottenebrano le stelle. La sua luce color perla fa risaltare i contorni delle cose con precisione quasi innaturale. Alcuni fiocchi di neve le cadono sulle guance. Ash continua a camminare fra gli alberi, fino a raggiungere una piccola radura circolare. Piccoli abeti innevati la circondano, nascondendo alla vista l’albergo. Misty si guarda intorno. «È bello qui.» afferma, con voce un po’ incerta. «Ti piace?» chiede Ash, lasciandole la mano «Ho trovato questo posto oggi pomeriggio… credo sia perfetto se non vuoi avere nessuno intorno, non trovi?» Lei fa cenno di sì con il capo. Ash sorride. Poi tossisce, portando una mano davanti alla bocca. La ragazza lo guarda preoccupata. «Stai bene?» chiede. Accenna un movimento verso di lui, come se volesse posargli una mano sulla spalla; ma si blocca prima di sfiorarlo. «Sì, sto benissimo.» afferma rapidamente Ash, scuotendo la testa «Ho solo preso un po’ di freddo.» «Ti avevo detto che potevi prenderti qualcosa stando fuori in mezzo alla neve senza la giacca.» puntualizza Misty, alzando le sopracciglia. Ash sospira. «Sto bene, ti ho detto.» «Se… se vuoi possiamo tornare all’albergo.» propone la ragazza, arrossendo «La cosa che mi devi dire… puoi dirmela anche lì, no?» Lui scuote la testa. «No, va bene qui, davvero. Sto bene, non ho niente.» Non può tornare all’albergo. Non può aspettare ancora, o non avrà più il coraggio di dirlo. «Allora?» chiede Misty «Che cos’era?» «Che cos’era cosa?» mormora Ash, cercando di prendere tempo nonostante abbia capito benissimo a cosa Misty si riferisse. Lei lo guarda. «Dai, lo sai. La cosa che mi dovevi dire.» «Oh…» Ash abbassa gli occhi «Quello… Misty, vedi… io…» Continua a sentire su di sé lo sguardo di Misty. Vorrebbe non averla mai portata lì, in quella radura in mezzo al nulla. Vorrebbe non aver mai dato inizio a quella situazione. «I-io credo di…» Misty non dice nulla. Lo guarda, in attesa. Sta iniziando a nevicare più forte. I fiocchi di neve volteggiano attorno a loro. Ash alza lo sguardo. E i suoi occhi incontrano quelli di Misty. Verdi. Profondi. Magnetici. Senza più cercare di dire nient’altro, le prende il volto fra le mani e le dà un bacio leggero sulle labbra, sfiorandole appena. Poi si scosta da lei, aspettandosi di ricevere da un momento all’altro un ceffone tale da lasciare sulla sua guancia l’impronta delle cinque dita di Misty per le dodici ore successive. Ma lei rimane immobile, scioccata, a fissarlo con gli occhi spalancati per molti secondi prima di riuscire a reagire. Si tocca le labbra, guardandolo con aria interrogativa. «Scusa…» mormora Ash, abbassando lo sguardo «Io… non avrei dovuto. Sono stato un cretino. Scusami.» Lei scuote la testa. «Che… che cos’era questo?» sussurra, con voce appena udibile. Ash trae un lungo respiro. «Misty io… io credo di provare qualcosa per te.» riesce a dire, parlando tutto d’un fiato perché sa che se si interrompesse poi non riuscirebbe più a continuare «Volevo dirtelo stamattina, ma poi… non ci sono riuscito. Io…» Non sa più che cosa dire. Guarda Misty. È solo un’impressione, o i suoi occhi sono davvero lucidi di lacrime? Adesso nevica davvero. Si sta alzando il vento, i capelli di Misty danzano attorno al suo volto. Ci sono alcuni fiocchi candidi sulle sue spalle, sulla sua testa. Lei abbassa lo sguardo. Una folata di vento improvvisa la fa rabbrividire. Stringe le braccia attorno al corpo, cercando inutilmente di riscaldarsi. «Forse dovremmo… tornare all’albergo.» propone Ash, senza osare tenere gli occhi su di lei un istante di più «Sta iniziando a fare freddo.» Tossisce di nuovo. Misty annuisce. «Sì forse è meglio… che ce ne andiamo.» sussurra. Sta tremando. Ash se ne accorge. «Vuoi la mia giacca?» chiede premurosamente. «Ho la mia.» si affretta a rispondere lei «Meglio che la tua te la tenga tu. Ti prenderai una polmonite se continui a stare in mezzo alla neve senza la giacca.» Ash non può fare a meno di sorridere. «Va bene, andiamo.» Lei fa di nuovo cenno di sì con il capo. Rimangono entrambi immobili per un istante, senza sapere bene che cosa fare. Poi Ash si volta, tornando a dirigersi verso l’albergo. Misty lo segue per un paio di passi, poi si ferma. «Ash…» «Che cosa c’è?» chiede lui, voltandosi indietro solo per tre quarti. La ragazza esita, mordendosi le labbra. «Io… ti voglio bene, Ash.» mormora infine. Con un sorriso, Ash si volta completamente verso di lei, e le cinge le spalle con un braccio. «Lo so.» afferma «Dai, adesso andiamo o moriremo assiderati tutti e due. È stata un’idea cretina venire qui.» Lei non sa che cosa dire, quindi si limita a seguirlo. Dopo una ventina di passi si guarda intorno. «Sei sicuro che stiamo andando nella direzione giusta?» chiede, aggrottando le sopracciglia. Ash si ferma. «Sì, perché?» «Non lo so…» Misty continua a far vagare lo sguardo sui tronchi scuri degli alberi «Mi sembrava diverso prima… ma forse è solo per la neve, adesso ce n’è molta di più…» Il ragazzo non risponde. La verità è che le parole di Misty hanno fatto venire qualche dubbio anche a lui. Che abbia ragione lei, che quella sia veramente la direzione sbagliata? Ma no. Certo che no. «Tranquilla, è la direzione giusta.» afferma, sforzandosi di rivolgerle un sorriso «Ne sono sicuro. Tra poco saremo all’albergo, vedrai.» «Se lo dici tu…» mormora Misty, per nulla convinta. Ash le prende la mano, cercando di rassicurarla. Non passano neanche due minuti, però, prima che la piccola incertezza che aveva respinto in un angolo della sua mente si ingigantisca a tal punto da divenire impossibile da ignorare. Non c’era tutta quella strada all’andata. E gli alberi certo non si infittivano. Si ferma di nuovo. Misty lo guarda, preoccupata. «Che cosa c’è?» «Niente.» si obbliga a rispondere Ash, cercando di impedire alla propria voce di tremare «Ci siamo quasi.» Proseguono ancora per un po’. Poi è Misty a fermarsi. «Ash…» Lui non si volta. Le strattona la mano, obbligandola a seguirlo. Non può ascoltarla. «Ash i-io credo che questa non sia la direzione giusta.» insiste Misty «Anzi, ne sono sicura. Stiamo andando dalla parte sbagliata, ci stiamo allontanando dall’albergo. E sta iniziando a fare freddo davvero e so che tu non stai affatto bene. Ash! Per favore, fermati.» Ash avanza ancora per un paio di metri. Poi si ferma, con un sospiro di frustrazione. Si volta verso Misty. Stupita, la ragazza ha l’impressione di riconoscere nei suoi occhi qualcosa che ricorda di avervi visto molto di rado: paura. Una scintilla appena, quasi invisibile, ma presente. «Torniamo alla radura.» afferma Ash «Da lì possiamo orientarci.» Misty annuisce. Senza che nessuno dei due dica nient’altro, si rimettono in cammino, affondando ormai nella neve fino alle caviglie. Proseguono per diversi minuti, ma nessuna radura circondata di abeti sembra essere in vista da nessuna parte. Né tantomeno nessun albergo. Ash si ferma di nuovo, tanto all’improvviso che Misty per poco non gli va a sbattere contro. «È inutile.» sussurra, con sguardo leggermente assente «Perfettamente inutile.» «Che… che cosa vuoi dire?» mormora Misty, non del tutto certa di voler sentire la risposta. Lui si volta. Adesso sembra spaventato davvero. «Ci siamo persi, Misty.» |
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