FANFIC Under the snow CAPITOLI CINQUE Riprende a tossire non appena fuori dal capanno, non appena si trova di nuovo in mezzo al vento gelido. Chi vuole prendere in giro? Non sta affatto bene. Adesso ha anche l’impressione di avere qualche linea di febbre. Non ha importanza. Stringendo le braccia attorno al corpo per resistere al gelo, inizia ad avanzare nella neve, sprofondando ad ogni passo fino a metà polpaccio. «MISTYYY!» Non ha la minima idea di come farà a trovarla. Oramai, crede che sia poco probabile che lei sia ancora ai piedi della collina. Forse, anzi probabilmente, si sarà messa in cerca di un riparo. Spera che l’abbia trovato. «MISTY!» urla, con le mani a coppa attorno alla bocca «MISTY! MI SENTI?» Cerca di gridare di nuovo, ma un altro attacco di tosse glielo impedisce. Si ferma. Non può continuare così, non la troverà mai. Continuare ad urlare non serve a nulla, il vento è troppo forte. Quasi non si sente lui stesso, è completamente improbabile che riesca a farsi sentire da Misty. Deve cercarla e basta. Anche se forse non la troverà mai. E anche se così rischia di perdere la strada per il capanno. Sforzandosi di non pensare a quest’ultima ipotesi, riprende a camminare, cercando di avanzare in linea retta per non perdersi. Di tanto in tanto si ferma per gridare il nome di Misty, ma non si aspetta veramente una risposta. Ed ogni grido è seguito da un attacco di tosse così violento da farlo piegare in due. Sta perdendo le speranze. Non la troverà mai così. E sta sempre peggio, non ha più forze. Avanza a fatica nella neve affondando fino al ginocchio, respirando affannosamente. Cerca di urlare di nuovo, ma riesce soltanto a sussurrare. «Misty…» Si ferma per riprendere fiato. È inutile, non la troverà mai. Deve riuscire a chiamarla di nuovo, anche se dopo starà male. Non importa. Respira a fondo, riempiendosi d’aria i polmoni. «MISTYYY!» urla, tanto forte da sovrastare l’ululato del vento «MISTY! MISTY, RISPONDIMI! MISTY! MI SENTI? MISTY! MISTYYY!» L’attacco di tosse che segue è tanto violento da farlo piombare a terra in ginocchio, tremante, le mani premute contro il terreno, affondate nella neve. Non è servito a nulla. Lei non l’ha sentito. Costringe se stesso a rialzarsi, si rimette in cammino. Non sa per quanto tempo continui ad andare avanti così. È una parete di roccia a fermarlo. Ash va quasi a sbattervi contro prima di vederla attraverso i fiocchi di neve che vorticano attorno a lui. Vi posa contro le mani, quasi per capacitarsi che sia davvero lì. Poi qualcosa richiama la sua attenzione, un varco scuro sulla superficie grigia. Una grotta. Ash si dirige verso di essa, entra sforzandosi di mettere a fuoco i contorni di ciò che lo circonda nella semioscurità. Quando infine ci riesce, il suo cuore manca un battito. Misty è a pochi passi da lui, la schiena contro la parete della grotta, le ginocchia raccolte contro il petto. Le braccia abbandonate lungo i fianchi, il capo reclinato su una spalla. I capelli sfuggiti alla coda di cavallo che le ricadono attorno al volto pallido. Priva di conoscenza. O… Serrando i pugni fino ad affondare le unghie nella carne per impedire alla propria mente di formulare quella parola, Ash si dirige correndo verso di lei. «Misty!» Si lascia cadere in ginocchio al suo fianco, le posa due dita sulla gola. Solo allora lascia andare il fiato che aveva trattenuto senza rendersene conto. La afferra per una spalla, scotendola. «Misty, svegliati! Avanti!» Lei non ha alcuna reazione. Del tutto in preda al panico, Ash la scuote con maggiore energia. «Forza! Svegliati! Morirai assiderata se non ti svegli!» Il volto di Misty rimane perfettamente immobile, le ciglia abbassate contro le guance pallide come la cera. Ash si morde le labbra. Non ha senso continuare a cercare di svegliarla, deve portarla via. Rapidamente, si toglie la giacca e la avvolge attorno al corpo esile di Misty. Poi la prende fra le braccia. Si alza in piedi. Il capo della ragazza ricade sulla sua spalla. «Resisti.» sussurra, baciandola sulla fronte. Poi si mette in cammino. Non ha idea di quanto tempo continui ad avanzare, con la neve che gli sferza il volto e le braccia intorpidite dal peso di Misty. Continua semplicemente a camminare, quasi meccanicamente, concentrandosi sui propri passi. Continua a tossire per gran parte del tragitto. Quando finalmente intravede la sagoma del capanno, per un attimo crede che si tratti di un’allucinazione. Si avvicina lentamente, con cautela, aspettandosi quasi che da un momento all’altro scompaia davanti ai suoi occhi. La porta è spalancata, il vento gelido ha invaso anche l’interno. Il fuoco nella stufa si è spento. Tremando violentemente, Ash deposita Misty sul vecchio materasso, coprendola con la propria giacca; poi blocca di nuovo la porta. Solo allora si concede di riprendere fiato. Afferra l’accendino dalla tasca dei jeans e si dirige nuovamente verso la stufa. La neve penetrata nel capanno ha bagnato la legna, che adesso non vuole saperne di prendere fuoco. Imprecando fra se, Ash rovescia la catasta di legna, sperando di trovarvi qualche pezzo ancora asciutto. Ci vogliono molti minuti prima che qualche debole fiammella arancione si sprigioni dalla legna nella stufa. Misty geme debolmente. Lasciando perdere il fuoco, Ash si dirige verso di lei e si inginocchia di fianco al vecchio materasso. «Ehi.» sussurra, posando una mano sul braccio della ragazza «Ehi, sei sveglia?» Lei non risponde. Ash la sente tremare. Rimane immobile ad osservarla, quasi trattenendo il respiro, per un tempo che gli pare infinito. Poi Misty apre gli occhi, ed il suo sguardo spaventato e confuso incrocia quello di Ash. «Va tutto bene.» la rassicura lui, traendo un sospiro di sollievo «Tranquilla. Sei al sicuro adesso. Come ti senti?» «Sto m-morendo di freddo.» sussurra Misty con un filo di voce, rannicchiandosi sotto la sua giacca. Ash continua a tenere la mano posata sul suo braccio. «Ho acceso il fuoco.» Lo sguardo di Misty rimane leggermente assente ancora per un istante; poi la ragazza spalanca gli occhi. «Dov’eri finito?» chiede, in tono leggermente accusatorio «Ti ho aspettato per un sacco di tempo.» Ash abbassa lo sguardo. «Mi dispiace. Mi ero perso.» Lentamente, Misty si tira su a sedere, stringendosi addosso la giacca di Ash. Rabbrividisce. Il ragazzo la guarda. «Stai bene?» «Sì, credo di sì.» afferma Misty, con una smorfia «Dove siamo?» «In un capanno sperduto in mezzo al bosco.» sospira Ash «Dubito che qualcuno ci troverà mai qui. Credo che l’unica cosa che possiamo fare sia aspettare che…» Non riesce a finire la frase. Riprende a tossire. «Smetta… di nevicare.» riesce a dire, fra un colpo di tosse e l’altro. Misty non dice nulla. Lo guarda preoccupata per qualche istante; poi lentamente, molto lentamente, tende una mano a sfiorargli il volto in qualcosa che somiglia molto ad una carezza. «Grazie.» sussurra. Ash alza gli occhi verso di lei, stupito. «Grazie? Per cosa?» «Per essere… venuto a cercarmi.» afferma lei, con un piccolo sorriso «Fa un freddo terribile là fuori e so che non stai bene e… grazie.» Ash la guarda. È pallida, il rosso dei suoi capelli fa apparire le sue guance ancora più ceree. Sta ancora tremando, quasi impercettibilmente. «Andrà tutto bene.» afferma, tendendo una mano a scostarle dal volto una ciocca di capelli «Ti prometto che andrà tutto bene.» «Sì, lo so.» Misty gli rivolge un piccolo sorriso «Broke si accorgerà che siamo scomparsi, manderà qualcuno a cercarci. Non resteremo qui per sempre. Ci troveranno.» Ash continua ad accarezzarle i capelli, sfiorandoli appena con le punte delle dita. «Sai che cosa sei?» sussurra, guardandola con affetto «Un’inguaribile ottimista, ecco che cosa sei.» «Sei tu quello che vede tutto nero.» afferma Misty, inarcando le sopracciglia «Non è da te. Per niente. Cosa c’è che non va?» Il ragazzo scuote la testa. «Niente.» Misty lo guarda, tanto intensamente da costringerlo ad abbassare gli occhi. «Sicuro?» Sospira. «Non ce niente che non va, davvero.» ripete. Vorrebbe che fosse davvero così. La verità è che ha l’impressione di stare peggio ad ogni istante che passa. Questo, però, non vuole dirlo. E non sa se sia perché non vuole far preoccupare Misty, oppure soltanto perché dirlo ad alta voce significherebbe ammetterlo davvero. |
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