FANFIC Bright Hearts CAPITOLI Capitolo 7 Neanche tre giorni dopo, i Tamers, col sostegno dei loro digimon, si apprestavano a lasciare il rifugio. Dovevano agire in fretta, su questo erano tutti d’ accordo; mentre loro stavano lì a conversare, Jeri con tutta probabilità stava rischiando la vita. Nella mente di Henry spiccava ancora il ricordo del viso pallido ed emanciato dell’ amica, apparsogli in sogno; i suoi occhi di solito brillanti erano spenti… E tutto il suo essere chiedeva aiuto… Adesso che era arrivato a Digiworld la sentiva ancor più chiaramente… Si era ben guardato, però, da esporre la descrizione dello stato di Jeri a Takato e gli altri. Il suo amico era già fin troppo scosso, e anche Rika era molto affezionata alla ragazza dagli occhi d’ ambra. Ryo non la conosceva bene quanto loro tre, ma se c’ era da salvare una damigella in pericolo non perdeva certo tempo in inutili riflessioni! Le informazioni fornite da Beelzemon furono molto utili per far capire ai Digimon Tamers che entrare nella base del Nemico non era affatto difficile. Anzi, forse era la parte più facile di un piano assolutamente folle. In realtà non avevano un vero e proprio “piano”… Non avevano la più pallida idea di cosa avrebbero fatto una volta dentro… - Andiamo lì, liberiamo più digimon possibile, chiediamo loro dov’ è Jeri, la prendiamo e poi scappiamo!- aveva detto Ryo, spiccio e ottimista. - E se Lui non è d’ accordo?- chiese Takato, con un sorriso così sarcastico da risultare inquietante, sul suo viso di solito tanto infantile e innocente. Ryo si strinse nelle spalle. - Davvero, ragazzi… Penso dovremmo formare un piano d’ azione!…- disse Henry- Come ci comporteremo, una volta che saremo penetrati nel quartier generale nemico? - Ciò che facciamo sempre, ‘ry…- disse Ryo, impaziente- Improvvisiamo!.. Avevano continuato a parlare per ore e ore, senza ottenere niente… E siccome era chiaro che avrebbero continuato a non ottenere niente, avevano deciso di lasciar perdere i piani complicati e lasciar fare all’ istinto, nei minimi possibili… Beelzemon li aveva chiamati pazzi, e la tensione era salita così tanto, al rifugio, che Lopmon e Terriermon avevano litigato e si erano presi reciprocamente a schiaffi con le orecchie… Perfino Renamon perse la sua solitaria flemma, e diede un morso a Ghilmon che aveva preso un pezzo di carne dal suo pranzo “per assaggiarlo”… E Cyberdramon, cercando di proteggere Ghilmon, si era mosso così in fretta che aveva fatto cadere nella sorgente il povero Andromon, dove i circuiti del digimon androide si era inzuppati quasi irrimediabilmente. Alla fine dei tre giorni, fu chiaro a tutti che i Tamers dovevano andarsene, fosse solo per preservare la pace nel Rifugio. Quindi, zaino in spalla e digimon al seguito, Rika, Henry, Takato e Ryo partirono alla volta della base del Nemico. Beelzemon e Antilamon e un altro paio di digimon offertisi di di accompagnarli, si avviarono con loro… Non sarebbero entrati, però. Su questo Beelzemon era d’ accordo coi Tamers; un gruppetto piccolo e discreto aveva certo più possibilità di passare inosservato di una squadra grande e rumorosa. Inoltre, girava voce che nessun digimon avesse voluto rischiare la pelle in “quell’ assurda impresa da follia umana”. - Siamo arrivati!- disse la voce di Antilamon, risvegliando i digiprescelti dai loro pensieri. Rika alzò lo sguardo insieme agli altri: - Questa è la base del Nemico…?- sussurrò, spalancando gli occhi. L’ edificio che si stagliava davanti a loro era un castello enorme, di colore nero-violaceo, uno strano connubio di antico e moderno… La sua immagine sfocata tremolava e si accendeva come da dietro una fitta nebbia. Era attorniato da nubi spesse e minacciose, nere, violette e gialle, che variavano gradualmente di colore a differenza dell’ altezza che riuscivano a raggiungere; e proprio sopra il castello, nel punto in cui avrebbe dovuto esserci il cielo, si apriva un buco nero, di un’ oscurità così intensa da riuscire a essere ipnotizzante. - Fa venire i brividi, eh?- chiese Terriermon, facendola riscuotere. Rika distolse lo sguardo da quell’ immagine così inquietante, cercando di non pensare che avrebbe dovuto entrarci. - E ci credo che tutti sanno dov’ è!- esclamò Ryo- Come si potrebbe nascondere un castello così grosso? Il piccolo Betamon, parte del gruppo di accompagnamento, piagnucolò: - Nessuno di noi aveva mai osato spingersi così vicino alla Base del Nemico! Oh, passeremo un brutto guaio! Ignorandolo, Beelzemon si avvicinò ai Digimon Tamers: - C’ è un passaggio, per entrare!- disse, brusco- Dietro la terza torre, troverete un statua a forma di drago… Lì c’ è il passaggio che serve a svuotare le segrete quando viene la piena, o una tempesta di sabbia… - La piena…?- chiese Henry, vacuo. - Ogni tanto, nel nostro mondo, il mare sotterraneo che scorre sotto di noi torna in superficie, inondando buona parte di Digiworld… Tutti i digimon hanno degli appositi rifugi per queste occasioni… - No, fammi capire… Qui sotto c’ è il mare?!- chiese Rika, incredula, pestando un piede sul terreno sabbioso. Renamon annuì: - Il passaggio serve a buttare fuori l’ acqua, in modo che non provochi l’ erosione delle fondamenta… - Vogliamo entrare, o perdiamo ancora tempo a discutere?- sbottò Takato, nervoso. Senza attendere risposta, si diresse con una prudente corsa verso il castello, seguito da Ghilmon. - Takato, sei impazzito? Torna qui!- gridò Henry. - Ma non ci sono sentinelle?- chiese Ryo a Beelzemon. Lui fece un tetro sorriso: - Il Nemico si sente molto sicuro di sé…- disse, con cupo sarcasmo- Accetta sempre di buon grado coloro che vengono per sfidarlo, o per liberare i prigionieri… Ogni tanto c’ è un pazzo che ci prova… Ryo sentì un brivido salirgli su per la schiena e non disse nulla. - E’ meglio andare…- disse Rika- Non vedo più Takato… I Tamers scambiarono un’ occhiata con i loro digimon, i quali annuirono. Ryo salì in groppa a Cyberdramon. - Buona fortuna…- mormorò Antilamon, mentre i ragazzi si dirigevano verso il castello oscuro. |
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