HARRY POTTER E LA FORZA DEL DESIDERIO
by Steve Potter
C A P I T O L O 5
Il boccino conteso
I giocatori sfrecciarono nel cielo.
"Ecco cominciare la partita! Immediatamente Warrington si impossessa della Pluffa, e si dirige verso la porta avversaria…uno dei due scatenati gemelli del Grifondoro, Fred Weasley, interviene lanciandogli un Bolide addosso, ma invano…la Pluffa va a Marcus Flitt, cacciatore del Serpeverde…passa di nuovo a Warrington…che lancia la palla… ed è punto! Maledizione…"
"Jordan, niente commenti, per favore!" ribadì adirata la professoressa McGranitt.
"Mi scusi… ma ecco che Baston lancia la Pluffa in centro… e se ne appropria Angelina Johnson… che si dirige verso la porta…scarta il portiere Bletchley…ed è punto! SI'! E' PUNTO! Ora le due squadre sono pari."
Harry, intanto, era sospeso in aria, e si guardava attorno, in cerca del Boccino.
Anche Christine Loop, non lontano da lui, stava aguzzando la vista per trovarlo.
"Ora la Pluffa è in possesso del Serpeverde. Bellissimo passaggio di Mountage, che ora sta cercando di stare in sella alla sua scopa, visto che un Bolide gli appena fatto un pelo di così…la Pluffa è di nuovo al Grifondoro…ecco la Johnson che turbina in aria per schivare due Bolidi, che stanno ora sfrecciando uno accanto all'altro. Angelina, estroversa cacciatrice del Grifondoro, sta ora andando a tutta birra verso i pali della porta…lancia la Pluffa…ecco Bletchley tuffarsi per afferrare la palla, ma viene colpito improvvisamente da un Bolide, e cade dalla scopa. Intanto la Pluffa sorpassa i pali… ED E' PUNTO! IL GRIFONDORO HA SEGNATO!
I tifosi del Grifondoro saltarono in piedi, entusiasti.
Harry, intanto, guardava di qua e di là, senza adocchiare il Boccino.
Ma ecco che, come un fulmine, Christine Loop lo sorpassò, e scese in picchiata, verso terra. Harry si accorse solo allora del Boccino d'oro. La piccola sfera stava svolazzando a raso terra, più veloce che mai, e Christine stava scendendo sempre più velocemente, con l'intenzione di afferrarlo.
"Ma che fa? Così si ammazzerà!" commentò Harry, preoccupato, che la stava seguendo a ruota.
Christine voleva a tutti costi prender il Boccino. Ma stava andando troppo forte, secondo Harry. Con una scopa come la sua, una Scopalinda, non avrebbe mai fatto in tempo a deviare il percorso. Doveva salvarla.
Dopotutto, Harry non aveva un manico di scopa qualunque.
Aveva una Fire Bolt. Con una scopa così, doveva farcela! Il ragazzo si strinse forte alla scopa, piegandosi a uovo. In quel modo, avrebbe guadagnato velocità. Doveva raggiungere Christine, e fermarla, prima che lei si fosse spiaccicata sul terreno.
Harry prendeva sempre più velocità. Scendeva, in picchiata, senza frenare. Non sentiva nemmeno i commenti di Lee Jordan, che stava raccontando per filo e per segno quello che stava succedendo tra i due cercatori. Intanto, il Serpeverde aveva segnato un altro punto. Le squadre si trovavano due a due. A quel punto, c'era bisogno del Boccino. Ma a Harry non importava. Lui voleva solo salvare Christine.
Lentamente, Harry cominciava a raggiungere la giovane cercatrice. Un vento tagliente sferzava forte sulla sua faccia.
"Ecco, ci siamo." Pensò Harry "l'ho raggiunta!" Era vero. Il ragazzo era riuscito a raggiungere Christine, ed ora le stava accanto.
"Fermati, Christine!" cercò di dirle. Ma lei non si girò nemmeno. Era concentrata solo sul Boccino.
Harry non aveva altra scelta. Si spostò lateralmente, e poi, presa la rincorsa, diede uno strattone a Christine, che per poco non cadde dalla scopa.
"Che diavolo fai?" gli chiese, spaventata.
"Devi fermarti! Non riuscirai a prendere il Boccino!" Il terreno si avvicinava sempre più.
"Non posso! Se lo prendo, farò vincere la mia squadra!" urlò lei.
"Non importa! Devi fermarti! Ti prego!" ma niente. Lei non si fermava. L'unico modo per persuaderla a non prendere il Boccino era… ottenerlo prima di lei.
Si strinse di nuovo forte alla sua scopa, poi superò Christine, e le si parò proprio davanti. Il Boccino d'oro era a pochi metri da lui. Ce la doveva fare.
Allungò la mano, tendendola al massimo.
"Ecco che Potter sta cercando di impossessarsi del Boccino d'oro!" urlò Lee Jordan.
Il Boccino era vicino, sempre di più. Mancavano solo pochi millimetri… ma ecco che, con uno scatto fulmineo, Christine superò Harry di nuovo, e prese il suo posto, a pochi passi dal Boccino. Tese la mano… ma qualcosa andò storto. La sua scopa cominciò a sobbalzare violentemente.
"Christine!" urlò Harry. La ragazza venne catapultata via dalla scopa, e cadde nel vuoto. Harry vide il Boccino che cambiò direzione. Andava proprio verso di lui.
Ma Harry non ci fece caso. Girò bruscamente, e con forza diede una spinta alla scopa.
"Christine!" sbraitò di nuovo Harry, mentre volava in picchiata per salvarla.
La ragazza cadeva sempre più giù. Ormai era a cinque metri da terra…tre…due… un metro. Quasi la gente non lo vide. Harry sfrecciò fino a terra, e tirando il manico di scopa verso di sé riuscì a intercettare Christine, e la afferrò di colpo.
Dopo che Harry portò Christine a terra, due infermieri vennero per portarla via, ma lei si rifiutò. Voleva continuare a giocare, sostenendo di stare bene.
Dopo cinque minuti, il gioco riprese. Passò un'altra ora, prima che il Boccino si fece rivedere. In quell'arco di tempo il punteggio era salito sette a quattro per il Serpeverde. Harry doveva assolutamente avere il Boccino.
E tutto ad un tratto… eccolo. Più splendente che mai, il Boccino sfrecciava di qua e di là, tra i battitori e i cacciatori. Harry gettò uno sguardo a Christine.
Non l'aveva visto. Perfetto.
Come una saetta, Harry partì verso il Boccino, più intenzionato che mai a prenderlo. Zigzagò di qua e di là tra Bolidi, battitori e cacciatori, e riuscì ad intercettare di nuovo la noce dorata. Turbinò verso l'alto passando davanti a Marcus Flitt e Angelina Johnson, che si stavano contendendo la Pluffa.
Il Boccino d'oro cambiò improvvisamente direzione, e sfrecciò verso il basso.
Harry si impose a tutti i costi di prenderlo. Si sporse, con la mano aperta in attesa. Ma la sfera dorata era più lontana di quanto Harry credesse, per prenderla si dovette sporgere di più. Purtroppo, non avrebbe mai dovuto farlo.
Scivolò dalla scopa, cadendo giù nel vuoto, come prima aveva fatto Christine. Però aveva il Boccino. E quello era un vantaggio. L'aveva in pugno, e non lo mollava. Ora, però, come avrebbe potuto salvarsi?
Stava precipitando sempre più in basso, terrorizzato.
"Ecco." si disse. "Ci siamo. E' arrivata la mia ora." discorsi folli riempivano la confusa testa di Harry. Stava per sfracellarsi al suolo.
"Ti prego…ti prego…non voglio morire…" continuava a ripetere.
"Quanto vorrei avere la mia scopa a portata di mano!" pensò, guardando il suo manico, che levitava in alto, circa dieci metri sopra di lui.
E accadde di nuovo. Questa volta più velocemente, però.
Un forte dolore lo colpì alla fronte, vide la sua scopa scomparire, e se la ritrovò in pugno, nella mano sinistra. Harry ancora non ci credeva.
A quanto pare, nessuno aveva visto l'accaduto, perché tutto era successo in mezzo al resto dei giocatori, che coprivano la visuale.
Harry non ci pensò due volte, e cavalcò la scopa, deciso.
Poi, fluttuando come una piuma, si andò a posare a terra.
Felice come non mai, alzò la mano destra in segno di vittoria.
Il Boccino cercava di liberarsi, ma invano.
Il pubblico scoppio in una fragorosa risata, e urlava felice (bè, non proprio tutto il pubblico, ma…).
"SI'! IL GRIFONDORO SI AGGIUDICA LA VITTORIA! La partita termina con centonovanta punti per i Grifondoro, contro i settanta per i Serpeverde!" sbraitò Lee Jordan.
"Evvai!" urlò la Mc.Granitt, con grande stupore di Lee.
*
"Te l'ho detto! Questa vittoria non me la merito!" ribadì Harry, tristemente.
La partita era finita ormai da più di tre ore, ma Harry non era per niente contento del risultato.
"Sai, Hermione…" cominciò a dire. "…comincio a pensare che tu abbia ragione, sul fatto del Desiderium." ammise. Hermione non capiva di cosa stesse parlando. Harry, vedendo la sua faccia perplessa, raccontò del fatto accaduto durante la partita.
"Cioè, fammi capire. Quando sei caduto dalla scopa, hai desiderato di riaverla tra le mani, e così è successo?" chiese Hermione, sconvolta.
Harry annuì debolmente.
"Te l'ho detto, non mi importa di quello che dici tu!" sbraitò Hermione. "Tu hai acquisito il Desiderium, ma non so se è una cosa positiva o negativa… è per questo che sto cercando tra questi vecchi libri!" spiegò. Harry, Ron e Hermione erano nella biblioteca della scuola. Harry tentava di spiegare ad Hermione che il Desiderium non era una cosa negativa, ma lei, non convinta, continuava a sfogliare antichi libri, tra cui "Cicatrici, ferite e punti neri", o "La storia della cicatrice", e altre pesanti letture.
"Hermione, tu sei esagerata!" esclamò Ron, tutto d'un fiato.
Il viso di Hermione cominciava a diventare di un intenso color bordeaux.
"IO - NON - SONO - ESAGERATA!" sbottò lei. Passarono dieci minuti, e l'atmosfera si faceva sempre più calda. Hermione e Ron continuavano a litigare animatamente, e Harry cercava di calmarli, ma invano. Dopo poco tempo da dietro uno spesso scaffale pieno di libri coperti di polvere fece capolino Madama Pince, la bibliotecaria.
"Fate silenzio!" ordinò, seria. "Qui non siamo ad una festa!" I due ragazzi si calmarono subito.
Appena, però, la bibliotecaria si allontanò, ricominciarono a bisticciare come due bambini. La donna si fermò, tendendo le orecchie, e cercando di non urlare. Se c'era una cosa che le dava fastidio, quella era la confusione. Con gli occhi ridotti in due fessure si girò di scatto, ed estrasse una bacchetta magica da una piega della veste. La agitò lentamente, e poi la puntò verso l'alto.
"Silencium!" esclamò, poi.
I ragazzi non capivano a cosa era servito quell'incantesimo, quindi, stupiti e allo stesso tempo divertiti, ricominciarono a sfogliare i libri.
"Allora, avete trovato niente?" volle chiedere Harry, dopo un po'. Però la sua bocca non emise alcun suono. La apriva e la chiudeva, senza fare rumore. Ron incuriosito, cercò di chiedere spiegazioni, ma anche lui non riuscì a parlare. Tentarono più volte di dire qualche parola, ma invano.
Hermione, che temeva di sapere cosa era successo, prese in mano un libro, lo portò dietro la nuca e poi lo scaraventò a terra, un metro più in là. Niente. Il libro cadde pesantemente, ma senza produrre rumori.
"Che è successo?" chiese Ron. Ma muoveva la bocca senza dire niente.
Allora prese un foglio, una penna bianca d'aquila e cominciò a scrivere su una pergamena ingiallita.
Che diavolo succede?
Hermione strappò la penna e il foglio di mano a Ron, e scrisse tremando.
Madama Pince ha fatto un incantesimo.
Harry e Ron la guardarono stupiti. Un incantesimo? Ma che razza di incantesimo poteva essere? Hermione, cogliendo gli sguardi allucinati dei due ragazzi, riafferrò il foglio e ricominciò a scrivere.
Un incantesimo di nome Silencium, l'ho studiato durante una delle lezioni private con il professor Flitwich. Serve a catturare i suoni da una stanza, che vengono rinchiusi all'interno della bacchetta magica.
Ron, appena finisse di leggere la frase, corse via. Harry e Hermione lo seguirono a ruota.
Appena fuori dalla biblioteca, sospirò pesantemente.
"Bè, semplice, no? Bastava uscire da quella stanza. Sai Ron, non ci avevo pensato!" esclamò Harry. "Quello che non capisco, Hermione, è perché eri tanto spaventata. Madama Pince l'ha fatto solo per ottenere silenzio, no?" disse Harry. Ma non aveva ancora visto Ron, che con la faccia contratta in una smorfia di puro terrore, apriva la bocca senza riuscire a dire una parola.
"Ecco perché." disse seria Hermione, guardando Ron. "Il professor Flitwich ha detto che è un incantesimo davvero complicato. Sì, sembra facile, ma è estremamente pericoloso. Perché le persone che sono all'interno della stanza dove è stato pronunciato l'incantesimo potrebbero non parlare più, per tutta la vita, anche uscendo dalla stanza." disse spaventata. Ron era terrorizzato.
"Avanti." disse Harry. "Andiamo da Madama Chips. Lei saprà cosa fare"
Mentre si dirigevano verso l'infermeria Hermione guardò l'orario scolastico.
"Oh oh…" esclamò, fermandosi.
"Hermione, abbiamo fretta. Dai, non ti preoccupare, ci giustificheremo con il professore che c'è la prossima ora, non si arrabbierà.
A proposito, chi abbiamo la prossima ora?" chiese Harry soprapensiero. Hermione assunse un'aria spaventata.
"E' questo il punto. Abbiamo… Piton." disse, infine.
C A P I T O L O 6
La gara di bellezza
"Piton?" chiese angosciato Harry. Tutti e tre sapevano benissimo che Piton, non vedendoli arrivare, avrebbe tolto volentieri trecento punti al Grifondoro, cento punti a testa.
"Harry, facciamo così." disse Hermione. "Ron lo accompagno io. Tu vai alla lezione." finì, mettendogli una mano sulla spalla.
"Si sa che Piton ce l'ha con te, quindi è meglio che non manchi alle sue lezioni."
"Ma Hermione… sei sicura?" chiese Harry stupito. "E come farai con i compiti che darà? Lo sai che è la tua prima assenza in cinque anni?" ironizzò.
"Sì. Lo so. Ma la recupererò oggi pomeriggio, non ti preoccupare. Ora va." disse, e si allontanò con Ron sottobraccio. Harry invece si diresse nei sotterranei, dove si tenevano le lezioni di Piton.
Appena in classe, Harry si posizionò nel suo banco, in seconda fila.
Dopo pochi minuti entrò Piton, con sotto il braccio un grosso barattolo trasparente, con all'interno un liquido blu.
"Oggi…" iniziò, ravvivandosi i capelli "Un attimo. Dove sono il signor Weasley e la signorina Granger?" chiese, poi. "Potter, tu sai dove sono, immagino. Sono andati a tubare davanti al panorama che offrono le torri della nostra scuola?" disse, con una punta di acido sarcasmo.
"LORO - NON - TUBANO!" disse Harry a denti stretti. Possibile che Piton doveva essere così odioso?
"E allora dove si sono cacciati?" chiese, crudele.
"Ron è… beh, si è sentito male, e Hermione l'ha accompagnato in infermeria." spiegò, arrabbiato.
"Capisco. Bene, quaranta punti in meno per la signorina Granger, che doveva farsi gli affari suoi, e trenta punti in meno per il signor Weasley, che si è inventato tutto per non seguire la mia lezione." disse Piton, secco. Harry lo guardò con aria adirata.
"Ma signore…" disse, ma si fermò perché Piton lo aveva incenerito con lo sguardo.
"E per finire… cinquanta punti in meno per te, che hai cercato di difenderli. Quindi… il Grifondoro ha perso centoventi punti." concluse.
Harry rimase a bocca aperta.
"Dicevo… oggi proverete a preparare la pozione…" Fece per finire la frase, quando qualcuno bussò alla porta.
Da dietro la porta fece capolino Albus Silente, il preside della scuola. Tutti i ragazzi si alzarono in piedi, e il leggerò brusio che c'era si affievolì pian piano.
"Severus" mormorò Silente. "Puoi uscire un attimo?" chiese.
"Sì, signore." Piton buttò il mantello dietro le spalle, e uscì senza nemmeno girarsi.
"Ehi, Harry!" Neville era a fianco di Harry, e stava guardando il suo rospo, Oscar, che era più brutto del solito. "Davvero Ron sta male?" chiese.
Harry annuì, debolmente. Ma in verità non aveva neanche sentito la domanda. Cosa era successo? Perché Silente aveva una faccia così stravolta?
Quando Piton rientrò, dieci minuti dopo, i ragazzi lo guardavano, in attesa di una spiegazione. A quanto pare, tutti si erano accorti della faccia che aveva Silente.
"Riuscirò a finire questa dannata lezione? Allora, eravamo arrivati alla pozione di Rinvigorimento. Verserò questo liquido in ognuno dei vostri calderoni, e voi dovrete aggiungerci due o tre elementi. Alla fine della lezione, ognuno di voi berrà la propria pozione, e guadagnerà cinquanta punti per la propria casa solo se sarà giusta." disse, aprendo il barattolo. Versò un po' della sostanza blu in ogni calderone, poi si rimise a sedere, in cattedra.
Harry non sapeva da che parte iniziare. Prese dalla sua borsa due o tre bottigliette di sostanze, cioè "Pomobollo", "Estratto di Farfatulla" e "Edera formicola".
"Speriamo in bene…" disse Harry, sottovoce.
Inspirò profondamente, e versò tutte e tre le sostanze, una dopo l'altra.
Poi prese un lungo e affilato mestolo in legno, e cominciò a mescolare i quattro ingredienti.
"Infine" disse Piton "dovrete aggiungere tre foglie di Mandragola."
Harry seguì il consiglio, e inserì nella pozione anche le foglie. La pozione assunse un colore rosso intenso, si sentì un leggero "plop", e la pozione prese a bollire, sopra il fuoco.
Piton stava osservando Harry attentamente, senza battere un ciglio. Sul suo viso apparve un malefico sorriso.
Passarono venti minuti, finché Piton non si alzò dalla sedia, e si posò proprio davanti ad Harry.
"Bene" disse, piano. "Potete procedere con l'assaggio."
Il professore allungò la mano versò Neville, che stava tremando.
"Paciock. Vieni tu per primo." disse, gelido. Neville afferrò una bottiglietta e la immerse nel pentolone. Una volta riempito il recipiente fece per bere la sostanza.
"No, Paciock. Davanti a tutti." Neville, spaventato, si alzò, e fece il giro del banco, così che tutta la classe lo poté vedere.
"Avanti, mostraci gli effetti della tua pozione. Bevila." disse, schietto.
Neville si portò la bottiglia alla bocca, e, la mano tremolante, bevve il liquido tutto di un sorso.
In un primo momento non successe niente. Poi, però, Harry vedeva Neville crescere sempre di più. La sua testa, dietro l'alto banco, si faceva sempre più alta.
"Ce l'ha fatta!" esclamò Harry.
Poi, però, capì che non stava crescendo. Si stava soltanto alzando da terra. Dopo pochi secondi, il ragazzo era attaccato al lampadario, ad un'altezza di almeno quindici metri.
"Pozione di alleggerimento. Paciock, sei una frana! Come diavolo sei riuscito a fare quella pozione?" sbraitò Piton. Neville, terrorizzato, non riusciva a dire nemmeno una parola.
"Per colpa di quello stupido" si soffermò Piton guardando in alto, "le lezioni sono sospese." Harry sentì Piton borbottare frasi incomprensibili.
"Mobiliarbus!" esclamò il professore, puntando la bacchetta verso Neville. Il ragazzo lasciò il lampadario, e pian piano scendeva sempre di più, avvicinandosi al pavimento.
"Potter. Porta Paciock in infermeria. Subito." Disse Piton. Harry annuì debolmente.
"Ah, dimenticavo." disse Piton. "Sei stato fortunato. Dovresti ringraziare Paciock, sai? Ti ha risparmiato una pessima figura. Ti ho osservato, e se avresti bevuto quella pozione… saresti diventato una gallina.
"Neville, mi dici come hai fatto a fare quella pozione? Piton si è infuriato!"
Harry teneva stretto Neville, impedendogli di volare di nuovo in alto, e lo stava accompagnando in infermeria. Quando arrivarono, Harry spinse la porta con forza, e vide Madama Chips china su di un letto.
"Avanti… bevi questo. Ti farà bene." Harry scorse Ron, sotto l'infermiera. E a quanto vide, la poltiglia che Madama Chips gli aveva dato non doveva essere molto gustosa.
"Ciao caro, dimmi." disse Madama Chips a Harry.
"Ehm… a lezione di Pozioni il professor Piton ci ha fatto preparare un filtro. Neville lo ha preparato sbagliato e… bè, si è ridotto così." disse Harry, lasciando la presa del povero Neville, che lentamente volò sopra allo stipite della porta.
"Oh, cielo, è terribile! Il professor Piton dovrebbe fare lezioni un po' meno pericolose… ne parlerò con il preside." disse, tentando di arrampicarsi su per la porta, per afferrare Neville.
Harry intanto si diresse da Ron, che seduto su un letto e guardava divertito la scena.
"Allora, come ti senti ora?" chiese Harry al suo amico. Ron assunse un'aria estremamente triste, e scosse la testa debolmente.
"Ci vorranno giorni prima che guarisca." disse Madama Chips, alle spalle di Harry. "Almeno una settimana." concluse. "Vorrei solo sapere chi è stato a ridurlo così! Tu lo sai?" chiese a Harry curiosa. Il ragazzo non capiva. Perché Hermione non aveva spiegato a Madama Chips chi aveva ammutolito Ron?
"No... no, non lo so. Madama Chips, dov'è Hermione, ora?" chiese Harry.
"Hermione? Ah, la signorina Granger! Se ne è andata pochi minuti fa. Avanti, ora andate. Avrete lezione, penso." disse Madama Chips.
Harry e Ron uscirono dall'infermeria.
"Hermione non ha detto niente di Madama Pince, non è vero?" chiese Harry.
Ron scosse di nuovo il capo.
"Ma perché? Perché non glielo ha detto? Non capisco…" ma questa volta Ron si limitò solo a stringersi nelle spalle.
I due ragazzi si diressero a passo svelto in cima alla torre nord, dove quell'anno si era sistemata Sibilla Cooman, professoressa di Divinazione.
"Hermione sarà già in classe?" chiese Harry a Ron, che si strinse di nuovo nelle spalle.
Quando i due entrarono nella soffitta dove la professoressa si era situata, videro la Cooman parlare con Hermione. Harry e Ron si lanciarono un'occhiata d'intesa.
"Signorina Granger… vedo che è ritornata con noi. Naturalmente lo sapevo già dalla chiusura dell'anno precedente…" disse la professoressa.
"V - veramente?" chiese Hermione, con una punta di scetticismo.
"Dubiti ancora delle mie profezie?" tuonò la professoressa, offesa.
"No, no, davvero. La prego professoressa, mi dia un'altra possibilità.
"Bene… ti sei arresa all'evidenza. Questo è molto onorevole da parte tua."
"Ragazzi" disse poi, alzando lo sguardo su tutta la classe, "oggi praticheremo la Tasseografia, un'arte di Divinazione che conoscete già. La lettura di foglie di tè."
Così dicendo, la professoressa raccolse da terra due foglie di tè, e fece cenno a Hermione di raggiungerla.
"Mia cara, leggerò nel tuo futuro." disse, e cominciò a guardare una foglia.
"Oh mio Dio!" esclamò. "La tua vita è in pericolo, cara! Non ora, ma lo sarà esattamente tra tre mesi, a gennaio." disse, con il viso preoccupato.
"La mia vita in pericolo? Oh, no, non credo proprio." rispose Hermione.
"Certo, tutti quanti non vogliono affrontare i pericoli che incombono su di essi, ma è così. La tua vita potrebbe fermarsi." concluse sicura la professoressa.
Hermione tornò al posto, scuotendo la testa.
"Harry Potter, mio caro, vieni qui." disse poi la professoressa.
Harry si alzò, spaventato, e raggiunse la Cooman, che stava già leggendo la seconda foglia.
"Interessante, davvero." disse. "Quest'anno, la tua vita ti porrà un bivio. La scelta è tua, ma fossi in te starei attenta. Vedi, la tentazione sarà troppo forte, ma tu devi resistere, e non cedere al nemico." disse, socchiudendo gli occhi.
"Non capisco…" disse Harry, confuso.
"Io avevo detto che non volevo venirci, a Divinazione." brontolò Hermione, una volta uscita dall'aula. Lei, Ron e Harry stavano scendendo una scala a chiocciola, diretti verso la Sala Grande.
"Lo so Hermione, ma tu non devi ascoltarla! Non vedi, anche a me ha detto che potrei morire, e tu mi vedi preoccupato? No, per niente."
"Ron, tu che ne dici?" chiese Hermione. Ron la guardò infuriato, cercando di parlare.
"Oh… scusa." disse dispiaciuta Hermione.
"A proposito, perché non hai detto a Madama Chips chi ha ridotto Ron così?" chiese Harry.
"Vedi, ho consultato Storia della magia applicata, e ho letto che più di un secolo fa, un mago, che aveva prodotto l'incantesimo Silencium aveva fatto gli stessi danni di Madama Pince. Un ragazzo che era in quella stanza è rimasto senza voce!" raccontò Hermione. Harry alzò le sopracciglia. "E quindi?" chiese.
"Lasciami finire! Quel ragazzo non riuscì più a parlare per il resto dei suoi g…" ma si bloccò, vedendo Ron terrorizzato. "Ehm, Ron, non ti preoccupare… Madama Chips è formidabile, lei ti curerà. Comunque, il mago che aveva fatto il Silencium è stato mandato ad Azkaban per settant'anni! E se Madama Pince venisse mandata ad Azkaban? Lei non lo merita, lo ha fatto per disperazione!" disse Hermione.
"Bè, anche questo è vero!" disse Harry, guardando Ron.
I giorni trascorrevano veloci, senza problemi. Passò un po' di tempo, e tutta la scuola era in fremito. Tra un giorno sarebbe stato Halloween, e si sarebbe disputata la Gara di bellezza di creature magiche. Tutti i dormitori erano addobbati con festoni e candele, zucche e teschi, dolci e scope, per festeggiare al meglio la festa più amata dai maghi.
"Un po' più su… no, più a destra! Insomma, capisci quando parlo? Appendilo lì, sotto alla finestra, sì quella…" Hermione stava guidando Ron, che (ancora senza voce) a sua volta usava il Wingardium Leviosa per addobbare la Sala Grande.
Era sera inoltrata, e dalla foresta proibita provenivano lunghi ululati.
Harry aveva lavorato tutta la mattina, e ora si stava godendo il meritato riposo seduto sulla poltrona vicino al camino, con sulle ginocchia Edvige, che si contorceva cercando di volare via, e risparmiarsi la solita spazzolata.
Harry invece non vedeva l'ora di partecipare alla gara. Tutti i giorni, da quando Hagrid lo aveva iscritto, spazzolava e lisciava la sua civetta, per farla diventare la più bella. Ron non aveva che Snaso, da usare, il che lo tirò giù di morale. Certo, era una creatura fantastica, ma non bellissima. Hermione invece si dedicava a Grattastinchi, e tutte le mattine, appena alzata, gli pettinava il pelo, facendogli dei graziosi boccoli.
Harry in quell'arco di tempo era diventato molto strano. Litigava spesso con i suoi due amici, e se ne stava in disparte. Non studiava più, non rideva, era scorbutico e maleducato, anche con i professori, il che la cosa li lasciava alquanto perplessi.
"Harry, potresti aiutarci?" chiese Hermione, che allo stesso tempo cercava di non far cadere Ron dalla scala.
"Ho lavorato tutt'oggi, ora vi arrangiate." disse Harry, schietto.
Ron ed Hermione si guardarono stupiti.
"Ora basta, ragazzi!" Il professor Silente era appena entrato nella sala. "Potete andare. Siete stati molto utili. Grazie ancora." disse.
I tre amici si diressero così nei propri dormitori.
Il giorno dopo fu dedicato alle ultime decorazioni. Hagrid aveva allestito la Sala Grande con un enorme cartellone con sopra scritto: "Garra di belleza di chreature magiche" in effetti, l'italiano non era mai stato il suo forte.
Alla sera, allo scoccare della mezzanotte, i portoni della sala si aprirono, e gli studenti iscritti poterono entrare. Si misero tutti in fila, davanti ad un enorme tavolo dove erano seduti il professor Silente, la professoressa Mc.Granitt e Hagrid. I ragazzi cominciarono a scorrere, lentamente. Appoggiavano la propria creatura sul tavolo e aspettavano il verdetto iniziale.
Harry, Ron ed Hermione erano vicini. Edvige si era appollaiato sulla spalla destra di Harry, Grattastinchi era in braccio a Hermione, ed aveva un ridicolo fiocchetto azzurro che legava un ciuffo, sopra la testa. Snaso, invece, stava cercando di divincolarsi dalla mano di Ron, perché aveva visto il distintivo di Caposcuola sul petto di Percy.
Dietro ancora c'era Neville Paciock, con il suo rospo Oscar. Davanti, invece, era accodato Malfoy, con il suo gufo reale.
"Avanti il prossimo!" urlava Hagrid orgoglioso, dopo ogni verdetto.
"Chissà, magari vincerà uno di noi!" ipotizzò Hermione, lisciando Grattastinchi.
"Ho sentito dire che al vincitore andrà un premio molto speciale, oltre al mucchio di Gelatine Tuttigusti + 1, Cioccorane e altri dolci…"
"Perché, avevi dei dubbi? E' chiaro che vincerà uno di noi: io." disse Harry, freddo.
Ron e Hermione si guardarono perplessi.
"Scusa, come mai ne sei così sicuro?" chiese Hermione, esitante.
"Mi sembra logico che non ci siano creature meglio di Edvige." disse, beffardo. Poi si guardò intorno. "Voi ne vedete qualcuna?"
"Ah ah… ma che simpatico!" disse Hermione.
"Ma come, Harry? Io pensavo che il mio Oscar avesse qualche poss…" tentò di dire Neville, ma Harry lo aveva già interrotto.
"Il tuo rospo? E quello lo chiami rospo? Io lo definirei "sterco", ma non vorrei offenderti…" disse Harry, perfido. Neville sgranò gli occhi, incredulo. Fecero così anche Ron e Hermione.
"Che avete da guardare, voi due? Non siete da meno, sapete? Quell'orribile coso peloso ti serve giusto giusto per trovare un po' di soldi, eh Ron? Ma è brutto almeno quanto te… fossi in te mi ritirerei. E tu, Hermione? Grattastinchi è l'unico maschio che ti gira intorno, è per questo che lo ammiri tanto? E guardate tutte le altre creature. Sono solo feccia. Come voi." concluse, e andò avanti, superando un bel po' di studenti che lo guardavano torvi.
"Ditemi che sto sognando." disse Hermione. "Non lo avevo mai visto così. Quello non può essere il nostro Harry. Certo, era da un po' che si comportava stranamente, ma ora ha superato il limite! Chi si crede di essere?" disse, furiosa.
Ron aveva un'espressione delusa. Non aveva mai sentito Harry parlare male di lui.
Passò il tempo, finché non fu il momento di Harry. Il ragazzo appoggiò Edvige sul tavolo, e alzò lo sguardo sui professori.
"Sicuramente un bell'esemplare." commentò la Mc.Granitt, seria.
"Incredibilmente bello… ha uno sguardo misterioso… sì, mi piace!" Esclamò Silente.
"Bè, te l'ho comprato io, non può che essere stupenda!" borbottò Hagrid.
I tre professori scribacchiarono qualcosa su un foglio. Harry cercò di sbirciare, ma notò che Silente lo stava guardando, così prese Edvige in braccio e si allontanò dal tavolo.
Passarono sì e no tre ore, prima che tutte le creature fossero state esaminate. Finché, quando l'ultimo ragazzo riprese la sua creatura (un gatto color porpora) Hagrid si alzò, e si diresse sul palchetto che era stato assistito. Il mezzo gigante era vagamente imbarazzato. Non riusciva nemmeno a parlare, e Silente dovette usare un incantesimo "Vocalis", per amplificare magicamente la voce di Hagrid.
"Dopo una difficile decisione" prese Hagrid, timido, "abbiamo estratto i tre animali risultati più belli."
"Vi ricordo che la votazione, espressa da me, più il professor Albus Silente, e la professoressa McGranitt, veniva eseguita con tre voti, dall'uno al dieci per uno. Quindi il massimo poteva essere soltanto il numero trenta."
I ragazzi che erano nella sala si guardarono gli uni agli altri.
"Il terzo classificato, con ventuno punti, è stato Fredric Culligan, Tassorosso, con la sua gatta color verde acqua!" al finire della frase, gli studenti di Tassorosso esplosero di felicità, e spinsero il loro compagno Fredric sul palco.
"Complimenti! Una creatura fantastica!" esclamò Hagrid. Tutti i ragazzi applaudirono. La gatta color verde acqua era in braccio al suo padrone, un po' spaventata, un po' incuriosita dalla gente presente in quella sala. Sbatteva gli occhioni, stralunata, e dondolava la coda avanti e indietro, come se volesse salutare. I riflessi del suo pelo erano bellissimi.
Dopo aver ricevuto sette confezioni di Cioccorane, il ragazzo scese e tornò tra gli altri.
"Bene… il secondo classificato è di Corvonero, e si chiama Ludowic Vanhober! E' qui con noi con un topo parlante! Non è incredibile? Comunque riceve un calderone pieno di dolci!" il ragazzo, tutto rosso, afferrò il calderone e, goffo, scese dal palco.
"Ed ora il primo classificato, un vero campione!" esclamò Hagrid.
Harry si alzò dalla poltrona e si diresse dal palco, pronto a salire.
"Accogliamo il nostro campione, con il suo volatile preferito!" disse Hagrid, mentre Harry si guardava intorno, per vedere se qualcuno lo stava guardando.
"Diamo il benvenuto a Draco Malfoy, di Serpeverde!" esclamò Hagrid, mentre i Serpeverde saltavano e urlavano, felici.
Malfoy passò accanto a Harry, dandogli una gomitata, il sorriso beffardo dipinto sul viso.
Harry era furioso.
Mentre Hagrid consegnava la coppa a Malfoy, salì sul palco, afferrò la coppa e la scagliò per terra.
"Dovevo vincere io!" esclamò, adirato.
Silente assunse un'espressione davvero perplessa.
"Cosa dici, Harry?" chiese Hagrid, stupefatto, mentre Harry strappava tutti i cartelloni, urlando a squarciagola.
La Sala Grande rimase in silenzio, neanche un respiro.
"Harry, se ci sono dei problemi, possiamo parlarne…" disse Silente.
"Sta' zitto, vecchio!" esclamò Harry. Silente lo incenerì con gli occhi.
"Mi dispiace Harry, ma devo chiederti di allontanarti." disse serio. Harry fece un gesto scortese, e si fiondò fuori dalla Sala. I ragazzi sembravano tutti perplessi, compresi Ron ed Hermione. Malfoy, invece, sembrava divertito.
Una volta finita la cerimonia, i ragazzi tornarono nei rispettivi dormitori. Ron si diresse in camera sua, dove Harry stava strappando le tende del suo letto a baldacchino.
"Harry, che fai?" pensò Ron, spaventato.
"Vuoi botte?" chiese minaccioso Harry. Ron scosse la testa, lentamente.
Harry, di tutta risposta uscì dalla camera sbattendo forte la porta.
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"Hai parlato un po' con Harry?" chiese Hermione. Lei e Ron stavano andando a lezione di Trasfigurazione, la mattina dopo.
Ron, sconsolato, scosse la testa.
"C'è qualcosa che non va, in lui! Ne sono sicura!" Hermione strabuzzò lo sguardo, e fermò Ron.
"Il Desiderium!" esclamò, spaventata.
Ron la guardò, incuriosito.
"Sono sicura che sia stato quello… ma non capisco come agisce, quel maledetto incantesimo!" Hermione aveva lo sguardo fisso nel vuoto.
"Avanti. Andiamo." disse, infine. Ron avrebbe voluto chiedere "dove?", ma si limitò a seguirla.
Dopo pochi minuti si ritrovarono nello studio del professor Flitwich, l'unico professore Elfo.
"Professore?" disse Hermione, dalla porta.
"Avanti. Chi è?" chiese il professore, da dietro la scrivania.
Era uno studio molto buio, quello. Mucchi di strani oggetti cadevano dalle mensole, a intervalli regolari. Altri invece restavano galleggianti in aria.
"Oh, signorina Granger, signor Weasley. Sono contento di vedervi. Non avete lezione, adesso?" Ron annuì, ma Hermione, di tutta risposta, gli pestò un piede.
"Professore, volevo chiedervi qualcosa riguardante all'incantesimo Desiderium." spiegò Hermione, esitante.
"Il Desiderium è una maledizione, non un incantesimo." rispose deciso il professore. Ron e Hermione si scambiarono uno sguardo.
"Cosa volete sapere sul Desiderium? E' arte oscura, questa. A cosa vi serve?" chiese, curioso.
"Una ricerca!" rispose prontamente Hermione, "Dobbiamo fare una ricerca."
"Capisco… bene, vi spiegherò quello che so. Innanzi tutto il Desiderium viene acquisito da un mago che è stato colpito da magia nera, questo è certo. Ma è un caso molto raro." disse Flitwich. "Può avvenire con la probabilità dello zero virgola uno per cento." spiegò Hermione.
C A P I T O L O 7
Segreti svelati
"Vedo che ha studiato, signorina Granger. E' vero, può capitare molto raramente. Ma per questo non è da sottovalutare. Una volta che si è creata una cicatrice nel corpo del mago, in seguito alla ferita di causa oscura, l'uomo può acquisire un potere chiamato appunto Desiderium. Ma non è un potere permanente, no. Si possono formulare solo tre desideri. Dopo questi, l'anima del mago diventa cattiva. Sì, diventa un mago oscuro." la faccia grinzosa del professore risaltava, davanti a quel gioco di luci. Hermione e Ron si guardarono spaventati.
"Quindi, dopo i tre desideri, il mago diventa cattivo?" ripeté Hermione.
"Esattamente. Questa maledizione è pericolosa perché si può avverare qualsiasi desiderio!" disse Flitwich.
"E… esiste un modo per guarire il mago?" chiese Hermione, speranzosa.
"No" rispose il professore, schietto. Hermione si portò le mani alla bocca.
"Non alla forma finita." concluse.
"Alla forma finita? In che senso?" chiese Hermione.
"Nel senso che ci vuole molto tempo, perché il mago diventi oscuro. Più o meno tre o quattro mesi. Penso che prima di questo tempo, il mago sia recuperabile con una buona pozione Biancaluna."
"Una pozione Biancaluna? E dove la possiamo prendere?" chiese Hermione.
"Mi sembra che questa domanda non serva per la ricerca. Avanti, andate."
I ragazzi ubbidirono, e lentamente uscirono dalla stanza.
"Siamo ancora in tempo. Non credo che Harry abbia espresso i tre desideri!" disse Hermione.
"Vediamo… ne ha usato uno per rispondere alle domande di Piton, e un altro per vincere la partita di Quidditch! Gliene manca uno! Abbiamo tutto il tempo che vogliamo!" disse Hermione.
Ron, intanto, stava cercando di dire qualcosa. Alzava le mani, apriva e chiudeva la bocca, e compiva gesti molto strani.
"Che c'è?" chiese Hermione. "Vuoi dirmi qualcosa?" disse, mentre Ron si stava contorcendo per farsi capire.
"Vuoi andare a lezione? Non hai studiato? Mi chiedi dove è Harry? Hai fame?" tentava Hermione, ma Ron scuoteva la testa. "Insomma! Non ti capisco!" disse.
"Che ne dici di scriverlo?" ipotizzò Hermione, fermandolo.
I ragazzi, così, andarono nella classe lì di fianco, che era vuota.
Ron afferrò una penna e fece per scrivere, quando un suono secco lo fermò.
"Chi è stato? Chi va là?" chiese Hermione. Improvvisamente, qualcosa di argenteo, con leggeri sguizzi di riflessi azzurri apparse davanti ai due ragazzi.
"Pix!" esclamò Hermione, "Vattene via! Che ci fai qui? Guarda che chiamo la professoressa McGranitt!" schernì Hermione l'esile fantasma, che deluso, si allontanò.
"Uffa, non c'è bisogno di arrabbiarsi tanto!" esclamò, prima di scomparire nel muro.
"Meno male! Se Pix fa la spia siamo finiti! Allora, mi spieghi cos'è che sai e che non riesci a dirmi?" chiese Hermione curiosa. Ma per un attimo sentì il fiato mancare.
"Ron? Ron? Ron, dove sei?" disse, scrutando nell'ombra. L'aula era molto buia e polverosa. Doveva essere tanto che una classe non metteva piede lì dentro. Tutte le sedie erano ammucchiate in un angolo, sotto un'alta finestra, insieme ai banchi. Al centro dell'aula invece c'era la cattedra.
"Ron, se questo è uno scherzo… bè, non lo trovo per niente divertente! Avanti!"
Ma nessuno si fece avanti. Nessun rumore di passi, né un respiro leggero. Si sentiva solo il leggero fruscio degli alberi, fuori nel parco.
Dopo una ricerca accurata, Hermione concluse che Ron non era più lì dentro.
"Non ho tempo di giocare a nascondino" borbottò fra sé e sé, scrollando le spalle. Quindi, offesa, uscì.
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Passarono due giorni, e per quei due giorni Hermione non vide né Ron, né Harry. Non sapeva cosa pensare. Ce l'avevano con lei? Oppure era una coincidenza?
Dopo tre ore di lezione, un po' preoccupata, andò a vedere nella Sala Comune del Grifondoro, ma loro non c'erano.
Nel frattempo lei aveva cominciato a cercare sui libri qualcosa sulla pozione Biancaluna, ma non aveva trovato niente.
Camminava lentamente per i corridoi, con lo sguardo fisso nel vuoto.
Alla sua destra c'era Malfoy, che raccontava ai suoi amici di Serpeverde una storiella su Harry. Hermione lo evitò accuratamente, e si allontanò a passi lunghi, finché non sentì una voce squillante chiamare Malfoy.
"Vergognati!" disse la voce a Draco. "Harry non è un idiota! Magari lo sei tu!" disse. Hermione, colpita da quelle parole, si girò. Quella che stava litigando con Malfoy era una ragazza carina, dai capelli castani e gli occhi verdi smeraldo.
"Ma sentitela!" esclamò Malfoy, "dopo che mi hai rubato il posto di cercatore nella mia squadra, hai anche il coraggio di parlarmi?" la schernì.
"Non ci vuole coraggio, a parlare con un verme come te!" disse la ragazza. Poi, sbottando, gli diede uno spintone e proseguì per il corridoio.
Malfoy, sbigottito, era a terra, e la guardava fissamente.
"Complimenti!" si congratulò Hermione una volte che la ragazza le passò accanto.
"Grazie… ma, chi sei? Ti ho già vista da qualche parte…" disse.
"Sono un'amica di Harry Potter! Ti ringrazio per averlo difeso… come mai lo hai fatto? Sei di Serpeverde, no?" chiese, guardando lo stemma che la ragazza aveva sul petto.
"Già… ma ho avuto modo di conoscerlo… e poi quel Malfoy non lo posso vedere!"
"Hai ragione… come ti chiami?" chiese Hermione.
"Christine" rispose la ragazza, "Christine Loop"
"Ora ricordo! Sei la cercatrice di Serpeverde! Chissà perché non ti avevo riconosciuto…"
"Ho conosciuto Harry prima della partita di inizio anno… e mi è sembrato simpatico. Tutto qui. Ma è da un po' che non lo vedo in giro!" disse, aggrottando la fronte.
"Non me lo dire. E' da un po' di tempo che Harry è cambiato, è diventato scontroso e maleducato… non hai visto la gara di bellezza?"
"Veramente ero malata… cosa è successo?" chiese curiosa Christine.
Hermione, con calma, le spiegò l'accaduto.
"E' terribile! Non mi sembrava il tipo!" esclamò la ragazza.
"Non lo è, te lo assicuro!" confermò Hermione. "Non so se dovrei dirtelo, ma visto che è un periodo in cui nessuno parla con me…" così il discorso si protese avanti. Hermione raccontò del Desiderium, e della necessità della pozione Biancaluna. Poi, come se avesse avuto un idea favolosa, afferrò il braccio di Christine e la fermò.
"Un attimo… tu sei di Serpeverde! Quindi se volessi… saresti disposta ad aiutare Harry?" chiese, speranzosa.
"Certo… di cosa si tratta?" chiese Christine.
"Dovrai chiedere a Piton di prepararti una pozione Biancaluna!" esclamò.
"Sì ma… non posso dirgli che ne ho bisogno per guarire dal Desiderium!" disse Christine, ravvivandosi i capelli.
"Anche questo è vero… ma esisterà una seconda funzione della pozione, no?"
"Sì, penso di sì… dobbiamo scoprirla!" disse euforica Christine.
Ci misero davvero poco a scoprirla. Bastarono due orette in biblioteca, e scoprirono tutte le funzioni della pozione.
"Perfetto. Allora, io vado da Piton e gli chiedo la pozione per curare l'insonnia!" ricapitolò Christine, dopo una lunga preparazione sul discorso che avrebbe dovuto fare.
"Sì… a quanto pare la pozione Biancaluna cura anche l'insonnia, oltre che il Desiderium!" disse Hermione.
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Passarono i giorni, e mentre Harry non parlava con nessuno, Ron era scomparso. Silente era molto preoccupato, e ricorse anche alla magia per trovarlo.
Intanto, la voce si era sparsa, e tutti nella scuola vociferavano della scomparsa del povero Ron.
Hermione era davvero preoccupata. Intanto, Christine era riuscita a convincere Piton a prepararle la pozione, e quella notte, dopo cena, sarebbe dovuta andare a prenderla.
Hermione accompagnò Christine per i lunghi corridoi, fino allo studio di Piton.
Ma nella stanza entrò solo la ragazza Serpeverde.
Ne uscì poco dopo con un lungo calice d'ottone fumante.
"Fantastico! Ce l'abbiamo fatta!" esclamò Hermione, "avanti, diamola subito a Harry! Sempre che la beva…" disse.
Corsero per tutto il corridoio fino ad arrivare alla Sala di ritrovo del Grifondoro, nella quale entrò soltanto Hermione, naturalmente.
Ci vollero sì e no venti minuti, fino a che Harry non uscì dal dormitorio maschile.
"Harry! Ciao… senti, perché non bevi un po' di questa? E' buona, sai… volevo dartela per farmi perdonare… allora, mi perdoni?" chiese, speranzosa.
"Non mi scocciare!" esclamò Harry, di netto.
"Aspetta! Ti prego, assaggiala, almeno! Poi non ti scoccerò più!" Harry sembrò interessato a questa offerta.
"D'accordo." disse. Poi allungò la mano ed afferrò il calice. Se lo portò alla bocca, e fece per bere, quando un corvo nero come la pece entrò dalla finestra e si rivoltò contro Harry. Il ragazzo cadde per terra, e il calice volò in aria. Mentre il corvo volava via, Hermione estrasse la bacchetta magica ed esclamò:
"Wingardium Leviosa!"
Il calice ora librava nell'aria, dondolante. Hermione lo afferrò subito.
"C'è mancato poco…" disse. "Chiunque abbia fatto entrare quel corvo lo ha fatto per ostacolarmi!" disse, questa volta però a bassa voce.
"Allora, Harry, la vuoi questa poz… ehm, questa bevanda?" chiese Hermione.
"Sì, grazie…" rispose poi Harry, calmo. Poi bevve tutto d'un sorso la pozione.
Passarono pochi secondi, e Harry assunse uno sguardo confuso. Si sedette sulla poltrona accanto al camino, e guardò fisso davanti a sé.
"Harry… ti senti bene?" chiese Hermione.
"Sì, ma… dove sono? Cosa succede qui?" chiese, stralunato.
"Harry, ti ricordi chi sono io?" chiese nuovamente Hermione.
"Certo… perché dovrei scordarmelo?" chiese il ragazzo.
Hermione raccontò dell'accaduto, cercando di non scoppiare a piangere per la gioia di rivedere il suo amico.
"Il Desiderium, allora era vero… Hermione, mi hai salvato!" ringraziò Harry.
"Se non fosse stato per Christine tu saresti ancora sotto l'effetto dell'incantesimo!" spiegò Hermione.
"Christine?"
"Sì, Christine Loop, la cercatrice del Serpeverde!" disse Hermione.
"Salvato da un Serpeverde…" sussurrò Harry, gli occhi velati di lacrime.
"Complimenti." disse ad un tratto una voce lontana, profonda, sibilante.
"Se non fosse stato per te, mocciosa, il mio piano sarebbe andato a meraviglia.
Ma visto che le cose stanno così, mi trovo costretto ad uccidervi tutti e due." concluse la voce, perfida.
"Chi va là? Chi è che parla?" urlò Hermione. Harry assunse un'aria seria.
"Harry. Ci rivediamo, eh?" chiese la voce. Harry spalancò gli occhi e la bocca.
"Tu…" disse, piano. Hermione lo guardò.
"Lo conosci?" gli chiese.
"Hermione… lui è…" disse Harry, rivolto alla ragazza, "lui è Voldemort."
Hermione si portò le mani alla bocca, vedendo comparire una figura incappucciata, davanti a lei.
"Hai rovinato i miei piani…" disse di nuovo Voldemort.
"Quali piani?" chiese Harry, con un filo di voce.
"Non lo hai mai sospettato, eh? Bene. Ti spiegherò tutto. La storia del Desiderium… è tutta vera. E' da secoli che cerco di tornare al potere, e questo lo sai, vero, Harry? Ebbene… ho saputo da informatori dell'esistenza di un incantesimo che agisce sulle persone con delle cicatrici, formatesi in conseguenza a ferite di magia nera. Allora ho pensato a te, ragazzo mio. Sapevo che il Desiderium sarebbe stato molto utile, per me. Quindi, lo ho attivato con un semplice incantesimo, e così è cominciato tutto. Ti ricordi del sogno che hai fatto prima di venire a Hogwarts?" chiese Voldemort.
"Sì… un sogno molto strano." disse Harry.
"Già. Sognavi di volare, e di incontrare una figura incappucciata che ti sparava contro un incantesimo. Poi ti sei svegliato, e hai visto quell'articolo sul giornale. Bè, quello là che volava sulla scopa non era un intruso… eri proprio tu. Tramite il sogno, hai espresso un desiderio. E quello si è avverato. Sognando te che volavi hai fatto sì di creare un volo notturno… ma l'importante è che hai sognato me. Quella figura oscura ero io, e tu lo sai bene. Visto che poi mi hai sognato con il massimo potere, io sono tornato. Sono tornato più forte che mai.
Ma il Desiderium ha i suoi lati negativi. Dopo tre desideri, la tua anima sarebbe diventata mia. Sì… io avrei potuto controllarti. Poi, se ti ricordi, hai espresso un secondo desiderio… ovvero di sapere la risposta a quello che ti chiedeva il mio vecchio amico, Severus Piton. E' vero, ne hai espressi due, quel giorno, ma se si esprimono due desideri dello stesso tipo nell'arco di un minuto, valgono per uno. E quindi siamo a due. Il terzo desiderio lo hai espresso durante una partita di Quidditch. E questo si è avverato. Incredibile, vero? Ma nonostante tutto, non sono riuscito nel mio intento. No… ho fatto di tutto per non farvi scoprire l'esistenza della pozione Biancaluna, ma la signorina qui presente è stata molto furba… e la ha scoperta. Ho fatto scomparire il pezzo del foglio di quel libro, perché conteneva gli ingredienti per la pozione, e ho fatto scomparire il vostro amico Ron, perché aveva capito che i desideri erano più di tre. Naturalmente ho fatto questo dopo averlo reso muto. Dovevo farlo, se volevo che stesso zitto." disse, con la voce sibilante.
"Vuoi dire che Ron non è stato ammutolito da Madama Pince?" chiese Harry.
"Esatto. Proprio così. Ed infine, per impedirti di bere la Biancaluna, mi sono trasfigurato in corvo e ho cercato di fermarti, ma non ci sono riuscito… Questo vuol dire che vi ucciderò ora." e avanzò, la mani protese verso i ragazzi.
"Harry, fa' qualcosa! Presto!" esclamò Hermione, spaventata.
Voldemort allungò la mano e la avvinghiò attorno al collo di Hermione.
"No! Lasciala stare!" esclamò Harry, spaventato.
La mano stringeva sempre di più, ed Hermione singhiozzava, lacrimando.
Poi, ad un tratto, ad Harry venne un'idea. Inspirò profondamente, e disse:
"Io vorrei che tu non fossi mai esistito! Scompari dalla mia vita!" esclamò.
Un lampo verde pallido illuminò la stanza, e con un fragoroso suono si ritirò, così come era apparso.
La cicatrice di Harry pulsava forte. Il ragazzo, dolorante, guardò in direzione di Voldemort.
Non c'era più! Per terra giaceva inerte il mantello nero in cui era avvolto Voldemort, ma niente di più. Hermione era in ginocchio, davanti al camino, con le mani che stringevano la gola.
"Stava per strozzarmi!" esclamò. Harry la cinse tra le braccia.
"Sta' calma… è tutto finito".
"Harry… guarda!" Hermione stava indicando per terra, davanti a lei.
Harry spalancò la bocca, in segno di stupore. Era Ron! Sì, Ron era sdraiato davanti a loro!
"Ron? Ron? Ron, svegliati!" urlò Harry. Ron aprì lentamente gli occhi.
"Harry… il Desiderium…"
"Non preoccuparti" lo rassicurò Harry, "è tutto finito.
>
Harry, Hermione, Ron e Christine erano nella Sala Grande, la mattina dopo. Tutto era tornato alla normalità.
"Io non riesco a capire come diavolo hai fatto a farlo scomparire!" disse Hermione.
"Te lo ho già detto. Non sapevo se avrebbe funzionato, ma tanto non avevo più niente da perdere! Comunque, ho semplicemente desiderato che lui scomparisse!" disse Harry.
"E se la tua anima fosse diventata di nuovo cattiva?" chiese Ron.
"Non sarebbe stato possibile. E' Voldemort che ha creato il Desiderium, e quindi, una volta morto, tutto è tornato alla normalità!"
"Sì, ma… i desideri non erano tre?" chiese Hermione.
"Sì… non chiedermi come sono riuscito a farlo, perché non lo so." spiegò Harry. "Ma credo queste siano le cose che vanno lasciate nell'ignoto.
Almeno, per ora."
FINE
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