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Forse...domani?

Mokuren078




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Capitolo 2

La cena era andata veramente malissimo, era stato per tutto il tempo in disparte guardando in cagnesco Hatsu che chiacchierava tranquillamente con Tohru e cercando di sfuggire senza un minimo di tatto alle avances spudorate di Kagura. Ripensandoci adesso il cinghiale gli aveva sussurrato parole all’orecchio che l’avrebbero fatto arrossire se non fosse stato così furente con Tohru, come poteva quella ragazza restare lì tranquilla quando era lampante che tutti pendessero dalle sue labbra, ogni persona faceva di tutto per rubarle un sorriso, solo per la felicità che si diffondeva intorno a lei come un’aura luminosa, che avvolgeva tutti sfiorandone i corpi e penetrando all’interno. Solo per lui ogni sorriso, che lei propinava così largamente, era una coltellata dolorosamente infertagli dalla sua gelosia, avrebbe voluto rapirla e portarla via da lì, per godere da solo di tutto il suo splendore. Si sentì meschino e ipocrita per quel pensiero tanto egoista, ma quando si trattava di Tohru non solo i suoi pregi si denudavano ma anche ahimé i suoi difetti. Sicuramente questo forte sentimento che lo squarciava dall’interno era anche dovuto alla sua perenne insicurezza, non era mai neanche riuscito a battere una volta Yuki in combattimento, come pensava di poter fare innamorare di sé una creatura così ambita?Ormai tutti i componenti della famiglia Soma amavano e rispettavano Tohru molto più di chiunque altro, le chiedevano consiglio, supporto e aiuto per le cose più disparate e lei, con una naturalezza a dir poco sorprendente, riusciva ad accontentare tutti, nessuno escluso. In quei pochi anni la ragazza aveva risolto non poche situazioni scabrose e con una buona percentuale di “happy ending” ma quando questa situazione le si faceva notare o la si ringraziava di cuore, lei arrossiva come se non avesse avuto nessun merito in proposito. Come si poteva non adorarla?
Kagura lo abbracciò ancora, per l’ennesima volta e fu proprio in quel momento che notò un impercettibile sguardo di Tohru indirizzato a lui, successe tutto in un frammento di secondo ma Kyo riuscì chiaramente a distinguere fastidio nei suoi occhi, un fastidio che andava al di là dell’interesse amichevole, al di là dell’affetto…si avvicinava pericolosamente alla gelosia. Gli morirono le offese, che aveva in serbo per il cinghiale, sulle labbra. Lo assalì un impellente bisogno d’aria, si sollevò di scatto da tavola e, cercando di moderare l’andatura, scappò fuori in giardino. Sorrise estasiato di quel piccolo attimo alla luna e chiuse gli occhi.
“Io ti amo” s’irrigidì istantaneamente a quelle parole ed il cuore gli saltò in gola, non poteva essere che il suo sogno si fosse realizzato, si voltò senza indugiare oltre e rimase quasi sorpreso nel vedere Kagura lì con lui, l’aveva seguito senza pensarci due volte ed ora lo guardava con le lacrime agli occhi aspettando una sua parola che non arrivava.“Ti amo Kyo,ti ho sempre amato,sono anni che lo faccio senza chiedere nulla in cambio”si sedette su un tronco mozzato e continuò specchiandosi negli occhi del ragazzo “So che non mi ami,lo avverto o meglio”si corresse poi“mi ami ma come una sorella e questo mi fa ancora più male” la voce era scossa da una profonda emozione ma proseguì a parlare ugualmente “So che ami Tohru e posso comprendere benissimo il perché,ma adesso vorrei sentire dalla tua voce che realmente non ho speranze,che non potrai mai amarmi”lo supplicò Kagura, gli stava chiedendo di liberarla da quel tormento, lo pregava per una volta di aprire il suo cuore, ne aveva bisogno, un bisogno lancinante. Si schiarì la voce e cercò di proferir parola ma non vi riuscì subito, come sappiamo Kyo è molto timido e non ha bisogno di un supporto verbale per essere compreso, tutto ciò che pensa o prova irrimediabilmente gli si dipinge in volto. Ma quella volta parlò e anche a lungo.“Kagura è vero,io ti amo come una sorella. E’stato sempre così fin da quando eravamo bambini. Anche se forse questa è la prima volta che parliamo seriamente credo che tu lo abbia intuito fin da allora”lei annuì e Kyo continuò il suo monologo, doveva fare chiarezza per il suo bene e per quello della giovane che era lì con il viso bagnato da mute lacrime. “Non saprei dirti se sono davvero innamorato di Tohru,lei è troppo per me”a quest’affermazione Kagura accennò a ribattere ma lui le fece segno di non interromperlo e proseguì “Forse non sono fatto per amare,forse non ne sono capace ma proverò con tutte le forze a non abbattermi ed a lottare per lei”strinse i pugni al pensiero di quanto avrebbe dovuto patire ma l’avrebbe fatto, ne valeva della sua vita. Le si avvicinò e le arruffò i capelli che le arrivavano quasi al fondoschiena, li aveva fatti crescere solo per lui, perché una volta aveva sentito che Kyo adorava i capelli molto lunghi. Kagura si sollevò e gli si strinse disperatamente contro, sprofondò il volto rigato di lacrime sul suo petto e pianse per tutto l’amore che aveva donato ma che non era stato ricambiato, pianse per tutto quello che non avrebbero mai potuto vivere insieme, pianse per lui, per i suoi occhi vivi che le avevano fatto provare miriadi di emozioni, pianse per la sua bocca che non avrebbe mai potuto sfiorare, per i capelli che spesso fantasticava di riassettare dopo una notte d’amore, pianse per le sue dita che avrebbe voluto intrecciare con le proprie in una febbrile danza d’amore che poco aveva di umano. Pianse, pianse, pianse e pianse ancora, pianse per tutto e per nulla, pianse per la sensazione sublime e al contempo spaventosamente orrida che la stretta di Kyo le faceva provare. Pianse finché le lacrime non si esaurirono, pianse finché non si sentì svuotata e completamente sola.
Quando Kyo rientrò era stanco e visibilmente triste, aveva dipinto sul volto un sentimento di rassegnazione, non era piacevole dare delle brutte notizie ed era ancora più spiacevole essere la causa predominante delle lacrime di una persona cara…e Kagura lo era sempre stata. Riflettendo adesso sui discorsi fatti con la cugina, Kyo era assalito da un’emozione strana, non era abituato ad abbracciarla senza remore ma era proprio ciò che stava facendo in quel momento, tutti se ne accorsero e prima ancora che lui riuscisse a slacciarsi da quell’abbraccio lo stavano prendendo in giro, soprattutto Shigure che chiedeva insistentemente la data delle nozze, “Che tu sia maledetto Shi,ti ho detto che non è come pensate!!”esclamò contrito facendosi di un rosso acceso e a quelle parole gli spuntarono sulla testa delle graziose orecchie pelose. Yuki intanto stava guardando Tohru che era completamente assorta nei suoi dilemmi…Kyo e Kagura?Perché era così fastidioso vederli abbracciati?Prima di allora non aveva provato questa sensazione, o meglio non aveva provato mai questa strana sensazione rivolta a qualcuno. Proiettandosi nel passato cercò di ricordare tutte le volte che li aveva visti così vicini…e scoprì che se le ricordava una per una, lei…proprio lei che aveva una pessima memoria!!Qualcosa doveva pur significare!
Le passò vicino sfiorandole le mani con le proprie, sembrava un tocco casuale ma si accorse quasi subito che chiaramente era in errore, Kyo la guardava negli occhi, non si accontentava del viso ma la fissava dritto nelle iridi…intensamente, tanto che Tohru si sentì cedere le ginocchia. Si avviò frettolosamente in cucina portando con sé qualche piatto sporco per non destare sospetti e lì provò a calmare il tremore che l’aveva interamente invasa, si poggiò alla parete e respirò profondamente. ”Tohru non stai bene?”chiese Yuki entrando di soppiatto nella cucina e avvicinandosi a lei con un’espressione preoccupata, subito dopo entrò Kyo “Che hai stupidina?”le chiese dolcemente dirigendosi anch’egli verso di lei e cercando con tutto se stesso di non farsi assalire dalla gelosia che già gli ribolliva dentro alla vista della mano del topo poggiata sulla fronte della giovane. Lei subito si commosse, quant’era fortunata ad avere questa famiglia, queste persone che l’amavano totalmente e senza remore. Guardò i due volti contriti da un’espressione di profonda apprensione e ringraziò il cielo ancora per la sua enorme fortuna, aveva si perso sua madre ma aveva trovato tantissime persone che l’adoravano e si prendevano cura di lei. Lo sguardo si posò sul viso del rosso e gli sorrise dolcemente, bello era bello, si disse, l’aveva notato dalla prima volta che gli era caduta addosso, ancora 4 anni addietro, ma era molto più di questo. “Non è niente”insistette Tohru cercando di convincere i due cugini che stavano lavando i piatti al suo posto “Lavori troppo Tohru” le diceva Yuki che ormai si era abituato a chiamarla per nome ma aveva dovuto lottare non poco per questa vittoria su se stesso. “Vai a riposare sciocchina,ci fai perdere solo più tempo!”esclamò Kyo senza guardarla in viso, non riusciva a capire il perché ogniqualvolta parlasse, le sue parole sembrassero sempre pronunciate con tono di rimprovero specialmente se erano rivolte a lei. Tohru arrossì di colpo spaesata ed assentì “Buonanotte”disse dolcemente e si diresse verso la sua stanza, entrambi i ragazzi si rilassarono solo quando sentirono il rumore dell’uscio che si chiudeva. Dopo qualche minuto di silenzio Yuki fu il primo a parlare “La vedo strana da ieri…non capisco cos’abbia”si confidò con voce preoccupata il moro senza smettere di strofinare le stoviglie,“Forse è solo stanchezza”concluse Kyo senza però abbandonare il tono dubbioso che aveva anche il cugino, perfino questo Tohru aveva cambiato, quando entrambi parlavano di lei non litigavano mai, era l’unico argomento per cui non avevano obbiezioni l’uno da fare all’altro e per cui si trovavano sullo stesso piano. Tohru. La loro piccola Tohru. La ragazza che gli aveva insegnato ad amare per la prima volta. La ragazza che aveva fatto trasformare quel gruppetto di tre cugini in una vera famiglia dove tutti si preoccupavano per tutti, dove c’era dialogo, dove c’era amore ed armonia, insomma dove tutto era pregno della sua essenza.


C’era un piacevole venticello sul tetto pensò Kyo stendendosi liberamente sulle tegole, aveva proprio bisogno di rilassarsi, tutto diventava sempre più difficile e caotico dentro di lui, anche solo rivolgere la parola a Tohru purtroppo si era trasformato in un’azione insostenibile. In effetti nell’ultimo mese la ragazza si comportava in maniera davvero singolare. L’università, come era ovvio, stava procedendo alquanto male perché era irrimediabilmente influenzata dal suo umore nero. L’unica cosa che un po’lo sollevava dal baratro in cui stava precipitando era il pensiero delle imminenti vacanze estive. Dove sarebbero andati quell’anno?Sentì il cuore traboccargli di felicità. Qualunque posto avessero deciso ci sarebbe comunque stata lei con loro e questo rendeva il tutto semplicemente magnifico. Immaginò Tohru con il costume da bagno mentre nuotava a perdifiato per dimostrargli la sua bravura, il viso di Kyo si colorò dello stesso rosso dei capelli per quell’ immagine dolce ma al contempo sensuale.
“Che fai qui su?”gli chiese lei con voce rotta dall’affanno raggiungendolo con difficoltà, arrampicarsi fin lì era comunque un’impresa per chi, come lei, aveva sempre preso si e no la sufficienza in ginnastica, era talmente goffa e imbranata da essere irriducibilmente negata per tutto ciò che riguardasse le attività fisiche. Lui tacque mentre si concentrava sullo stridere degli uccelli notturni per non palesare il suo tremore accentuato quasi allo stremo. Era più di un mese che non avevano occasione di restare soli e Kyo lo desiderava così intensamente. Tutto il suo corpo era in subbuglio e riusciva a malapena a guardarla in volto. Fece una dozzina di respiri profondi provando da solo a calmare tutto il caos che aveva dentro ma il mancamento sembrava non voler passare. Chiuse gli occhi e prese a torturarsi le labbra con i denti mentre il respiro gli sfuggiva troppo velocemente dalle labbra. “E’ tanto che non parliamo”sussurrò Tohru prendendo posto troppo vicino a lui, tanto vicino da poter distintamente udire il suo respiro sconnesso “Non volevo spaventarti ma…” si bloccò d’improvviso cercando le parole più veritiere per renderlo partecipe del suo nuovo tormento“Mi mancavi”infine confessò timidamente abbassando lo sguardo fino ad osservarsi le mani che s’intrecciavano spasmodicamente sul suo grembo. ODDIO!!!Cosa gli stava dicendo la giovane??!?!!Aveva capito bene le parole che aveva usato!?!??Parlava di mancanza?Di una sua mancanza?Di una mancanza che lei provava per lui?!?
Sembrava tutto così assurdo da renderlo anche più nervoso. Ma la sicurezza di aver compreso male le parole di lei s’insinuò quasi subito nel suo animo e questo lo aiutò a decelerare la mente che stava andando spedita a tutta velocità. “E’ davvero una bella serata” commentò Tohru non ricevendo nessun tipo di segno di vita se non quello del respiro veloce di Kyo. “Mi sei mancata anche tu”le parole gli sfuggirono dalle labbra a sua insaputa e si accorse di averle davvero pronunciate solo quando Tohru iniziò a fissarlo rossa in viso. Ma cosa c’era poi di strano?!Si!Gli era mancata e allora?!!?Perchè aver tanta paura delle parole??Perchè doverle sempre soppesare??Era stremato per tutta la fatica che aveva fatto in quegli anni sopprimendo i suoi sentimenti per lei. Non voleva più nascondersi…C’ERANO questi sentimenti. Esistevano. Ed ora non gli bastava più provarli, doveva concretizzarli. Gli parve quasi naturale poter confessare ciò che sentiva da sempre, anche solo per un attimo voleva rilassarsi e sgretolare la paura delle conseguenze, le orribili conseguenze da cui lo aveva messo in guardia Akito ancora 3 anni addietro. Lui “il mostro”non poteva amare, non aveva il diritto di farlo ma…lo faceva, a dispetto di tutto e di tutti amava Tohru da almeno…si soffermò un attimo per rendersi conto da quanto realmente provasse amore e si scoprì a dire ad alta voce “Da sempre”. Tohru si stava torturando una ciocca di capelli ma a quelle parole la sua mano si bloccò a mezz’aria e iniziò a fissarlo con aria perplessa. Kyo la guardò negli occhi, intensamente e annuì “Mi manchi da sempre” continuò calmandosi definitivamente, il suo crollo emotivo stava affievolendosi e pian piano riprese padronanza del suo cervello.
“Sapevo che sarebbe successo”sussurrò tristemente Yuki mentre richiudeva i vetri della finestra da dove stava ascoltando senza autorizzazione i discorsi del cugino e di Tohru. Una lacrima solitaria gli solcò il volto stranamente sereno. Era l’inevitabile epilogo della storia ma almeno adesso la maledizione si sarebbe rotta per sempre ed il futuro profumava di allettanti promesse.


 

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