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Dietro un velo di ghiaccio

Francesca Akira89




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-Capitolo 1-

Freddo.
Un freddo terribile riempiva l’ aria che respirava, insinuandosi nel suo
giaccone come un serpente di ghiaccio.
Rabbrividì e si strinse nelle braccia, cercando riparo nelle sue vesti pesanti.
Non si poteva certo dire che da lui a Londra facesse caldo, ma il clima gelido
della Russia lo perforava ben più dell’ umidità della sua terra natale.
Non sapeva nemmeno chi glielo aveva fatto fare, di arrivare fin laggiù…
Anzi, in realtà sapeva perfettamente chi glielo aveva fatto fare: suo padre. Il
nobilissimo uomo d’affari super impegnato che proprio quel giorno avrebbe avuto
il primo colloquio di affari con il signor Hito Hiwatari, il presidente della
Hito Enterprise, e che aveva avuto la bella idea di trascinare lì con sé anche
suo figlio, perché cominciasse a imparare come gestire gli affari di famiglia…
Perché poi un giapponese fosse venuto a risiedere a Mosca non l’ avrebbe mai
capito…
Era pur vero che il signor Hiwatari aveva giri d’ affari in tutto il mondo, per
cui era più che probabile che quella per lui non fosse una residenza fissa…
Si vociferava anche che finanziasse un’ ambigua organizzazione, lì in Russia,
di cui ora gli sfuggiva il nome…
Tutto questo l’ aveva appreso ascoltando il vociferare dei domestici e degli
avvocati del padre, i quali già da molti giorni non parlavano d’ altro.
Sbuffò.
Si augurava solo che tutto quello finisse in fretta.
Non aveva interesse per l’ azienda del padre, né l’ aveva mai avuto.
Ma essendo l’ unico figlio ed erede della sua nobile famiglia – e non essendo
riuscito a restare fidanzato abbastanza a lungo da far solo sperare in un
matrimonio, e quindi in un nuovo erede – non aveva scelta; un giorno, volente o
nolente, avrebbe ereditato il patrimonio di famiglia, e il conseguente giro d’
affari.
Con un sospiro, si costrinse a prendere la strada per l’ albergo.
L’ unica cosa che lo confortava era sapere che lì non era da solo; anche il
signor Jurges aveva deciso di stringere complicati e incomprensibili affari con
l’ Hiwatari Enterprise, e anche lui adesso si trovava lì a Mosca, insieme a suo
figlio Ralph.
Lui e Ralph, anche grazie, non solo alle comuni nobili origini, al gemellaggio
che c’ era stato fra l’ azienda Jurges e quella del padre di Andrew (avevate
capito che era lui, vero? -.^ nda), si conoscevano fin da bambini, ed erano
sempre stati in ottimi rapporti.
L’ unica vera differenza tra loro due, era che a Ralph interessavano gli affari
di suo padre. Uno dei motivi per cui adesso camminava lì tutto solo per le
strade ghiacciate, era che non ne poteva più di sentirlo decantare questo e
quel punto dell’ affare che “stavano” per fare, e di come questo avrebbe
giovato alle “loro” società…
La cosa che meno sopportava era quel suo pronunciarsi come se tutte le aziende
fossero già loro, come se fosse assolutamente convinto che non ci potesse
essere di meglio nella vita che seguire i passi del proprio padre…
Da parte sua, il giorno in cui avrebbe seguito i passi di suo padre, sarebbe
stato quando si fosse finalmente deciso a buttarsi giù da un ponte… -.-*
- Andrew…!
Una voce irritata gli fece alzare immediatamente lo sguardo.
Era proprio lui, Ralph, che lo guardava con occhi fiammeggianti…
Era proprio accanto all’ usciere in livrea; doveva essere rimasto lì ad
aspettarlo sulla porta dell’ albergo per chissà quanto tempo…
Brutto segno.
Prima che potesse proferir parola, il tedesco lo afferrò per un braccio e lo
trascinò via, parlando mentre lo faceva:
- Dove ti eri cacciato? Lo sai che fra poco dobbiamo andare a villa Hiwatari
per l’ incontro? Come accidenti ti viene in mente di andartene, così, a poche
ore da una cosa così importante? Tuo padre è infuriato…
Andrew non rispose nulla, conscio che sarebbe stato inutile. Di sicuro suo
padre aveva mandato qualche povero domestico a cercarlo in lungo e in largo per
tutta Mosca, ma Ralph era l’ unico a cui sarebbe stato permesso sballottolarlo
e rimproverarlo come stava facendo.
Suo padre non aveva tempo da perdere nemmeno per questo, evidentemente.
Qualche secondo dopo, erano tutti e due sul retro di una Rolls Roice, seguiti
da altre tre macchine contenenti rispettivamente i genitori, i segretari e gli
avvocati.
Andrew guardò distratto fuori dal finestrino per tutto il tempo della corsa; in
quella lussuosa macchina avevano il riscaldamento, e ogni suo respiro contro il
finestrino creava un’ alone gelido. Si divertì a creare strane forme e colori
con il fiato e con l’ indice per un po’, fino a quando non avvertì il
bruciante sguardo di rimprovero di Ralph sulla nuca.
Fortunatamente, il viaggio non fu lungo. Non troppo.
Quaranta minuti dopo, entravano sterzando nel giardino di una imponente villa
ricoperta parzialmente della neve eterna della Russia.
L’ autista in livrea scese dalla macchine e aprì la portiera posteriore,
invitandoli ad uscire.
Ralph smontò dignitosamente, guardando con malcelato interesse tutto ciò che
gli stava intorno; trotterellò verso il gruppetto di avvocati e segretari che a
loro volta si riversavano nel giardino di villa Hiwatari, scordandosi
totalmente dell’ amico londinese.
Andrew rimase svogliatamente abbandonato contro il sedile per ciò che gli
consentiva la sua posizione privilegiata. Poi, il lieve scricchiolio provocato
dalle scarpe dell’ autista, che si era lievemente tirato su dalla sua posizione
incurvata, lo spinsero a scendere.
Si tirò su senza molto entusiasmo, avvertendo l’ aria gelida colpirlo in viso
come tanti aghi ghiacciati, e si allontanò di qualche passo dalla macchina.
Qualche secondo dopo, la Rolls Roice si allontanò rombando, andando a
nascondersi in qualche oscuro spiazzo dietro la villa.
Andrew si addentrò un po’ nel giardino, scalciando la poca neve sul terreno
ghiaioso; si guardò intorno con aria seccatamente infastidita e annoiata, poi..
ad un tratto… lo vide.
Rigido e immobile, seminascosto dietro il tronco di uno dei grandi pini dai
rami ghiacciati, un ragazzo osservava timido Andrew; era un giovane alto e
esile, e doveva avere più o meno la sua età, ma il suo corpo aveva la grazia
infantile di un bambino.
Indossava un vestito bianco, leggero, simile alla neve circostante; il viso
sottile e inclinato, ombreggiato dalla luce trasparente, era circondato da
ciocche di capelli neri e lucidi, come l’ ala di un corvo.
I suoi occhi risplendevano dello smorzato splendore delle luci del Nord, simili
a frammenti di ghiaccio pallido, argentei, ma che in un'altra luce si sarebbero
potuti dire d’ oro, o anche d’ ambra.
Era così immobile da sembrare niente più che un fiocco di neve, un pallido
componente dell’ ambiente, astratto e vago.
Quella strana, irreale bellezza, catturò l’ interesse di Andrew, che alzò lo
sguardo e sorrise, sentendosi stranamente timido, come per paura che, notando
la sua presenza, quella strana apparizione potesse sparire.
Il ragazzo dagli occhi d’ oro lo ricambiò con un sorriso rapido e furtivo,
prima di scivolare di nuovo dietro l’ albero, scomparendo.
- Andrew…
Il londinese si riscosse e alzò lo sguardo.
Era il segretario di suo padre.
- Dobbiamo entrare…- disse- Vieni…
Andrew gettò un’ ultima occhiata nel punto in cui il ragazzo era scomparso, poi
si voltò e si diresse con l’ altro verso la villa.

NOTA DELL’ AUTRICE
Lo so.
Avevo promesso di non fare più ff sul beyblade, ma questa idea mi è venuta all’
improvviso…
Non so nemmeno se continuerò, soprattutto perché ho già tre ff in corso in
altre sezioni…
La situazione mi sta sfuggendo di mano… =__=
Per chi non l’ avesse capito, questa è un’ Alternate Universe; non ho ancora
deciso se sarà anche una yaoi, ma considerato che non so nemmeno se andrò
avanti…
Bò! Giudicate voi!
Se è un’ idiozia, come temo che sia, mi fermo direttamente qui e la facciamo
finita! V__V
Ciao a tutti!