FANFIC

Wo Ai Nii

Mika




PRIMA PARTE

CAPITOLO 1

Hachi salì di corsa le scale, svoltò sul pianerottolo e aprì la porta del suo appartamento, il 707; non c’era nessuno.. Fortunatamente Nana e gli altri dovevano ancora arrivare. Mentre Takumi sarebbe stato lì a momenti. Il campanello suonò. Hachi si avvicino alla porta e l’aprì lentamente..
Apparve un ragazzo dai lunghi capelli neri Takumi.
- Eccomi, ero alle prove del gruppo, cos’hai di così importante da dirmi?-

Il solito tono burbero, scostante. Hachi stava iniziando a convincersi di essere solo un oggetto per lui.
Le lacrime le salirono agli occhi, Yasu aveva ragione. Ma perché? Perché lei non poteva essere felice?
Takumi l’abbracciò ma lei si scostò bruscamente. Lui la guardò, stupito del suo comportamento e le chiese:
- Cosa c’è Hachi? Perché ti comporti così?-
- Perché sto soffrendo – urlò Hachi- e tu non te ne accorgi .. io piango da sola, nel buio. Sono sull’orlo di un baratro e tu non sei lì per trarmi in salvo, la tua immagine sbiadisce ed io rimango sola a consumarmi per una persona per cui non valgo niente!!-
Takumi la guardò:
- Stai poco bene?-
- Mi stai perdendo Takumi.. mi stai perdendo!-
E scappò via sbattendo la porta. Hachi scese le scale e si scontrò con Nana che stava salendo insieme a Yasu, Ren, Shin e Reira. Stava ancora piangendo quindi si scostò e continuò a scendere le scale senza salutare nessuno. Corse giù per la strada, corse finché non arrivò a casa di Nobu. Suonò impetuosamente il campanello. Nessuna risposta. Hachi si accasciò a terra e rimase lì. Dopo poco si sentì infinitamente stanca come se avesse dovuto recuperare un sonno lunghissimo, le palpebre le diventarono pesanti e si addormentò.
Nobu arrivò davanti la porta di casa sua , tirò fuori le chiavi e accese la luce. Poi vide Hachi. Sembrava un angelo dormiente, uno spirito celeste infinitamente triste.
La scosse dolcemente. Lei aprì gli occhi e lo guardò a lungo, con quello sguardo che spiegava tutta la sua sofferenza. Nobu la fece entrare e le cedette il suo letto, deciso ad aspettare una sua confessione spontanea. Si accomodò sul divano pensando al perché di quell’espressione demoralizzata e di quello sguardo vuoto, supplicante d’aiuto di Hachi. Fu così che, pensando, Nobu si addormentò lasciando in sospeso i suoi vari interrogativi.

CAPITOLO 2
La mattina dopo andò a vedere se Hachi era sveglia. Ma trovò solo il letto disfatto. Di Hachi nessuna traccia. Si vestì di fretta e corse in strada. Si fermò solo davanti alla casa di Hachi.


Suonò ripetutamente il campanello. Niente. Guardò verso la stanza di Nana. C’era la finestra aperta. Hachi era lì, in piedi. Il vento la sospingeva verso il baratro da cui, lei, non sarebbe più riemersa.
- Hachi, cosa stai facendo??!-
Hachi abbassò lo sguardo.
- Non ho più voglia di vivere. Sono stanca, nessuno mi vuole veramente bene . Con Takumi non ce la faccio più, e questa volta non voglio tirarmi indietro perché io non sono la ragazza dolce e indecisa che credete. Quando prendo una decisione la mantengo e non mollo. Fino alla fine!-
Nobu la guardò e notò che nei suoi occhi c’era una strana luce. Diversa, più decisa, determinata.
Nobu decise di smetterla di pensare ad altro. C’era in gioco la vita di Hachi. La ragazza che amava.
Da solo non poteva farcela così prese il cellulare e compose il numero di Nana. Il telefono squillava. Poi si introdusse la segreteria telefonica. Nobu imprecò.
Improvvisamente un furgone frenò davanti a lui e scesero tutti quanti. Nana lo guardò preoccupata.
- Stiamo cercando Hachi. È da ieri che non torna a casa. L’abbiamo cercata per tutta Tokyo. Niente. Sembra sparita. Non è che l’hai vista?-
Nobu alzò gli occhi verso la finestra e gli altri seguirono il suo sguardo.

CAPITOLO 3
Videro. Videro Hachi con i capelli al vento. Videro le lacrime. Ma quello che li spaventò di più fu il vedere la sua decisione. La sua rinuncia a lottare.
Hachi guardava in basso e leggeva in quegli occhi una supplica..
Vide Shin e Reira piangere abbracciati... Yasu che tremava e Ren che la guardava atterrito. Poi vide Nana. Fu il suo sguardo a farla indugiare. Ma poi si riprese. La sentì gridare. Invocava il suo nome.
E Takumi.. Lui era lì. Incredulo.

Hachi:" - Addio – mormorai. Chissà perché vedere quei volti mi faceva stare male. Forse era la loro fiducia in me. Il loro affetto. Perché me ne rendeva conto solo ora?!
Sento una voce. È Nobu.
- Hachi, non farlo! Tu credi di non avere più una ragione di vita, vero? Be’ ti sbagli. Perché ci siamo noi, i tuoi amici. E ci sono io. Io ti amo!-
- Quelle parole mi colpiscono. Scalfiscono la mia barriera. Che inconsciamente sia sempre stata innamorata di lui? Forse questo è il motivo per cui avevo iniziato ad odiare Takumi.
No. è impossibile. La testa mi scoppia. Mi sembra che tutto stia iniziando a girarmi attorno velocemente.
Poi, il senso di vuoto mi passa. Ma rimangono le vertigini.
Ora sento la voce di Nana. Sembra rotta dal pianto. Ma è sempre la voce calda di Nana.
- Hachi, io ti voglio bene. Ti considero come una sorella. Sei l’unica persona che mi abbia capita. Ascoltata. Aiutata. Ti prego Hachi. Non gettare via tutto!-


Non ne posso più. Tante belle parole. Io non voglio più sentirne. Sono stanca. Ci ho provato. Ma non ci sono riuscita. Perché riprovare?


Continuo a vedere lacrime e dolore. Frustrazione.


Le pareti della mia mente sono sempre più fragili. Affollate di pensieri. Anche se non voglio ammetterlo sono piena di dubbi.


Sto facendo la cosa giusta? Sto veramente cercando di risolvere i miei problemi? Oppure sto solo cercando di sfuggirli? Cerco in tutti i modi di distrarmi. Ma non ci riesco. Così mi sporgo ancora di più. Tutti mi guardano. Spaventati.


Takumi sta per dire qualche cosa. Guarda con aria di sfida Nobu.


- Piccolina, non fare così. Lo sai che ti amo.- mi suona di falso. Le parole di Nobu erano genuine. Nella testa mi risuonano parole come: inganno, menzogna, slealtà.


- Bugiardo- urlo- ti odio!-


Dalla mia bocca escono finalmente la parole che volevo dirgli da tanto tempo. Finalmente la mia rabbia è uscita. Lascio Takumi a bocca aperta. Mi sento felice. Libera. Tra noi è finita.


Lo guardo trionfante. Poi Nana mi dice:


-. Dai Hachi, scendi. Lì mi fai paura- Ha ragione. Devo scendere. Però stare lì mi da un senso di potere.


In quel momento sento la voce di Shin.


- Non morire Hachi. Tu sei una delle poche persone che mi vogliono veramente bene. ( ... Vedi Nobu.. tutte le ragazze che conosco vogliono il mio corpo o il mio cuore solo per loro. Hachi è l’unica che mi tratta con dolcezza in modo disinteressato. Questa secondo me è la vera essenza dell’affetto..)


Shin, la dolcezza fatta persona. Le sue parole mi hanno commosso. Inizio a piangere. Lacrime amare mi scendono giù per le guance. Ora sono felice. Ho ritrovato gli amici. E trovato l’amore. "


Li guardo uno ad uno. Mi hanno salvato.





CAPITOLO 4


Nana: " Sorrideva e piangeva insieme. E ci guardava. Come per ringraziarci. Aveva trovato aiuto. E quell’aiuto eravamo noi. Anche io ero felice. Ma avevo ancora paura.


Perché non scendeva da quella finestra? Poi vidi Nobu entrare nel palazzo. Stava andando a prenderla. Ora mi sentivo meglio. "





Hachi: " Sentivo dei passi su per le scale. Chi stava salendo? Guardai giù. Passai in rassegna quei volti preoccupati. Mancava solo lui. Nobu.


Si aprì la porta e lo vidi. Venne verso di me. E aprì le braccia. Io gli tesi le mie. Mollai la presa. In un attimo mi accorsi che sarei caduta. Nobu se ne accorse. Corse verso di me e mi afferrò le mani.


- Non mollare.. non posso perderti.- Stava piangendo. E non era l’unico.


Tutti, sotto stavano con il fiato sospeso. Paralizzati dal terrore. Guardai Nobu e gli chiesi:


- Nobu, perché mi vuoi?


- Perché ti ho sempre amata- mi rispose- sei il mio angelo. Che, finalmente, è tornato a sorridere.


La mia risposta fu semplice:


- Wo ai nii


La sua presa si faceva meno salda, ma non gli diedi importanza. Vidi il suo viso avvicinarsi al mio. Il suo bacio fu caldo. Dolce. Senza pretese. Ed esprimeva tutto il suo amore.


In quel momento capii perché nei miei sogni, quando ero sul baratro, non era Takumi a salvarmi. Perché non era lui la persona che amavo!


Oddio, sento che sto scivolando. Non mi salverò.


- Nobu, anche quando non ci sarò più continuerai a sentire il mio amore!


Lui mi guarda.


-Tu non puoi morire.-


La sua presa cede. Mi sembra di cadere a rallentatore. Poi lo vedo. Si è buttato con me.


Sacrifica la sua vita a me. –Grazie- è l’unica cosa che riesco a dirgli. Lui capisce. Poi tocco il suolo e tutto diventa buio. "





Nana: " Hachi e Nobu sono all’ospedale. Non riesco a crederci. Ecco il dottore. Ci fa segno di seguirlo. Entriamo in una stanza bianca. Sul letto c’è Nana. Guardiamo il dottore. Scuote la testa. Non ce la farà. Mi sembra che il mondo mi sia crollato addosso.


Hachi apre gli occhi. Mi guarda. L’abbraccio forte e lei mi accarezza il viso. Le prendo le mani. Lei chiude gli occhi e sento la sua mano che diventa fredda tra le mie. Piango. Piango come non ho mai pianto in vita mia. Torna il dottore. Yasu mi strappa a forza dal letto. Il dottore la copre con un lenzuolo bianco. Mi portano via. Arriviamo da Nobu. Lui sopravviverà. Ci guarda e capisce.


Poi dice:


- Vi prego. Staccatemi dai respiratori.- lo guardiamo attoniti..- devo raggiungerla-


Shin capisce. Si avvicina alle macchine piangendo sommessamente. Preme un pulsante. Off.


Siamo tutti disperati. Continuo a piangere...


-Addio amici, spero che insieme possiate finalmente ritrovare la felicità!-


Queste sono le mie ultime parole per gli angeli. "





Lacrime e freddo


La distanza di un sogno


Il gelo del vuoto


La paura


Sono caduta


E non riesco ad alzarmi





Marianna Bilotta



SECONDA PARTE






Entrai senza far rumore nella camera da letto di Hachi, guardai il letto vuoto della mia migliore amica. Ricominciai a piangere. Quando vedevo qualche cosa appartenuto ad Hachi non riuscivo a trattenere le lacrime.
Oggi però non avevo tempo per il dolore. Shin era sotto processo. Omicidio colposo. L’ergastolo.
Dovevo andare in tribunale. Yasu era il suo avvocato. Non potevamo perdere. La posta in gioco era troppo alta.

Colpevole d’innocenza

CAPITOLO 1
Entrai in aula. C’erano tutti.
Mi sedetti vicino a Ren. Gli presi le mani. Stavamo tremando.
Guardai Shin. Lui sostenne il mio sguardo. Lo leggevo nei suoi occhi. Non era pentito.
Aveva solo eseguito ciò che la persona a lui più chiara gli aveva chiesto di fare.
Entrò il giudice. Lento. Imponente.
- L’accusa è di omicidio colposo. Pena: l’ergastolo!-
Poche parole. Che facevano più male di una ferita.
- L’imputato è chiamato a deporre la sua versione dei fatti.-
Shin si avviò verso il banco e si sedette. Un uomo dall’aria minacciosa si avvicinò a lui...
Non potevo resistere. Fuggii via. Lontano da tutti. E da tutto.
Mi ricordavo ogni momento di Quel Giorno. Era tutto scolpito nella mia mente....
‘’ Il medico. Ci aveva guardato. Poi aveva scosso la testa. Erano arrivati altri medici. Volevano salvarlo. Almeno così dicevano. Se solo avessero saputo che tenerlo in vita significava solo prolungare la sua agonia!
Noi non avevamo reagito. Alla richiesta d’aiuto di Nobu. Solo Shin aveva compreso. Compreso che Nobu era deciso a morire.
Quel giorno avevo visto solo lacrime. Nonostante io, avessi bisogno di sorrisi. ’’
Dolore. E impotenza. Per la prima volta mi ero sentita piccola. Volevo che tutto tornasse come prima. Volevo la felicità. Che solo ora, che avevo perso tutto mi ero accorta di possedere.
Mi sedetti su di una panchina. Sentii il mio cuore mischiarsi alle lacrime. E venni schiacciata dal peso dell’eternità.
Riflettevo. Sulla vita e sulla morte. Era tutto molto semplice. Si nasce e si muore. Ma perché proprio Hachi?
Lei era la mia metà. Senza di lei non mi sentivo più “Nana”.
Passai la notte su quella panchina. A sfogarmi e a riflettere. Piansi tutta la notte. Non chiusi occhio. Non ci riuscivo. Con lei se ne erano andate tutte le mie gioie.
Improvvisamente mi resi conto che mi stavo distruggendo. Dovevo reagire. O sarei finita come loro. In una fossa coperta di terra umida. Non ero ancora pronta a quello. A differenza di Loro a me era rimasta la voglia di vivere. Nonostante tutto, io, potevo ancora essere felice.

CAPITOLO 2
Rientrai in casa cercando di non fare rumore. Erano tutti svegli. Che mi stessero aspettando?
Ren mi sussurrò poche parole. Altro dolore. Ancora. Shin aveva perso la causa. Yasu non aveva potuto fare niente. Capii. Era tutto perduto. Urlai. Svuotai i polmoni di tutta l’aria che contenevano. Urlai fino a scoppiare. Scaricai tutta la disperazione che avevo accumulato. In un grido. La mia sfida al cielo.
Non poteva essere. Shin era colpevole. Si, responsabile di aver ubbidito alla volontà del suo migliore amico.
Avevo una gran confusione nella mia testa. Ma in che razza di mondo viviamo? Criminali e Terroristi venivano assolti. Mentre l’innocenza veniva punita!
Shin mi guardò. Il giorno dopo lo sarebbero venuto a prendere. Data la sua giovane età. gli avevano lasciato un giorno per prepararsi.
Quella sera mangiammo in silenzio. Fu terribile. Peggio che morire. Perché avevamo la consapevolezza che non ci saremmo più rivisti.
Il tempo volava. Avevo nel cuore tante parole. Ma non le riuscivo ad esprimere.
Shin si era sacrificato per Nobu. E per noi.
Avrei dovuto farlo io. Avrei dovuto... Ci sono tante cose che avrei dovuto fare. Ma non posso tornare indietro nel tempo per correggere i miei errori.

Vidi gli altri addormentarsi. Uno ad uno. Piano piano cadevano vinti dalla stanchezza. Quel giorno avevano combattuto una battaglia molto dura. E, nonostante avessero usato tutte le loro energie non erano riusciti a vincerla. Avevano perso una guerra.
Mi destai a notte fonda. Avevo sentito dei rumori provenire dalla camera da letto di Hachi. Tremai all’idea di dover affrontare i ricordi. Non ero più entrata in quella stanza da quando.. Lei era morta.
Aprii lentamente la porta. Non vedevo niente. C’era un buio pesto. Cercai a tentoni la luce. Premetti il pulsante...
Trattenni il respiro. Shin non sarebbe potuto partire. Era morto. Impiccato. Non ce l’aveva fatta a reggere il colpo. Il suo corpo pendeva esanime dal lampadario. La sedia della scrivania di Hachi era lì. Di fianco a lui.
Vedevo rosso. Sangue. Anche se non ce ne era. Ero terrorizzata. Mi veniva in mente il sangue che aveva macchiato i corpi di Hachi e Nobu. Quel sangue che rappresentava una muraglia. Alla felicità.
Non riuscivo a piangere. Avevo finito le lacrime. Non riuscivo ad urlare. Ero senza voce.
Mi accasciai a terra priva di forze.

CAPITOLO 3
Mi ritrovai sul divano. Qualcuno mi ci aveva portato. L’unica cosa che ricordavo era un cadavere. Shin.
Arrivò Yasu. Mi porse una lettera. La presi con mani tremanti. Iniziai a leggere.
" Caro Yasu,
non ce la faccio più. Inizio a sentirmi fuori posto qui. Avevo deciso di non abbandonare tutto. Ma non ci sono riuscito. Ero assalito da dubbi. Passare la vita a l’ergastolo? Che senso ha? Sarebbe peggio che morire.
Non volevo limiti ne di spazio ne di mente. Così ho scelto la via più facile e più breve. So che sto sbagliando. Ma non posso fare altro. Mi sento la coscienza pesante. Non sporca. Pesante. Inizio a pensare che Nobu avrebbe potuto riprendersi..
Se dovessi rifarlo lo rifarei. Ma dopo averci pensato. Dopo averne parlato con voi. L’unica cosa che inizialmente mi aveva tranquillizzato era il fatto di aver visto Nobu morire con il sorriso sulle labbra.
Come se non stesse cessando di vivere, ma raggiungendo un posto migliore.
Poi però ho pensato alle occasioni che gli avevo fatto perdere. Soprattutto una. La vita. Perché secondo me la vita è la più grande occasione che ci viene offerta.
Mi assillavo. Tormentavo. Mi stavo spegnendo lentamente. Non sapevo cosa fare.
Lottavo con me stesso. Ma non riuscivo a parlarvene. Perché avevate già abbastanza problemi. Non volevo schiacciarvi aggiungendovi anche i miei.
Avevo incubi. Mi perseguitavano. Non riuscivo a dormire. Vivere era diventato un tormento. Poi avevo perso la causa.. Dopo aver sentito la sentenza sono crollato. Non sono riuscito a ricominciare.
Ti prego di far leggere questa lettera anche agli altri. È l’ultimo favore che ti chiedo. Sono le mie ultime volontà. Vi porterò per sempre con me. Grazie. Shin. "
Parole. Perché le parole fanno così male? Perché crediamo nell’amicizia se poi, nel momento del vero bisognoc i si chiude in se stessi? Perché devo avere tanto dolore nel petto?
Neanche io riesco a esprimermi. Tanti pensieri. Poche parole. Gelo. Vuoto.
Sto iniziando a pensare di uccidermi. Cosa ci faccio qui? Perché sono nata? Per vedere la felicità. Per farmi togliere tutto. Avevo raggiunto quasi la perfezione. Adesso tutto è squilibrato. Ho chiuso un attimo gli occhi.
Quando gli ho riaperti mi mancavano tre persone. Tre amici. Tre sostegni.

CAPITOLO 4
- Yasu, non ce la faccio più.- Ci ero riuscita. Ero riuscita a dire quello che avevo dentro.- sto per essere spazzata via. Non riesco a reagire. Ogni giorno mi trascino per la casa. Come un’anima. Vivo di ricordi.
Se vado avanti così finirò per consumarmi.-
- Ti capisco.- mi rispose- anche noi ci sentiamo esattamente come te. Abbiamo tutti bisogno di aiuto. Tu sei un passo avanti. Sei riuscita a parlarne. Reira soffre in silenzio. Ren ha bloccato dentro di sé le sue emozioni. Lancia appelli muti. Ma noi non possiamo coglierli. Tutti quanti ci stiamo lentamente consumando.
Ci troviamo alle prese con la morte. Irreversibile. Io mi sento impotente. Però non sento solo dolore. Dentro di me c’è tanta rabbia. Perché ci hanno fatto questo? Le loro azioni hanno delle conseguenze. Su di noi.
Ci proibiscono di essere felici. Sono degli egoisti!-
Pensai alle parole di Yasu. Aveva perfettamente ragione. Anche io mi sentivo così.
Fino a quel momento non mi ero accorta di covare tanto risentimento. Non era colpa loro. Ma io volevo reagire. Aveva deciso di non buttare tutto al vento. Ricomincerò. Vivrò per loro!
- Yasu, dobbiamo ricominciare. Sarà difficile ma noi ci riusciremo.-
Capitolo 5
Ren arrivò a casa e trovò Nana che preparava la cena. Si stupì. Ma era felice per lei.
- Nana., Takumi se ne è andato. Ha scaricato tutte le sue responsabilità ed è partito.
. In fondo siamo tutti uguali. Anche lui sta cercando di fuggire dai suoi problemi.-
Nana provò disgusto e repulsione per Takumi.
-Codardo- mormorò.
Erano le due, Nana era distesa sul suo letto e pensava. Le era tornata la depressione.
- Chi sarà il prossimo a cedere? Io? Yasu? Ren? Reira? Takumi?
Siamo tutti così deboli..
Si alzò aprì il cassetto. Tirò fuori la pistola. Se la puntò alla tempia. Aveva il dito sul grilletto. Pronta a sparare. Poi cambiò idea. Aprì la finestra e la scagliò lontano. Lei voleva lottare. Anche contro la morte.
Uscì senza far rumore dalla sua stanza e si affacciò in quella di Ren. Lui stava scrivendo.
Nana aspettò . Poi Ren tornò a letto e lei entrò di soppiatto. Prese il foglio sul tavolo. Era una canzone. Si intitolava “Voglia di vivere”.
Yasu aveva scagliato il coltello che voleva piantarsi nel petto lontano da sé. Lui non poteva mollare. Che ne sarebbe stato degli altri? Un lago di sangue. Non poteva permettere che ciò accadesse.
Nonostante l’ora tarda telefonò a Reira. Lei gli disse che “aveva deciso di volare”. Dopo aver sentito le parole di Yasu la ragazza decise che non si sarebbe somministrata il veleno. Lei doveva vivere per fare in modo che la memoria non andasse persa. Takumi prese una siringa e se la piantò in una vena. Aveva il braccio coperto di buchi. Lui non era riuscito a reagire ed era stato sconfitto.
Prima di addormentarsi Nana mormorò al cielo:
- Tu non ci avrai. Siamo pronti a sfidarti!-