FANFIC PER SOLITUDINE Nota dell’Autrice: la storia si svolge cinque anni dopo gli eventi attuali, perciò i nostri protagonisti hanno 22 e 12 anni. I flashback invece sono di due mesi prima gli avvenimenti. Una storia strana, nata da un abbozzo di disegno durante l’ora di Farmacologia all’università, e devo ammettere che non pensavo che avrei mai scritto niente del genere. Aeroporto
di Tokyo, 15 aprile 2014. “Mi
spiace Ran” Sei
finalmente atterrato all’aeroporto di Tokyo. Qui
inizierà la tua nuova vita, Heiji Hattori. Da quel fatidico
giorno, sapevi che
non potevi fare altro. Non potevi certo rimanere ad Osaka, tutto ti
avrebbe
ricordato lei: il viale per arrivare a scuola, la scuola, le vostre
case.
Sospiri mentre vai a prendere il taxi, dopotutto non hai detto a
nessuno che ti
saresti trasferito li, nemmeno a Kudo. Tantomeno a Kudo. Ne a me. Cosa
proveresti rivedendomi? Ti ricorderei troppo Kazuha, forse. La tua
Kazuha. Tua
madre non era molto d’accordo della tua partenza, ma dopo
aver parlato con
Heizo Hattori si è convinta. Dopotutto è per il
tuo bene, Heiji. Per la tua
sanità mentale. Per la tua felicità futura,
perché continuando a vivere li, non
saresti mai riuscito a ricostruirti una vita. Ce la farai, io lo so.
Perché
anche io sto come te Heiji. Mi sento vuota come te. Per cause diverse
certo, ma
vuota. Forse è per questo che tua madre mi ha chiamata. Ed
è per questo che ora
mi trovo all’uscita dell’aeroporto. “Da
quanto lo sai?” Esci
finalmente fuori, ma non mi vedi subito. Ti chiamo
e nel giro di tre secondi vedo la tua pelle scura sbiancare. Non avevi
proprio
voglia di vedermi, eh? Nonostante tutto, sorrido: so quanto
può essere
difficile vedere un viso simile al suo, vedere l’ombra del
suo volto dietro il
mio, perché io vedo la sua
ombra dietro il tuo. “Che
ci fai qua?” mormori: mi sembri in pessima forma,
davvero. Questa faccenda ti ha davvero distrutto. Mi sembra anche di
vedere
un’espressione vagamente stupita. Sorriderai? “Tua
madre mi ha chiamata!” io sorrido. Dopotutto io
posso farlo. Mi guardi, e il tuo sguardo viene passato da un velo di
tristezza.
Vedi forse il suo sorriso nel mio? “Lui
lo sa?” che voce piatta. Mi fa venire i brividi. “No…
lo so solamente io. Non lo vuoi proprio più
vedere, Hattori?” ti guardo: possibile che tu ancora non
l’abbia perdonato?
Infondo non è colpa sua. “E
tu, Mouri? Come fai a vederlo tutti i giorni,
nonostante quello che ti ha fatto. Quello che ti sta
facendo”. Abbasso lo
sguardo, incapace quasi di trovare una risposta. “Vive
con noi, lo sai. Ha fatto la sua scelta, e io
posso solo accettarla” “Rimarrò
Conan” La
mia auto si ferma davanti alla tua nuova casa, un
piccolo appartamento non lontano dalla tua università;
spengo la macchina e ti
aiuto portare giù i bagagli. Non ci siamo più
rivolti parola dopo che abbiamo
nominato tra le righe lui.
ti
accompagno di sopra e finalmente ti decidi a rivolgermi parola. “Ha
proprio deciso di rimanere Conan, eh?” pugnalata al
cuore. “Già…
vuole stare vicino a lei” trattengo una lacrima.
Mi fa così male. E non ho mai potuto parlarne con la persona
che più mi avrebbe
capita, l’unica che tu abbia mai desiderato. “Non
la ama” mi dici di botto e alzo lo sguardo. “Ma
ha scelto comunque di stare con lei, Heiji” ti
chiamo per nome. Mi sembrano così stupide le
formalità in questo momento “Sono
così debole…” “Non
mi sembra, Mouri” tu non mi chiami per nome. So
benissimo perché lo fai. “Tu hai un carattere
deciso. Proprio come…” ti fermi
non riuscendo a pronunciare quel nome. “Kazuha
non ti avrebbe mai permesso di fare una cosa
del genere. Ti avrebbe fermato con tutta se stessa!” affermo
con convinzione,
guardandoti ora in volto, davanti al portone della tua casa.
“Io non ne sono
stata capace! L’ho fatto andare via… non ho avuto
il coraggio di lottare per il
mio amore” “Non
nominarla più per favore” “Odio
tutto questo!” Ti
guardo, cercando le giuste parole per scusarmi. Non
so cosa mi abbia portato a pronunciare il suo nome, non
l’avevo ancora fatto
dopo quello che è successo, non mi ero neanche accorta di
averlo fatto con
tanta naturalezza. Forse è perché tu provi il mio
stesso dolore. Inizio a
piangere, ma non mi vedi. Tu vedevi solo le lacrime di Kazuha. “Tu
hai lottato diverse volte invece. Tutte le volte
che lo hai aspettato senza dire nulla, tutte le volte che ti ha mentito
e lo
sapevi. Ma questa volta è stato diverso. Non potevi
sopportare di essere messa
in secondo piano” stringi i pugni. So che stai pensando a
tutte le volte in cui
non ti sei presentato ad un appuntamento. “Mi
manca, Heiji!” ora mi vedi piangere, forse perché
i
miei singhiozzi sono fin troppo rumorosi. Entriamo finalmente in casa,
non vuoi
che i vicini si spaventino: bella presentazione. “Lo
so” tornerai mai a sorridere? “Ma lo vedi tutti i
giorni, anche se diverso, è sempre lui” “Parlo
di lei” un altro singhiozzo “mi capiva
così
bene. La rivoglio indietro! Perché?!
Perché?!” posi una mano sulla mia spalla. “Ran…”
sentirti pronunciare il mio nome mi da un senso
di liberazione. “Perché
è dovuta morire proprio lei?”
“Avevi
promesso! Avevi promesso, Kudo!” “Hattori…
Hattori io…” niente, non riesce a dire altro. Io
li
guardo mentre la voglia di urlare mi assale. “TU
cosa, Kudo?!” il suo sguardo è terribile. Rabbia.
Dolore.
Amarezza. Amore. “Non
sono riuscito a salvarla… È stata lei a salvare
me” Siamo
seduti sul divano e non mi guardi più
da diversi minuti. Forse stai piangendo ancora. Quante volte hai pianto
da
quando è successo? Sei arrivato ad odiare il tuo migliore
amico tanto è il
dolore che provi. Non la dimenticherai mai vero? Non riuscirai mai ad
amare
un’altra. E rimpiangerai per sempre di non averglielo detto.
Non ho ancora
smesso di piangere e mi sento distrutta: è il primo pianto
veramente
liberatorio. Forse è dovuto al fatto che lui sta provando i
miei stessi
sentimenti, abbiamo perso le stesse cose. Le stesse persone. Ma quelle
emozioni
maledette rimangono li. “Quanto
vorrei che fosse morto lui”
pronunci improvvisamente, e una parte di me è totalmente
d’accordo “do la colpa
a lui, ma in realtà è successo tutto a causa
mia” “Co…?!
Ma che dici? Perché?” lo guardo
sconvolta, alzando finalmente il volto dalle mie mani ormai totalmente
bagnate. “Avevo
promesso di proteggerla, e l’ho
lasciata andare insieme a lui!” batti un pugno sul bracciolo
del divano.
“Maledizione! Questo rimpianto mi perseguiterà per
tutta la vita!” stringi il
pugno con tutta la forza che hai. Il tuo stesso dolore ti distrugge. “Ma
non è l’unico vero, Heiji?” sussurro e
tu ti giri verso di me, sconvolto.
“Kazuha…
Kazuha…” sento la voce di Heiji mormorare e mi
avvicino a
lui, raggiunta subito dopo dal mio amico d’infanzia. “Hattori…
non ho potuto fare niente” Heiji
non risponde. “Mi
avevano puntato la pistola contro” Una
carezza sul volto della ragazza. Io rimango inerme. “Lei
si è parata davanti un secondo prima che premessero il
grilletto…” “SMETTILA!”
urla. “Mi
ha chiesto di dirti che ti ama”
“No”
sospiri prendendoti una lunga pausa
“Non è l’unico rimpianto!”
alzi la voce. “Rimpiango di averle fatto aspettare
tante volte il mio ritorno. Rimpiango di non esserle stato
più vicino.
Rimpiango di non averle detto che l’amo! Perché
l’amo, Ran. Non ci sarà mai
un’altra, se non per solitudine. Mai per amore.”
Abbassi lo sguardo. “Ma non
rimpiangerò mai di averla incontrata. Ogni giorno passato
con lei è stato il
giorno più bello” solo ora che l’hai
persa riesci a tirare il tuo lato tenero.
E mi scappa un sorriso. “Lo
capisco, Heiji. Lo capisco benissimo”
pronuncio a bassa voce fissandoti “perché anche
per me è lo stesso. Nonostante
tutto io amo lui” “Che
coppia di idioti”
“L’ha
fatto per Ran. Voleva che tornassi da lei sano e salvo” “NON
SCARICARE LE TUE COLPE SU DI LEI!” non mi ero mai accorta di
quanto la voce di Heiji fosse profonda. “Non
lo sto facendo” L’ha
fatto per me. L’ha fatto per me?! Stupida Kazuha! Non doveva!
NON DOVEVA! Sento il cuore andare in mille pezzi, so cosa ha pensato in
quel
momento: se c’era qualcuno che poteva realizzare il suo sogno
d’amore quella
ero io. Ma si sbagliava. Nel suo cuore c’è solo
lei. O almeno in questo momento
è lei che vuole. “Io
lei l’ho protetta”urla indicandomi.
“Dovevi stare attento,
solo questo!” “Ho
provato a salvarla! Ma Kazuha…” “NON
PRONUNCIARE IL SUO NOME!” da allora non ha voluto
più sentire
o pronunciare il suo nome.
“Mi
manca Kazuha! mi manca da morire” sento
i capelli bagnarsi al contatto con la tua guancia bagnata e forse
è il freddo
contatto che mi risveglia: ha pronunciato il suo nome. “Anche
a me… lei avrebbe dato di matto
vedendoci così!” facciamo entrambi uno sbuffo che
somiglia vagamente ad una
risata. “Grazie
Ran. Quando sono con te le cose
sembrano meno pesanti” pronunci all’improvviso,
così mi scappa. “Ho
bisogno di te, Heiji” mi guardi
stupito. “Vedo in te Shinichi. Avrò sempre bisogno
di lui. non è carino da dire
ma, ho bisogno di te per questo” “In
continuazione…” “Come?”
ora sono io a guardarti confusa. “In
continuazione vedo l’ombra del suo viso
nel tuo. Rimani al mio fianco, Ran. Per una volta saremo noi gli
egoisti, l’uno
nei confronti dell’altra” il suo sguardo
è serio e io annuisco solamente per
poi riappoggiare la testa sulla sua spalla. Rimaniamo
così per parecchio. Ci vorrà
tempo per rivederlo sorridere. Ci vorrà tempo per farci
avvicinare un po’ di
più. Un giorno forse faremo l’amore per
solitudine, immaginando di essere
ognuno con l’ombra del proprio passato. Io andrò a
vivere con lui, e non vedrò
più quello che mi rifiuto di chiamare Conan. Un giorno forse
ci sposeremo, ma
non avremo mai figli. Un figlio per solitudine non si può
crescere. Perché
sappiamo entrambi che i nostri cuori saranno altrove. Heiji
posa
delicatamente le labbra su quelle gelide di Kazuha
*-._______.-* Salve
a tutti! Spero
che comunque vi sia piaciuta,
nonostante la strana trama e gli strani accadimenti. Naturalmente i
flashback
in grassetto sono quelli che avvengono subito dopo la morte di Kazuha,
mentre
quelli sottolineati riguardano il dialogo tra Shinichi e Ran, quando
lui le
dice che non possono stare insieme. Non hanno un ordine cronologico, e
sono
organizzati appositamente in questo modo. Spero che commentiate, anche
in senso
negativo! ^^
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