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City lights
Misty
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1. Mean City
«Bel posticino…» commenta Ash con scarsa ironia, alzando un sopracciglio.
Misty fa una smorfia, non trovando niente da replicare. Mean City non è
esattamente una città che può ispirare sentimenti positivi, a meno che uno non
sia del tutto malato di mente.
Asfalto grigio e file di vecchi capannoni industriali ormai in disuso, coperti
alla meglio da tetti di lamiera arrugginita e quasi certamente occupati da
abusivi. Vicino al marciapiede alla loro sinistra, lo scheletro brunastro di
un’auto bruciata. Sulla parete opposta, qualcuno ha avuto la bella idea di
scrivere grossolanamente un campionario di insulti degno di uno scaricatore di
porto con una bomboletta spray blu.
Il genere di città in cui una persona con un briciolo di sale in zucca non
vorrebbe mai mettere piede. Il genere di città abitata praticamente solo da
tossicomani, dove soltanto ad uscire di casa si rischia di finire con un
coltello di trenta centimetri piantato nella schiena.
Perfetta per uno di quei filmacci di serie B a base di droghe pesanti, di
vendette tra bande rivali, di omicidi e di stupri.
Il rumore di una lattina che rotola sull’asfalto la fa sobbalzare. Si volta di
scatto, ruotando su se stessa.
«Dobbiamo proprio fermarci?» geme, dopo essersi accertata che nessuno li stia
seguendo «Voglio dire, per forza?»
Broke sospira. «A meno che tu non voglia camminare per altri venti chilometri
prima di stasera.» afferma, lanciando un rapido sguardo alla cartina
spiegazzata che tiene in mano «Attorno a questo buco c’è praticamente il nulla
assoluto.»
«Potevamo fermarci prima allora.» mormora la ragazza «Preferivo dormire
all’aperto piuttosto che… qui.»
La sua voce trema leggermente pronunciando l’ultima parola.
«Fa’ pure.» ribatte Ash, stringendo le braccia attorno al corpo per proteggersi
alla meglio dal vento freddo e pungente «Se vuoi morire assiderata.»
Di nuovo, Misty non trova niente da replicare. Gli mostra la lingua, stizzita.
«Okay, genio.» esclama, con voce leggermente troppo acuta «Sentiamo, tu hai
un’idea migliore? Dov’è che vorresti passare la notte, esattamente?»
Ash si stringe nelle spalle. «Questo posto farà pure schifo, ma è sempre una
città, no?» risponde «Ci sarà un Pokèmon Center da qualche parte.»
«Oh, sicuro.» mormora Misty, alzando lo sguardo al cielo plumbeo «E scommetto
che anche l’infermiera Joy si fa le canne.»
«Cavoli suoi.» sospira il ragazzo «Comunque avremmo un tetto sulla testa.»
Misty lo fulmina con lo sguardo. «Se ci ammazzano tutti e tre nel sonno, non
credo che avere un tetto sulla testa ci servirà a molto.»
«Ahemm…» Broke lancia una lunga occhiata ai due ragazzi, intromettendosi in
quello che stava per trasformarsi in un acceso litigio «Non per interrompervi
ma… che ne dite se ci diamo una mossa? Direi che attiriamo un po’ l’attenzione
se ce ne restiamo qui impalati…»
«Dillo a lei.» taglia corto Ash, facendo un cenno vago in direzione di Misty
«Dai, dammi quella cartina.»
Senza attendere la risposta dell’amico, gliela sfila dalle mani e la studia per
qualche istante, finché i suoi occhi non gli mostrano ciò che voleva vedere.
«Visto? Ecco qui, c’è un Pokèmon Center.» afferma, puntando in dito sulla
superficie patinata e rivolgendo nel contempo un’occhiata trionfante a Misty
«Che stiamo aspettando?»
«Non so tu, ma io sto aspettando che qualcuno mi svegli e mi dica che sono
nella mia stanza a Cerulean City.» borbotta la ragazza, acconsentendo però a
seguirlo.
Per un bel pezzo, però, non dice nient’altro, continuando a lanciarsi occhiate
nervose alle spalle. Quando il rombo di un motore si fa sentire in lontananza,
sussulta spaventata, aggrappandosi al braccio di Ash. Lui le lancia un’occhiata
strana, ma evita di fare commenti.
Un paio di skinhead li superano sgommando in sella alle loro moto truccate. Uno
dei due ha una lunga chioma di capelli verdi, l’altro è rasato a zero.
Ovviamente nessuno dei due porta il casco.
«Non vi sentite… strani?» mormora Misty con un filo di voce, quando il rumore
si perde lontano.
«Strani come?» chiede Ash guardandosi attorno, nonostante pensi di aver capito
quello che la ragazza intende dire.
Misty si morde le labbra. «Osservati.»
«Un po’.» Ash sospira «Beh, se non altro non passiamo osservati come dei
marziani.»
La ragazza annuisce, poco convita. Passano diversi secondi prima che si volti
di nuovo verso Ash. «Ma passano davvero osservati?»
«Uh?» Ash la guarda come se la ritenesse del tutto fuori di testa «Chi?»
«I marziani.» farfuglia la ragazza, arrossendo «Cioè, hai mai visto un tizio
per strada e hai pensato wow, guarda, quello è un marziano?»
L’espressione sul volto di Ash rimane immutata. «Tu pensi troppo.» afferma il
ragazzo, scuotendo la testa.
Lei gli mostra nuovamente la lingua. «Allora, dov’è questo Pokèmon Center?»
«Tra qualche minuto dovremmo esserci.» afferma Ash, osservando attentamente la
cartina.
Un ragazzo sui diciassette, diciotto anni cammina sul marciapiede in direzione
opposta alla loro. Tiene le mani sprofondate nelle tasche dei jeans di almeno
tre taglie superiori alla sua, e porta un berretto grigio calato fin quasi agli
occhi azzurro chiaro e vagamente spiritati.
Avanza verso di loro senza modificare di un millimetro la propria traiettoria,
aspettandosi, nel tipico atteggiamento da capobanda, che tutti si tolgano di
mezzo per non intralciargli il passo.
Misty si scosta per lasciarlo passare, intuendo che si tratta del classico tipo
col quale è meglio non finire nei guai.
Ash continua ad osservare la mappa, senza spostarsi da dove si trova.
Quando il ragazzo gli passa vicino, la sua spalla urta quella di Ash con troppa
violenza per non essere un’azione voluta.
«Ehi!» Ash si volta di scatto.
L’altro lo guarda da sotto le sopracciglia aggrottate. «Guarda dove metti i
piedi, testa di cazzo.» ringhia tra i denti.
«Guarda dove metti i piedi tu.» ribatte Ash, sostenendo il suo sguardo con
fierezza eccessiva in un posto come Mean City.
Il ragazzo solleva le mani strette a pugno. «Cerchi rogne?»
Ash si accinge a muovere un passo nella sua direzione, ma Misty lo blocca
posandogli la mano su un braccio.
«Calmati Ash!»
Lui si volta, digrignando i denti. «Eh?»
Misty scuote la testa. «Non ne vale la pena.»
Ash torna a fissare il suo avversario, sostenendo il suo sguardo ancora per
molti secondi. «No, hai ragione.» sibila infine fra i denti, lentamente «Non ne
vale la pena.»
Il ragazzo lo guarda con occhi di fuoco, prima di voltarsi con sdegno e
allontanarsi. Una strana luce illumina il suo sguardo mentre svolta l’angolo.
«Si può sapere che diavolo ti è preso?» quasi strilla Misty, non appena è certa
che quel tipo non sia più a portata d’orecchio «Se vuoi prendere a pugni
qualcuno, devi farlo proprio in questo covo di drogati?»
Ash fa una smorfia. «Non sono stato io a iniziare.»
«Misty ha ragione.» Broke lo guarda negli occhi, serio «Meglio non finire nei
guai con questa gente, Ash. Tanto domani ce ne andiamo.»
«Okay…» Ash sbuffa, alzando gli occhi al cielo «Okay. Adesso troviamo quello
stupido Pokèmon Center e togliamoci di qui, d’accordo?»
Misty gli prende la cartina dalle mani. «Credo che sia da quella parte.»
afferma dopo pochi istanti, indicando un punto alla propria destra.
Nell’ombra proiettata dallo spigolo dell’edificio, qualcuno sogghigna. Il
Pokèmon Center. Dunque è lì che quei tre fottuti imbecilli passeranno la notte.
Bene. Il Pokèmon Center non ha segreti per loro, era praticamente il covo fisso
della sua banda finché quella troia di Vivian non ha chiamato la polizia.
Domani mattina quei tre avranno una bella sorpresa.
Nessuno può fare un torto a Craig Rockingham e passarla liscia.
Nessuno.