MERCOLEDI' 02 GIUGNO 2004 11.46
Margherita: studiosa (e che altro sennò?)
Canzone: I giardini di Marzo [Lucio Battisti]
Libro: Oceano Mare [Baricco] - Narciso e Boccadoro [Herman Hesse]
Titolo: si vede quanto lo studio mi stia esaurendo - Auguri Ludo per i tuoi 18 anni!

Tanto per rimanere in tema (un giorno scriverò un trattato dialogico come il Secretum su questa cosa, vedremo se sarà chiara) analizzando e rileggendo e commentando e riflettendo sono giunta alla conclusione che ciò di cui paravo l'altra volta è solo una specie di grandissima voglia di voler bene e di amare che non ha un punto di arrivo unico e preciso, non si canalizza su nessuno in particolare ma si tratta di una voglia assoluta, una necessità mondiale, universale. Perchè c'è tanta gente che pensa che possa fare a meno di sorridere solo per un bosco che profuma di resina e muschio, per il sapore del cocktail d'arancia e ginger e spumante e martini di ieri, e tnte altre cose sceme e belle. Rileggendo il diario mi ero accorta che la mia vita è fatta di tante piccole e grandi cose; in una pagina ci può esser scritto: oggi ho finito un raccontino... magari coronato da ghirigori arancioni, ed è una piccola nota ma è tutta proiettata verso il mio futuro, e poi ci sono i voti dei compiti, angoscia quotidiana e immediata, i resoconti di cene e feste e uscite con i miei amici, e cosa si può essere di più bello? e le lacrime e le litigate e gli sconforti, in fondo. E tutto questo, dicevo, lo ricordo io, e poi? Questo mi chiedevo. Quando ci sarà qualcosa/qualcuno che coglierà l'universalità di tutto questo e di tutto quello che vive ogni altra persona nel mondo. Quando non sarò più qui, ma ultra trentenne laureata nella calda Africa a riattacare gambe a bambini saltati sulle mine, magari capirò qualcosa in più. Magari sarà chiaro anche perchè esiste gioia e sofferenza; magari avere un rapporto totalizzante come quello a cui aspiro sarà un problema, chi lo sa (è tipo l'augurio che mi fanno tutti quando dico che voglio fare il medico di guerra: ma così non potrai avere una famiglia, non potrai amare, lo sai? Grazie mille comunque per l'incoraggiamento). Ma io questa voglia di amare la porto come un distintivo sul petto. E non m'importa di chi la userà e la tratterà male, non mi importa se non ce l'avrà nessun altro, perchè fa parte di me così com'è. Non è un discorso pratico, è come una mano o un occhio o i capelli: ce l'ho, punto, basta, c'è poco da fare, e ce l'avrò sempre.

::   Marge    ::       ::   


VENERDI' 28 MAGGIO 2004 20.28
Margherita: nervosa
Canzone: ...
Libro: Oceano Mare [Baricco] - Narciso e Boccadoro [Herman Hesse]
Titolo: decorando il tempio della vita

Il treno va e i contorni di questo primo pomeriggio (senza pranzo) sfumano lentamente mentre mi rileggo il diario di quest'anno, altro non ho di interessante in borsa, ci sono piccoli pensieri e associazioni che mi fanno sorridere - che bello, quel giorno che è successa quella cosa - o piccole frasi che mi fanno tornare in mente un piccolo momento di disperazione (così frequenti, cazzo! ma perchè?!), sfoglio questi nove mesi in cui pian piano ho cresciuto in me la Margherita che sono, le trasformazioni e i cambiamenti di quest'anno scolastico agli sgoccioli (e ancora così presente con le dieci interrogazioni che ancora devo fare), e forse con un po' di titanismo (superbia, la chiamerebbe qualcuno, ma no, non è quello, è solo che mi piace tanto stare con me stessa). E in un secondo un pensiero attraversa la mia mente:
Ma per chi è tutto questo?
Per chi o cosa si prepara questa piccola vita? Questi sorrisi e queste lacrime, questi momenti belli da cantare e questi tristi da scrivere, le vittorie e le sconfitte, a cosa servono? A scriverle in un diario per rileggerle nel silenzio di un viaggio da sola in treno?
E' un pensiero grande e insignificante e malinconico allo stesso tempo. E' qualcosa che mi fa male dentro - non c'è nessuno a cui tutto ciò interessi veramente, e allora a cosa serve...? - e anche mi fa più forte, mi dico: ci sei solo tu, e tu devi essere in grado di andare avanti contando solo su te stessa, una sorta di medicina contro la fragilità, che è qualcosa di spaventosamente meraviglioso, a pensarci bene.

Qualche tempo fa, un giorno, ero un po' in crisi, mi sono detta: eccoti qua, le tue ultime due storie: una persona che disprezzavi perchè senza sogni, senza la capacità di dire: domani voglio fare questo, da grande mi piacerebbe...neanche il pomeriggio, sapeva cosa avrebbe voluto fare; voleva solo fumare, e per carità, nulla in contrario, ma così è troppo. E poi l'altra persona, troppi sogni e una vita che << non ha tempo per darti quello che una ragazza come te si merita >>. E io ho quella volta ho pensato: voglio una persona alla quale raccontare i miei sogni e dalla quale sentirne di tanti e belli, ma non venitemi a dire che non c'è tempo per l'amore, che l'amore è un discorso razionale perchè a me non ha spaventato il mare in mezzo, quando c'era Amore; voglio una persona con ideali e idee precise, una persona che fragile e indecisa e confusa come me, sappia però che nella vita c'è sempre qualche colonna splendidamente intagliata e decorata, e quelle con cadranno mai: è il resto del tempio che ancora deve essere costruito. Voglio una persona con la quale la mia ritrosia e dimostrare il bene che le voglio non esista, e sia spontanea, e non venga frenata dalla mia timidezza, ma anzi sia la prova del mio affetto, naturalmente. Voglio una persona con la quale anche stare senza far niente sembri un dono caduto dal cielo. Voglio una persona da ascoltare a consolare, voglio una persona da abbracciare quando ne ho bisogno.

Questo è stato più o meno il mio pensiero allora - una persona che annulli con la sua bellezza questo schifo che ho intorno questa era più o meno la summa del mio pensiero.
Questo è un pensiero che non è cambiato. E' per questo che non scrivo solo il diario, ma ciò che vivo si segna con cicatrici indelebili qui, sulla pelle, per essere decantato un giorno a qualcuno in cambio delle sue cicatrici. E non importa quando arriverà questo momento - certo se fosse domani non è che mi dispiacerebbe.

::   Marge    ::       ::   


MERCOLEDI' 26 MAGGIO 2004 15.46
Margherita: stanca e un po' incazzata
Canzone: Vendo casa [Battisti]
Libro: Oceano Mare [Baricco] - Narciso e Boccadoro [Herman Hesse]
Titolo: ...

L'erba è alta ormai, lo so
e dovrei potare il melo
quanta polvere c'è
dentro casa è tutto un velo.
La cucina, guarda, che cos'è
quanti piatti sporchi da lavare
e mia madre sempre qui
che ripete, non lasciarti andare.

E la gente intorno a me
come un gufo vuole guardare
ma di strano cosa c'è.
Questa casa ha visto amore
oggi vede un uomo che muore,

oggi vede un uomo che muore.


La poltrona a fiori è vecchia oramai,
quello strappo è da cucire.
Ho la barba lunga come tu la vuoi
ed ho voglia di morire.

Un panino, una birra e poi
la tua bocca da baciare
e la fiamma si alza ancora dentro me
questa casa è tutta da bruciare,
questa casa è tutta da bruciare,
questa casa è tutta da bruciare.

Qui non c'è mai nessuno: uno va e uno viene, c'è disordine e confusione, entro in camera e non riesco a camminare per i vestiti sparsi a terra, puliti, sporchi, tutti insieme, e i libri, ammucchiati sulla scrivania che appoggio a terra quando sto studiando, appollaiata sulla sedia come se non ci fosse altro spazio vitale, la polvere, ognuno a mangiare per conto suo, una in cucina, uno davanti alla tv, io davanti al computer, prima delle nove di sera a nessuno viene neanche in mente che si possa aver fame, c'è poco da fare, manca sempre tutto, la musica altissima per non sentirci fra di noi, la tlevisione che spara minchiate senza freno, io che avida vago nei blog e nei siti e aspetto e-mail che non arrivano, io che vorrei spesso piangere e non lo faccio - che succede poi se mi vedono?
Ieri pomeriggio ero in compagnia di Lucrezio e d Epicuro dalle due e mezza; alle nove rientra mio fratello, gli chiedo di cucinare qualcosa, mi dice: << si, però tu poi lavi i piatti! >> quasi piccato, poi mette su l'acqua a bollire nella pentola e se ne va, dice: << torno per quando c'è da scolare >>; io faccio in tempo a finire di mangiare tutta la cena, per quando lui è tornato. Per ripicca gli ho lasciato la pasta nella pentola senza condirla, si è tutta attaccata e mi dice: << Sei arrabbiata con me? >> e a me viene da piangere, mi sento perfino in colpa, me ne torno a Lucrezio e piango. Un messaggio di Enrico mi salva dal baratro. Mi sono stufata - voglio serate normali in casa, cene tutti insieme intorno al tavolo, voglio una casa che non cada a pezzi. C'è differenza fra disordine e rovina.

::   Marge    ::       ::   


VENERDI' 21 MAGGIO 2004 22.09
Margherita: depressa
Canzone: Fila la lana [Fabrizio de Andrè]
Libro: Oceano Mare [Baricco] - Narciso e Boccadoro [Herman Hesse]
Titolo: presto volerà via anche questa stupida serata [citazione di Enrico Brizzi in Jack Frusciante]

A volte c'è qualcosa di importante, o che potrebbe anche solo esserlo, in un futuro, e ti piacerebbe rimanertene lì crogiolandoti e cullandoti come in quella gelatina morbida, e pensarci e pensare che sia bello, che accada qualcosa così, di importante.
A volte c'è qualcosa di così triste che vorresti non esistesse neanche quella cosa bella - ed è brutto pensarlo ma è così.
A volte c'è solo qualcosa che ti fa schifo che fa apparire schifoso anche tutto il resto. A volte avresti solo voglia di chiedere aiuto ma qualcuno non risponde, e forse è impossibilitato, o forse decisamente non tutti sono lì per te a risponderti. Forse non tutti sono in grado, o giustamente sono egoisti, pensano ai loro problemi, forse...basta. Stasera non ho voglia di nulla, nè dormire nè studiare nè scrivere o leggere o pensare - se potessi mi piacerebbe solo concentrare le mie sensazioni tattili in un unico punto ed eliminare così tutto il resto.

::   Marge    ::       ::   


SABATO 16 MAGGIO 2004 20.31
Margherita: dolorante
Canzone: ...
Libro: Oceano Mare [Baricco] - Narciso e Boccadoro [Herman Hesse]
Titolo: e dunque...

Se fossi un poco più originale smetterei di parlare di questa parte della mia vita, ma poichè non ne sono capace, poichè desidero al momento solo raccontare questo, poichè di importante nella mia vita ora accade ben poco, ecco:
c'è sempre stato il sole, splendentissimo, eravamo un centinaio, abbiamo parlato tantissimo del tema della giornata, "Dipendenze", (ma che strano, è così tanto che non ne parliamo a scout, si si, proprio un arogmento nuovo - ma almeno era nuovo il modo e le facce, e non le vostre maledette), ho rivisto tante gente che c'era l'anno scorso e mi ha fatto molto piacere, mi è sembrato che anche fra di noi fosse andata abbastanza bene. Del resto, venerdì sera sono stata convocata in privato dai capi, pub dalle dieci all'una di notte, mentre si impuntavano a dire: sei un muro e non si può parlare con te. Se il muro sono io... - se non mi aveste mandato a fare Chil ai lupetti io avrei lasciato a Ottobre, ve l'ho detto, però -
(tornata a casa, scendo giù e lei era ancora lì, sveglia, davanti al pc; ho detto: sono tornata, aspetta che prendo il termometro - avevo la febbre - e riscendo, e lei dice: lasciami qui sola, stavo facendo una cosa. Io avrei potuto aver appena lasciato scout, poteva essere la fine dei miei dieci anni nello scoutismo, potevo aver passato la serata a piangere o urlare e litigare e lei mi dice: stavo facendo una cosa. Io me ne sono andata a letto, ed è venuta a cercarmi.)

Sei italiano? Beh, sappi che sei, dunque, un carnefice nazista. E' inutile chiedersi continuamente: ma i tedeschi non lo sapevano cosa Hitler faceva nei campi di concentramento agli ebrei? E perchè, tu non lo sai cosa gli americani, alleati dell'Italia, fanno in Iraq agli iracheni? Siamo capaci solo di guardare dietro?

::   Marge    ::       ::   


MERCOLEDI' 13 MAGGIO 2004 19.19
Margherita: dolorante
Canzone: Fotografia [78 bit]
Libro: Oceano Mare [Baricco] - Narciso e Boccadoro [Herman Hesse]
Titolo: vedo a santtità der cuppolone...eh so più vivo, e so più bbono...

Tanta tanta voglia di scrivere, punto. Ma del resto recentemente mi districo fra linfociti T killer e spirti guerrier che ruggiscono internamente, sinceramente, mi ritrovo qui e avrei una galassia di cose da dire (no, non galassia come modo di dire, ma come insieme di pianeti e stelle luccicanti e anche buchi neri, a volte), ma il tempo, questo che Hume dice essere solo una proiezione mentale, (se potessi lo allungherei molto solo per poter picchiare i tasti), mi manca. (Mancano anche altre cose e soprattutto esseri(e) umani(o), recentemente, e Hume che diceva a riguardo? Proiezione mentale? Non lo so...si vede che dovrei abbandonare qui e tornare ai libri). Certe volte però leggendo un libro, una frase, un concetto, mi colpiscono dentro, forte, veramente, e vorrei in quel momento alzare gli occhi correre fuori di casa e trovare nell'arco di soli cento metri qualcuno a cui dire < ecco, vedi, guarda che ho trovato…! >. L'altra sera, dopo aver viaggiato tramite vasi linfatici e assoni nervosi, per la disperazione mi sono gettata su Narciso e Boccadoro, che io credevo fosse una donna e invece è un ricciuto biondino. E comunque, leggevo le frasi e a volte mi colpiva qualche parola e ripetevo ad alta voce, poi avrei voluto copiarle sul quadernino ma da sole, senza tutta quella vicenda intorno, non avevano molto senso e così ho lasciato perdere seguitando a leggere per conto mio ma ho pensato: quando mai ci sarà qualcuno con cui potrò condividere tutto questo? o leggere davvero Oh sera forse perché della fatal quiete con qualcuno, e vedere - o almeno sperare di vedere, illudermi di vedere - qualcosa di simile a quello che mi si agita dentro, e poi, sentire quella vecchia cassetta che ho ritrovato che risale al quinto ginnasio, che avevo fatto registrando le canzoni dalla radio (quando non c'era il masterizzatore in questa casa), e ce n'è una troppo semplice e ingenua ma tanto dolce che mi dice < e per non vederti ancora mia, strapperò quella fotografia, perché fa male rivedere che io sono ancora lì vicino a te, e non m'importa che cos'accadrà, e se qualcuno mi domanderà, io non so stare ancora senza te, e non riesco più a sorridere > e nella mia mente bacata non so perché sono sempre stata convinta che parlasse di una storia a distanza, sentirla di nuovo, così dopo due anni, mi viene tanta voglia di abbracciare qualcuno o essere abbracciata e coccolata e leggere insieme Narciso e Boccadoro o qualsiasi altra cosa e tutto il resto quod iam dixit. Oggi ero sotto a un sole cocente sugli scalini di Piazza del Popolo e mi sono addormentata, e quando ho riaperto gli occhi (la tedesca accanto a me li teneva ancora chiusi), ho pensato: < riesci a dormire anche a Piazza del Popolo > e poi come una fulminazione ho detto < Piazza del Popolo! Tu dormi a Piazza del Popolo! > e me lo ripetevo ed ero contentissima e sorridevo; queste cose così minuscole che ti fanno sentire felicissima; ero a Piazza del Popolo, al centro di Roma, non nel mio paesino sperduto del cavolo, o sul lago mugghioso dove vado a scuola, o in un paese sperduto e dimenticato da Dio, ma a Roma, e questa cosa mi ha riempito di non so che sentimento fantastico, e quando giro da sola per Roma, mi prende sempre e mi sento fortunatissima. Chissà se mi prenderebbe lo stesso, se abitassi a Nuova York, o magari mi farebbe un po' schifo pensando a quei contorcimenti di pelle nuda sotto una sorridente scarica elettrica squisitamente statunitense - e se ci penso fino in fondo, questo aspetto di Roma fa schifo anche me: essere sotto lo stesso cielo di Silvio, intendo. E nel frattempo, una nuova idea di racconto nella testa. Sono proficua, questa settimana. Devo trovare il tempo, magari smetto di dormire che mi ruba tante ore.

::   Marge    ::       ::   


DOMENICA 9 MAGGIO 2004 22.51
Margherita: arrossata sul naso!
Canzone: La canzone della Promessa
Libro: Oceano Mare [Baricco] - Narciso e Boccadoro [Herman Hesse]
Titolo: ormai sempre e solo scout...sarà perchè ho deciso - almeno interiormente - di mettervi fine, che non faccio che parlarne?

Dopo un white musk bagno, rossa in viso (quasi abbrustolita), di nuovo riccia (eh si, tornata alle mie vecchie apparenze...ce la faranno i miei capelli a resistere?), e succo d'arancia in mano.
Avete presente quando fate un sogno particolarmente intenso, e poi per tutta la giornata vivete in quelle due dimensioni, il sogno e quella reale, e il sapore, gli odori, i contatti di quel sogno non riescono ad esser cacciati via neanche da una realtà - finalmente e scoutisticamente - fantastica?
E' strano e non mi succedeva da molto ma è stato bello; e poi, di nuovo il profumo del fuoco, e soffiare sulle ceneri per ravvivarlo e sentirsi finire l'ossigeno in corpo fino quasi a svenire; urlare < fratellini e sorelline, silenzio, facciamo cerchio che Akela ha chiamato >, o partire in un bellissimo ban (ma tu quante sardine hai?), e tutto questo che nessuno può capire se non lo vivi; nove fratellini e sorelline poi, poche ore fa, hanno pronunciato la loro promessa, e giurato di vivere secondo la legge del Branco.
Vivi con gioia e lealtà insieme al Branco perchè al reparto e al clan non si ripete questa formula, con gioia? Una legge che ti obbliga ad essere gioioso, non felice, no, è diverso. Proprio gioioso: cantare e urlare e correre insieme al Branco, anche se dentro sei malinconico. E poi aiuta gli altri in ogni circostanza. Questa fantastica legge che riassume in due soli articoli tutto, e non i dieci del reparto, e non l'interminabile carta da firmare del clan: gioia, e amicizia.
Ad un certo punto è venuto il fondatore del nostro gruppo scout di Valcanneto, a presenziare alle promesse, e chiacchierandoci, gli ho rivelato la mia piccola nostalgia per quando ero Gazzellina al reparto, o lupetta nel Branco. Ha detto: < Non bisogna vivere nella malinconia e nostalgia; devi solo guardare avanti, al futuro, e sperare e lottare e camminare. Ricordare con piacere; dopotutto crescere è così, inutile rimpiangere perchè si può andare solo avanti >. E' stata una frase carina, ma ripensando al mio clan, mi viene solo tanta rabbia e tanta voglia, del resto, di tornare indietro e rivivere altri momenti.
Durante la notte sono venuti due cani randagi a ululare alla Luna, era bello sentirli così e invece le due mamme che erano con noi si sono spaventate e hanno fatto un macello allucinante, finchè un capo non è uscito a cercare di scacciarli. Poveri cani-lupi.
Tornando sul pulmino, poi, mentre sonnecchiavo, si parlava di ragazzi drogati che sono stati nel gruppo; mi ha dato molto fastidio che alcuni cercassero di dire la loro come se fosse la regola d'oro per evitare che i ragazzi finissero in cattivi giri, criticando genitori e ambiente e paese dove viviamo, dicendo < del resto, più di tanto noi da soli non possiamo fare >. Ma non è questo: io vorrei far capire a tutti che non fumiamo solo perchè abbiamo problemi, non lo facciamo per dimenticare chissà quale disperazione; non si comincia per questo motivo, non si continua per questo motivo; odio le frasi < ma aveva tutto, non gli mancava nulla, perchè l'ha fatto? >. Non c'è motivo. Smettetela di cercare di capirci, smettetela con questa vostra superiorità e superbia di sapere come e cosa e perchè, anche se quando avevate 20 anni ed era il '68, e per fare gli studenti ribelli fumavate anche voi; ora siamo nel 2004 ed è diverso, io li vedo questi lupetti, e già so, i miei bimbi, cosa faranno, cosa gli accadrà, che tipo di adolescenti saranno. Mi ha dato proprio fastidio quel discorso.

Infine sarei dovuta rimanere alla Messa, ma proprio non ce la facevo, ero stanchissima e così, zaino in spalla, me ne sono andata per la mia strada a piedi.
Mi sta tornando un po' di ispirazione scrittoria. Vado a pigiare i tasti in ben più soddisfacenti virtual-carte.

::   Marge    ::       ::   


VENERDI' 7 MAGGIO 2004 23.44
Margherita: stanca e malata alla testa
Canzone: ..
Libro: Oceano Mare [Baricco] - Narciso e Boccadoro [Herman Hesse]
Titolo: Domani test di letteratura italiana: Settecento, Parini.

Oggi in giornata english examination by University of Cambridge (altrimenti detto PET), una simpaticissima madame ingelse, che io avrei collocato senza alcun dubbio in un salottino verde smeraldo, con pizzi rosa, tazzina di thè in mano e pendola che proprio in quel momento suona le cinque spaccate, mi ha gentilmente chiesto nome, cognome, sillabare il cognome (e meno male che il mio pi-ei-si-i si fa presto), di descrivere la foto in cui una tipa in calzoncini leggeva in riva al lago, parlare about io mi porterei a un concerto (no il cellulare! mia risposta - che cazzo capisci sonno al palco in mezzo a milioni di persone!? Era implicitamente riferito a una data persona che durante il 1 Maggio, proprio verso le cinque, nel pieno del tunnel -anzi fuori dal tunnel- mi ha chiamato duecento volte rchiedendo di essere andata a prendere alla metro - ma io dico! Ma naturalmente l'ho detto in modo diverso, oltre che in inglese, of course), e poi cosa mi piace leggere in inglese e in italiano, ma mi bloccava subito e non mi faceva dire tutto quello che volevo. Poi ho dovuto barrare circa quaranta crocette, scrivere una falsa email a una coppia di miei amici che ha avuto un bimbo (precoci!) e una lettera parlando about my favourite sport. Comunque, credo sia andata discretamente e mi basta passarlo, anche con un voto basso.

Sono stanca, sono tornata a casa alle sei e dopo un'ora ero di nuovo fuori, a cena con il mio clan. Alla fine della serata il capo mi ha chiesto se avevo una serata libera per farci due chiacchiere...cosa vuoi da me? Non ti ho detto nulla e non voglio ancora parlarne, con voi, di questa morte lenta che scout sta conducendo nelle mie viscere. E ora ho paura; forse si sono scocciati che da qualche tempo io vada più spesso a pallavolo che alle uscite, saltandole tutte. Ho paura che mi dicano < scegli >, perchè lo so quale sarà la mia scelta. Roberto aveva una maglietta piena di frasi stampate dei nostri autori preferite, e quella fantastica di Baricco sulla scelta e le risposte e le domande che la vita ti fa. E poi una che mi ha detto gli avevo scritto io, e neanche me la ricordavo. E' stata una serata carina ma...non sono contenta, non so bene perchè ma mi sembrava una di quelle cene di colleghi di lavoro, a cui vai per obbligo morale ma che non faresti mai se non ci fosse questo dovere. E non dovrebbe essere così e sempre più spesso penso ai miei boschi e le serate grillanti e cicaleggianti e lunatiche passate. Anche se a terra era così duro da non dormire, meglio dell'odore di fritto e le sedie di legno scheggiato della pizzeria di oggi.

(Giugno e le partenze, Giugno e le partenze quale formula magica per passare questo mese)

::   Marge    ::       ::   


MERCOLEDI' 5 MAGGIO 2004 19.54
Margherita: normale
Canzone: Jenny è pazza [Vasco]
Libro: L'ultima lacrima [S. Benni] - Oceano Mare [Baricco]
Titolo: Domani test di letteratura italiana: Settecento, Parini.

"Dicci il titolo dell'elaborato per la prossima volta".
"Non saprei, se avete un racconto nel cassetto, o qualcosa a piacere..."
"Il cassetto è pieno ma..."
"Bhe, questa è una tua scelta".
Già, cassetto pieno e questa paura che qualsiasi mio scritto io porti a quel corso di scrittura benedetto, non vada bene, e non so perchè. Leggendo i racconti degli altri, a volte penso "Che bello!", oppure "Carino, ma noioso, io non vorrei leggerne il seguito" o sempre più spesso, comincio a ri-raccontare dentro di me le storie con il mio stile, i miei tempi, i miei elementi secondari, le mie espressioni di voci e di occhi impresse nei volti dei personaggi; tanta voglia di scrivere che tornata qui a casa si traduce in...nulla. Tutto cominciato e nulla finito, una sorta di paura che mi lega.

La Puglia sfuma sempre di più, è impossibile, impossibile partire. E una serie di viaggi mentali che come al mio solito, mi ero prefigurata assolati e salati e baciosi, perdono contorno e si sfaldano scoppiando come una bolla di sapone, e rimane quel sapore saponoso nell'aria, acre. Però leggendo di quel Cesare tradotto in quattordici lingue che solo trecento anni fa dichiarava l'inutilità della pena capitale, quel Pietro secondo il quale l'arte è rimedio universale contro il malessere dell'anima, e proprio da questo scaturisce e trae vitalità, anche stare in una scuola bianca che non è la mia, rincattucciata in un angolo dell'immensa mensa, a illuminarmi di Ragione, non è poi così male, anzi, vorrei avere il tempo solo per questo, e basta dover dedicare una parte della mia vita a numeri imamginari appiccicati a numeri negativi per farne esistere il radicale, o funzioni goniometriche di seno e coseno, o capi che mai sentiranno la mia mancanza, ma si sentiranno sollevati nel veder andar via dalla comunità, quell'elemento scomodo di Margherita, che con la sua superbia e egoismo, tutto contesta e non vuol mai stare zitta.

Vorrei solo avere il tempo di stare al telefono [con te]. Oggi mi impegno e finisco quel racconto, promesso, Marghe.

::   Marge    ::       ::   


MARTEDI' 4 MAGGIO 2004 18.18
Margherita: demoralizzata e troppo studiosa
Canzone: Musica è [Eros - Boccelli]
Libro: L'ultima lacrima [S. Benni] - Oceano Mare [Baricco]
Titolo: Bisogno di Salento ed estate.

Oggi in classe ci guardavamo tutti smarriti e disperati: abbiamo qualcosa come trenta votazioni a testa, da fare entro l'anno, ovvero entro il 7 giugno, poichè, anche se la scuola finisce il 12, gli scrutini ci sono il 7. Sono molto demoralizzata, poichè dal 29 al 2 Giugno volevo partire e andare a Taranto, un po' di sana community marina, e invece, proprio in quei giorni ho un compito el'interrogazione programmata di latino letteratura; non ce la farò mai, sono davvero giù, mi giocherò tutta la mia media faticosamente conquistata, non avrò sei punti, e non prenderò cento alla maturità e la mia vita scolastica dei prossimi quindici anni è compromessa, e quindi la mia professione e la mia vita. No, ora sto davvero esagerando, cretina di una Margherita. Però per questo mese scompaio, basta computer e pallavolo e scout ridotto al minimo (e tanto...con quali risultati...). Mi sono anche arrabbiata con la professoressa: se la scuola finisse veramente il 12, potrei venire interrogata anche intorno all'8, e invece...il mare salentino sfuma sempre più lontano, non riuscirò mai a partire!

Sono confusa, per via di scout: non so che fare. Ogni volta che mi veniva in mente, la settimana scorsa, che avrei dovuto decidere in fretta e comunicarlo, e sentire le loro deboli obiezioni mosse solo per proforma, e sentirmi ancora più catturata da questo fallimento, mi veniva un contorcimento allo stomaco d'ansia, e ho deciso che non posso decidere così su due piedi, una cosa per me così importante.

Ogni tanto mi metto davanti a un foglio bianco ma ho la mente sgombra; ho preso nove al tema "Basandoti sulle tue recenti letture di autori illuministi, componi un dialogo o un'intervista fittizia trattando con ironia un problema contemporaneo", che io avevo svolto iscenando un dialogo fittizio tra Dio e un barbone; non era male, ma non credevo fosse andato così bene; avessi avuto più tempo, l'avrei scritto sicuramente meglio e con più "personalità". Ma oltre a quello, non riesco a buttare giù nulla questi giorni, purtroppo. La prof. ha detto che dovrei dedicarmi solo alle cose che mi riescono bene (si riferiva al tema): facile a dirsi, con questi compiti e interrogazioni che si accavvallano in questo modo!

Però fino in fondo non mi lamento. Quella disperazione che un po' mi aveva colpito qualche mese fa se ne sta andando, e al momento mi sento dentro tanta voglia di abbracciare il mondo intero. Voglio partire per il Salento. Voglio che torni l'estate e il sole e la musica e le notti e gli abbracci e i baci. E questo mese deve pasare in fretta, veloce proiettandosi verso Giugno e i viaggi.

::   Marge    ::       ::   


DOMENICA 2 MAGGIO 2004 16.07
Margherita: assonanta e dolorante e stanca
Canzone: Un senso [Vasco]
Libro: L'ultima lacrima [S. Benni] - Oceano Mare [Baricco]
Titolo: Voglio trovare un senso a questa condizione, anche se questa condizione un senso non ce l'ha.

Uno dei momenti più belli è stato il tributo a Fabrizio De Andrè, perchè gli altri, un po' conoscevo le loro canzoni, un po' no, le canticchiavo, le urlavo, pogavamo e ci facevamo male (quelle dodici ore di seguito infilata in mezzo centimetro quadro di terra e puzza di alcool e rigorosamente in piedi), urlavamo e ci incazzavo perchè come sempre il 1 Maggio c'è gente che non sa stare ai concerti e si muove in modo veramente pericoloso, ma in nessun momento, tranne quello, tutti hanno alzato il viso verso il palco a quel modo, e cantato tutti insieme lungo le sponde del mio torrente voglio che scendano lucci argentati, e non più i cadaveri dei soldati. Tranne una povera cretina che era lì solo per farsi vedere dalla telecamera che ci volteggiava sulla testa, urlava e la chiamava e si agitava e si girava esclusivamente verso la camera, e ha rovinato quel momento, per poco Nike non ci faceva a botte per il fastidio.
Dormire da Enzo come un mese fa dopo la manifestazione: non sono mai stata così sporca in vita mia. E un momento con un rumeno ubriaco che raccontandomi la sua storia triste mi fa quasi venire da piangere, e poi a guidare nel parcheggio, in tre in macchina e nessuno di noi ce l'ha, la patente - ma Enzo e Ernesto hanno il foglio rosa.
Tanto sonno e gentilezze, e io e Nike di nuovo in treno verso casa, e domani scuola, ma c'è stato tanto sole e alla fine è stato bello. (Solo a momenti un pensiero "se ci fosse stato..." e le domande di Ernesto impiccione.).
E' stato proprio un bel 1 Maggio. Progetto di un inizio giugno a Taranto, e di nuovo community. Speriamo bene.

::   Marge    ::       ::   


GIOVEDI' 29 APRILE 2004 22.03
Margherita: studiosa
Canzone: Un senso [Vasco]
Libro: Madame Bovary [Flaubert] - Oceano Mare [Baricco]
Titolo: Voglio trovare un senso a questa condizione, anche se questa condizione un senso non ce l'ha.

Due anni fa ero al concerto del 1 Maggio per la mia prima volta, e a parte quelli del grande Francesco Guccini, non ero mai stata neanche a un concerto; ricordo il caldo e la gente e l'acqua che ci buttavano addosso e i volti di chi mi aveva trascinato lì e ricordo tutto con riconoscenza, ma soprattutto, ricordo che due dimensioni, parallelamente, si svolgevano sotto i miei occhi:
Quello che era e quello che io avevo immaginato per un mese che sarebbe stato. Quello che giorno per giorno avevo innaffiato come una piantina tenera e alle prime foglioline, e perfezionato come una torta dolcissima, cresciuto in me, quel sogno bellissimo. Che non è poi accaduto.
Come dice quel tale nel libro Assurdo Universo (fantascienza, mi piaceva molto anni fa): esiste un universo per ogni singola e minima possibilità diversa da quella che stiamo vivendo. C'è una Margherita alla quale le cose vanno diversamente, una Margherita più felice, una più triste, una fidanzata, una forse sta con una ragazza, una è depressa, una forse si è giù uccisa. Tante Margherite quante ne sono possibili, una identica a me ma semplicemente con un pigiama celeste invece che giallino. Quando sono triste penso spesso che da qualche parte, a me le cose vanno meglio, e vanno comunque peggio, e devo solo alzare la testa e combattere, come sempre. Mi consola, questa universalità che mi concedo - e che dono di tutto cuore al mondo intero, nella remota possibilità di un mondo dove tutti sono felici.
Quel 1 Maggio io avevo tanti sogni nel cuore, e correvo con gli occhi intorno, sperando sempre in una sorpresa - una sovrapposizione di universi, anche - qualcosa che mi facesse trovare quella persona, che io cercavo con tutta me stessa, che avevo aspettato per due mesi, e puntualmente, come sempre prima e dopo, non c'era.
Poi sono successe tante cose quel giorno: ho letto il libro che è diventato il mio manuale di vita, Jack Frusciante, un pazzo drogato con un coltello ci ha rincorso, era una delle prime volte che stavo lì con Nike e le altre, ho mangiato cocco dopo tanto, un tipo vicino a noi ha collassato, una ragazza è svenuta, ho visto un tipo sniffare ed era la prima volta, Nike e Giulia si sono messe a fare capriole in mezzo a Via Taranto bloccata, e a me sembrava una cosa scemissima...e tante altre che ricordo velate dalla patina luccicante del sole che costringe a chiudere gli occhi.
E quella sera poi lui ha telefonato e ha detto che era stato al mare, e aveva pensato tanto a me, e voleva dirmi una cosa molto importante, ma voleva farlo di persona - e quel momento non è più arrivato, poi è stato troppo tardi. E abbiamo visto insieme un pezzetto della fine del concerto, uniti da un filo del telefono, dato che comunque, io quindicenne alle dieci dovevo essere a casa.
A volte penso di andare a citofonargli solo per chiedergli cosa fosse, questa cosa, che come disse "è simile a un ti voglio bene ma è diverso". Se non ci fosse il mare in mezzo, e tutto il resto...
Fra due giorni è 1 Maggio. Io vado a Roma al concerto.

(oggi Emergency compie dieci anni; fra altri dieci, ci sarò io lì con loro? Questo è più importante di tutto).

::   Marge    ::       ::   


VENERDI' 23 APRILE 2004 15.43
Margherita: finalista
Canzone: Quello che non [Francesco Guccini]
Libro: Madame Bovary [Flaubert] - Noi, i ragazzi dell zoo di Berlino [Christiane F.] - Oceano Mare [Baricco]
Titolo: oggi si va in scena [visto Uomo e galantuomo a scuola]

Atto primo - Scena: la fine di qualcosa che dura da dieci anni.

Margherita: Se mi chiedono cosa mi mancherà più di tutto, dirò i boschi. Il profumo dei boschi la notte, l'idea di non essersi lavati ma di profumare comunque di resina, il sottobosco che è diventato un sottotenda, sottosaccapelo, il vento caldo che al primo anno di reparto, mi ha salvato insieme a Lei nella mia ricerca di essere accettata e non lo ero - o forse credevo di no, che poi è la stessa cosa.
Marge: E cosa dirai? Ti chiederanno perché vuoi lasciare.
Margherita: Dirò: non mi trovo più bene [non ce la faccio più a venire].
Marge: Ti chiederanno: E perché? Le attività non ti piacciono?
Margherita: Risponderò: Perché non vi reggo più - così letteralmente, ditelo a qualcuno che crede di essere la vostra guida spirituale - perché nulla di ciò che dite o fate o ci prescrivete o ci indicate mi sta bene, nulla, non condivido nulla e credo che mi abbiate rovinato l'ultimo anno e mezzo qui.
Marge: ti diranno che è colpa tua, che potevi dirlo prima, che potevi proporre attività interessanti, e diranno che è colpa tua e dei tuoi problemi personali che ti fanno vedere tutto nero.
Margherita: dirò solo che mi dispiace lasciare i mie lupetti, i bambini, con loro stavo veramente bene e non mi è mai pesato io sabato pomeriggio uscire e andare a cacciare nella giungla. E che io volevo solo fare Chil, solo per questo sono rimasta in silenzio.

Atto secondo - Scena: monologo; ripercorriamo questi dieci anni.

Margherita: Avevo otto anni, cazzo, otto anni e credevo che tutto fosse buono e scout era qualcosa di fantastico, facevamo cose così strane e le facevano anche i grandi, tutti contenti in braghe corte, come dici tu, a cantare e ballare e strisciare a terra, e i boschi - i boschi soprattutto.
E nonostante qualche dubbio nell'età della pubertà io son rimasta sempre, io e i boschi e il vento tiepido di quel giorno in cui Simona parlandomi si era messa a piangere, lei una ventenne e io un'undicenne, e dopo era stato tutto così bello e facile, anche diventare capo-sq. e tutte quelle difficoltà e responsabilità, e quando mi sono persa sulla montagna con Viviòn e Marco era quasi bello, essere su quella cima, noi tre, la notte, la paura e i boschi.
Ricordi Giulia, la tua prima amica? E il tuo primo abbandono? E il tuo primo ragazzo e il tuo primo bacio? E le prime mestruazioni e tutto il resto?
Eri sempre lì, sempre nei boschi. Sono dieci anni cazzo che sono così, sono così ormai per sempre, dentro.

(intermezzo con musica triste, la protagonista si accascia a terra e trema nel corpo, si rialza furiosa e drammatica)

Margherita: Ed ora
Quando fin dall'anno scorso, proprio da loro, i capi- loro che dicono che siamo tutti fratelli e puri e buoni- non volevano che due ragazzi con problemi venissero con noi, capito, perché volevano fare le grandi imprese e scalare il monte Everest, ma non tutti insieme no, solo i più forti, in una specie di società meritocratica del cazzo.
E quando pian piano hanno cercato di allontanare un ragazzo che in quel periodo stava cominciando a sniffare perché era pericoloso, e ci sono riusciti, senza pensare che più che pericoloso era in pericolo. E ora è nel baratro.
Quando con tutti i loro discorsi contro l'alcol e le droghe e a favore delle famiglie allegre, e chi non ha problemi non si droga, ecco che dicono, la voglia di bere me l'hanno messa loro in testa, e ho sempre vissuto in mezzo a gente che lo faceva.
Quando hanno detto ai miei genitori che Lori fuma, e poi l'hanno detto a tutto il paese, e tutti credono che Lorenzo sia davvero un drogato- e cos'è lui lo so solo io perchè il fratello è mio e chi lo giudica deve solo morire. E tante altre volte minori che sommate tutte insieme fanno scordare che da dieci anni io vivo con scout nel cuore, credendoci veramente [dalla lettera per te, copiato paro, spero mi scuserai].
Ecco questi dieci anni. Dieci cazzo.

Atto finale - Scena: Però hai pianto

Vero. Però ho pianto. Però ci sono anche tante cose belle e non è detto che finirà per sempre. Dai. C'è Pascal. C'è Briganta. C'è il 1 Maggio.

[Poi ci sono cose che qui vorrei dire, che come dice qualcuno se fossi anonima scriverei per intero, ma non voglio complicarmi la vita ora. Creerei solo problemi. Ma questo volevo sottolinearlo.]

::   Marge    ::       ::   


GIOVEDI' 22 APRILE 2004 17.01
Margherita: esigente
Canzone: Quello che non [Francesco Guccini]
Libro: Madame Bovary [Flaubert] - Noi, i ragazzi dell zoo di Berlino [Christiane F.] - Oceano Mare [Baricco]
Titolo: Se si vanta, io l'abbasso. Se si umilia, io l'innalzo. E sempre lo contraddico. Finchè comprenda che è un mostro incomprensibile.

Disse:
- l'uomo tende all'infinità come necessario attributo; l'uomo è finito e miserabile, tormentato, riconoscendo l'ostacolo insormontabile e il baratro che si pone fra lui e questo dato essenziale che è l'infinito, al quale cerca di tendere sempre, senza mai giungere, e rimane così, sospeso fra i due inibiti (il Piccolo e il Grande), senza essere nulla, senza capire tutto di nulla ma un po' di tutto, in modo confuso e tuttavia
amando tutto questo e non potendo farne a meno, soffrire. Inutile cercare di sfuggire - inutile cercare uno svago, una distrazione - l'uomo non è più uomo se non si rende profondo, se non coglie, al di là del mondo spiegabile scientificamente, geometricamente, che nulla gli appartiene in modo totale e soddisfacente
il presente è insufficiente: non trovo questo infinito che tuttavia sento essere da qualche parte, e un po' anche dentro di me, in quel pensiero che si agita anche quando il mio corpo dorme, quel pensiero che mai mi abbandona ma si impone sempre più spesso, quel pensiero che non è solo ragione e logica, ma passione e sentimento e amore.
il futuro fugge corre via, non reca certezze.
Ed io? Io essere manchevole di questo infinito, mi tormento. Un incidente: sono stato dotato di coscienza, consapevolezza piena del mio essere fragile e finito, né così piccolo né così grande, rispetto all'infinito, ma pensante, conscio di ciò. E qui, divento grande,e divento miserabile.
E in questa situazione precaria e instabile, tormentata e drammatica, l'uomo è. E questo spiega tutto. -
Lo disse più di quattrocento anni fa; ma è fantastico. Sono diventata pascaliana.
Pascal aggiunge: l'unica consolazione a tutto ciò, è scommettere che Dio esista e affidarsi alla fede. Io dico invece: l'unica consolazione a tutto ciò, è scommettere di poter amare, un giorno, veramente, qualcuno o qualcosa e realizzarsi in ciò, ed illudersi che ci sia un qualche ricambio in tutto ciò; come in questo momento io mi sento perfettamente compresa da questo Blaise vissuto mezzo millennio fa, mi illudo di credere, mi costringo a sperare che prima o poi, forse qualcuno di questo secolo la pensi come me - illusione pura: magari intenderà tutt'altro, ma nelle nostre reciproche illusioni ci intenderemo a meraviglia, e insieme ci tormenteremo in questa ricerca d'infinito.

E' che quando c'è il sole e io studio affacciata alla finestra e lo bevo tutto e attacco una corda alla finestra per calarsi giù -non si sa mai, giusto, non si sa mai- e grido la differenza tra materialismo meccanicismo e determinismo a mater, matris che stende i panni sembra quasi che questa ricerca di infinito sia approdata
a un pomeriggio di sole dopo tante nuvole.

E così è veramente bello.

::   Marge    ::       ::   


SABATO 17 APRILE 2004 16.16
Margherita: malinconica
Canzone: Autogrill [Francesco Guccini]
Libro: Madame Bovary [Flaubert] - Noi, i ragazzi dell zoo di Berlino [Christiane F.] - Oceano Mare [Baricco]
Titolo: presto volerà via anche questo inutile pomeriggio

I momenti della vita solitari che ti guardano beffardi - loro abituati a starsene lì senza compagnia ad ascoltare canzoni sentite troppo volte / e quelle parole diventano vuote per il troppo significato che ti spinse, mia cara, a pigiare il tasto repeat fino a rovinare il disco / - loro avezzi a fissare lo schermo del pc finchè perfino quel mondo di reti e nodi interminabili ti sembra vuoto / e meno male che a volte è così/.
Fuori c'è il sole. Vorrei andare al mare, all'Oceano Mare, come dice Baricco, e trovare un fiume che mi ci porti dolcemente e toccarlo e poi lasciarmi toccare, e fare in modo che tutto sia dolce e facile.
Vorrei che per ogni strada da percorrere ci sia qualcuno a tenermi per mano / e sono così pragmatica, io, pensa, che desidero addirittura mi sia accanto materialmente, questo qualcuno, addirittura (ma ora mi sto spigendo troppo oltre, nel chiedere tutto ciò al Demone Celeste), che possa abbracciarlo.
Odio il tempo che non passa e la sensazione di stare a sprecare qesto pomeriggio assolato che io sto trascorrendo in una sala buia da sola insieme a queste immagini dolceamari. Mi sento così sfruttata / da me stessa, ovvio, da me che mi chiedo constantemente: Marghe, ma che vuoi veramente? / da non riuscire nemmeno a rifugiarmi in Briganta: non ne ho le forze. Ma ti sto preparando una sorpresa, anche se ci vorrà un po': magari per il 1 Maggio sarà pronta! Ecco, ho sorriso. Sto già meglio.
Presto volerà via anche questo inutile pomeriggio e in un soffio saremo a sera, sabato sera, che se non esci di casa e fai qualcosa è un delitto - qualcosa da fare la troveremo. Vado...

Ma nel gioco avrei dovuto dirle: "Senti, senti io ti vorrei parlare...",
poi prendendo la sua mano sopra al banco: "Non so come cominciare:
non la vedi, non la tocchi oggi la malinconia?
Non lasciamo che trabocchi: vieni, andiamo, andiamo via."


::   Marge    ::       ::